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Autore: Ale_mellark    09/12/2013    2 recensioni
Qui si parla del rapimento di peeta da parte di Capitol City, che nel canto della rivolta non viene espressamente descritto in quanto narrato da Katniss.
“. Stava cercando di proteggermi. Ma come avrei potuto vivere senza di lei? Lei è tutto per me. Non riuscirei a vivere sapendo che si era sacrificata per me. Dovevo salvarla.”
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Siamo ormai giunti alla fine, ecco l’ultimo capitolo di questa ff. Avrei dovuto fare un altro paio di capitoli, ma visto che mi seguono in pochi (tra cui Elly24 che ringrazio infinitamente dato che mi ha sempre seguita e recensita, dandomi consigli su come migliorare), ho deciso di riassumerlo in un capitolo. Naturalmente ci rivedremo con nuove storie…chissà se vi piaceranno…intanto scoprite come finisce la ff!
 

 
Mi portarono in una stanza nuova e bellissima: era spaziosissima e molto luminosa, aveva un letto comodo ed enorme, qualsiasi tipo di comfort…. Una vera e propria suite di lusso.
Era fantastico. Tutti i giorni li passavo a fare quello che volevo, quello che mi piaceva, avevo ogni genere di comodità, gente che mi serviva…
Poi un giorno mi convocò il mio presidente, colui che mi donava tutti questi beni.
Mi condusse in una stanza ampia e arredata in stile classico, sembrava uno studio, eppure mi pareva di esserci già stato…
Mi fece accomodare su una poltrona di velluto e cominciammo a discutere come amici di vecchia data. Prima parlammo del più e del meno, di come mi sentivo, se la mia camera andasse bene…
Poi cominciò a parlare di un discorso che non avevo la minima voglia di raccontare.
Mi chiese di lei. Di quella maledetta ragazza che aveva ucciso tutti i miei cari, che aveva tentato più volte di uccidermi e che starà architettando la mia morte tuttora.
Mi chiese cosa provavo per lei, cosa pensavo di lei.
Decisi di potermi fidare di lui, voleva il mio bene così gli confessai: “Tutto ciò che provo per lei è odio. Puro odio. E so che l’unica cosa che devo fare, e potessi morire per farlo, è fargliela pagare.
Fargliela pagare di tutto il male che ha provocato, a me e alla gente che le sta vicino, deve patire come questa gente ha sofferto e l’unico modo è la morte.”
Il presidente mi sorrise. Non era stato poi così difficile confessarlo. Non volevo parlarne perché mi faceva ancora male. Ed ero molto confuso. Tutti questi ricordi mi apparivano velati, non precisi.
Ma era vero quello che avevo detto. Volevo veramente che morisse. E giuro che la ucciderò in un modo o nell’altro, fosse l’ultima cosa che faccio.
Così annunciai: “Portatemi da lei. Aiutatemi. Devo ucciderla al più presto possibile.”
Snow scoppiò a ridere: “Calmo ragazzo. Le cose si fanno con calma, mai di fretta. Dobbiamo elaborare un piano figliolo.”
Questa volta fui io a sorridere maliziosamente…non vedevo l’ora di architettare questo piano.
Un piano che doveva essere infallibile e mortale.
Così mi ritirai nella mia camera per escogitare una vendetta.
Mi stesi sul letto a fissare il soffitto, ma non mi venne in mente nulla.
Così decisi di fare la cosa che amo di più al mondo, che mi fa rilassare e riflettere: dipingere.
Presi un telo e lo posizionai su un cavalletto e presi il mio set di pennelli e quello nuovissimo di colori, che erano entrambi magnifici e ricevuti in dono dal presidente in persona.
Cominciai subito a dipingere, senza pensare tanto a quello che facevo.
Completai l’opera in poco tempo e mi accorsi che era venuta veramente bene. Solo dopo aver fissato a lungo il quadro mi resi conto di quello che avevo dipinto: uno straordinario tramonto.
Cercai di capire il motivo per cui avevo dipinto così spontaneamente il tramonto… la testa cominciò a farmi male, la vista si offuscò e mi ricordai di un episodio avvenuto, l’ennesimo tentativo di Katniss di uccidermi: eravamo soli e lei mi aveva chiesto il mio colore preferito…non ricordo bene cosa risposi ma mi sembra di aver detto qualcosa riguardo al tramonto e lei, fredda e malvagia mi aveva risposto: “Bene Peeta. Ammira il tuo ultimo tramonto.” Detto questo estrasse un coltello e cercò di colpirmi.
Il ricordo si interrompeva qui. Buttai la tela sopra tutte le altre che avevo dipinto e finalmente
arrivò una buonissima cena che mangiai di corsa, e poi mi rifugiai sotto le coperte.
Feci un sogno strano: sognai di uccidere Katniss.
Era sola con me in una stanza buia, dove nessuno poteva accorrere in suo aiuto. Era completamente disarmata e tremava.
Ecco, era pure una codarda.
Prima di trafiggerla le ricordai tutto il male che aveva fatto, tutte le persone morte a causa sua… e questo parve ucciderla dentro.
Poi le conficcai il coltello nel petto e si accasciò al suolo.
Mi svegliai con un sorriso stampato in faccia: sapevo come uccidere Katniss.
La mattina seguente avrei dovuto parlarne con il presidente, ma l’occasione non si presentò.
Nel cuore della notte si sentì un trambusto enorme, grida, allarmi, sirene…
Non capii cosa stava succedendo, così uscii dalla mia stanza e corsi fuori.
Solo che a metà del mio percorso andai a sbattere contro un ragazzo alto e muscoloso, dagli occhi grigi e i capelli come Katniss.
Un campanellino suonò nella mia mente e mi disse che lui era Gale, un ragazzo del giacimento, un amico di Katniss.
Quindi stava dalla sua parte. Ma che voleva?
Non feci in tempo ad aprire bocca che lui mi prese e mi trascinò urlando: “Presto Peeta, corri!”
Mi ritrovai in un batter d’occhio fuori dal palazzo e finalmente riuscii a chiedere: “Ma perché mi avete portato fuori?”
Gale mi guardò come se fossi impazzito: “Tranquillo Peeta, so che sei scosso ma non vogliamo farti del male. Ora ti portiamo nel distretto 13, così potrai rivedere Katniss.”
Sorrisi raggiante e forse gli altri intrerpretarono male. Ora sarei arrivato velocemente al luogo in cui si trovava Katniss. Ora potevo finalmente vendicarmi uccidendola e mettendo in atto il mio piano.
 
 
Rieccomi alla fine. Dichiaro finalmente conclusa la storia! Il continuo lo sapete già, peeta che torna da Katniss e a sorpresa tenta di ucciderla strangolandola.
La mia storia narrava del tempo passato a Capitol City e penso di aver concluso il mio compito.
Mi rivedrete con nuove storie…eh eh eh :D a presto, bacioni!
 

 
 
  
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