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Autore: Malikstyleslove    09/12/2013    2 recensioni
Vide il padre uscire dalla cucina mentre le lacrime cominciarono a scorrere sul suo viso arrossito. Aveva bisogno di sfogarsi.
Non avrebbe più retto.
Era una semplice ragazza, perché proprio a lei?
**
-Chi è stato a farti questo?-mosse le labbra lentamente cercando di non risultare arrabbiato.
Aggrottò la fronte serrando la mascella non ottenendo una risposta.
Chi l'aveva toccata?
È una storia che parla di Justin e Selena:).
Amo i Jelena, quindi spero vi piaccia, ho cercato di essere più originale possibile.
E soprattutto non credo che sia una storia come tante in cui si innamorano subito, quindi buona lettura:).
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz , Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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‘You can trust me.’

 

 

Tossì sfregando le mani: sentiva troppo freddo.

Avevano corso verso l'altra parte dell'autostrada sotto il temporale, per raggiungere l'hotel che si

trovava nei dintorni.

Già a prima vista aveva notato quant'era lussuosa.

Gli venne in contro un signore sulla quarantina, con i baffi e l'uniforme bianca.

-Quale disgrazia!- sospirò lasciando cadere le braccia lungo i fianchi per pochi secondi prima di

accorgersi delle buste quasi inzuppate che teneva in mano il biondo. -si faccia aiutare!- sbraitò

 quasi isterico prendendo con cura le buste grandi contenenti i vestiti che avevano acquistato quel

 pomeriggio stesso.

-Vado un'attimo in bagno.- mormorò dirigendosi verso il bagno.

Una volta dentro prese il suo cellulare dalla tracolla e compose il numero di Chase, che sapeva a memoria.

L'avrebbe avvisato del loro eventuale ritardo, e magari gli avrebbe chiesto se sarebbe potuto venire per prenderli.

Non voleva altro che starsene sotto le coperte, al caldo, con una tazza di cioccolato fumante tra le mani.

Aspettò pochi secondi prima di sentire la voce roca di Chase.

-Chase!- squittì lasciandosi scappare un colpo di tosse.Bene.

–Selena, stai bene?- notava la nota di preoccupazione nella sua voce: almeno a lui importava davvero.

-Si si- mormorò asciugandosi con la manica della felpa la goccia di pioggia che le colava dalla guancia. -io e Justin siamo rimasti bloccati in autostrada e adesso siamo in un hotel, puoi prenderci?- continuò, pur sapendo che la risposta era positiva.

-M-mi dispiace io.. - prese un bel respiro.

Lui cosa?

-Tu..?- lo incitò sentendo il cuore batterle nel petto.

-La macchina non ce l'ho, il motore non va più.- disse tutto in un fiato. -quindi stai in hotel, che sei al sicuro. Devo andare, notte!- non le diede nemmeno il tempo di ribattere che chiuse la chiamata in fretta.

Batté i piedi per terra come una bambina, gemendo di disapprovazione.

Prese un bel respiro cercando di calmarsi.

-È solo una notte, solo una.- ripeté a se stessa prima di uscire dal bagno.

 


****

 


-Dove vuole che le metta?- esordì la signorina, con un sorriso stanco stampato sulle labbra.

Forse, più o meno, avevano solo qualche anno di differenza: i suoi capelli rossastri mettevano in risalto i suoi occhi azzurri, rendendole uniche.

Non riusciva nemmeno a staccarle gli occhi di dosso.

Sentì per la millesima volta Selena tossire dal bagno, visibile dall'entrata, e si avvicinò per prendere una delle buste che aveva ancora in mano la rossa.

-Grazie.- sussurrò con voce flebile.

Si allontanò chiudendosi in bagno.

-Se mi permette, posso andare ad aiutare la sua ragazza?- esordì sorridendo la signorina posando le buste in salone.

-Non è la mia ragazza.- affermò passandosi una mano tra i capelli umidicci.

Perché doveva aiutarla?

Annuì dirigendosi in salone, lasciandola sola.

Sentiva le calze e i pantaloni umidi, per non parlare della felpa tutta fradicia.

Prese una delle buste contenenti i capi che aveva acquistato sotto consiglio di Selena, prese la tuta e la canottiera e si chiuse in camera avendo l'intenzione di cambiarsi.

 


****

 


Indossò la tuta Chachi Moma e una felpa, sentendo il freddo arrivarle fino alle dita dei piedi.

Tremava come una foglia e tossiva ogni minuto.

Non era in una delle migliori condizioni, ma non poteva farci niente: quando era uscita dal bagno aveva trovato Justin con la chiave della stanza che aveva preso per due, si augurava solo che la camera da letto non fosse matrimoniale.

L'episodio della mattina stessa fece capolino nella sua mente, fece una smorfia mentre sentiva un certo dolore nelle tempie: mal di testa.

Si sentiva quasi debole.

Uscì dal bagno barcollando appena, tenendo i vestiti umidicci in una mano, e le scarpe nell'altra.

Le venne in contro la signorina giovane rossa, con l'uniforme e un sorriso smagliante sulle labbra.

-Si sente bene?- la contemplò con lo sguardo con ancora qualche traccia di sorriso.

-Ho solo un po' di mal di testa e freddo, del resto sto bene.- sorrise flebilmente.

Si sentiva quasi svenire: vedeva tutto sempre più sfocato, e sentiva come se la voce della signora si stesse allontanando sempre di più, ripetendo delle parole comprensibili a lei.

 


****

 


Un grido quasi strozzato sentì provenire dal soggiorno della suite.

Ma che cazzo.. ?

Uscì con calma dalla camera trovando la rossa che teneva per le spalle Selena.

-Che le è successo?- mormorò nervoso prendendo tra le braccia Selena per portarla in camera da letto.

Era diventata pallida e sembrava che stesse in un forno a legna di quanto era calda.

-Credo che abbia la febbre.- mormorò la ragazza preoccupata toccandole la fronte, avvicinatasi dopo essere stata poggiata sul letto.

Selena era sul letto che si massaggiava le tempie con gli occhi chiusi, abbandonandosi alla spalliera del letto.

La rossa prese il telefono della camera, digitando un numero nervosamente e in fretta.

-Sono Camille, preparatemi un thè caldo, in fretta.- sibilò nervosa, terminò la chiamata per esaminarla con calma.

Lui tutto il tempo era rimasto davanti alla porta, con le braccia posate mollemente lungo i fianchi e un viso visibilmente stanco.

-Si rimetterà presto?- chiese avvicinandosi dall'altra parte del letto.

-Sto bene.- intervenne la ragazza tossendo mentre ficcava sotto le coperte le proprie gambe.

Lei non stava bene.

Davvero solo per un po' di pioggia si era sentita così male?

-Non sta bene.- affermò dolcemente Camille, sempre se fosse quello il suo nome, sorridendole mentre le spostava dietro l'orecchio una ciocca di capelli.

 


****

 

-Si rimetterà presto, davvero.- sentì quasi in un sussurro la voce di Camille, che stava poco fuori la camera, mentre parlava con Justin.

Posò la tazzina sul comodino sistemandosi il cuscino dietro la sua schiena, sedendosi meglio.

Ancora non capiva perché si erano allarmati quando stava per svenire.

Aveva solo un po' di febbre, e sentiva le tempie quasi scoppiare, ma dopo aver preso delle pillole, suggerite da Camille, si era sentita decisamente meglio.

Si aggiustò le coperte fino al petto, lasciando che le braccia uscissero fuori di esse, poi rivolse lo sguardo sulla TV: Timmy Turner.

Le erano sempre piaciuti quei tipi di cartoni animati, le ricordavano sempre i pomeriggi passati insieme alla madre a ridere e a scherzare su quanto fossero buffi i personaggi.

Quel pomeriggio, quella specie di 'incontro' con sua zia, l'avevano fatta ritornare indietro nel tempo.

Aveva sempre assistito alle litigate tra le due sorelle, e nonostante tutto, la madre le voleva bene.

Ashley, sua zia, in tutti quegli anni non aveva fatto altro che cercare di rubare legalmente la sua proprietà, lasciatasi dalla madre prima della morte.

Aveva ringraziato lassù, chiunque ci fosse, che il ragazzo non le avesse fatto domande sul suo comportamento strano: i suoi sbalzi d'umore erano sempre stati rifiutati da tutti, se non da quei pochi, che lei riteneva amici.

Li aveva conosciuti grazie alla madre, ad uno dei suoi 'famosi' incontri con agenzie e altre compagnie.

Chissà quanti altri ragazzi e ragazze avrebbe conosciuto se la madre fosse ancora lì?

E chissà come sarebbe stato avere una sorellina che ti aspetta al tuo ritorno dalla scuola, per salutarti?

Sentì gli occhi punzecchiare: rieccoci.

Era sempre la stessa storia.

Ne era davvero stufa della sua sensibilità, delle sue lacrime facili e della sua vita.

La voglia di alzare le maniche e riaprire le ferite precedenti era davvero diventata molta, ma non poteva farlo lì.

-Perché piangi? Ti stai commuovendo perché hanno ritrovato Cosmo?- sussultò a quelle parole.

Non si era nemmeno accorta che stava piangendo, che l'episodio era appena terminato, e che Justin era mezzo sdraiato accanto a lei.

Doveva ridere a quella battuta o no?

Sembrava essere così serio che, forse, prenderla come una battuta non era il caso giusto.

-D-dormi qui?- sussurrò lei, non riuscendo a parlare per bene a causa del raffreddore.

-Se vuoi posso anche andare a dormire sul divano.- mormorò, cambiando canale su un programma di equitazione.

-Non f-fa niente.- le scappò un singhiozzo dalle labbra, cosa che fece sussultare il ragazzo.

Spense la TV e girò il capo verso la ragazza.

-Mi dici perché quando piangi, non mi dici mai il motivo?- non sembrava essere un rimprovero, e non sembrava nemmeno essere risentito.

Aveva pronunciato quelle parole con un tono diverso, calmo, forse anche quasi dolce.

-I-io non .. - che poteva dire? Non sapeva se fidarsi o meno. - Non è niente.- quasi affermò, ficcando le braccia dentro le coperte.

-Ti manca tua madre? Tuo padre?- tirò ad indovinare alzando le spalle indifferentemente.

Sentì quasi mancarle il respiro: come se avesse centrato il punto.

Lui non ne sapeva niente, ma ci era arrivato senza nemmeno pensarci due volte.

Non stava ancora rispondendo.

Il suo sguardo era perso nel nulla, mentre sulla sua mente passavano velocemente tutti gli episodi passanti con la madre; le lacrime scivolarono lungo il suo viso, velocemente.

Si sorprese anche lei stessa che non stesse singhiozzando affatto.

-Ti manca tua madre, eh?- probabilmente sapeva già la risposta.

Sapeva che era un 'si'.

Ma non era cosciente dell'accaduto, non era cosciente del fatto che non poteva chiamarla, non poteva riascoltare la sua voce, la sua risata.

Non sapeva niente.

-Chiamala.-

-Non posso.- sorrise amaramente tra le lacrime, voltandosi per rivolgergli uno sguardo che nemmeno lei seppe come decifrarlo.

-Perché?-Scosse il capo tirando su col naso.

-N-niente di che.- cercò di continuare a sorridere, a sostenere quello sguardo che le faceva torcere lo stomaco.

-È troppo impegnata con il lavoro?- ritentò di nuovo annullando il loro contatto visivo.

Stava tirando a indovinare?

-Nah.- cercò di soffocare una piccola risata, mentre altre lacrime scesero lungo il suo viso.

Non sapeva perché stesse piangendo, sorridendo e ridendo allo stesso momento.

Eppure si sentiva strana, come sempre, d'altronde.

-Vai a trovarla, no?-

Scosse il capo per la seconda volta, sorridendo.

Poi fece segno di no.

Gli stava sorridendo perché non voleva apparire ai suoi occhi come una disperata.

Non voleva apparire fragile.

-Non posso, punto.- di quanto stesse provando a diventare fredda e distaccata, la sua voce sembrava tremante.

Fece per coricarsi, per rimboccarsi sotto le coperte, ma fu fermata per un braccio.

-Voglio sapere. Anche se è solo un progetto, con me ti puoi fidare.- lo sentì sospirare. - davvero.-Annuì solamente prima di stendersi e spegnere la sua lampadina.

Il ragazzo ancora era lì: non si era minimamente scomposto.

Aveva lo sguardo fisso sui suoi occhi gonfi, come se sapesse già che da un momento si sarebbe seduta, e gli avrebbe spiegato tutta la verità, forse non tutta.

Solo in parte.

-Davvero vuoi sapere?- mormorò ancora sdraiata, mantenendo sempre le distanze, gli rivolse uno sguardo incerto.

Annuì.

Si sedette nuovamente con una lentezza incredibile, appoggiandosi alla spalliera del letto, con le gambe al petto e le braccia tra di esse, sempre sotto la coperta.

Non era una delle posizioni migliori, ma non era quello che gli importava.

Sapeva che prima o poi si sarebbe pentita di quello che stava facendo, sapeva che sarebbe finita male e avrebbe provato compassione nei suoi confronti.

Però ci doveva provare.

 



-Dai Selena, sbrigati!- sbraitò la madre quasi ridendo mentre si affacciava dalla finestra della macchina. 

-Si mamma, sto arrivando!- ridacchiò correndo verso l'auto bianca prima di salirci.

Erano diretti verso il centro commerciale per spendere il loro pomeriggio tra i negozi, come sempre.

-Questa volta posso venire anche io?- domandò il padre sorridendo divertito, seduto alla guida, mantenendo sempre lo sguardo fisso sulla strada.

-No!- esclamarono entrambi ridendo.

Le loro passeggiate tra madre e figlia erano sempre stati molto private: parlavano di tutto.

Sentì la madre agitarsi felice.

-Scarlett sta scalciando!- esultò sfiorando con le dita delle mani il pancione.

Mancavano poche settimane al parto, e lei non vedeva l'ora di vedere la sorellina tra le sue braccia.

La sua prima sorellina.

Sarebbe stata una sorella modello per lei, un esempio perfetto da seguire.

Le avrebbe consigliato tutto, ovviamente lasciando a lei le decisioni.

-Fammi sentire!- squittì la mora sporgendosi in avanti non badando al fatto che suo padre avrebbe cominciato ad alterarsi.

Appoggiò la mano sul pancione della madre sentendo i piedi della piccola bimba scalciare.

Sorrise compiaciuta.

-Tra qualche giorno ti avremo con noi, piccola.- sussurrò alla piccola continuando ad accarezzare il pancione della madre.

-Selena torna dietro!- la rimproverò il padre visibilmente un po' irritato dal suo comportamento poco responsabile - sai cosa può succedere!- continuò.

-No dai papà!- piagnucolò sporgendosi di più, rischiando di far perdere il controllo al padre.

Successe tutto in un secondo: la macchina iniziò a perdere il controllo, mentre il padre non riusciva più a prendere in mano la situazione.

Subito dopo sbatté contro un albero, poi non vide più niente.

 



Prese un bel respiro alzando lo sguardo, cercando quello del ragazzo, che era fisso su di lei.

Era rimasto in silenzio per tutto il tempo, senza dire niente.

Era rimasto impassibile.

-Mi sono svegliata sul lettino dell'ospedale.- sospirò.- poco dopo mi hanno detto che mia madre e Scarlett non ce l'hanno fatta.- sussurrò con voce tremante.

-N-non so che dirti.- rispose rimanendo quasi impassibile.

-Non devi dirmi niente.- sorrise debolmente asciugandosi le guance umidicce.

-No, davvero io.. - lasciò la frase in sospeso, non sapendo come terminarla.

Che le voleva dire? Che era dispiaciuto?

Oh, certo.

Di solito nei film è sempre così, no?

Magari l'avrebbe anche abbracciata, oppure le avrebbe appoggiato la mano sulla sua, mormorandole che tutto sarebbe andato bene.

Aspettò ancora qualche secondo, guardandolo attentamente.

Fece una finta, leggera risata per alleggerire l'atmosfera.

Però ancora non si era scomposto.

Era lì fermo a guardare nel vuoto.

Forse sarebbe stato meglio dormire.

-Sono stanca.- affermò con un sorriso freddo sulle labbra.

-Notte, Bieber.-Si mise alla fine del letto, cercando di mantenere le distanze, e chiuse gli occhi cercando di prendere sonno.

 

 

 

OKAY.Here I am!!

 

Im sorry ja vi ho allungato il capitolo, capi’? AHAHHA

Vabbhè, ditemi che ne pensate.

Al dire il vero, non ho ancora scritto il prossimo, quindi non so quando potrò aggiornare.

Ma sicuramente presto, anche perché sono molto ispirata in questi giorni, OuO.

Ringrazio moltissimo le due ragazze che hanno recensito nello scorso capitolo nvfdkjvbdjfv.

Okay, sto sclerando troppo xd.

Alla prossima, luvies!!

 

-xoxo Kaith.

  
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