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Autore: Iris14    10/12/2013    1 recensioni
"Scorsi fuori dalla finestra una bambina, era piccola, dall'aria innocente e dal volto terribilmente impaurito. Avrei voluto fare qualcosa per trasformare quell'espressione di sconforto in un sorriso, ma l’autobus non mi permise di soffermare lo sguardo per più di due secondi. Da quando sono nata non ho mai ricordato una volta che non avessi voluto la felicità di qualcuno che amavo, anche se essa avrebbe comportato una triste amarezza per me. Ciò che mi domando ora, su quest’autobus squallido e male odorante, è se qualcuno abbia mai voluto farmi felice senza preoccuparsi prima di se stesso."
-tratto dal primo capitolo-
Questa storia racconta la vita di Sarah, una giovane ragazza che deve affrontare la sua vita in completa solitudine. La solitudine... che a volte può essere il nostro peggior nemico.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di me ti puoi fidare

 

Tenevo ancora quel maledetto cellulare stretto nella mano e non avevo avuto ancora il coraggio di guardare quel messaggio. Non sapevo se fosse perché avevo paura di rimanere illusa oppure perché ero sempre stata codarda nella mia vita, cercando sempre di sfuggire alle situazioni che potevano mettere in discussione le mie idee. Non mi ero mai definita una persona coraggiosa, preferivo rimanere nella mia triste tranquillità piuttosto che mettermi in gioco. Eppure ora ero stanca di quella situazione e dovevo ammettere a me stessa che non avevo scelta, se volevo cambiare dovevo rischiare.

Il cellulare si illuminò un’altra volta e fu così che lo aprì e lessi le frasi che vi erano stampate sopra. Ad un primo impatto sembravano fredde e terribilmente prive di emozione, ma poi quando realizzai chi ne era l’autore il sangue defluì più intensamente sulle guance ed arrossii in un batter d’occhio.

Ciao Sarah! Sono contento che tu mi abbia scritto, anche se ho visto il messaggio solo ora… di me ti puoi fidare. Per qualsiasi cosa io ci sono”

Di me ti puoi fidare…

Quelle parole mi rimasero impresse come un timbro in un pezzo di carta bianca. Non sapevo per quale motivo fossi così agitata, alla fine era solamente un ragazzo che aveva risposto ad un semplice messaggio, ma per me non era proprio così. Lui era il ragazzo, che aveva risposto ad un mio messaggio e quella per me era la prima volta.

Quando scorsi in lontananza la scuola realizzai, che per tutto il tragitto non avevo pensato assolutamente a dove andare, come se le mie gambe mi avessero portato lì autonomamente. Cercai di sopprimere tutti i pensieri che ormai si accavallavano uno con l’altro e per la prima volta m’imposi di pensare solamente alla scuola. Normalmente mi veniva normale pensare alla scuola, anzi era una distrazione, perché la scuola riusciva a farmi sentire una persona normale.

Quando entrai in classe c’erano già dei ragazzi all'interno, ma lui non era ancora arrivato. Mi sedetti come ogni mattina e cominciai a ripassare definizioni, formule e vocaboli.

La giornata passò via velocemente, Daniel quel giorno non era venuto a scuola ed io avevo provato una sensazione di sconforto che non avevo mai provato prima. Come se mi sentissi vuota, come se la mia vita non avesse più un senso e come se tutto quello che facevo non avesse uno scopo.

Era terribile, perché non potevo farci niente. Era come se il fatto che qualcuno avesse deciso di conoscermi avesse scaturito un’ondata di emozioni che non provavo più da tempo e che perciò non riuscivo più a controllare. Un momento ero triste ed amareggiata e quello dopo ero sollevata ed apparentemente felice, per gli altri era l’adolescenza per me voleva dire di nuovo emozioni. 

Era sera, le luci delle case si erano ormai quasi del tutto spente, ne rimaneva solo qualche d’una che resisteva al buio di quella gelida notte d’autunno.

-Sarah, noi siamo di sotto a guardare un film, vuoi venire?-

Era la voce squillante di Katia e quella era forse la prima volta che mi chiedeva di guardare un film con loro, era strano, ma forse anche i miei coinquilini leggevano nei miei occhi la volontà di cambiare. Cambiare per vivere ed amare di nuovo. In fondo non avevo nulla da perdere, pensai.

-Certo, vengo volentieri- risposi cercando di imitare il suo tono di voce gioioso.

Lei sfoggiò uno dei suoi splendidi sorrisi, mi prese dolcemente per mano e mi accompagnò giù.  C’erano Alex e Marco che si erano già accomodati sul lungo divano. In quel momento mi sentii per la prima volta a casa, come in una famiglia. Era strano, ma quella sembrava veramente una famiglia.

Mi addormentai in un istante quella notte e quando la sveglia suonò, mi sembrò di aver dormito solamente per mezz’ora. Il sole illuminava la mia stanza attraverso le tende semitrasparenti. Mi stiracchiai e quando vidi quella ragazza esile allo specchio ne rimasi ben poco soddisfatta, d’altra parte ormai avevo imparato ad accettare me stessa. Avevo imparato ad accettare le mie gambe scheletriche, il mio seno quasi del tutto inesistente, le mie mani ossute e tanti dei difetti che individuavo sul mio corpo ogni giorno.

Solo dopo essermi avvicinata al calendario mi ricordai che era Domenica, il giorno di riposo o almeno era quello che doveva sembrare. Io passavo le mie domeniche a leggere e a studiare tutto il giorno, a volte uscivo e passeggiavo in solitudine nel parco vicino a casa mia, ma la monotonia delle mie domeniche era a dir poco straordinaria.

Quando scesi in cucina vidi che era completamente deserta o meglio, tutta la casa era deserta. Che i miei coinquilini si fossero dissolti nella notte?

Poi in soggiorno vidi che c’era un foglio di carta ripiegato su se stesso e così mi avvicinai e aprendolo velocemente.

Ciao. Noi siamo andati a fare shopping in un centro commerciale abbastanza lontano da qui. Staremo via tutto il giorno

Ecco, l’avevano fatto un’altra volta. Io che pensavo di iniziare a far parte di una famiglia, ero sola di nuovo.

 

 

P.S. Ciao! Mi fa piacere che qualcuno di voi abbia recensito questa storia, perché mi rende felice sapere che qualcuno si prende il tempo per leggere. Siamo solo al terzo capitolo, ma spero lo stesso che vi stia piacendo, è la prima volta che scrivo una storia drammatica e spero che questa sia all’altezza di questo splendido genere letterario. Recensite se vi va!

Alla prossima, Iris

 

  
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