Ciao a tutti!!
Mentre il mio prossimo racconto è in cantiere,ho
deciso di dare un occhiata a questo racconto,di aggiustarlo un po’ e soprattutto
di aggiungere un paio di capitoli:la storia dal punto di vista di Skate.
Aggiornerò con le modifiche
apportate,spero che vi piaccia ancora di più!!!!!!
XOXO Avril1113
“Se pur sia bello l’amore ch’è
implorato,
assi più bello è quell’amore che si
concede di sua propria volontà”
(W.Shakespeare)
1
Capitolo:Miss Invisible
Quando cammino per la strada,cerco
sempre uno sguardo che mi faccia sentire meno “invisibile”.Occhi che mi
raccontino una storia,occhi da poter sognare la notte quando il resto del mondo
è inoltrato nell’oblio del buio e nel caldo di un corpo vicino. Gli altri hanno
trovato quegli occhi e io sono così invidiosa di loro e stanca di cercare e non
trovare mai,di sentirmi fuori da quella felicità che loro hanno raccolto e
custodito. La notte passa più velocemente se riempio una pagina word e l’alba
arriva anche per chi non ha trovato quegli occhi. Anche per me.
“Jen,svegliati!!!!!!!!!!!,George sta
arrivando!”sento la voce di mia madre che urla dal piano di sotto .Alzo il
viso,lo schermo del computer è in stand-bye e io mi sono addormentata ancora
una volta sulla scrivania. Cerco di
ricordare l’ultima volta che ho dormito nel letto,due settimane,due mesi …
“Jeeeeeeeeeeeeeeeen!!!” secondo me mia madre ha doppiato Tarzan,ormai ne sono
convinta.
“Si,arrivoooo!!”indosso la vestaglia e
mi fiondo giù per le scale.
“Finalmente,era ora signorina,lo sai
che ore sono?”mia madre con dei buffi bigodini e la solita vestaglia color
“caccola” mi guarda severa con le braccia sui fianchi,odio quando mi chiama
“signorina” mi fa sentire così piccola e cretina. Che poi piccola un po’ lo
sono nonostante i miei diciassette anni fisicamente sembro una
quattordicenne,tette quasi inesistenti,magrissima e viso come quella di una
bambina. Ma cretina no.
“OH mi ascolti?!George sarà qui a
momenti,vestiti e prendi i libri”i soliti imperativi,fai quello,fai
quell’altro.
Riempio una tazza di latte e ancora
mezza addormentata torno in camera per vestirmi:solita tuta,lego i lunghi
capelli cenere con un elastico in uno chignon disordinato,tanti anni di danza
buttati all’aria,non riesco a fare neanche un semplice chignon. “Essere sempre
ordinate e posate”: regola numero 1 del codice delle ballerine violata.
Cinque minuti dopo sono in salone impegnata in un equazione a par mio
irrisolvibile mentre George gioca con il suo palmare come al solito. Quando i
miei mi hanno detto che preferivano che io studiassi a casa con un professore
universitario(George)non ho capito,insomma alle medie mi ero sempre trovata
bene,non potevo definirmi la più popolare ma avevo un paio di amiche e i
risultati scolastici erano più che soddisfacenti. Quando poi mi sono
ammalata,le cose sono cambiate,ho imparato che gli amici arrivano velocemente
ma spariscono altrettanto in fretta. Anche adesso che sto abbastanza bene i
miei tendono ancora tenermi sotto una campana di vetro anzi diciamo sotto una
cupola simile a quella della Cappella Sistina e studiare a casa non aiuta la
mia vita sociale,praticamente l’unica amica che ho a parte il pappagallino
Puccio, è mia cugina nonché mia vicina di casa:Allie.
“Allora questa equazione?Ci
sei?”George prende il quaderno e controlla i calcoli
“I soliti errori Jen:i meno
saltati,per non parlare delle parentesi,dove sono finite?”
Alzo le spalle “Avanti George lo sai
che sono una frana in matematica, passiamo a una materia più interessante tipo
arte”la mia materia preferita non solo amo disegnare ma mi piace troppo
viaggiare con il pensiero in chiese,scavi archeologici,indietro nel tempo.
“Jen non possiamo fare solo arte,la
matematica è importante e …”Io gli faccio lo sguardo da cucciolo disperato e
lui come da copione mi accontenta “ok,ma solo un oretta poi passiamo a
fisica”dice rassegnato.
L’oretta diventano due e io mi immergo
completamente tra chiese,dipinti e rilievi e sono nel mio mondo,sono aria.
*****************
Allie bussa alla mia finestra alle
sette e un quarto,maledice come al solito la scala di legno che come un
arrampicante è addossata al muro,l’abbiamo sistemata così un paio di anni fa
così lei può salire da me quando vuole senza passare dall’ingresso e quindi dalle
prediche di mia madre: “non dovresti essere a casa a studiare?!”oppure “ti
sembra l’ora?!chiamerò tua madre”,la scala è comoda e indolore a differenza di
mia madre.
“Ciao”dice col fiatone di chi ha
appena scalato l’Everest,la solita esagerata!!
“Sei più bianca del solito”mi dice
come se fosse un complimento.
“E tu più gentile”le dico
sarcasticamente.
“Allora che hai fatto di entusiasmante
a parte studiare,tagliarti le vene e studiare?!”dice con la sua solita ironia
pungente,non credo che ci sia qualcuno più cinico e schietto di lei, è proprio
questo che le invidio:una sincerità a volte imbarazzante ma velata da un
trascinante humor,un mix irresistibile soprattutto per i ragazzi che
praticamente la venerano come fosse una dea.
“Molto spiritosa,comunque domani
pomeriggio posso uscire,ti va un giro al centro commerciale??” dico entusiasta
e da così tanto che non esco. Da troppo.
“Stai scherzando?!!ormai credevo che
non uscissi più fino alla prossima era glaciale,sei sicura?guarda che alla luce
del sole potresti scioglierti!!”dice prendendomi in giro. Io la guardo
scocciata.
“Comunque posso venire,domani esco da scuola
alle tre ma poi sono a tua completa disposizione anche perché la prossima
settimana ho una festa di scuola e non ho nulla da mettere”dice incline alla
disperazione.
Si certo,conosco il suo “nulla da
mettere” il suo armadio può fare
tranquillamente concorrenza a quello delle ragazze di “Sex and the City”.
“E’ la festa di un tipo da paura che
poi è il migliore amico di quello di cui ti ho parlato:il più popolare e …..”
Parla,parla,parla lei è
così,semplicemente logorroica.
“Cavolo!! sono già le nove e mezza,il
tempo passa se si chiacchiera vero?”dice due ore dopo un incessante blaterare
da sola, dato che io mi sono persa alla terza cheerleader che si mette con il belloccio
di atletica che le mette le corna con la sua amica e … se c’è una cosa che non
mi manca della scuola sono i gossip inutili e ridicoli che mi escludevano dalla
vita scolastica motivo per cui mangiavo sempre da sola,sotto le gradinate dove
il resto del mondo non mi vedeva piangere.
“Devo andare tesoro,ti passo a
prendere domani alle quattro”e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Io la saluto con lo sguardo e quando
lei è fuori dalla finestra mi butto sul letto e mi sento di nuovo sola.
La cena è più silenziosa del
solito,sembra che ci sia una cappa di tensione che sovrasta la tavola. Mia
madre mangia i suoi cavoletti di bruxell e non alza lo sguardo dal piatto
mentre mio padre accenna qualche sguardo infastidito e borbotta. I miei
genitori non sono stati mai molto sdolcinati tra di loro credo di non averli
mai visti darsi una carezza o scambiarsi uno sguardo appassionato ma di certo
non gli ho mai visti così distanti,freddi e ho una spiacevole sensazione
all’altezza dello stomaco.
Sparecchio il mio piatto e penso che
sia meglio che io mi dilegui.
La porta è chiusa,la musica è alta e
io cerco di sparire con la mente eppure gli sento urlare,la solita storia: mio
padre lavora troppo ,mia madre troppo poco, “non c’è tempo per le vacanze”,
“non usciamo mai” e così via in una serie di interminabili sciocchezze che gli
adulti non riescono a mettere da parte. In fondo gli adulti non sono così diversi
da noi,sono capricciosi,isterici e vogliono avere sempre ragione eppure noi
ragazzi non ci facciamo tanti problemi come loro forse siamo meno teatrali e
più sensibili,abbiamo “l’isola che non c’è”dalla nostra parte. Gli adulti hanno
solo un mucchio di regole e tanti pregiudizi,pensano di avere la ragione e
quindi di avere tutto ma la ragione senza
cuore non è altro che logica e la logica
non è un granché. Con questi pensieri mi estraneo dalla discussione e aspetto
che domani sia un altro giorno.
***********************
Entriamo lì”dice Allie trascinandomi
per un braccio,questo sarà il decimo negozio di abbigliamento in cui entriamo
per non parlare dei venti paia di scarpe che Allie è stata capace di provare in
meno di un ora.
“Guarda quel pantalone,il colore è
perfetto per me”urla non appena vede un pantalone di un celestino anonimo e
tristissimo.
Io annuisco è inutile contraddirla.
Mentre lei prova il quinto pantalone
“PERFETTO”della giornata,io mi faccio un giro nel negozio è strano,è da così
tanto tempo che non esco di casa che mi
sento fuori posto anche in un centro
commerciale pieno di persone. Trovo un specchio a muro che mi guarda e sono
così … pallida, ho gli occhi lucidi e un
fisico inesistente,invisibile:quest’ultima parola non la penso ma la sussurro,
mi chiedo se troverò mai un ragazzo
tanto idiota da mettersi con una come me … poi sorrido davanti allo specchio
pensando che probabilmente non lo troverò ,comunque meglio ridere che piangere.
Sempre.
Sapete la sensazione di pelle d’oca
che sentite dietro la nuca quando
pensate che qualcuno vi stia osservando?! Be’ io la provo in
quest’istante,mi volto e in effetti qualcuno mi sta osservando anzi fissando.
E’ un ragazzo,un po’ più alto di me,fisico
asciutto ma non magro come il mio, ha il cappuccio della felpa sulla testa e
solo un ciuffo biondo che gli ricade sulla fronte. Lo fisso anch’io pensando che così la smetta di
fissarmi ma lui invece mi fissa ancora di più come se mi stesse sfidando,i suoi
occhi verdi spiccano sulla felpa nera e non smettono di guardarmi come se
fossero attirati da qualcosa in particolare,ma cosa c’è di particolare in me?
Mi volto e stacco la spina a quella
strana energia per vedere se magari dietro di me c’è Kate Moss e quindi quel ragazzo sta guardando lei
e non me.
Quando mi volto di nuovo verso quegli
occhi,lui non c’è più, come sparito.
“Ehi ti sei imbambolata?”Allie
interrompe la mia ricerca visiva mettendomi davanti quel paio di pantaloni
“PERFETTI”
“No … cioè …”vorrei spiegarle ma non
trovo le parole
“Vabbè me lo dici un'altra volta,ti va
un gelato??”non ho ancora risposto e siamo già in gelateria.
“Cioccolata,caramello,bacio e panna,ma
senza biscotto sopra perché sono a dieta”dice Allie alla signorina che la
guarda stranita.
“Per me solo una granita,grazie”dico
pacata.
“Eccoti,la solita ,possibile che ti
debba costringere sempre a mangiare qualcosa che non sia acqua e zucchero!?mi
dice Allie seccata.
“Che palle Allie ma non ti scocci di
dire sempre le stesse cose??”
“No,non è possibile …”dice Allie
all’improvviso.
“Che c’è???!!!”esclamo preoccupata.
“Guarda quel maglioncino,non è
perfetto per il pantalone azzurro”urla indicando una vetrina.
Sono senza parole.
“Sei impazzita!!mi hai fatto prendere un
colpo per uno stupido maglioncino!!!!!!!!!!!”
“E’ troppo bello e poi mi spieghi come
fa un maglioncino ad essere stupido ,può essere brutto,rovinato,assolutamente
inadatto ma stupido??!!”
Mi stanno davvero saltando i nervi
così interrompo il suo inutile soliloquio:
“Senti io ti aspetto fuori,raggiungimi
quando hai finito” e me ne vado verso l’uscita,ci arriverei intatta e
soprattutto asciutta se non fosse che un idiota con lo skate mi viene addosso e
finiamo entrambi a terra ,io con la granita tutta versata addosso.
“Cavolo!!!mi dispiace” e riconosco nel
mio attentatore il ragazzo di prima,quello con il cappuccio.
Mi porge la mano per aiutarmi a
rialzarmi ma ormai il danno è fatto.
“Non ti avevo proprio vista”dice per
giustificarsi ma così peggiora solo la situazione.
“Come hai fatto a non vedermi,non sono
mica invisibile”gli urlo addosso fradicia di granita.
“Già hai ragione,senti mi
dispiace,posso fare qualcosa per rimediare??ti compro un’altra granita??”ha un
aria decisamente adorabile e io mi sciolgo.
“Non ti preoccupare,guarda tanto
questo pomeriggio non poteva essere peggio di così”dico rassegnata alla mia
sfiga.
Lui mi guarda interrogativo e io
inizio a spiegare:
“…. e quindi dopo un pomeriggio di
shopping sfrenato anzi diciamo isterico tu mi vieni addosso”siamo seduti sulla
panchina di fuori e io sto raccontando a questo sconosciuto decisamente
imbranato ma anche decisamente carino il mio pomeriggio di inferno con Allie
sperando di non annoiarlo,ma non sembra,perché segue il racconto delle mie
disavventure pomeridiane con curiosità,ride alle mie battute e qualche
volta sfiora con il gomito il mio
braccio.
“Quindi diciamo che io sono stato la
goccia che ha fatto traboccare il vaso???” mi dice sorridendo quando ho finito
il mio racconto.
“Già,proprio così,comunque io sono
Jen” e li porgo la mano e lui fa una cosa strana invece di stringere normalmente
la mia, me la bacia!!!già mi fa il baciamano ma non si presenta.
“Jen!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” sento la
voce di Allie che mi cerca fuori dal centro commerciale ma quando sventolo il braccio per farmi
vedere da lei,mi accorgo che il ragazzo se ne andato.
*************************
“Finalmente,sai che ore sono Jen?”mia
madre e sulla porta,saluta con un cenno Allie che mi ha accompagnato e continua
la ramanzina.
“Ti avevo detto alle sette a casa e adesso sono …”guarda l’orologio in
cerca di sostegno “le sette e un quarto”dice soddisfatta.
“Cavolo mamma quindici minuti di
ritardo,dovresti mettermi in punizione per un anno!!”dico sarcastica
“Spiritosa!!! comunque i patti sono
questi,la dottoressa ha detto ….”
“Si lo so cosa ha detto la
dottoressa,mamma,ma io mi sento prigioniera,ti rendi conto che oggi è la prima
volta che esco da un mese?!!”
“Si lo so tesoro …”dice più dolce
“No,mamma tu non lo sai”dico dura,le
volto le spalle e salgo in camera mia.
Mi stendo sul letto a pancia sotto,il
braccio sotto il cuscino e sento qualcosa come un foglio di carta,lo afferro,
ed è una busta:mai vista prima,bianca e dentro c’è scritto:
Per Miss Invisible
There's a girl
Who sits under
the bleachers
Just another day eating alone
And though she smiles
There is something just hiding
And she can't find a way to relate
She just goes unnoticed
As the crowd passes by
And she'll pretend to be busy
When inside she just wants to cry
She'll say...
Take a little look
At the life of Miss Always Invisible
Look a little closer
I really really want you to put yourself in her shoes
Take another look
At the face of Miss Always Invisible
Look a little harder
And maybe then you will see
Why she waits for the day when you'll ask her her name
The beginning
In the first weeks of class
She did everything to try and fit in
But the others they couldn't seem
To get past all the things that mismatched on the surface
And she would close her eyes
When they laughed and she fell down the stairs
And the more that they joked
And the more that they screamed
She retreated to where she is now
And she'll sing...
And one day just the same as the last
Just the days spent in counting the time
Came a boy that sat under the bleachers
Just a little bit further behind... *
Traduzione
Lì c’è una ragazza,che sta sotto una
gradinata,passa ancora un altro giorno mangiando da sola.
Sebbene sorride c’è qualcosa che
nasconde:lei non riesce a rapportarsi,lei passa sempre inosservata anche la folla
le passa davanti. Lei fingerà di essere occupata,quando invece dentro vuole
solo piangere.
Lei dirà:
Dai uno sguardo alla vita di Miss
Sempre Invisibile,
guarda un po’ più da vicino,vorrei
mettermi nei suoi panni.
Dai un altro sguardo al viso di Miss
Sempre Invisibile
guarda più attentamente e forse allora
capirai il motivo per cui lei attende il giorno in cui qualcuno chiederà il suo
nome.
All’inizio,nella prima settimana di
scuola,lei ha fatto tutto il possibile per adattarsi.
Ma gli altri non vanno oltre
l’apparenza e quando chiudendo gli occhi cade dalle scale,loro ancora di più
ridono,schiamazzano e lei si rifugia dove è ora.
E in un giorno come un altro,trascorsi
contando le ore,venne un ragazzo che sedeva sotto la scalinata un po’ più
indietro.
Da
Mr Invisible.
*(Miss
Invisible di Marie Digby)