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Autore: mentimi    11/12/2013    1 recensioni
-Io sono Harry, Harry Styles,o se preferisci, la tua prima vittima-
Beth rimase sorpresa dal gesto del moro e scoppiò in una risata.
-Sono Beth e spero che tu possa accettare le mie scuse.-
Harry sembrò pensarci su fissando il soffitto e poi tornò con lo sguardo sulla ragazza passando i suoi occhi sulle mani di lei.
Le rivolse un altro sorriso ma proprio quando stava per rispondere Liam uscì dalla stanza...
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La signora Norris se ne andò ancheggiando con la sua divisa rosso scuro, senza gettar occhio al completo che fortunatamente, ripeto, era coperto dalla divisa e dal carrello.
La vita era stata clemente con lei.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shot at the night

 lo sapete chi è Beth



Se c'era una cosa che Beth non aveva mai fatto in vita sua era divertirsi.
Il divertimento aveva sempre preferito guardarselo da lontano, come un vecchio guarda il mare o la sua vecchia casa.
Fin da piccola aveva vissuto la sua vita sul limite del sogno, dei suoi desideri ai quali era stata così attaccata. Sapeva che il tempo l'avrebbe attraversata, allora cercava di prenderselo nel miglior modo possibile, perchè il tempo va, va, passa e non torna.
Il tempo lei lo aveva perso, con la pazienza, e il sogno, così come la voglia di divertirsi, e ora si ritrovava in un appartamentino, proprio sopra quel binario che con i suoi treni, ogni quarto d'ora, faceva tremare il letto, gli specchi, le lampadine e perfino il gatto, ormai troppo grasso per preoccuparsene.
Vent'anni e un appartamento di quanti metri quadrati bastano per avere un piccolo bagno, un tavolo quadrato con una candelina al centro nel mezzo di una cucina bianca, una camera così vuota solo per lei, il posto per mettere i panni ad asciugare, una pila di libri divorati accanto ad una poltrona a due posti, una lampada alta lì vicino e una tastiera all'angolo.
In compenso però la vista dalla finestra della cucina era appagante: gli alti grattacieli di Los Angeles illuminavano la notte, ormai da anni, senza più stelle.
Nonostante questo però, le piacevano quelle luci, rosse, blu, verdi, gialle e chi più ne ha più ne metta. Si sentiva meno sola.
Credeva che la vita sarebbe stata più clemente con lei.
Voleva di più di quei grattacieli, di più di quel appartamento così bianco, di quel silenzio assordante, di 'Fat Cat' che ogni giorno la aspettava sul bracciolo della poltrona quando lei tornava esausta da quel lavoro che lei odiava, ma non poteva permettersi di lasciare.
Voleva essere qualcuno per qualcuno, essere guidata fuori da quel buco, da quella solitudine, sapere di poter donare le sue mani, di poter camminare bendata trascinata da qualcun'altro e poter finalmente dire 'mi sento bene'. 
Le sue mani, che ormai sapevano solo pulire vetri, rifare i letti dei clienti, spolverare i mobili,lavare asciugamani, stirare accappatoi nella lavanderia,bianca, che tanto puzzava di sapone alla lavanda, di quello che era un grande albergo in centro.
Non troppo costoso, ma abbastanza decente. Era così monotono, come la direttrice, il cuoco, l'altra ragazza delle pulizie, le pareti bianche di quel corridoio inifinito che arrivava all'uscita di sicurezza.
Monotona. Lei, la sua vita, il suo letto, dove si buttava a peso morto ogni giorno, con indosso pantaloncini corti e una felpa che suo padre, ora lontano, le aveva prestato e che lei non gli aveva più ridato.
Beth si mise la mano detra dietro il collo e lo scricchiò verso sinistra esausta, e con l'altra mano sul fianco, uscì dalla lavanderia per poi chiuderla a chiave, salire le scale, timbrare il cartellino e uscire dal portone principale, pronta per torare a casa.
La vita sarebbe stata più clemente con lei.

Los Angeles.
Casinau, discoteche, vita, ragazze, bar, spiaggie, negozi. Vita, vita.
Harry ventun'anni e amava Los Angeles, amava giocare a biliardo, le ragazze, le palme lungo i viali della città, quelle luci e la musica che esce dalle discoteche, che fuori fanno file di cinquanta metri, alle quali Harry di solito non prendeva parte.
Era la terza volta che ci andava in vita sua, avrebbe voluto viverci.
Quella sera era in giro con Liam e Dana, il suo migliore amico e la sua ragazza, da quattro anni a questa parte.
Non era mai stato in quella parte della città, era vicina al centro, e piena di locali e musica che rimbombava.
No, quella sera non aveva voglia di andare in discoteca, disprezzava quei posti, al contrario di Liam che si divertiva come un ragazzino là dentro.
Avevano deciso di andare al Casinau a giocare un pò fra di loro quella sera.
Camminavano da circa mezz'ora, e quando finalmente lo videro dall'altra parte della strada, il semaforo per i veicoli si fece rosso e iniziarono ad attraversare la strada.

Beth svoltò all'incrocio, aspettò al semaforo, ripartì.
Guardava spesso fuori dal finestrino, le piaceva vedere le persone entrare nei locali, i ragazzini ridere per strada.
Lei non ne aveva la forza, almeno qualcun'altro poteva.
Accese l'aria condizionata, faceva un caldo tremendo in quel periodo dell'anno.
Girò la testa ancora fuori dal finestrino e fissò il grande grattacielo passarle accanto, ma quando ritornò con gli occhi davanti a sè, notò il semaforo delle striscie rosso e frenò di scatto, accorgendosi che per poco non stava per prendere sotto qualcuno che attraversava.
Mise una mano davanti la bocca e notò che il ragazzo, capelli mossi e tirati leggermente dietro, era rimasto davanti la macchina e la stava guardando con un'espressione sorpresa ma divertita, e un sorriso sotto i baffi.
Beth tolse la mano e rise timidamente abbassando i grandi occhi azzurri per fissare i suoi piedi.
Quando lì rialzò fece un cenno al ragazzo per chiedere scusa, ma proprio quando lui stava per rispondere, arrivò l'amico e lo trascinò sul marciapiede, mentre lo sconosciuto la stava ancora fissando.
Beth prese un respiro, e solo quando la macchina dietro lei suonò il clacson, notò che il semaforo era scattato al verde.
La vita non era clemente con lei.

Mercoledì, 17:00.
Beth si alzò dal divano, si stiracchiò e aprì la bocca in un grande sbadiglio.
Perchè non era mai sabato? Ma fortunatamente il mercoledì aveva solo il turno di pomeriggio.
Indossò le calze, la divisa dell'albergo, un piccolo vestitino azzurro a maniche corte e le scarpe bianche.
Un'altra giornata.
Mise le crocchette nella ciotola di Fat Cat e si legò i capelli.
Chiavi di casa per chiudere la porta.
Il tragitto da casa sua all'albergo non era lungo, ci volevano circa dieci minuti in macchina e venti a piedi. Tre isolati la dividevano dall'albergo e quando arrivò parcheggiò la macchina nel parcheggio entrò e iniziò a lavorare.

Erano le otto di sera, quella sera sarebbe dovuto andare a cena fuori con Liam e Dana, quindi dissero all'albergo di non preparare nulla per il loro tavolo.
Indossò i suoi jeans neri, quella camicia tirata fino ai gomiti che lasciava intravedere i suoi tatuaggi, gli stivaletti marroni, troppo strappati perchè non si intraveda il tessuto più chiaro.
-Liam, ti aspetto qui fuori in corridoio.- disse all'amico che si stava vestendo in camera.
Prese la chiave della stanza, sicuro che Liam l'avrebbe dimenticata e uscì dalla stanza.
Guardando fuori dalla vetrata dell'albergo, giocava con le chiavi, quando sentì il rumore di un carrello provenire da dietro l'angolo.
Si voltò e quando quel rumore superò il muro del corridoio, Harry rimase immobile.

Quanto pesava quel carrello, era difficile dirigerlo nel modo giusto. E infatti andò a sbattere contro l'angolo del corridoio.
Cercò di spostarlo poi svoltò per il corridoio e vide una figura davanti alla vetrata.
Beth spostò una ciocca dietro l'orecchio e vide lo stesso ragazzo che la sera precedente stava per uccidere.
Il moro si girò verso di lei con un'espressione incredula e rimase a fissarla, lo stesso fece lei, quasi sbalordita.
Il ragazzo si voltò del tutto e dopo pochi secondi di serietà, mostrò quel sorriso che lei avrebbe voluto tanto rivedere, ma questo era più bella di quello della sera precedente.
Era spensierato e felice, davvero felice.
Beth ricambiò e abbassò di nuovo gli occhi.
-Abbassi sempre gli occhi?- disse Harry appoggiandosi con un fianco al vetro, guardandola.
Beth si sentì in soggezione e si passò le mani sul grembiule dalla pancia alle cosce.
Harry seguì il gesto delle sue mani, si morse il labbro e storse leggermente il capo verso destra.
Scosse la testa sorridendo, poi si staccò dalla vetrata e avanzò verso il carrello e porse la mano alla ragazza.
-Io sono Harry, Harry Styles,o se preferisci, la tua prima vittima-
Beth rimase sorpresa dal gesto del moro e scoppiò in una risata.
-Sono Beth e spero che tu possa accettare le mie scuse.-
Harry sembrò pensarci su fissando il soffitto e poi tornò con lo sguardo sulla ragazza passando i suoi occhi sulle mani di lei.
Le rivolse un altro sorriso ma proprio quando stava per rispondere Liam e Dana uscirono dalla stanza ridendo.
L'amico di Harry fissò Beth come se avesse visto un fantasma, poi con tutta gentilezza domandò
-Hey, ma io ti ho già visto, ci conosciamo?-
Dana si sporse leggermente per guardarla, poi scosse la testa.
Harry intervenne stavolta -Liam, ti presento la ragazza che ieri sera ha cercato di uccidermi- disse guardando lei e non il suo amico, come per volerla provocare.
Beth avrebbe voluto nascondere la testa sotto la sabbia, ma Liam e Dana scoppiarono in una risata e la risvegliarono.
-Ah! Sei tu! Sapevo di averti visto da qualche parte.- Dana sorrise alle parole di Liam.
Beth sorrise -Si ma il tuo amico non mi perdona-
Harry fece un passo avanti ma Liam lo bloccò prendendolo dietro al colletto della camicia -Perchè non esci con lui, cioè con noi, stasera? E' un modo per farti perdonare- disse furbo lanciando un'occhiata di intesa a quella che, d come Beth aveva intuito, era la sua ragazza.
Harry era evidentemente in imbarazzo, mentre Beth non sapeva cosa rispondere.
Fu Dana a interrompere il silenzio -Oh si! Mi pare un'ottima idea, il tuo turno è finito?-
-Beh, veramente..cioè, si- Harry alzò gli occhi verso la ragazza.
-Perfetto, vieni con me- prese la ragazza per un braccio e la fece entrare nella loro stanza, per poi chiudere fuori i due.
Harry si girò verso Liam -Ma sei coglione?-
Liam rise -Eh che vuoi amico! Lo faccio per te, sei sempre così depresso e silenzioso...e avanti- gli diede uno spintone e lo fece sbilanciare -si vede lontano un kilometro, cagnolone!- disse prendendo a giocare con la fossetta del riccio.
-Smettila o ti faccio rimanere sterile per il resto dei tuoi giorni- disse serio Harry e quando Liam disse solo -Oh- scoppiò in una risata fragorosa.

Dana aveva prestato un vestitino a Beth a giro manica e non troppo scollato, stile impero, nero che arrivava a metà coscia. Le aveva sciolto i capelli lunghi color miele e le aveva messo un filo di trucco.
-Sei davvero carina lo sai?- le aveva detto, poi l'aveva fatta specchiare, e Beth quasi non si riconosceva. Non si era mai vista così.
Dana la prese per mano poi l'aveva portata fuori la stanza dell'albergo, facendo girare i due ragazzi con un -E voilà, che ci voleva-

Harry si voltò lentamente e quando vide Beth rimase senza parole, a bocca chiusa, con gli occhi fissi su di lei che, ancora, stava abbassando gli occhi.
Pensò che in effetti in un certo senso lei lo aveva ucciso, perchè il cuore era fermo, lui non riusciva a sentire pulsazioni, non che ci facesse molto caso in quel momento.
Fece un passo avanti e le prese la mano delicatamente -Allora, andiamo?-
Beth annuì sentendo una scossa allo stomaco, poi scesero le scale e uscirono tutti dall'hotel.

Parlarono e parlarono.
Harry per la prima volta parlava, di solito era un tipo molto silenzioso, ma quando la situazione lo richiedeva sapeva destreggiarsi bene, e poi Beth gli piaceva.
Era simpatica, e non avrebbe mai creduto che si sarebbe potuto divertire così tanto, sembrava così timida all'inizio, e invece nell'arco di mezz'ora si raccontarono un sacco di cose.
Harry gli disse della prima volta che lui e Liam erano venuti a Los Angeles e si erano persi, senza soldi, e quindi senza taxi per tornare in albergo.
Liam rideva, Dana era felice di aver trovato una ragazza con cui parlare.
Harry faceva l'idiota, si insomma lo faceva sempre, soprattutto correva con Liam sui marciapiedi e ridevano. Ridevano.
Beth rideva, non si sa dopo quanto tempo. Rideva e basta. 
Era spensierata, per una sera, una sola. Non avrebbe chiesto altro per poter credere che la vita era davvero bella.
Harry era bello, e le sue mani.
Giocarono a Poker, e mentre Beth guardava Harry concentrato su Liam, il riccio fece scendere la mano dal tavolo la fece sfiorare con quella della ragazza posata sulle proprie gambe, per poi non lasciargliela più.
Gli piacevano i suoi occhi così sinceri, quei capelli color miele e la sua carnagione troppo chiara per una ragazza che abita a Los Angeles.
E le sue mani.
Poi Liam insistè per andare in discoteca e tutti annuirono, qualcuno senza voglia.
Si, perchè gli unci che ballavano erano Dana e Liam, mentre Beth e Harry erano seduti su un divanetto a giocare ognuno con le proprie mani, senza parlare per l'imbarazzo di essere soli.
Saranno state le tre di notte ormai, e Harry non ne poteva più di stare lì a lanciare occhiate a Liam e Dana in mezzo alla pista e poi a Beth lì vicino a lui, senza sapere cosa dire.
Poi, si fece coraggio dandosi dell'imbecille -Vuoi andartene?-
Beth tirò un sospiro -Credevo che non me lo avessi mai chiesto-
Harry sorrise più tranquillo le riprese la mano e insieme uscirono da quel tumulto di persone.
La discoteca era quasi attaccata al loro albergo, quindi a Harry venne un'idea.

-Quassù è molto bello, sembra strano ma ci sono mai stata prima-
-E lavori qui!- disse Harry appoggiandosi alla ringhiera che dava sulla strada a circa cinquanta metri sotto di loro. La visuale che si vedeva dal tetto del grande hotel era mozzafiato.
-Oh, io metto solo panni nella lavatrice-
-Sai, se c'è una cosa che non so fare è la lavatrice. Ho tinto tante maglie, da bianche a rosa.-
disse divertito di quello che diceva.
-Ma cosa stai dicendo?!- disse Beth scoppiando in una risata.
-Non lo so!- sorrise di rimando.
Rimasero in silenzio per un pò ancora.
-Qui le stelle si vedono però- disse Harry guardando in alto.
Beth si meravigliò -Si, non benissimo ma si-
Lei si spostò e si mise appoggiata alla ringhiera accanto a Harry che si teneva sui gomiti.
Il ragazzo incrociò le gambe e abbassò lo sguardo incurvando la bocca, mentre Beth le stelle proprio non riusciva a guardarle quella sera.
-Beth- disse con lo sguardo basso e qualche ciuffo davanti che non permetteva a Beth di poterlo guardare in faccia.
-Si?- rispose lei di rimando.
-Ho voglia di baciarti- confessò per poi alzare lo sguardo, girarsi verso destra per guardarla negli occhi, ormai blu notte.
Beth rimase rigida ma non si mosse, fu Harry a farlo e le si posizionò davanti, senza lasciarle via d'uscita.
Poi continuò -Ma non lo faccio se non vuoi, non dico che non ne ho voglia, ma che non lo faccio ammenochè tu non lo voglia- finì la frase tutto d'un fiato.
Beth abbassò gli occhi e gli fissò le labbra, poi sorrise leggermente.
Harry si avvicinò titubante, lasciandogli sempre meno via d'uscita tra lui e la ringhiera.
Beth alzò le mani e prese il colletto della camicia del ragazzo che intanto si chinava lentamente verso di lei.
Con la mano destra, lei, iniziò a sfiorargli la pelle dalla mandibola all'orecchio sinistro, Harry chiuse gli occhi e mise le sue mani calde sui fianchi di lei, avvicinandola a sè.
Quando fece sfiorare le loro labbra, il fuoco li invase nel corpo. 
Harry era così delicato, come se avesse paura di farle male.
E Beth per la prima volta si sentì importante, Harry si sentì bene, dopo tempo, tanto tempo in cui il suo mondo era diventato poco più che un appartamento poco fuori centro città.
Si staccarono e Harry la abbracciò.
Rimasero così per minuti, infiniti e in silenzio, poi, Harry si scostò e la guardò negli occhi ancora.
-Credo che tu, dopotutto, quella sera mi abbia davvero ucciso-
Beth sorrise e gli accarezzò la guancia -E tu me-
-Mi perdonerai?-
Beth scosse la testa -Mai-
La ragazza guardò l'orologio. Era mattina e il suo turno sarebbe iniziato tra mezz'ora.
Doveva andare.
-Harry io, io devo andare.-
-Già?-
-Sono passate ore-
-Aspetta- la afferrò per un braccio mentre lei si avviava all'entrata dal tetto e la attirò a sè baciandola in modo totalmente differente da quello di prima.
Beth cercava di respingerlo sorridendo, ma Harry scese al suo collo lasciandole lievi baci sulla pelle bianca.
La lasciò -Ora puoi andare. Ti rivedrò?-
Beth fece per aprire la porta, poi si girò -Sai dove trovarmi- abbassò lo sguardo e scese le scale.
Harry si girò verso il panorama e allargò le braccia stiracchiandosi. Sorrise tra sè e si tirò su il colletto della giacca.
La vita era stata clemente con lui.
 
-Beth! Dove diamine sei stata? E' tardi, il tuo turno è iniziato da un quarto d'ora!-
la solita voce di tutte le mattine le quillava di nuovo nella testa.
-Recupererò di pomeriggio- alzò le spalle la ragazza dietro al carrello che fortunatamente le copriva anche i piedi.
La signora Norris se ne andò ancheggiando con la sua divisa rosso scuro, senza gettar occhio al completo che fortunatamente, ripeto, era coperto dalla divisa e dal carrello.
La vita era stata clemente con lei.



Amo il video dei Killers, shot at the night, ma credo si sia capito no?
Insomma, siamo qui.
Vorrei ringraziarvi tutte, quelle che recensiscono, quelle che leggono e non recensiscono e quelle che non leggono perchè oggi sono felice.
Bene, non l'ho riletto, perdonatemi frasi senza senso e eventuali errori ortografici.
Ciao belle <3
                                                 mentimi
  
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