Crossover
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Autore: Dark00    11/05/2008    1 recensioni
In viaggio verso Ovest il gruppo di Sanzo viene costretto ad unirsi ad un oscuro personaggio, Dark Schneider, il quale li accompagnerà durante la ricerca dei sutra dell'origine celeste. Perchè i Sanbutsushin hanno deciso di affiancare lo stregone al già strampalato gruppo di Sanzo? E soprattutto come si potrà fa fronte al sempre più imminenete risveglio di Gyuma-o? Lo scoprirete leggendo questa mio crossover tra Saiyuki, Bastard!! e Evangelion.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Cap 5

Cap 5


Hakkai entrò nella stanza a fianco a quella che occupava insieme a Sanzo, svegliato dal baccano che ne proveniva; non riusciva ad immaginare il motivo per cui Goku, Gojyo e soprattutto Dark Schneider stessero facendo tutto quel rumore nel cuore della notte. La scena che si presentò ad i suoi occhi ancora intorpiditi dal sonno lo lasciò sbalordito: Goku non si vedeva, ma in compenso Gojyo aveva appena tirato un pugno tremendo in faccia a Dark Schneider, il quale subì passivamente, senza emettere il minimo rumore o mostrare cenno di una imminente reazione. Tutto ciò che si limitò a fare fu continuare a guardare il vuoto, quasi fosse drogato od ubriaco. In compenso Gojyo, lucidissimo, gli assesto un secondo pesante colpo alla bocca dello stomaco, prima che Hakkai lo bloccasse cercando di calmarlo.

“Sarai contento adesso? Eh?”, gridò in faccia allo stregone, da cui però non giunse risposta.

“Adesso mi hai proprio stancato”, aggiunse, non riuscendo ad avvicinarglisi perché trattenuto dall’amico “Cosa ti ha fatto per aggredirlo a quel modo? Cos’è non me lo vuoi dire?”

“…”

“Calmati Gojyo, che è successo, dov’è Goku?”

“Perché non lo chiedi al nostro amico, dai!”

“Lo sto chiedendo a te, Gojyo. Cerca di calmarti e spiegami” disse Hakkai, con tono calmo ma deciso.

“La scimmia è scappata via. Mi sono svegliato, Goku era a terra che sputava sangue e questo maledetto gli stava sopra per massacrarlo. Gridava come un pazzo. A un certo punto l’ha tirato su per il collo, per un attimo ho temuto che gli strappasse la testa! Spiega un po’: qualunque cosa ti abbia fatto, c’era bisogno di reagire così con un ragazzino?”

“Le cose stanno così, signor Dark Schneider?”, mai le parole di Hakkai erano suonate tanto gelide, pensò Gojyo in un attimo di lucidità.

Lo stregone, che solo alle parole di Hakkai sembrò risvegliarsi dalla sua catatonia, fissò il demone negli occhi, portandosi una mano al labbro inferiore, che sanguinava copiosamente. Probabilmente il primo colpo di Gojyo glielo aveva spaccato.

“A grandi linee, ma si è dimenticato di aggiungere che l’ho ingiuriato pesantemente, dandogli della bestia e del rifiuto.”

“E cos’avrebbe fatto di tanto grave?”, l’irritazione stava aumentando.

“Nulla da meritare una mia reazione tanto aggressiva. So benissimo da solo che ho esagerato, anche senza che me lo diciate voi.”, iniziando a mostrare uno sguardo sempre più sconvolto.

“Piantala di mostrarti tanto accondiscendente, idiota!”, scattò Gojyo, avendo Hakkai mollato la presa sulle sue spalle, lanciando un altro pesante pugno sul volto di Dark Schneider. Questa volta venne però intercettato prontamente dalla sinistra del suo avversario, che senza alcun segno di aggressività o voglia di combattere la lasciò subito dopo.

“Ora non esagerare. Due colpetti sono stati utili per riportarmi alla ragione, ma adesso basta. Non sono un vecchio televisore.”

“Cosa?”

“Ora basta, Gojyo! Quanto a lei ora esigo che mi spieghi la causa, il motivo del suo astio verso di noi. Non si può andare avanti così. Già abbiamo nell’altra camera un soggetto intrattabile. Uno nel gruppo mi sembra più che sufficiente!”

“Hai perfettamente ragione: non si può più andare avanti così.”, disse raccogliendo da terra la coperta che il piccolo demone gli aveva poggiato sulle spalle per proteggerlo dal gelo della notte, ed apprestandosi ad uscire dalla camera.

“Dove pensi di andare?” Gojyo stava già per corrergli dietro, ma venne bloccato da Hakkai, che con un cenno gli intimò di stare fermo.

Non giunse risposta

“Per quale motivo l’hai lasciato andare via?”, sbottò il kappa, massaggiandosi il pugno destro: anche se non era stato opposto alcun tipo di resistenza le nocche gli stavano comunque diventando di un malsano colore violaceo.

“…”, mentre l’amico iniziò a guarirgli la mano. “Dovresti fare più attenzione quando ti metti a fare a pugni: non so come hai fatto ma ti sei rotto la mano”.

“Non cambiare discorso, Hakkai, so bene che non fai mai nulla senza un motivo preciso. Potrei sapere qual’è?”

Spostando lo sguardo pensieroso dalla mano, che stava rapidamente rigenerandosi, alla scrivania dove ancora il computer giaceva acceso: “Goku mi aveva confidato di aver avuto una sensazione riguardo a Dark Schneider. Pensava che in fondo non fosse un uomo cattivo. Non ne sono pienamente convinto,soprattutto alla luce di quanto accaduto, ma penso che non si sbagli….ma non chiedermi perché.”

“Stai scherzando, spero. L’hai fatto andare via solo in base ad una sensazione delle scimmia? Vagli a chiedere adesso cosa ne pensa, se sia cattivo o meno, come dici tu.”

“Non agitarti” mostrando un leggero ed innocente sorriso, “Anche se lo avessi bloccato qui cosa avrei, cosa avremmo dovuto fare. Combatterci contro?” A quell’idea, ora che in parte si era calmato, il kappa fece una smorfia di disappunto. Quando lo aveva colpito le prime due volte, accecato dal furore, non aveva minimamente pensato a ciò che era accaduto il pomeriggio del giorno prima in pieno deserto.

“Cosa ci avremmo guadagnato? Inoltre penso che già qualcun altro sia andato a parlare a Goku.”

“Spero che sia Sanzo”, alzandosi “oppure sei così tranquillo da lasciar soli la scimmia e quell’uomo, consapevole di quello che è successo, eh?”

L’unica risposta fu il sorriso dell’amico, che gli pose una mano sulla spalla, più per tranquillizzarlo ,che per impedirgli di uscire.


La furia del temporale non si era placata, e la pioggia continuò a cadere copiosa su quello strano paesaggio di sabbia e rocce, mentre lampi e fulmini illuminavano ad intervalli irregolari il cielo a giorno. Era notevole l’effetto sul clima che aveva avuto lo spostamento di qualche grado dell’asse di rotazione del pianeta e la dissoluzione del continente polare. I rigagnoli che già alcune ore prima scorrevano in quell’ambiente spettrale si erano gonfiati ed avevano formato piccole cascatelle, rendendo oltremodo scivoloso l’accidentato terreno, e quasi impossibile camminarci sopra. L’ennesimo tuono squarciò il silenzio della notte con il suo boato, mentre un attimo prima il lampo, facendosi strada tra le tenebre, illuminò una figura umana, riparata sotto ad uno sperone di roccia, che se non altro le impediva di esser investita direttamente dalla furia degli elementi. Era fradicio, i capelli colavano grossi goccioloni sui profondi occhi dorati, che in quella notte senza stelle non erano ciechi solo grazie ai lampi ed alla tenue luce della luna, che timida riusciva, a fatica, a filtrare attraverso la fitta coltre di nubi. Che importanza aveva: in fondo i suoi occhi erano già bagnati di lacrime, un po’ d’acqua non avrebbe fatto differenza, anzi ne avrebbe lavato via il sale. Per sconfiggere il gelo della notte si era stretto le ginocchia al petto,sopportando tutto il dolore che quelle tre o quattro costole fratturate gli infliggevano, ma i leggeri indumenti bagnati non erano in grado di opporsi alle leggi della fisica ed impedire lo scambio di calore con il freddo ambiente. Aveva le mani intirizzite, ma sentiva bene il bruciore dei tagli sulle piante e tra le dita dei piedi nudi ed infangati, che si era procurato correndo senza criterio su quell’accidentato pavimento di rocce e sassi, prima di trovare un riparo di fortuna. Nessun taglio od escoriazione avrebbe però potuto bruciare più delle stilettate che la sua anima aveva ricevuto in quella notte maledetta. Prima Sanzo: l’aveva scacciato senza sentire ragioni, scagliandogli dietro il piatto di ravioli al vapore, che aveva appositamente non mangiato e riservato al bonzo, al suo sole e punto di riferimento, senza il quale si sarebbe sentito e sarebbe stato perso. Poi il nuovo arrivato: in quei giorni aveva sempre cercato di esser amichevole, forse troppo ingenuamente, aveva pensato che in un gruppo si dovesse esser quantomeno uniti per riuscire a produrre qualcosa di buono, ma evidentemente si sbagliava. Per un gesto di gentilezza, di amicizia, di affetto, gli avevano letteralmente fatto sputare sangue. Probabilmente aveva ragione Gojyo: in fondo altro non era che una stupida scimmia, una stupida scimmia fastidiosa, e come tale la trattavano. A quel pensiero si strinse ancora più forte a se, cercando di combattere come meglio poté quel gelo che gli stava crescendo dentro, e che avrebbe fatto sembrare tiepida brezza primaverile il freddo vento di quella notte. Non aveva voglia di tornare: cosa se ne sarebbero fatti di una stupida scimmia fastidiosa?

Rapidi e sfuggenti bagliori arancione spiccarono nell’oscurità alla sua destra, ed all’improvviso sentì qualcosa di ruvido che gli calava delicatamente sulle spalle. Non fece in tempo ad invocare il suo fido Nyoibo, che un lampo illuminò la nera figura che gli era seduta a fianco; una figura dai capelli argentati. Goku ebbe un sussulto. Non l’aveva minimamente sentito arrivare, solo quello strano scintillio l’aveva avvertito della presenza di altri: erano soli in mezzo alla tempesta, e se Dark Schneider avesse voluto continuare ciò che prima aveva inspiegabilmente interrotto, nessuno avrebbe potuto sentire nulla, ne’ colpi, ne’ grida. Una piccola sferetta di energia si sollevò a mezz’aria dal palmo di una mano dello stregone, illuminando con un freddo biancore le due figure e parte dell’ambiente circostante. Solo la presenza della luce concentrò l’attenzione di Goku sulla coperta che un attimo prima gli era stata dolcemente posata sulle spalle. Se avesse realmente voluto eliminarlo perché preoccuparsi che non prendesse freddo? La luce del globo rendeva la pelle di Dark Schenider simile ad alabastro,su cui spiccasse una violenta chiazza cremisi, in cui fossero state conficcate due chiarissime gemme azzurre, che in quel momento non lo stavano guardando. Il silenzio durò per pochi minuti tra i due, interrotto da uno starnuto del demone e dalla voce dello stregone che ordinava alla sferetta di avvicinarglisi. Il tepore che emanava era piacevole, ed avrebbe permesso in breve tempo di asciugare la sua fradicia maglietta. Facendo più attenzione al suo silenzioso vicino, si accorse con grande stupore che era perfettamente asciutto, anche se fino a quel momento non vi erano state altre fonti di calore, e non aveva con se un ombrello.

“Dunque…….. penso di doverti delle scuse. Molte scuse, non solo a te, ma a tutti voi”, la voce di quella strana compagnia risuonò incrinata, malferma, alle orecchie di Goku. “Non sono molto bravo in queste cose……. Fino a poche settimana fa…..non ho mai avuto bisogno di scusarmi con nessuno,…..meno che mai con un ragazzino. Tsk!........... il protagonista strafichissimo,…. il meraviglioso, il magnifico, l’incommensurabile, il superultramegagalattico Dark Schneider………..Che schifo!”

Goku non capì nulla di quanto detto fino a quel momento, ma preferì non interrompere quello che gli pareva esser uno sfogo. Non sapeva neanche cosa dire: si sentiva umiliato, era in collera con quell’uomo che tanto l’aveva disprezzato, ma in fondo ne provava anche compassione.

“…di conseguenza non posso dire altro che mi dispiace, scusami, scusatemi” quasi rivolgendosi ad un’invisibile platea. “…..comportarmi così, io……..eppure te l’avevo detto di starmi lontano.”

Il silenzio stava per ripiombare, imbarazzante, tra i due.

“Una stupida scimmia non è rapida a capire. Sanzo me lo dice sempre……non ci posso fare niente. Sembra che dia solamente dei fastidi, che procuri guai, e che rompa in continuazione le scatole, però…..però siete i miei compagni, e….” una fitta al costato interruppe bruscamente le sue parole. Lo stregone gli si avvicinò, sollevandogli la maglietta ed appoggiandogli la destra sul fianco ferito.

“Cosa…. Che stai….”

“…divinità guaritrice, indicate con il vostro sacro palmo…….SILVEN MOUNTIER.”

Non appena il sommesso bisbiglio terminò un’abbagliante luce d’oro ricoprì il fianco del demone. La guarigione fu immediata, il dolore scomparve in un attimo.

“Non pensare male, è solo che con il contatto fisico i risultati sono migliori.”

I dubbi di Goku sparirono nell’istante stesso in cui quel bagliore si spense e tutto fu di nuovo investito dalla bianca luce della sfera galleggiante.

“Straordinario, come hai fatto?”, il tono sommesso di poco prima scomparve, per lasciar spazio ad una nota di entusiasmo, “Non immaginavo che uno che disprezzasse tanto gli dei potesse rivolgersi ad essi per guarire...”

“Ed infatti non potrei!” L’amarezza, profonda come non mai, invase le sue parole,“Uno stregone non potrebbe mai maneggiare un tale incantesimo clericale, meno che mai io……..ma posso almeno in parte emularlo. Non hai idea di quali siano gli effetti del reale Silven Mountier, l’unico limite che ha è il non poter risuscitare i morti, purtroppo; questa è solo la sua pallida ombra, che tuttavia posso padroneggiare,………grazie ad un dono” si interruppe un attimo, e Goku, che stava stringendosi nella coperta, oramai con gli abiti completamente asciutti, poté vedere scorrere sulle sue bianchissime guance sottili stille, come quelle che poco più di un’ora prima aveva visto secche.

“….. uno dei tanti doni d’amore di una grande sacerdotessa.” Bisbigliò.

Piccole ma forti dita inzaccherate gli afferrarono il volto, ravvivando il piacevole dolore al labbro spaccato, e lo girarono fino a guardare negli occhi Goku.

“Non sto capendo niente di quello che stai dicendo!” disse il piccolo demone frustrato, “per favore sii più chiaro, non so cosa fare.”

“Non fissarmi con quegli occhi…….per favore.”

“Cos…. cos’hanno i miei occhi?” Un malessere che ben conosceva invase Goku, quanto tempo era passato da l’ultima volta che era venuto a fargli visita, pensò: stava forse mantenendo le distanze perché anche lui lo considerava un essere eretico? Lo avevano disprezzato per quegli occhi, e spesso gli altri monaci, per quella che consideravano una colpa eterna, lo avevano addirittura picchiato più volte. Il gelo stava ricrescendo in lui, proprio ora che era giunto così vicino, proprio ora che mancava tanto poco ad abbattere quel muro.

“I tuoi occhi d’oro………Sono bellissimi”.

Dicendo così lo stregone si alzò ed uscì da quel piccolo riparo, tornando così ad esser sferzato dalla violenta pioggia, che tuttavia sembrava non sfiorarlo minimamente toccarlo, bloccata da quegli impercettibili scintillii arancione.

“Non è più possibile andare avanti così. Pensaci Goku: vedere coloro che consci, i tuoi amici consumarsi sempre più, mentre tu rimani così, immutato ed immutabile. Ti rendi conto che se mai amerai una persona la vedrai invecchiare, non al tuo fianco, ma da sola. Ma quegli anni che passerai con lei, quei pochi anni che passerai con lei ti ripagheranno di ogni dolore, purché tu possa starle accanto, purché tu possa stare accanto a coloro che ami. Pochi anni per te, ma un’intera vita per loro. E poi invece tutto sparisce. Quelli che tu pensavi, speravi, potessero esser cinquanta sono stati ridotti a poco più di una decina, non da questa maledetta immortalità, ma da sporchi esseri mortali, che senza una ragione ti hanno strappato via tutto. Ed il bello” levando il palmo di una mano verso l’alto e materializzando un’altra sferetta di energia, “ è che non puoi neanche sperare che finisca da sé…….. Ti affido il compito di chieder scusa agli altri da parte mia.”

Goku, che nel frattempo si era avvicinato a lui provò una sgradevole sensazione, provò paura. Il suo raffinato istinto cercò di suggerirgli qualcosa, ma lui non capì.

“Non ti capisco,…..dai su, torniamo…”

“Sono stanco.” ,bisbigliò, “DAMNED – ESPLOSIONE!”, schiacciando contro il suo ampio petto la sfera che teneva in mano.


Schizzi di sangue volarono addosso a Goku, che cercò di ripararsi il volto con le mani, mentre il lezzo della carne bruciata invase l’ambiente. Il cadavere dello stregone, o meglio ciò che ne restava cadde a terra, nel fango: quasi la totalità della cassa toracica era stata vaporizzata, e solo una sottile striscia di costato manteneva attaccate spalle e collo al bacino ed alle gambe. In quello sfacelo rimaneva ben poco: parte del polmone destro era rimasta appiccicata alla pleura ormai fusa, mentre quello che fino a qualche attimo prima era il fegato ora giaceva in una pozzanghera, sparso insieme ad i visceri. Più nessun luccichio arancione proteggeva quel corpo martoriato ed infangato. I lunghi argentati si stavano ormai inzuppando di pioggia e fango. La luce biancastra che aveva fino a quel momento aveva rischiarato la notte d’ebano svanì.


Tra le lacrime Goku gridò come mai aveva fatto prima.

  
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