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Autore: Cara_Sconosciuta    11/05/2008    3 recensioni
Alex è andato a New York per aprire il suo nuovo ristorante, ma Eva non è con lui.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi, dopo tre settimane di assenza, con una storiella nuova nuova dalla dedica chilometrica

Ed eccomi, dopo tre settimane di assenza, con una storiella nuova nuova dalla dedica chilometrica!

A tutte quelle che, come me, amano e hanno amato il personaggio di Alex, malgrado il ruolo di “rovinafamiglie” che gli hanno assegnato, semplicemente perché è un ragazzo vero, gentile, più adulto di Marco….e bello da morire, che non guasta.

Ma anche per chi Alex lo ha odiato con tutto il cuore e non vede l’ora che se ne vada a New York (perché, andiamo, c’è davvero qualcuno che crede che Eva lo seguirà?), lasciando i due piccioncini ai loro eterni tira e molla.

Le parole della canzone che cita la pianista sono tratte da “Parole nuove” di Matteo Branciamore, mentre il filo conduttore è “New York New York” che non so da chi sia stata scritta ma che è stata cantata da grandi come Liza Minelli e Frank Sinatra.

Fatemi sapere che ne pensate!

Temperance

 

New York New York

Start spreading the news

I’m leaving today

 

“Good morning New York City! Let’s begin our…”

Sì, buongiorno.

Sono sveglio da due ore, altroché buongiorno…

È il mio primo giorno qui e mi sono alzato presto per non rischiare di tardare e poi dover cucinare tutto di fretta…e ho fatto bene, perché per trovare il posto ci ho impiegato un’ora, anche se ci ero già stato un paio di volte.

Il mio primo giorno di lavoro… quando sono arrivato a Roma, nel mio quarto giorno l’ho conosciuta….

 

Ma a lei non va proprio bene niente, eh?

Così pare.

Vedrà che il dessert la farà ricredere.

 

Così era stata da subito: critica, decisa, anche un po’ insolente.

Eva, insomma.

Eva che mi ha telefonato la settimana scorsa…

 

Scusa, ma non posso più venire in America. Mi sono resa conto che lo amo ancora.

 

Perché non sono rimasto sorpreso nemmeno un po’?

Perché si un illuso, Alex, lo sapevi che non sarebbe durata, lo sapevi che a New York non ci sarebbe venuta, perché la sua vita è lì e tu di quella vita non sei mai stato davvero parte.

Forse per un po’ anche lei ha creduto di amarmi…chissà, magari mi ha pure amato davvero, ma ora io sono qui e lei no.

Questo è ciò che conta.

Partendo da Roma ho dato un taglio netto a tutto.

Voglio dire, farò persino la pizza!

È lei l’unica cosa che non riesco a dimenticare…

 

I want to be a part of it

New York New York

 

La radio parla… un assassinio di qua, un incidente di là, un night club che ha chiuso per smercio di droga, uno che ha aperto per dargli il cambio, sennò poi i pusher dove vanno?

Arrestato un gruppo di prostitute con i loro protettori…tutte minorenni, tutte straniere.

Un’attrice capricciosa è fuggita in lacrime dopo aver perso quel premio che voleva tanto, mentre un’altra l’ha ritirato, quel premio, forse felice per aver battuto l’altra, forse un po’triste, perché l’altra le era amica…di sicuro soddisfatta.

New York è viva, eccome se lo è! E io voglio farne parte… lo voglio davvero!

Come volevo far parte di Roma, della Garbatella, della famiglia Cesaroni… di lei.

Di lei, più che di tutto il resto.

 

Eva è una ragazza speciale e farò tutto ciò che è in mio potere per renderla felice.

 

Sì, ma io? Io non ho diritto a nemmeno un po’ di felicità?

Oh beh, ora vediamo di non fare la vittima… felice lo sono stato…per poco, ma lo sono stato e ora sono qui, in una delle città più belle del mondo, con un ristorante che stasera farà la sua inaugurazione in grande stile, perché tutto si può dire degli americani, tranne che non amino le cose fatte alla grande.

E chi siamo noi, piccoli italiani, per non dare loro le cose come le vogliono?

Peccato che tutto qui mi ricordi lei… ma, dannazione, sono un cuoco! La cucina è la mia vita e ora non riesco nemmeno a prendere in mano un mestolo senza che la mia memoria parta in quarta per il Lazio, per il Bostonian

 

These vagabond shoes

Are longing to stray

Right through the very star of it

New York New York

 

Forse dovrei uscire… sono solo le otto e ho già tutti gli ingredienti pronti…

Ma sì, dai Alex, fatti un giro, nessuno ti sgriderà per questo!

E la tua attività non fallirà.

E la smetterai di pensare a Eva.

Beh, non esageriamo…

Infilo la giacca, mi avvio verso la porta…non so bene nemmeno se sono io a voler uscire o se mi sto solo facendo portare dai miei piedi.

Voglio staccare dalla mia vita.

Standby.

Voglio un nuovo inizio e lo voglio qui.

Aspettami, New York!

 

I want to wake up in the city that doesn’t sleep

To find I’m king of the hill

Top of the heap

 

Eccola qui, la città che non dorme mai.

Un bel respiro a pieni polmoni di aria condita con fumo e smog e via!

Le strade sono piene, il traffico è peggio che sul raccordo, la gente mi viene addosso, nemmeno mi vede, ma mi piace!

Non ho mai amato il caos: sono una persona tranquilla, ma affogare nella folla è quanto di meglio si possa chiedere per scordarsi di tutto il resto.

Tanta gente, tanti volti, tante voci e tante lingue.

Tante donne.

Nessuna Eva.

Sembra quasi di volare, semplicemente trasportato dal flusso della gente…

E poi, ad un tratto, volo davvero.

Già.

Lungo e tirato per terra.

Un paio di occhi neri e vivaci che mi guardando, una lingua che fa su e giù, una coda che frusta l’aria.

Ho inciampato in un cane che il mio gatto potrebbe mangiarsi, da quanto è minuscolo.

“Oh, I’m sorry, sir…”

Beh, la padrona non è tanto più grande.

Posa la chitarra e mi aiuta a rialzarmi.

È piccola…sembra una ragazzina, ma si vede che è adulta… o forse lo sembra.

Forse è stata la sua vita a farla crescere….

Sì, perché non è di certo stata facile, almeno a giudicare dagli stracci che ha addosso.

Un viso sporco dal sorriso più pulito che abbia mai visto.

Occhi verdi e felici più di quanto dovrebbero essere.

“Oh, accidenti.. le ho fatto male? Did…did I hurt you?”

“Italiano!” Esclama lei e si illumina come non credevo fosse umanamente possibile. “I love Italy!” Cinguetta, tornando a sedersi con una giravolta.

“Già…è bella..” Solo quando ho finito di parlare mi accorgo che l’ho fatto nella mia lingua.

Sto per correggermi, quando lei riprende la chitarra ed esegue un accordo.

Che cosa ti suono?” Domanda in un italiano migliore del mio.

“Come.. com’è che conosci la mia lingua?”

“Direi una bella canzone d’amore.”

“Tu mi vuoi male…” Rispondo, con un sorriso che sono sicuro essere il più idiota mai comparso sulla faccia della terra.

Lei scuote la testa, scuote quei ricci color miele che, puliti, risplenderebbero di mille riflessi.

“Sei triste per amore. Si vede dai tuoi occhi.”

Che hanno i miei occhi?” Sulla difensiva.

“Sono…empty…vuoti, sì?”

Annuisco.

“Tu sei un artista. Come me. Fai l’attore?”

“Il cuoco…”

Il sorriso si allarga.

“Un pittore di aromi…e lei?”

“Giornalista…” Perché glielo sto dicendo? Chi è questa?

“Un cuore freddo..” Replica, storcendo il naso. “Non fa per te.”

Che ne sa lei di chi fa per me?

E da cosa lo deduci?”

“Ti fa soffrire…e tu non riesci più a creare.

Touchè

“Come lo sai?”

Sorride di nuovo e strimpella ancora un paio di note.

Dicono che senza amare non si può comporre una canzone. Il miglior pletro è la passione.” Canticchiò

Cosa?”

“Non riesci più a creare, vero?”

“Come… come lo sai?” Sono giorni che non riesco ad inventare nuove ricette…

Lei si stringe nelle spalle e riprende a cantare.

A mettere in musica i miei sentimenti.

Ma come fa?

La lascio finire, poi lascio scivolare una banconota nel piattino davanti a lei.

Sto per andarmene, quando mi sento afferrare per una mano.

“Non li voglio i tuoi soldi, signor chef.”

Sei stata brava, te li meriti.”

Ma non li voglio.” Raccoglie la banconota e me la restituisce.

E cosa vuoi, allora?”

“Una nuova ricetta.”

Guardando quegli occhi di prato, mi viene un’idea un po’ folle che, però, forse vale la pena di ascoltare.

“Vieni con me!” Esclamo, prendendo il suo polso in una mano e la chitarra nell’altra. “Andiamo a creare!”

E dove?” Domanda lei, mentre il minicane ci rincorre.

“Al mio ristorante.”

E a che ti servo io?”

Rallento un po’, mi volto e le sorrido.

“Tu sei la mia ispirazione.”

E poi di nuovo via in mezzo alla folla, al traffico, a quella cortina di luci e rumori che è la Grande Mela, un nuovo inizio stretto tra le mani.

Ed Eva?

Eva è rimasta a Roma.

Eva è rimasta Eva.

Io inizio da capo.

 

These little town blues

Are melting away

I’ll make a brand new start of it

In old New York

 

 

“Wow, Alex, è buonissimo!”

Eccola lì, la mia prima cliente, col viso finalmente pulito, sprofondata in una camicia che è tre volte lei.

Che ci hai messo?”

“Segreto.” Rispondo, sfiorandole il naso con un dito e lanciando un pezzetto di pane al mezzo chihuahua Doorbell. “Si chiamerà Sylvie’s Soufflè.”

“Uh, un soufflè tutto mio!”

“Com’è che parli italiano così bene?” Chiedo, tornando ai fornelli: entro questa sera devo prepararne almeno una quarantina, di quei soufflè.

“Mia madre era toscana.”

“Era?”

“È morta anni fa, insieme a mio padre.” Pausa. “Vivevamo a Firenze, allora.” Continua, torturando i polsini della camicia.

“Mi dispiace…” Che cosa ipocrita da dire ad una persona che nemmeno conosco…

“È stato tanto tempo fa.” Si stringe nelle spalle.

E come mai sei a New York?”

“Ehi, cos’è, un’intervista?”

Diciamo che sono un tipo curioso.” E che farei di tutto per non lasciarti andare via.

Ok, Mr Alex… magari ti sembrerà melenso, ma io avevo un sogno: volevo diventare una musicista professionista. Avevo sedici anni e giusto i soldi indispensabili per il viaggio… oltre alla chitarra, naturalmente. Allora pensavo che New York fosse una città magica, cove tutto sarebbe stato facile. Invece sono cinque anni che suono per strada, guadagnando appena ciò che basta per la mensa dei poveri. Un ristorante come questo…beh, pensavo che non mi sarei mai nemmeno potuta avvicinare ad un posto così.

“A volte i sogni non bastano ad andare lontano, eh?”

Scuote energicamente il capo, facendo danzare i ricci chiari.

“Al contrario: sono convinta, ora più che mai, che chi riesce a fare ciò che vuole qui, poi lo potrà fare ovunque senza alcun problema. New York è una città grande, dà tante possibilità, ma è anche una città crudele: o hai talento nel tuo mestiere o sei fuori.

“Scusa, fare tutto in che senso?” Che strana questa ragazza.. più che dalla Toscana sembra venire da un mondo perfetto: non ho mai visto nessuno felice di vivere come vive lei.

“Tutto nel senso di tutto, no?” Ovviamente… “Lavoro, studio, fama… amore…”

“Amore? Ho i miei dubbi. A Boston mi è andata male, a Roma peggio…”

“Qui andrà bene.” Mi blocca lei.

Io scuoto la testa. Non ci riesco a crederle… Io il mondo non lo vedo come una fiaba.

E, soprattutto, non vedo il lieto fine.

E come faresti tu a saperlo?”

“Lo so.” Di nuovo, la sua espressione mi fa sentire un idiota.

E lei se ne accorge.

“Fidati di me: la strada ha molto da insegnare.

 

If I can make it there

I’ll make it anywhere

 

Sto a New York da più di due anni, oramai.

Il ristorante va alla grande e la previsione di Sylvie si è rivelata azzeccata, perché la mia vita va persino meglio degli affari.

E poi, oggi è un giorno speciale.

Alex, stiamo aspettando una famiglia di circa dodici persone con in testa un signore sulla sessantina dall’aria arrabbiata?”

Sorrido, togliendomi il grembiule al volo e corro fuori dalla cucina, senza dimenticare di dare a Sylvie un bacio veloce.

Alex!” Esclama Eva, abbracciandomi forte ancora prima che riesca ad uscire dal tutto dalla cucina. “Alex, quanto sono felice per te.! Giuro che non ci credevo, quando me lo hai detto!”

“Nemmeno io, Eva, nemmeno io.” Rispondo, ridendo e allontanandomi da lei il giusto per salutare il resto della tribù Cesaroni, con tanto di Walter e Carlotta in allegato.

“Eva ha ragione, è davvero fantastico.” Ripete Marco, stringendomi la mano. “Non me ne vuoi, spero, per quello che è successo, prima che partissi…”

“Ehi, accidenti, no! Se lei non fosse tornata con te io non avrei mai trovato Sylvie…Senza offesa, eh, Eva!”

Nessuna offesa, ma ora questa Sylvie la vogliamo conoscere!”

“Giusto!” Interviene Rudi. “E poi pure mangiare vogliamo.”

Scuoto la testa, dandogli un buffetto sulla spalla. Poi mi volto verso la cucina, dalla quale Doorbell esce scodinzolando, per la gioia di Alice e Mimmo, che si tuffano ad accarezzarlo.

Sylvie lo segue, elegante come non è stata mai, nemmeno alla nostra prima uscita ufficiale, il miniabito un po’ tirato sulla pancia, ormai impossibile da non notare, i boccoli raccolti e gli occhi abbassati.

È timida, la mia piccola chitarrista.

Ma subito si scioglie, rispondendo alle domande di tutti.

Di dove sei… Quanti anni hai.. Quanti mesi mancano… È maschio o femmina… Come lo chiamerete…..

E poi, come vi siete conosciuti, tu ed Alex?

“Beh…io inseguivo un sogno e lui ne aveva perso uno. Ci siamo incontrati e…”

La interrompo, prendendola per mano.

E abbiamo trovato una realtà.”

 

Come on

Come through

New York New York

 

 

 

   
 
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