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Autore: IDreamedADream    11/12/2013    2 recensioni
AU. Ispirata alla favola de "La Bella e la Bestia". Pairing: GuyxMarian. Warning: werewolf!Gisborne.
C'è poco da dire. Questa storia nasce da alcuni parallelismi che ho iniziato a fare fra la suddetta favola e la storia di Gisborne e del suo amore per Marian. Ho sempre creduto che, in fondo, Guy avesse solo bisogno di qualcuno che lo amasse, e forse questo sarebbe bastato a redimerlo...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La carrozza percorreva velocemente la stretta strada sterrata e costellata di pietre e buche che correva in mezzo alla Foresta di Sherwood. A ogni movimento, le ruote della vettura incorrevano in qualche sasso o fossa nel terreno, facendo sobbalzare l’intera cabina e coloro che sedevano al suo interno.
Lady Marian Knighton tentò di reggersi come meglio poteva e di mantenere la postura da signorina che la sua balia e la sua matrigna le avevano sempre raccomandato, ma uno sbalzo un po’ più violento della carrozza le fece fare un salto sul sedile. Di fronte a lei, la sua matrigna, Isabella Thornton si lasciò sfuggire uno sbuffo seccato e infastidito e, per una volta, Marian non se la sentiva di darle torto. Erano in viaggio sin da prima dell’alba, e tutti erano stanchi e nervosi. Erano gli ultimi giorni di agosto, e la non ancora estinta calura non faceva altro che complicare le cose: solo un paio d’ore prima avevano dovuto chiedere al cocchiere di fermarsi perché Djaq, la sua dama di compagnia – tecnicamente sarebbe stata una schiava, dato che il colore della sua pelle e i tratti del viso rendevano palese la sua appartenenza al popolo di Saladino ma, sin da quando erano bambine e suo padre l’aveva portata al maniero dei Knighton, Marian l’aveva sempre considerata un’amica, e nessuno in casa sua le aveva mai torto un capello –, aveva improvvisamente iniziato ad accusare nausea e conati di vomito, e ogni sosta volta a rifocillare i cavalli era per tutte le donne sedute all’interno della carrozza l’occasione unica e per chissà quanto tempo irripetibile per scendere e porre fine a quell’inferno sgranchendosi un poco le gambe. Perfino suo padre, in genere così calmo e tollerante a tutto, sembrava essere arrivato al limite della sopportazione. L’unica consolazione che avevano, pensò Marian, era che quel viaggio stesse per giungere al termine.
Isabella sbuffò ancora, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore con fare sofferente, abbandonandosi contro lo schienale di velluto del sedile.
- Quanto manca?- gemette, mentre tentava di sistemarsi alla bell’e meglio le pieghe dell’abito color prugna che indossava quel giorno. Aveva detto che voleva far bella figura, quando avesse fatto il suo ingresso in città e si fosse presentata al cospetto dello Sceriffo, ma Marian sapeva che suo padre non avrebbe incontrato Vaisey prima dell’indomani e che, comunque, non avrebbe avuto alcun motivo di portare con sé la figlia e la moglie. Non erano affari per delle donne. L’unico motivo per cui Isabella si era agghindata così era solo perché ancora non riusciva a guardare in faccia la realtà e ad accettare il fatto che Nottingham non fosse Londra.
- Non molto. Nottingham è solo a un paio di miglia da qui. Non dovrebbe volerci troppo tempo…- rispose Edward Knighton, con il suo consueto sorriso bonario ma che, la giovane aveva notato, da qualche settimana a quella parte era divenuto parecchio tirato.
- Spero che la servitù abbia tenuto qualcosa in caldo…- commentò Isabella, sventolandosi un variopinto ventaglio vicino al viso per farsi aria. Regalo da Parigi da parte del mio defunto marito, amava precisare.- E’ dall’ora di pranzo che non mangio qualcosa, e sto morendo di fame…Non mi dispiacerebbe un po’ di pollo arrosto con insalata…
- Temo che per questa sera ci dovremmo accontentare…- obiettò suo padre, e a Marian non sfuggì la smorfia contrita del suo volto.- Non credo che potremo decidere ciò che vorremmo per cena…
- Perché?- fece la donna, voltando il capo in direzione del marito, e gli occhi ebbero un luccichio.- Lo Sceriffo ci ha invitati a cena?
- Non proprio…- lord Knighton si fece, se possibile, ancora più imbarazzato.- Per un paio di mesi dovremo alloggiare in una locanda.
- Che cosa?!- sbottò la donna, facendo tanto d’occhi. Anche Marian ne fu sorpresa, ma cercò di non darlo a vedere, capendo al volo la situazione. La sua matrigna smise di agitare il ventaglio, drizzandosi a sedere. Il suo volto ancora giovane e affascinante divenne una maschera di cera.
- Come sarebbe a dire una locanda?- sibilò pericolosamente.- Ci avevi detto che il tuo nuovo incarico ci avrebbe garantito una residenza e dei servitori…
- E’ così, infatti - balbettò Edward.- Ma…mi sarà possibile acquistare una casa e permettermi dei domestici solo dopo aver ricevuto alcune mensilità…Per il momento, purtroppo dovremmo adattarci…
Isabella emise un ringhio acuto e frustrato, abbandonandosi nuovamente contro lo schienale e riprendendo ad agitare il ventaglio a una velocità inverosimile, dando in questo modo sfogo a tutta la sua rabbia.
- E certo, avrei dovuto immaginarlo…- ringhiò, al che Marian provò l’impulso di metterle le mani addosso.- Non ti è rimasta neppure una moneta bucata, è già tanto se puoi permetterti uno squallido albergo…
- Per il momento andrà bene, padre - provò a dire la ragazza, nel tentativo di porre fine a quella scenata.- Ho sentito dire che le locande di Nottingham sono molto confortevoli.
- E dove lo hai letto? In uno dei tuoi libri?- la beffeggiò Isabella, ma Marian non si degnò di raccogliere la provocazione. Scoccò un’occhiata a suo padre: Lord Knighton era vistosamente arrossito, e aveva voltato il capo in direzione del finestrino, guardando senza vederlo il paesaggio della Foresta di Sherwood illuminato dalla luce del sole calante.
Avrebbe potuto giurare che stesse per mettersi a piangere.
Marian strinse i denti, riducendo le labbra a due fessure, e abbassò il capo di scatto, ricacciando lo sguardo sul volume che teneva aperto fra le mani. Era Il romanzo di Alessandro: una delle poche cose che si erano salvate dall’assalto dei creditori, insieme ad alcuni abiti eleganti e una decina di gioielli di famiglia. Isabella avrebbe voluto vendere i monili per ricavarne qualche soldo, ma Marian aveva raccolto tutti quelli che poteva – non molti, mani rapaci si erano già impossessati della maggior parte, ma almeno quelli che erano appartenuti alla madre – e li aveva nascosti nelle federe dei cuscini fino al giorno della loro partenza, trovando la collaborazione e la complicità di Djaq.
La sua matrigna si era infuriata non poco, ma ormai quel che era fatto non poteva essere cancellato e, se non altro, la ragazza aveva potuto almeno avere la soddisfazione di avercela avuta vinta su Isabella, una volta tanto.
Tentò di riprendere la lettura nel tentativo di sbollire la sua rabbia, ma non funzionò come aveva sperato. I libri erano sempre stati in grado di distrarla anche dai pensieri più brutti, ma la villania della sua matrigna, unita all’ansia rappresentata dall’incognita di ciò che avrebbero trovato a Nottingham era troppo anche per delle pagine d’inchiostro, per quante meraviglie potessero contenere.
Marian ancora stentava a credere che tutto ciò stesse accadendo a lei e alla sua famiglia, eppure era proprio così. La sua vita era cambiata in un battito di ciglia, e non sarebbe stato facile ricostruirla.
Suo padre, lord Edward Knighton, era stato un vassallo proprietario di diversi terreni per anni, e suo padre e suo nonno prima di lui. Aveva vissuto con la figlia in una residenza appena fuori da Londra, circondato dall’agiatezza, da servitori, e non facendo mai mancare nulla a Marian.
Tutto questo, prima che il buon re Riccardo partisse per la crociata in Terrasanta e suo fratello, il principe Giovanni Senza Terra, prendesse il suo posto al trono d’Inghilterra. In un paio di anni, lord Knighton – da sempre tacitamente fedele al precedente sovrano – si era ritrovato, come molti altri, rovinato dalle tasse imposte dal re e dai suoi ministri. Avevano perso tutto: la loro casa, i loro averi…ogni cosa. E Marian non poteva negare che si fosse trattato di un colpo durissimo, per lei come per tutti loro. Tuttavia, si ripeteva continuamente di non abbattersi: sarebbe potuta finire peggio, con loro trucidati da qualche creditore, oppure ridotti a mendicare in strada, ma suo padre era comunque riuscito a trovare una soluzione. Sfruttando alcune conoscenze e un’amicizia di vecchia data con l’attuale Sceriffo di Nottingham, più le sue conoscenze dei codici legali – quasi al pari dei preti! – era riuscito a farsi assumere come secondo, una sorta di braccio destro di Vaisey – un’occasione veramente mandata dal cielo dato che, a quanto pareva, il suo predecessore era misteriosamente scomparso circa un anno addietro.
Meglio di niente, anche se era di gran lunga una posizione inferiore rispetto a quella che ricopriva precedentemente. Purtroppo, Isabella ancora non riusciva a vedere il lato positivo di tutto questo.
Isabella…Quasi involontariamente, Marian scoccò un’occhiata di sottecchi alla donna seduta di fronte a lei, fra suo padre e la sua dama di compagnia. Sospirò, pensando che, tanto Djaq era buona e cara, quanto Isabella rivestiva l’esatto contrario di una madre.
Per quanti sforzi avesse fatto, Anna non era mai riuscita a pensare alla vedova Isabella Thornton come la nuova Lady Knighton, tantomeno come madre o matrigna.
La precedente moglie di suo padre, ovvero sua madre, era morta quando Marian aveva undici anni. Si chiamava Kate, ed era scozzese. Non si era mai trovata a suo agio in Inghilterra, e si lamentava sempre di quel clima umido che, un inverno di dieci anni prima, l’aveva fatta ammalare di una polmonite che alla fine l’aveva uccisa.
Suo padre aveva tenuto il lutto per cinque anni, prima di risposarsi con la sua seconda moglie.
Lord Knighton aveva cinquant’anni, mentre Isabella Thornton solo trenta. Era una donna ancora piacente, educata, colta e sempre elegante, ma totalmente incapace di qualsiasi forma e manifestazione d’affetto, specialmente con la figliastra. All’inizio, Marian aveva sospettato che ciò fosse dovuto a causa di quel che aveva dovuto patire negli anni: Isabella Thornton era anch’ella vedova, e suo marito era stato un uomo crudele e violento, a cui era stata letteralmente venduta dal fratello maggiore quando aveva solo tredici anni. Di quest’ultimo, così come della sua vita in generale, la sua matrigna non parlava affatto.
I primi tempi, Marian l’aveva anche presa in simpatia per via del suo passato, ma quando il denaro di suo padre aveva iniziato a scarseggiare, il suo comportamento era cambiato bruscamente dal bianco al nero, rivelando così la vera natura del suo matrimonio con lord Knighton: quello stesso denaro che ora non c’era più, il prestigio di essere la moglie di un nobile.
Isabella non si era curata di far presente al marito quanto la disgustasse che egli si fosse ridotto a fare da galoppino allo Sceriffo di Nottingham, e questo Marian non era disposta a perdonarglielo. Per lei non era importante ciò che suo padre facesse per vivere o come dovessero tirare avanti lei e la sua famiglia – si era anche offerta di cercare lavoro come servetta in qualche maniero, e lo avrebbe fatto, se Edward non glielo avesse impedito praticamente con la forza! –, bastava che la loro dignità e la loro salute rimanessero integre.
E, a questo proposito, ciò che la spaventava maggiormente in quel momento, oltre al futuro incerto, era ciò che avrebbe dovuto affrontare suo padre: aveva sentito dire, infatti, che Nottingham era un posto tutt’altro che tranquillo. Una banda di fuorilegge si era stabilita da qualche parte nella Foresta di Sherwood e derubava la brava gente con le sue scorribande.
Per non parlare poi, di alcuni strani avvenimenti che avvenivano in quella stessa foresta, di notte, specialmente durante i pleniluni…
Marian sobbalzò, riscuotendosi dalle sue riflessioni quando Djaq si sporse in avanti e le toccò lievemente una mano.
- Va tutto bene, milady?- domandò la giovane araba, con un sorriso sul volto dai tratti spigolosi.- Sembrate pensosa…
La ragazza ricambiò il sorriso, chiudendo il libro sulle ginocchia.
- Sì, certo. Grazie, Djaq, io…
Non terminò la frase, venendo interrotta da un brusco e violento rumore proveniente da sopra la sua testa. I passeggeri della carrozza sollevarono lo sguardo all’unisono, sentendo qualcosa che colpiva il tetto della vettura. Un attimo dopo, questa si fermò.
- Ma…ma che succede?- fece Djaq, stralunata.
- Cocchiere!- provò a chiamare Edward.- Cocchiere, che cos’è accaduto?
Non ottenne risposta. L’uomo provò ad affacciarsi al finestrino, ma non vide nulla. Infine, corrucciandosi, si fece strada fra la moglie e l’araba, superandole e aprendo la porta della carrozza. Scese dalla vettura con un balzo, ben deciso a far luce su quella faccenda.
Ciò che vide lo lasciò a bocca aperta dalla sorpresa e dallo spavento.
- Ma che…
Non fece in tempo ad aggiungere altro che un gruppetto di uomini gli fu addosso. Erano vestiti con abiti mimetici, in modo da potersi confondere con gli alberi della foresta. In un attimo, lord Knighton si trovò esattamente nella stessa situazione del cocchiere: legato come un salame e imbavagliato.
Marian riuscì a malapena ad accorgersi di ciò che era accaduto che, un secondo dopo, un altro paio di uomini aveva fatto irruzione nella carrozza. Djaq lanciò un gridolino, mentre i due banditi prendevano le tre donne sotto le ascelle e le trascinavano a forza fuori dalla vettura. Isabella tentò di divincolarsi, senza successo. Marian iniziò a dimenarsi nel tentativo di liberarsi.
- Toglietemi le mani di dosso!- strillò, ma quelli obbedirono solo per lasciarla cadere pesantemente a terra, fra la polvere e il fango.
- Accontentata!- rise uno di loro, presumibilmente il capo del gruppo, scatenando l’ilarità di tutti gli altri. Marian ringhiò di rabbia e frustrazione, scattando in piedi e cercando di gettarsi contro di lui, ma altri due la bloccarono. In men che non si dica, lei, Isabella e Djaq si ritrovarono con i polsi legati dietro la schiena, tutt’e tre allineante con il dorso contro la carrozza.
- Perdonate se interrompiamo il vostro viaggio, signore…- proseguì il presunto capo – un giovane uomo sulla trentina, con la barba bionda e un volto fresco e abbastanza piacente –. - Ci vorrà solo un minuto…
Il gruppetto si avventò su di loro, iniziando a frugare dappertutto, sia nelle tasche dei loro abiti sia all’interno della carrozza. Marian vide con orrore uno di loro sottrarre una borsa di monete a suo padre, e un altro uscire dalla vettura sbandierando con esultanza altri due sacchetti stracolmi. Isabella emise un gemito di protesta quando il medaglione che portava al collo le venne strappato malamente.
- Non abbiatene a male, milady!- le disse il capo del gruppo.- Il cielo ve ne renderà onore: ciò che vi è stato portato via sarà distribuito equamente alla povera gente…
- Maledetti ladri!- sputò fuori Djaq. Tutti le risposero con delle risatine.
Infine, uno di loro si decise a porre fine a tutto quanto.
- Robin!- chiamò, rivolto al capo. - Robin, è meglio sbrigarci…- disse, accennando con il capo al cielo ormai quasi scuro.- E’ quasi buio…stanotte c’è la luna piena…
- Hai ragione, Munch…- convenne Robin, richiamando a sé i suoi uomini. Squadrò a uno a uno Edward, Isabella, Marian, Djaq e il cocchiere, sogghignando.- Vi ringraziamo calorosamente per il vostro gentile contributo alla nostra causa, signori. Vi auguro un buon proseguimento del vostro viaggio e…portate i miei più sinceri saluti allo Sceriffo!- concluse, ridendo.
Veloci come erano arrivati, lui e la sua banda sparirono nel nulla.
Marian ci impiegò qualche minuto per riprendersi: quando ciò avvenne, si rese conto di avere ancora i polsi legati. Fece un cenno a Djaq, la quale accostò il proprio dorso a quello della giovane: con le dita, la dama di compagnia sciolse il lacci delle corde che intrappolavano le mani di Marian e, quando questa fu libera, fece lo stesso con l’araba, per poi precipitarsi da suo padre e dal cocchiere.
- Presto!- disse a quest’ultimo.- Correte a Nottingham. Chiedete aiuto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice: Sì, dunque…ho apportato diverse modifiche ma, diciamo così, esigenze di scena ;). Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutti coloro che hanno recensito :).
Ciao!
IDreamedADream
  
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