Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Yu_Kanda    12/12/2013    1 recensioni
Lavi ha un dono: ciò che sogna si avvera. Solo che i sogni che fa sono molto particolari. Con il suo tutore, viaggia inseguendo la verità dietro quei sogni; finché non ne fa uno diverso dal solito che lo coinvolge personalmente, facendogli mentire al tutore ed infrangere tutte le regole che questi gli aveva imposto.
"Nessun sogno è mai solamente un sogno. Non i tuoi." gli aveva detto l'uomo tendendogli la mano. "Seguimi, ti insegnerò a dominarli."
[AU, YAOI, LaviYuu. Lievissimo accenno di Poker-pair]
[Fanfiction Classificata 1° al Contest "Tropes & Clichés" indetto da Sysia-chan sul Forum di EFP]
[Fanfiction Classificata 2° e Vincitrice del premio "Stile" al Contest "Era un Sogno" indetto da Fabi_Fabi sul Forum di EFP]
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Frammenti di Visioni



Capitolo 5 : Intrappolato tra sogno e realtÀ

 

Dopo essere riuscito a ottenere che il suo terribile paziente si riaddormentasse, Kanda decise di mettersi a studiare. Per lo meno così il tempo sarebbe trascorso in maniera proficua, dal momento che non era potuto andare a scuola quel giorno e presumibilmente non avrebbe potuto per almeno altri due.

Era appena riuscito a concentrarsi sul libro di testo che suonarono alla porta. Chi poteva mai essere, visto che il patrigno era via? Corse al citofono prima che il seccatore, chiunque fosse, premesse nuovamente il campanello rischiando di svegliare Lavi.

- Chi è? - chiese in tono seccato, sperando ardentemente di potersi liberare del problema con effetto immediato e in modo indolore.

- Lenalee. Stai bene? Non sei venuto a scuola e ci siamo preoccupati. - la voce della ragazza appariva assai sollevata di sentirlo rispondere nel suo solito modo. Tuttavia, quel plurale che aveva usato non prometteva nulla di buono.

- Scendo subito. - tagliò corto Kanda, pregando che Lenalee non avesse portato con sé moyashi, che non si trattenesse a lungo e che gli ponesse poche domande.

Okay, forse stava chiedendo la luna. Sospirò, forzando sul viso un'espressione fredda e rassegnandosi ad aprire la porta.

Come temeva, Lenalee non era sola. Contrariato, fece entrare i due ospiti, invitandoli in soggiorno e facendoli sedere. Da ciò che disse immediatamente dopo la ragazza, fu subito chiaro che entrambi i giovani pensavano la stessa cosa e cioè che fosse accaduto qualcosa a Lavi, connesso con il loro ambiguo professore di Scienze. La palla al piede albina però non disse neanche una parola per appoggiare Lenalee, il che era alquanto strano.

- Sono felice che tu stia bene, Kanda-kun. - esordì lei sorridendo. - Da come te ne sei andato ieri mi avevi fatto preoccupare. - tirò un profondo respiro, quasi soppesasse quel che stava per dire. - Ecco, anche Lavi ieri era molto strano, e... non è venuto a scuola nemmeno lui oggi. Nessuno ha saputo dirci perché e al dormitorio non c'è, così... Bè, ci chiedevamo se ti avesse detto qualcosa.

Verità o menzogna? Kanda mantenne la sua maschera indifferente, pensando freneticamente a cosa rispondere. Decise infine che si sarebbe tenuto nel mezzo.

- Lavi è qui con me, ora dorme. - rivelò con riluttanza. Quando vide la faccia strabiliata che fece moyashi si pentì all'istante di averlo detto, ma ormai era tardi. Lenalee invece sorrideva. - Mi sono accorto di aver dimenticato una cosa, ieri, e sono tornato a scuola. Il professor Wenham lo aveva trovato svenuto nei bagni, pareva avere la febbre e non c'era nessuno in infermeria. Così mi sono offerto di ospitarlo qui da me.

Lenalee si portò una mano al petto, sospirando di sollievo. Anche Kanda avrebbe voluto sospirare di sollievo, ma si impose di restare impassibile. L'adattamento degli eventi appena fornito per giustificare la presenza di Lavi in casa sua pareva aver avuto successo. Ora doveva solo sperare che non chiedessero di vederlo o parlargli, visto che dormiva.

- Meno male, avevo temuto che fosse sparito per colpa del professor Mikk. Quell'uomo mi dà i brividi e le voci che girano su di lui sono terribili. - affermò la ragazza in tono serio.

Allen si sforzò di far finta di niente, il suo disagio però era evidente, come quando ne avevano discusso nel bar vicino la scuola giorni prima. Kanda tuttavia non vi fece caso, impegnato com'era a captare ogni segnale che Lavi potesse essersi svegliato. Cosa che per fortuna non avvenne e una mezz'ora più tardi i due giovani si accingevano ad andarsene.

- Pensiamo di poter tornare a scuola fra un paio di giorni. - promise Kanda, sia per sé che per il suo ospite. - Dite che sono malato anche io, così non mi seccheranno.

- Nessun problema, riferirò il messaggio. Ripassiamo domani a vedere come sta Lavi, se non ti disturba. - propose Lenalee, sfoggiando uno dei suoi sorrisi innocenti cui nessuno sapeva dire di no.

Kanda non poté evitare di fare il paragone con Lavi. Quei due erano gli unici al mondo in grado di costringerlo a fare qualcosa che non voleva.

- D'accordo. - concesse, cercando di non aggrottare la fronte e mostrare in tal modo quanto la cosa lo contrariasse, invece. - Grazie per gli appunti di oggi, Lenalee.

La ragazza lo salutò con il solito entusiasmo, imitata da Allen. Kanda si soffermò un momento a sbirciare dalle tapparelle i due che si allontanavano, poi si appoggiò pesantemente alla parete, gli occhi socchiusi, pensieroso. Non gli piaceva essere controllato...

Quando tornò in camera, Lavi era sveglio e fissava il soffitto. Sembrava stare molto meglio, così Kanda non gli chiese nulla, limitandosi a sedere accanto a lui. In realtà, non sapeva proprio di cosa parlare dopo ciò che era successo la notte precedente. Si sentì afferrare una mano e subito si voltò, incontrando lo sguardo per una volta serio di Lavi.

- Yuu, come dobbiamo comportarci ora? Voglio dire, cosa siamo... adesso? - chiese il giovane a bassa voce, quasi fosse timoroso che, ponendo quella domanda, il mondo potesse frantumarglisi tra le dita.

- Io... non lo so. - ammise Kanda, distogliendo gli occhi imbarazzato, ringraziando le luci soffuse che impedivano all'altro di veder comparire sulle sue guance un lievissimo accenno di colore.

- Se... non mi vuoi, io... ti capisco. - mormorò Lavi, facendo per ritrarre la mano; “Yuu si è già pentito?” pensava.

Kanda però non lo lasciò andare, anzi le sue dita si contrassero serrando di più la stretta. Tornò di scatto a guardarlo, sul volto un misto di emozioni nessuna delle quali riusciva a prendere il sopravvento. Consapevole di non essere mai stato bravo a esprimere ciò che sentiva, il giovane decise di far parlare le azioni in sua vece e si chinò ad abbracciare Lavi, nascondendo il viso nell'incavo del collo di lui.

- Sei un idiota... - gli sussurrò all'orecchio, la voce leggermente tremante per l'emozione. Lavi lo strinse a sua volta, facendogli scivolare la mano libera attorno alla vita, così incredibilmente felice che Yuu non l'avesse respinto. Restarono immobili in quella posizione per un tempo che parve infinito a entrambi, quindi fu Kanda a rompere per primo il silenzio. - Dovremo tenerlo segreto, lo sai, vero? - mise subito in chiaro, di modo che l'altro fosse conscio di ciò che li aspettava. - La nostra è una scuola Cattolica, se ci scoprono saremo espulsi senza tanti complimenti.

In realtà non gli importava un accidenti di essere espulso, ma per il momento doveva restare in quella scuola, volente o nolente. Aveva promesso di non fare colpi di testa, accidenti!

- Lo so. Nessun problema per me, Yuu. - rispose Lavi; non c'era esitazione nella sua voce. Kanda sollevò la testa per guardarlo e capire dall'espressione che aveva se fosse davvero deciso, trovando quel sorriso impossibile ad accoglierlo.

La mano del giovane gli sfiorò la guancia, scansandogli una lunga ciocca di capelli dal viso, incurante del fatto che lui lo stesse fissando con un'aria così grave. Il sorriso si allargò, e Kanda dovette voltarsi di lato per evitare di mostrarsi vulnerabile, lasciando intravedere di nuovo un accenno di rossore.

- Che. - gli sfuggì suo malgrado; Lavi rise sommessamente a quell'esclamazione di disagio e lui scosse la testa, rassegnato. - Hai fame? Te la senti di scendere in cucina con me per cenare? - chiese, per sottrarsi alla posizione imbarazzante in cui era bloccato.

- Certo. - rispose il giovane, liberandolo e aspettando che si alzasse, per sollevare poi entrambe le braccia verso di lui nel chiedere di essere aiutato a fare altrettanto.

Kanda sbuffò di nuovo, ma lo sostenne senza commentare.

 

 

Yuu era molto bravo a cucinare, doveva dargliene atto. Il profumo che veniva dai fornelli era davvero delizioso, Lavi non vedeva l'ora di sapere di cosa si trattasse. Nel frattempo, aveva preso la sua decisione: dire a Yuu la verità sui sogni.

Mangiò con appetito facendo al cuoco una valanga di complimenti e godendo nel vederlo imbarazzato. Non era un lato di Yuu che appariva spesso, difficilmente lui mostrava le sue vere emozioni e Lavi si sentiva speciale nello scoprirsi l'unico essere vivente che poteva bearsi di quella visione.

Appena ebbero finito, aiutò a lavare i piatti sebbene il padrone di casa non volesse saperne, quindi, una volta seduti davanti alla televisione, prese il coraggio a quattro mani e iniziò a spiegare cosa l'avesse spinto al gesto estremo compiuto due sere prima.

- Yuu... - esordì, evitando di guardarlo negli occhi. - Io... non sono quello che credi.

Kanda si voltò verso di lui, a metà del gesto di puntare il telecomando per scegliere un canale, il volto d'improvviso teso e l'espressione contrariata. Anche se non poteva coglierne che il profilo con la coda dell'occhio, sapeva che lo stava fissando, in attesa. Gli rivelò di averne sognato la morte e che sarebbe accaduto per colpa sua; di aver cercato per settimane di scoprire cosa l'avrebbe provocata, ma inutilmente. Confessò con il cuore in mano che, sentendo avvicinarsi il momento fatidico, in preda alla disperazione, aveva deciso di togliersi la vita prima di poter diventare ciò che l'avrebbe ucciso.

Kanda lo costrinse a voltarsi verso di lui, l'aria tetra. Lavi poteva quasi leggergli nel pensiero che credeva fosse completamente pazzo; in realtà, aveva messo in conto una reazione del genere. Tuttavia, sentiva che doveva provare a convincerlo, così da capire insieme come impedire la morte dell'uno o dell'altro.

- Mi stai dicendo che hai tentato di suicidarti per salvarmi la vita? - tuonò Kanda, incredulo di fronte a tanta stupidità. - Lavi, ma ti rendi conto? È soltanto uno stupido sogno! Un sogno, capito?

Era lui, maledizione, era di lui che si trattava! Ora Kanda era certo che fosse coinvolto con il professor Mikk più che mai.

- I miei sogni si avverano sempre, Yuu. Sempre. - gli ripeté il giovane, rivolgendogli uno sguardo supplice. - Ti prego, dimmi se ti è successo qualcosa di strano, qualunque indizio può esserci utile per capire quando accadrà.

Kanda roteò gli occhi, davvero spazientito. Per quanto tenesse a lui, quelle assurde farneticazioni intorno a una sua presunta morte lo indispettivano al punto che avrebbe voluto prenderlo a pugni.

- Non accadrà proprio un bel niente! - gridò, pentendosene subito dopo nel vedere l'espressione ferita che assunse; si portò una mano a coprirsi la faccia, quindi gli sedette accanto. Non riusciva proprio ad avercela con lui. Lo attirò a sé, arruffandogli con la mano i capelli più di quanto già non fossero per conto loro. - Mi dispiace, so che sei preoccupato. Sarò prudente, va bene? Ora smettila e prendi la medicina. - concluse, porgendogli un bicchiere d'acqua.

Doveva stare al gioco, magari in quel modo avrebbe scoperto altri dettagli utili per capire cosa realmente bollisse in pentola.

Kanda avvicinò il bicchiere ancora di più; Lavi sorrise e ubbidì. Almeno gli aveva strappato la promessa che sarebbe stato in guardia. E lui non l'avrebbe perso di vista nemmeno un secondo.

 

 

Come promesso, il pomeriggio successivo Lenalee tornò a trovare Kanda, al solito accompagnata dal ragazzetto albino che il giovane tanto detestava. Questa volta non poté mentire, dovette permettere loro di parlare con Lavi, anche se temeva potessero scoprire ciò che aveva fatto. In realtà, le preoccupazioni di Kanda non erano rivolte al fatto in sé, ma piuttosto a ciò che esso aveva rappresentato per lui, alle motivazioni che si celavano dietro la decisione di ospitare Lavi in casa propria e di prendersene cura. Un comportamento assolutamente estraneo al suo carattere e al suo modo di rapportarsi con la gente, un'ammissione plateale di considerare la stupida testa rossa non soltanto un amico, ma anche una persona molto importante per lui; qualcuno cui teneva veramente.

Tuttavia, il vero pericolo non era moyashi, quanto piuttosto Lenalee. La ragazza era sempre stata molto intelligente, ottima osservatrice e, soprattutto, assai perspicace. Kanda non aveva alcun dubbio che se Lenalee avesse visto le bende attorno ai polsi di Lavi ci avrebbe messo meno di dieci secondi a capire cosa significava.

Per cui si era premurato d'istruire il suo problematico aspirante suicida su ciò che poteva e non poteva fare, dire e non dire. Fingere di stare ancora male e rimanere bene sotto le coperte era la soluzione migliore, vedendolo bisognoso di riposare magari si sarebbero trattenuti meno.

- Come sta oggi Lavi? - chiese subito Lenalee, ancor prima di varcare la soglia di casa. - Io e Allen abbiamo portato qualcosa per lui. - la ragazza tirò fuori una busta di carta con un bel fiocco rosso, dalla quale emanava un forte profumo di cibo.

Kanda storse il naso all'odore terribilmente dolce che lo investì, augurandosi che Lavi non si azzardasse a mangiare quella roba (qualunque cosa essa fosse) con lui presente. I dolci lo nauseavano, il mero pensiero di poterne ingerire anche solo una briciola baciando il giovane lo faceva rabbrividire.

- La febbre è scesa del tutto, ma è a letto; si sente ancora debole. - rispose; poi fece cenno agli ospiti di seguirlo, cercando di contenere il proprio nervosismo. - Andiamo, vi aspettava.

Lavi li salutò, mostrandosi molto contento che fossero andati a trovarlo, ma senza muoversi da sotto le coperte. Allen e Lenalee sedettero sulle sedie offerte loro da Kanda; quest'ultimo si sistemò sul bordo del letto, facendo del suo meglio per apparire assolutamente non interessato alla conversazione e soprattutto annoiato e irritato da essa.

Lavi d'altra parte recitò alla perfezione il ruolo dell'ammalato convalescente, parlando lentamente e fingendosi tuttora troppo debole per potersi alzare. Perlomeno i buoni propositi ressero finché Lenalee non prese il regalo che aveva precedentemente appoggiato sul comodino e l'aprì, liberando l'odore di quei dolci in tutta la sua stuzzicante tentazione.

Lavi non riuscì a resistere quando la ragazza l'invitò ad assaggiarne uno e si tirò a sedere, sotto lo sguardo contrariato (e per chi sapeva cosa cercare, preoccupato) di Kanda, stendendo la mano ad afferrare il grazioso contenitore sul quale la torta gli veniva porta. Avvicinandola alla bocca per darle un bel morso però, la manica del pigiama gli si tirò indietro sul braccio, mostrando chiaramente la fasciatura che invece avrebbe dovuto coprire. Kanda subito si tese come una corda di violino. Allen, tuttavia, parve non rendersi conto di nulla, continuando allegramente a conversare con Lavi, il quale, neanche a dirlo, si faceva ben pochi problemi nel parlare a bocca piena.

La medesima distrazione non si poteva invece imputare a Lenalee, la quale, pur controllandosi, spalancò gli occhi per un lungo istante, cosa che Kanda era certo significasse che aveva capito. Quando poi lei si voltò a guardarlo, con quell'espressione in faccia che diceva 'che diavolo significa questo?', ne fu completamente certo. Sperava di riuscire a tenerla all'oscuro di tutto, ma a quanto pareva avrebbe dovuto far buon viso a cattiva sorte e confessare...

Lenalee si alzò, fingendo di frugare nella sua graziosa borsetta ed estraendone una penna USB, quindi si rivolse a Lavi, sorridendo.

- Continuate pure a chiacchierare, voi due, io passo a Kanda gli appunti di scuola di oggi, così potrete studiarli entrambi appena starai meglio. - annunciò, avvicinandosi al loro ospite, in attesa che si alzasse dal letto per seguirla dabbasso nella stanza in cui era solito studiare e nella quale, per forza di cose, era anche il suo computer.

Il giovane scambiò un'occhiata eloquente con Lavi e precedette Lenalee, riluttante, ben sapendo il motivo per cui la ragazza voleva restare da sola con lui. Nell'istante stesso che furono fuori portata d'orecchio, infatti, lei lo affrontò sull'argomento, mostrandosi alquanto arrabbiata che avessero cercato di nasconderglielo.

- Kanda-kun, che significano quelle bende? - esordì, senza nemmeno aspettare di aver raggiunto il salotto. - Lavi non sta affatto male, vero? Si è tagliato i polsi, è così? - continuò in preda all'emozione, quasi sul punto di scoppiare in lacrime. - Perché non volevi dirmelo! - esclamò, seppure tenendo basso il volume della voce per evitare che fossero sentiti al piano superiore.

- È una cosa personale, Lenalee. E molto delicata. - Kanda la fissò, scuro in volto, allargando poi le braccia in un gesto impotente. - Lavi ha fatto una sciocchezza e non vuole che si sappia.

Lenalee sostenne quello sguardo, cercando di leggere dietro le parole dell'amico. Il suo comportamento insolito nascondeva qualcosa, non era tipo da preoccuparsi tanto per qualcuno, anche se lui e Lavi erano diventati inseparabili da un po' di tempo, cosa che le aveva fatto molto piacere. Era ora che Kanda si facesse un vero amico, sebbene non sarebbero rimasti in quella città troppo a lungo, eppure... eppure, c'era dell'altro dietro, ne era sicura.

Il modo in cui lui la guardava, così a disagio a parlare di Lavi, e poi la sensazione che cercasse di sviare l'attenzione da qualcosa.

- Io e Allen siamo suoi amici quanto lo sei tu, avremmo potuto aiutarvi. - disse allora, preparandosi a valutare la reazione di Kanda. Il giovane distolse lo sguardo, imbarazzato. "Da cosa?" si domandava Lenalee; poi d'un tratto capì. - Sei coinvolto in questa storia? - chiese esterrefatta.

- Io... - rispose Kanda incrociando le braccia al petto, sulla difensiva. - In parte è colpa mia. - confessò.

- Come può essere colpa tua? - volle sapere la ragazza, confusa da una simile dichiarazione. Quando il giovane invece di rispondere abbassò gli occhi sul pavimento, quella che doveva essere la verità le balenò in mente quasi fosse l'immagine di una visione. - L'ha fatto per te? - mormorò, più con il tono di un'affermazione che di una vera domanda, e vide l'amico annuire controvoglia.

- Io... Noi... - Kanda cercò le parole per spiegare, ma non sapeva come fare a dirle che Lavi credeva che lui sarebbe stato ucciso a causa sua. Lenalee però interpretò la cosa in tutt'altro modo, che pur essendo ugualmente vero, non era ciò che Kanda intendeva.

- Ti ha detto di essere innamorato di te? - gli chiese a bruciapelo; lui non poté che limitarsi a fissarla, esterrefatto e senza parole. - L'ha fatto perché pensava di non essere ricambiato? - aggiunse subito dopo, vedendo che taceva.

Cosa poteva risponderle adesso? Con quell'affermazione implicava di dare per scontato che lui contraccambiasse l'amore di Lavi. Cosa era peggio? Che lei sapesse dei loro sentimenti o della storia dei sogni premonitori annuncianti la sua morte, che Lavi faceva?

- Lenalee... - mormorò e s'interruppe, incapace sia di continuare il discorso che di scegliere una delle due opzioni.

La ragazza però, ancora una volta, lo sorprese. Si avvicinò con il sorriso sulle labbra e quell'espressione comprensiva che gli dava un indescrivibile fastidio, perché era come se gli dicesse che capiva sempre tutto di lui, e... l'abbracciò.

- Shh. Sono fiera di te. - sussurrò contro il suo petto, lasciandolo sconcertato. Fiera di lui? Che accidenti intendeva dire con questo? La risposta arrivò senza che Kanda dovesse chiedere. - Ora so che gli vuoi bene e non ti farò altre domande. - Lenalee sollevò il viso a guardarlo, sembrava sinceramente felice per lui. Il giovane sospirò e cercò di scostarla da sé con gentilezza. Lei lo accontentò, ridendo sommessamente dell'imbarazzo che mostrava. Quindi gli fece una delle sue richieste da buona samaritana. - Solo... lascia che ti aiuti, capito? Gli amici servono a questo. - disse piano. - Farò in modo che mio fratello non si accorga di nulla, stai tranquillo, così neanche il tuo patrigno lo saprà.

- È... tutto risolto, Lenalee. Davvero. - affermò, ostentando un'aria sicura; doveva convincerla a non interferire, o li avrebbe fatti scoprire e messi in un mare di guai. Era questa l'unica cosa che passava per la mente di Kanda in quel momento e che faceva slittare in secondo piano persino l'imbarazzo che lei fosse al corrente di quasi tutto quanto. - La cosa importante è che nessuno venga a sapere ciò che ha fatto. - le si raccomandò con aria grave. - Altrimenti gli porranno un sacco di domande; e se scoprissero anche di noi, addio scuola.

Lenalee si coprì la bocca con la mano, cercando di soffocare un'altra risatina. Kanda era sempre così preoccupato di non esporsi, certo doveva essere stato particolarmente duro per qualcuno pudico come lui ammettere con sé stesso di voler bene al suo migliore amico. In particolare perché si trattava di un altro ragazzo e la società, a dispetto dei proclami d'integrazione e tolleranza, continuava sotto sotto a non accettare quel tipo di relazione.

Ciò nonostante, era davvero felice che l'amicizia che aveva tanto caldeggiato fosse cresciuta talmente da mutarsi pian piano in amore; ed era profondamente soddisfatta di sé, quasi fosse stato tutto opera sua.

- D'accordo. Promesso. Nessuno. - assicurò raggiante, e gli porse la mano per siglare l'accordo. - Tu però vedi di non farlo soffrire.

Un angolo della bocca di Kanda si piegò in una smorfia consapevole; non poteva vincere con lei. Strinse quella mano, provando uno strano senso di sollievo nel sapere che aveva un alleato. Stava per proporre di tornare da Lavi, quando suonarono alla porta. Si voltò in direzione dell'ingresso, assumendo un'aria corrucciata per nascondere la propria apprensione. Chi altro poteva cercarlo adesso? Riluttante, aprì.

- Ehi, Kanda. Tutto bene? - disse l'uomo che aveva appena citofonato. - Mi fai entrare?

- Oh, professor Wenham! Che sorpresa! - esclamò Lenalee, affacciandosi nel vano della porta, cogliendo il nuovo arrivato alla sprovvista.

Reever si mostrò molto meravigliato di trovarla lì. Scambiò un'occhiata con Kanda, il quale gli fece cenno di diniego con la testa, avvisandolo così che la ragazza non conosceva la situazione e di non dire niente di compromettente.

- Salve, Lenalee. Anche tu qui per vedere come sta Lavi? - domandò l'uomo, più per giustificare la propria presenza lì che per reale necessità di saperlo. - Kanda mi ha chiesto di passare a dargli uno sguardo, per cui, eccomi qui.

- Oh, se è così, io e Allen faremo meglio ad andare e lasciarvi soli. - replicò Lenalee, voltandosi verso il loro ospite e ottenendo un cenno affermativo. - Vengo su con voi a recuperarlo, allora.

Una volta entrato, il professor Wenham fu condotto subito da Lavi e, mentre il padrone di casa accompagnava i due amici in visita all'ingresso, approfittò per controllare i polsi del giovane. Le ferite si stavano rimarginando bene, le mani avevano mobilità e sembrava confermata l'assenza di lesioni ai tendini, quindi il dottore rimosse i punti e rifece le fasciature. Sarebbero rimaste delle cicatrici, ma con qualche applicazione di laser-terapia potevano essere di molto attenuate. Tutto si stava risolvendo per il meglio.

Quando Kanda si riaffacciò nella stanza, lo informò brevemente degli esiti della visita e poi si accomiatò, scambiando i soliti saluti cordiali.

- Ancora un paio di giorni, non di più. - rispose alla richiesta di prognosi di Lavi. - Vi aspetto a scuola ragazzi. Ora è meglio che vada.

Kanda scortò anche il secondo visitatore alla porta, prendendo nota delle ultime raccomandazioni che il buon dottore gli fece, rinnovando poi i saluti con un sorriso.

- Grazie, Reever. - Kanda gli strinse la mano con gratitudine e l'uomo gli assestò una pacca amichevole sulla spalla.

- Di nulla. - disse semplicemente. - Era il minimo che potessi fare.

 

 

Dopo che il professor Wenham se ne fu andato, Kanda tornò immediatamente da Lavi per sapere cosa gli avesse detto moyashi, in modo da capire se nutrisse dei sospetti. Con sommo disappunto lo trovò intento a gustarsi l'ultimo dei dolci che gli aveva portato Lenalee. Roteò gli occhi irritato, sedendosi di nuovo sul bordo del letto ed emettendo contemporaneamente uno dei suoi sbuffi seccati.

- Tch.

Lo sguardo di Lavi incontrò il suo; il giovane si leccò tutte le dita con impegno, poi l'afferrò di sorpresa, unendo le loro labbra con decisione ma dolcemente.

Kanda maledisse mentalmente la sua sfortuna (e i regali di Lenalee). Era certo che sarebbe accaduto, dal primo momento in cui s'era reso conto che il maledetto sacchetto conteneva un dannato dolce. Sapeva che avrebbe finto con lo scoprire cosa fosse per contatto diretto, perché Lavi era dispettoso proprio in quel modo e si approfittava del fatto che lui non riusciva a dirgli di no. Dischiuse le labbra, lasciando che le loro lingue si incontrassero, abbandonandosi al bacio con un misto di desiderio e rassegnazione.

Cioccolata bianca. Il fottuto ripieno del fottuto dolce era cioccolata bianca, la cosa più dolce dell'universo. Ovviamente Lenalee avrebbe scelto quella. Maledizione.

 

 

Due giorni dopo, quando tornarono a scuola, l'atteggiamento esageratamente apprensivo che dimostrava nei confronti di Kanda fruttò al povero Lavi una bella sfuriata da parte di quest'ultimo. In privato, ovviamente, o meglio, in un posto così pubblico che la confusione circostante avrebbe coperto le loro voci: la mensa.

Così, dopo il pranzo, il giovane fu sorpreso da Lenalee mentre sedeva tutto solo nell'aula di Chimica, silenzioso e triste. La ragazza si accomodò sulla sedia davanti al suo banco, posando una mano su quelle di lui.

- Avete litigato? - chiese in tono comprensivo, e Lavi sospirò piano. - Ho visto Kanda che prendeva a pugni il muro lasciando la mensa.

- No. - il giovane scosse la testa, ma il suo tono suggeriva tutt'altra risposta. - Non esattamente. È che Yuu non mi crede. - sospirò ancora, incerto se fosse o meno una buona idea mettere al corrente anche Lenalee del loro problema. Però, aveva così bisogno di sfogarsi! - Io ho sognato la sua morte e lui dice che sono solo suggestionato! - esclamò, stringendo la mano di lei. - I miei sogni si avverano sempre, Lenalee. La polizia non ha mai avuto problemi a credermi, Yuu invece mi tratta da visionario!

L'espressione della ragazza passò da preoccupata a sorpresa, quindi divenne solidale. Conoscendo i sentimenti di Lavi, non trovava difficoltà a capire che lui potesse essere turbato da un sogno come quello. Specialmente considerando ciò che una simile dichiarazione implicava.

Ecco perché Kanda era stato così evasivo! Nessuna meraviglia che non volesse mettere a parte della faccenda né il fratello, né tantomeno il proprio tutore...

- Ti va di raccontarmi bene tutto, Lavi? - esortò il giovane, offrendogli un sorriso di conforto.

Lavi le diede la stessa versione dei fatti che aveva rivelato a Kanda, e Lenalee apparve altrettanto perplessa, oltre che sconvolta dall'apprendere del tentativo di suicidio. Tuttavia, promise di aiutarlo senza esitazione.

- È tutto. - disse lui, a racconto concluso.

Lenalee gli dette un pizzicotto affettuoso sulla guancia e poi l'ammonì agitando un ditino aggraziato davanti al suo naso.

- D'accordo, parlerò con Kanda. - promise. - Tu non fare altre sciocchezze però, intesi?

Lavi annuì e la ragazza gli strinse ancora la mano. Dopo di che si alzò, salutandolo nell'uscire dalla classe, una miriade di pensieri che le affollava la mente.

Aveva fatto bene a fingere di non essere a conoscenza del tentato suicidio, mostrandosi scioccata. In questo modo Lavi le aveva dato la sua versione dei fatti, e lei era venuta a sapere la verità sul cosiddetto 'incidente'.

Ora si spiegava come mai Kanda fosse tanto restio a parlarle della cosa! Non era certamente una situazione facile da gestire, considerò Lenalee, mentre andava alla ricerca dell'amico.

 

 

Qualcun altro però ascoltava appena fuori dalla porta e si affrettò ad affacciarsi alla finestra di fronte quando capì che uno dei due occupanti stava per uscire dall'aula. Si trattava di una studentessa piuttosto giovane, forse più di Lenalee, dall'aspetto alquanto inquietante.

I capelli ribelli erano pettinati a porcospino e il suo trucco appariva molto dark; il tutto completato da un enorme lecca-lecca colorato, che stringeva in mano in modo morboso. La ragazzina entrò subito dopo che Lenalee si fu allontanata abbastanza da non notarla, dirigendosi dritta da Lavi.

- Ciao, Lavi. - salutò con aria provocatoria. Il giovane si voltò sorpreso, sentendosi chiamare per nome da una voce sconosciuta. Inquadrato l'interlocutore, fissò la studentessa con aria interrogativa. - Così sei anche tu un sensitivo. - commentò lei con un sorrisetto furbo, lasciandolo scosso nell'apprendere che qualcun altro sapeva chi era. - Fai molta attenzione con i tuoi sogni, la gente è talmente strana, a volte. - si dondolò sulla punta dei piedi, avvicinandosi poi a un fiato dal viso di lui. - Anche mio fratello ha delle visioni, ma la polizia fa solo finta di credere alle morti che vede. Stai in guardia, è pericoloso dire a voce troppo alta che si possiede il dono. - concluse quel discorso assurdo portando alle labbra il lecca-lecca e osservando l'espressione sconvolta di Lavi con soddisfazione.

Ridacchiando, la ragazza si allontanò da lui muovendosi come se stesse danzando, piroettando su sé stessa, cosa che fece sollevare la collana che aveva al collo. Lavi la vide ondeggiare e brillare sotto i raggi del sole che filtravano da una delle finestre, quasi stesse guardando un film a rallentatore. Era quella che portavano le persone nel sogno, e la scritta diceva: Noah.

 

 

Lenalee parve aver mantenuto la promessa, dal momento che, quando Kanda rientrò in classe, gli rivolse la parola, borbottando persino un traballante 'mi dispiace'. Gli permise di spiegare i suoi timori e addirittura promise di nuovo che avrebbe fatto attenzione.

Però, non appena Lavi fece menzione della studentessa fantasma e raccontò quel che lei gli aveva detto, Kanda sembrò più turbato per lui che per il potenziale pericolo per sé stesso. Non lo capiva e la cosa continuava a rendere teso il loro rapporto; per cui, Lavi cercò d'indagare senza che se ne accorgesse.

Le domande che fece sulla misteriosa ragazzina, tuttavia, non ottennero alcun riscontro: dopo tre giorni che la cercava, non era riuscito a scoprirne nemmeno il nome. Non si capacitava del modo in cui lei potesse essere venuta a conoscenza del suo 'dono', come lo aveva definito, ma il fatto che indossasse quella collana la collocava inequivocabilmente fra i presenti alla morte di Yuu. Una degli assassini. Doveva ritrovarla per arrivare ai complici, a ogni costo.

Quei pensieri furono però bruscamente interrotti da un tonfo sordo accanto al suo banco. Lavi si voltò di scatto, incontrando lo sguardo irritato di Kanda, che aveva gettato la cartella a terra in malo modo davanti a lui. Prima ancora che avesse il tempo di salutarlo o di chiedere cosa lo disturbasse, il giovane gli voltò le spalle e si affacciò alla finestra della classe.

Turbato, Lavi ritenne più prudente aspettare di essere a casa per discuterne. Era molto felice che Yuu gli avesse chiesto di restare a casa sua finché le ferite ai polsi non si fossero completamente rimarginate, ma sospettava non fosse il rischio che il compagno di stanza al dormitorio vedesse le bende a preoccuparlo, quanto piuttosto che lui potesse riprovarci.

Pareva davvero essere più preoccupato di lui che di sé stesso, cosa che Lavi trovava alquanto frustrante, perché da quando avevano ripreso la scuola Yuu era costantemente di cattivo umore. Appariva evidente persino dal suo modo di camminare, constatò Lavi, affiancandolo sulla strada verso la fermata del bus che li avrebbe ricondotti all'appartamento dove Yuu viveva con il patrigno.

- Andiamo Yuu, perché sei così intrattabile oggi? - chiese senza mezzi termini, ancora prima che il giovane potesse aprire la porta di casa.

Kanda s'irrigidì di colpo; non si era reso conto di aver esternato il proprio nervosismo fino a renderlo palese. Di certo non poteva rivelarne la vera origine, doveva optare per una giustificazione che stesse nel mezzo.

- Perché? Il mio ragazzo è diventato paranoico per dei semplici sogni e passa il tempo a controllare chi mi si avvicina invece di stare con me, ecco perché! - sbottò, scagliando le chiavi a terra assieme alla borsa di scuola. Lavi lo fissò stupito, preso completamente contropiede.

- Mi consideri... il tuo ragazzo? - chiese.

L'espressione genuinamente colpita che gli si dipinse sul volto mise in seria difficoltà il proseguimento di una simile sceneggiata. Kanda dovette smorzare i toni, o meglio, non poté fare a meno di smorzarli. Allargò le braccia in segno di resa.

- Ragazzo idiota, ma, sì. - ammise, lasciando detto idiota ancora più sorpreso. - Almeno era quello che credevo. Invece non mi hai più nemmeno sfiorato da quando siamo ritornati a scuola. Sei ossessionato da qualcosa che non esiste, Lavi!

Di certo non si aspettava la reazione che stava per far seguito alla sua incauta dichiarazione, perché rimase rigido come uno stoccafisso appeso al gancio nel momento che lo sentì avvinghiarsi a lui.

- Oh, Yuu! - esclamò il giovane gettandoglisi al collo e poi soffocandolo di baci.

Situazione che mandò Kanda in paranoia, dal momento che si trovavano giusto sulla soglia di casa sua, davanti all'intero vicinato. Si divincolò come se da quello dipendesse la sua vita, ringhiando a Lavi di contenersi, per lo meno finché non fossero stati lontano da occhi indiscreti.

Mortificato, il giovane lo seguì obbedientemente in casa, per iniziare a di nuovo a baciarlo subito dopo che la porta fu chiusa dietro di lui. In realtà, aveva aspettato di capire quando Yuu fosse stato pronto ad accettare quello che c'era fra loro, e non gli pareva vero che gli avesse praticamente chiesto di fare sesso. Bè non in quei termini esatti, ma, ecco, il senso era certamente quello; almeno per lui.

A conferma della teoria di Lavi, Kanda non fece alcuna obiezione quando, più tardi, dopo che ebbero cenato, azzardò un approccio maggiormente audace. Gli circondò la vita con le braccia, cominciando ad armeggiare con i suoi abiti e contemporaneamente con i propri, non incontrando resistenza alcuna; né l'incontrò mentre lo baciava. Nessuna protesta nemmeno una volta giunti in camera da letto, quando lo spinse sulle lenzuola posizionandosi sopra di lui per continuare a baciarlo e carezzarlo ovunque.

Si era mostrato fin troppo collaborativo, considerando il caratterino che aveva, soprattutto in considerazione del fatto che giocava un ruolo quasi del tutto passivo.

In verità, Lavi doveva ammettere che Yuu era rimasto piuttosto sorpreso nel momento in cui aveva realizzato quale sarebbe stato l'ultimo atto delle loro 'effusioni'... Eppure non si era tirato indietro nemmeno allora e, al risveglio, la mattina seguente, sembrava abbastanza soddisfatto, nell'insieme.

Non lo aveva picchiato, e ciò era decisamente la prova che aveva apprezzato le loro attività notturne; e magari gli avrebbe permesso di rifarlo.

Lasciandosi cullare da quel pensiero, che gli riempiva il cuore di speranza, fece scivolare un braccio attorno al torace del giovane, avvicinandolo a sé. Sentirgli ricambiare l'abbraccio lo sorprese un po', ma fu anche ciò che l'incoraggiò a spingersi oltre, confidando di non essere allontanato. Affondò il viso fra i capelli del suo Yuu e, respirandone il profumo, scivolò nel sonno.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Yu_Kanda