Ringrazio Zerby per aver commentato. La mia prima recensione! Yay! *_*
Sono felice che la storia ti piaccia. Seriamente, sul secondo capitolo ci ho lavorato così tanto
che ho cominciato a detestarlo...
Uh, bhè. Questo capitolino è molto breve, ma, bhè, servirà in futuro. Almeno, spero.
Se non altro mi è servito a scrivere qualcosa che non mi costringesse a rimanere seduto davanti ad un computer
per due settimane- ti SODDISFA così tanto una cosa del genere! *__*
Grazie ai Kaizers Orchestra, che sono stati la colonna sonora di questo capitolino. Yay!
+*+-(*_*)-+*+
Isaac P.O.V.
È una valle in una foresta. I colori sono allegri, sembra
quasi che tutto sia stato colorato con i pastelli. Ci sono degli animali, al
centro, sembra che stiano giocando.
Sono spinto verso di loro. Mi guardano, sembrano felici: mi
tirano a terra, facendomi sedere, e poi ricominciano a giocare. Penso stiano
dicendo qualcosa, ma non riesco a capire cosa- c’è come una musica di
sottofondo, qualcosa che non riesco a decifrare
Poi l’atmosfera cambia. I colori diventano grigi, soffocanti,
ma le mie mani, per un qualche motivo, sono rosse. Riconosco subito quel tipo
di rosso come sangue.
Quando alzo gli occhi capisco che il sangue è di uno degli
animali. Ora è a terra, con uno squarcio alla schiena, e dietro di lui ci sono…
io.
Cioè, non sono io. È una persona uguale a me. Ha delle profonde occhiaie, eppure non sembra stanco. Mi sorride.
Impugna un bisturi insanguinato, ma le sue mani sono pulite,
candide. Lui ha ucciso l’animale, allora perché sono io ad avere le mani
coperte di sangue?
La musica diventa più forte, e ora riconosco lo strumento
che la suona: è un piano. Lui dice qualcosa, ma io non riesco a sentire cosa:
allora indica me e poi se stesso.
Quando apro gli occhi mi ritrovo a fissare la luce che
filtra dalla finestra. È ancora notte, in ogni caso non ora di andare al
lavoro.
Sono le quattro. Erano anni che non mi svegliavo alle
quattro, com’erano anni che non mi addormentavo senza l’aiuto di un sonnifero:
d’altronde questa giornata è stata così stressante che non potevo non tornare a
casa distrutto.
La cosa buona dei sonniferi è che non sogni. Non fai stupidi
sogni a colori pastellosi con animali felici. Sinceramente, che razza d’incubo
è?
Probabilmente, comunque, un senso c’era. I sogni sono rielaborazioni
di ciò che ti è successo- anche se non riesco a capire cosa, precisamente, sia
divenuto ‘bosco felice dove gli animali ridono e scherzano’.
Tasto il comodino alla ricerca di una scatola di sonniferi. Ho
dormito quattro ore, ovvero tre in meno del solito, il che significa che devo
tentare di recuperare prima che mi venga mal di testa.
Non ho mai realmente superato il problema dell’insonnia.
Nove volte su dieci se mi devo mettere a letto dormirò solo cinque minuti. L’unico
modo per tenere sotto controllo il problema è fare largo uso di medicinali: non
so quanto il mio fegato sia contento, ma per lo meno quando sono in ufficio non
mi metto a strillare perché convinto di essere in un incubo. Il vero problema è
che, dopo dieci anni d’uso continuo, sono diventato resistente alla maggior
parte dei sonniferi in commercio: in poche parole se volessi suicidarmi dovrei
ingoiarne tre scatole.
Quando finalmente prendo la maledettissima scatola di sonniferi
mi accorgo che è pericolosamente leggera: mi basta agitarla per capire che dentro
non è rimasta una sola pillola.
Fantastico.
Lancio la stupida scatola in un punto a caso della camera:
qualcosa cade a terra e si rompe.
La megera del piano di sopra comincia a battere sul
pavimento, gridando qualcosa contro di me. È incredibile, quella donna non
dorme mai: aspetta che io faccia un qualsiasi rumore – anche solo spostare una
sedia trascinandola per terra – per poter strillare e battere sul pavimento.
Probabilmente la sua vita consiste nel rendere la mia silenziosa.
Bel modo di cominciare una nuova giornata.