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Autore: 0_Jasmine_0    12/12/2013    3 recensioni
Possibile che non mi comprendano? Possibile che tra i gruppi di amici, nessuno è pronto ad accogliermi. No, perchè io sono la strana, la povera sfigata che non fa altro che legger e scrivere, che come soli amici ha i personaggi dei libro che legge. Io sono stufa di essere umiliata da tutti!!!
Piccola one-shot, nei panni di una ragazza, che non riesce a convivere con gli altri, perchè ritenuta troppo strana...
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Diario,
non ho parole per descrivere la tristezza che provo oggi. Una delle mie compagne di classe è tornata dalla vacanza in Sardegna, e devi sapere che era una delle mie migliori amiche. Ma stamattina non mi ha nemmeno rivolto la parola: è entrata, mi ha fatto un cenno con la mano e basta. Poi è corsa da quelle smorfiose del suo nuovo gruppo. Dico suo, perché io non ci sono, tra loro. Già, perché le “secchione” non sono ammesse. Perché quelle che leggono tanto, e che hanno come soli amici i personaggi dei libri stessi, sono strane. Perché quelle come me contano i loro amici sulle dita della mano. Non so che cosa sia successo a quelle ragazzine che credevo VERE amiche. Nel laboratorio di arte, oggi, vedevo le mie compagne chiacchierare allegramente, io invece ero da sola, nell’unico tavolo rimasto. Solo la professoressa si è accorta della mia solitudine. Ha chiesto alle ragazze se potevo stare nei loro tavoli. Ma sono volate una marea di scuse:“Non c’è posto”, “Questa sedia è occupata”, perfino “Con lei vicino non riesco a concentrarmi”. Ma io sapevo che, semplicemente, non mi volevano. Così me ne sono rimasta seduta al mio posto e ho trascorso la lezione da sola, l’unica a guardarmi era la prof di artistica. Non ho pianto, avrei peggiorato solo la mia situazione. Ho versato le mie lacrime appena sono tornata a casa, sperando che i miei genitori e mia sorella maggiore mi sentissero: avevo solo bisogno di un abbraccio e un po’ di conforto. Ma non è venuto nessuno, nella mia camera. Solo dopo, quando Giulia è salita in camera per i compiti, ha visto la mia faccia e i miei occhi lucidi. Le ho raccontato tutto, tra i singhiozzi. Le ho detto quanto stavo male, quanto i miei compagni mi stavano rendendo la vita difficile, quanto dolore ho provato nel vedere che la mia migliore amica non mi guardava nemmeno, come se fossi trasparente. Lei mi ha abbracciato, mi ha detto che aveva avuto anche lei quel problema, che se continuavo a piangere e tormentarmi non avrei risolto nulla. Mi ha detto che le vere amiche nella vita le avrò, ma quando comincerò le superiori, quando troverò un lavoro. Perché le smorfiose bisogna lasciarle perdere, bisogna lasciare che facciano le galline. Poi si pentiranno di avermi umiliato. Ora ti lascio, ma con il cuore più leggero.
A presto, Elena.
  
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