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Autore: Nayrin Baudelaire    12/12/2013    5 recensioni
[Lyanna/Rhaegar. Aegon/OC. Rhaeny/Jaime. Jon/Tyrion]
E se fosse stato Rhaegar Targaryen il vincitore della guerra dell’Usurpatore? E se avesse sconfitto Robert Baratheon al Tridente? E se il vessillo del drago sventolasse ancora su Approdo del Re? E se Lyanna fosse più di una regina d’amore e di bellezza? Se fosse la regina di Westeros?
Aegon.
La voce dell’erede al trono era inconfondibile. Musicale, sempre gentile, buona.
« Aegon,» lo accolse atona e priva di qualsiasi inclinazione sebbene il suo cuore avesse perso un battito nel rendersi conto della sua vicinanza. Aegon era l’immagine di Rhaegar da giovane. Alto, bello e attraente, con i tratti delicati e con i corti capelli argentati pareva Aegon il Conquistatore rinato. Tutte le fanciulle bramavano per poter trascorrere anche un solo momento con lui, ma Aegon non aveva occhi per nessuna di loro.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Jaime Lannister, Lyanna Stark, Nuovo personaggio, Rhaegar Targaryen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aegon Targaryen non era mai stato troppo invadente né serioso in ciò che concerneva gli altri. Aveva sempre cercato di razionalizzare il dolore o la spiacevolezza di talune situazioni che osservava all’interno della sua corte. Oramai aveva compreso l’anima delle varie personalità che abitavano la Fortezza Rossa e sapeva bene come risolvere dissidi e screzi. Per questo il rifiuto di lady Baratheon l’aveva turbato così tanto.
Aegon non s’era mai sentito così impotente come in quel momento. Le parole di Katrina, della sua Katrina, gli avevano toccato il cuore, facendogli quasi chinare lo sguardo per la mestizia che aveva scorto nelle iridi cristalline della fanciulla. La sua Katrina era forte e bellissima, capace di superare qualsiasi problematica. Aegon però sapeva quanto amava suo padre, quanto erano legati da un rapporto di affetto e rispetto reciproco. Era la sua protezione, il suo punto di riferimento, il suo faro nella tempesta. Il principe ereditario si domandava come avrebbe reagito alla perdita di suo padre, dell’uomo che ammirava e disprezzava allo stesso tempo e con eguale intensità.
Probabilmente la sua reazione sarebbe stata la stessa. Fingere di essere abbastanza forte da affrontare una perdita così devastante, fingere di non avere alcuna necessità d’essere consolato o rincuorato, fingere un sorriso che in verità significava soltanto dolore e morte.
Aegon non aveva mai avuto una relazione stretta con il re, non da quando aveva appreso la storia che aveva portato lui e lady Lyanna Stark sul trono di spade. Non da quanto gli era stata raccontata da Lord Jon Connington,- l’unico vero padre che avrebbe sempre riconosciuto come  tale,- la vicenda della sua povera madre, della dolce e gentile principessa Elia. Di come fosse stata brutalmente uccisa da suo nonno, il re Folle, durante la guerra dell’Usurpatore.
La principessa Elia era stata la vera eroina in una guerra che agli occhi di Aegon era sempre parsa fratricida e priva di senso. Mentre il sangue di Robert Baratheon colorava di rosso vermiglio le acque del Tridente grazie al colpo mortale della spada del principe d’argento, la principessa di Dorne veniva bruciata viva da un re che l’aveva sempre ritenuta inferiore e inadatta.

Cinquecento cavalieri in una sala muta, colma del crepitio delle fiamme e della risata di un folle.

Elia Martell non aveva pianto né implorato. Aveva affrontato la morte come la vera regina che era sempre stata, affidando i suoi due bambini a ser Jaime Lannister, pregandolo di proteggerli sino alla morte.

Alla morte di Aerys.

Aegon scosse il capo irato con se stesso per quel pensiero sfuggente. Non poteva pensare a sua madre. Non in quel momento. Doveva fuggire. Aveva bisogno di scappare dall’aria soffocante della corte per rifugiarsi nel suo luogo segreto e inaccessibile a tutti gli abitanti di Approdo del Re, un bosco pieno di vegetazione selvaggia nell’angolo più nascosto della Foresta.
Le camere di lady Katrina si trovavano accanto a quelle della sua adorata sorella maggiore, Rhaenys, nella parte più bella e confortevole della Fortezza ai piani alti. Ma la destinazione del principe erano le stalle del palazzo, a molti metri più in basso da dove si trovava. Per un attimo, mentre percorreva a passo sostenuto l’ultimo tratto, fu tentato di fare il percorso a ritroso e tornare da Katrina per abbracciarla e sussurrarle che sarebbe sempre stato lì per lei.
A quel pensiero i pugni gli si irrigidirono, ma si affrettò verso le stalle con più foga. L’aveva promesso. Aveva promesso che l’avrebbe lasciata sola con la sua testardaggine e con il suo orgoglio. E un principe manteneva sempre le proprie promesse.
Katrina gli era apparsa splendida e distante come una stella del cielo, chiusa e algida come una divinità, perfetta e immobile come una montagna. E pur amandola con tutta l’intensità con cui un uomo poteva amare una donna, Aegon non s’era mai avvicinato troppo a quella stella per non rischiare di uscirne bruciato.
Quando entrò nelle stalle, il garzone, un ragazzino di quattordici anni di nome Sam, si inchinò rispettosamente, accogliendolo con calore, ed Aegon gli rivolse un breve cenno di saluto e un sorriso per poi avvicinarsi al suo cavallo.
Kyros era un purosangue bianco e bellissimo, dalla chioma d’oro pallido. Era stato il regalo del suo settimo compleanno da parte di suo zio Oberyn, il suo parente preferito. Era soltanto un pony quando l’aveva cavalcato per la prima volta e da allora Aegon non era mai salito su nessun altro cavallo.
Kyros l’accolse con un nitrito gioioso ed Aegon gli carezzò il muso con un sorriso sincero. Per un attimo il pensiero di Katrina lo abbandonò così come quello della madre che non aveva mai conosciuto, ma che tanto apprezzava e amava.
« Aegon,» lo chiamò una voce familiare mentre si apprestava a sellare il suo stallone dal pelo candido come la neve appena caduta. Sapeva bene a chi apparteneva. A suo fratello, Jon Targaryen, il suo migliore amico e il suo confidente più caro. Non si volse a guardarlo poiché ben sapeva che i suoi occhi grigi, come quelli della madre Lyanna, avrebbero potuto fargli confessare il più intimo dei misteri della sua anima. Ed in quel momento era l’ultima cosa che desiderava.
« Jon,» replicò atono, aggiustando le stringe della sella posizionandola meglio sul dorso. Aveva sempre considerato Jon suo fratello, mai un fratellastro o il figlio della moglie di suo padre. Erano cresciuti insieme ed era impossibile non adorarlo per la sua bontà e per il suo senso dell’onore. Aegon aveva sempre scherzato sul fatto che un giorno lui avrebbe avuto il trono, ma che Jon avrebbe regnato come Mano del Re.
« Cosa fai qui, fratello?» gli domandò incuriosito. Aegon avvertì i passi leggeri di Jon mentre gli si avvicinava, ma chiuse gli occhi e sospirò. Se non l’avesse guardato, Jon non avrebbe avuto il potere di rimproverarlo per quella scelta avventata. Cavalcare nel bosco senza una Guardia Reale con quel tempo burrascoso che preannunciava la fine dell’autunno era qualcosa per cui sarebbe stato punito al suo ritorno, soprattutto sapendo che il giorno dopo sarebbero partiti per Capo Tempesta. Ma non gl’importava affatto in quel momento.
« Sello il mio cavallo,» sbuffò mostrandogli l’evidenza del gesto, volgendosi finalmente ad osservarlo. Jon assomigliava a Lyanna tanto quanto lui assomigliava a Rhaegar. Jon era smilzo e slanciato, con le spalle più strette di quelle di Aegon e un fisico più asciutto. Aveva folti riccioli neri e degli occhi grigi come perle rare e preziose. Mentre Aegon era lievemente più alto di Jon, più prestante e muscoloso e immensamente più estroverso e cordiale. Jon indossava sempre colori scuri, prevalentemente il nero e Rhaenys scherzava sempre sull’eventualità che potesse entrare nei Guardiani della Notte. In verità quel pensiero a Jon piaceva molto, ma suo padre gli aveva negato quella possibilità, affermando che terre e titoli sarebbe stati concessi anche a lui.
« Per andare dove?» continuò per nulla turbato dal suo tono. Sapeva bene che non era adirato con lui. Jon era al suo fianco quando il signore di Posatoio del Grifone, la Mano di suo padre, aveva annunciato loro della dipartita di Lord Stannis. E Jon conosceva i sentimenti che lo legavano a Katrina prima ancora che se ne rendesse conto persino Aegon.
Si chiedeva cosa avesse potuto uccidere un uomo simile. Stannis Baratheon non conosceva la paura. Aveva patito la fame e la sete durante l’assedio di Mace Tyrell. Aveva sopportato la sconfitta di suo fratello e aveva piegato il ginocchio soltanto poiché sua moglie, l’algida Cersei Lannister, aspettava un figlio.
Aegon non poteva che pensare con amarezza a quanto fosse stato negato a uomini meritevoli e a quanto fosse stato concesso a ricchi ma spregevoli signori che non possedevano alcuna legge morale.
« Non lo so. Non riesco a stare qui. Non con… con Kat in questo stato,» ammise socchiudendo gli occhi d’ametista e abbandonandosi contro un palchetto di legno grezzo vicino alle stalle del suo cavallo.

Kat.

La bella Katrina Baratheon, la fanciulla di ghiaccio, la chiamavano molte altre signore altolocate.
« Se vuoi davvero impiegare il tuo tempo in qualcosa di utile, dammi una mano a strigliare i cavalli reali,» gli consigliò il fratello con un sorriso stentato, facendogli capire perché fosse nelle stalle quando fuori il fango sporcasse le vie della capitale, quando era impossibile cavalcare.
« Di nuovo Thorne?» ironizzò Aegon, sorridendo più apertamente. Alliser Thorne, il loro maestro d’armi, era un uomo sulla cinquantina, crudele e autoritario come pochi. Sin dai primi giorni dell’addestramento aveva riconosciuto in Jon, buono, ma facile alla collera, un perfetto bersaglio per le proprie battute sarcastiche e pungenti. Alle quali suo fratello replicava di buon grado e con la stessa veemenza.
Jon annuì più divertito che realmente dispiaciuto passandosi la mancina tra i capelli per spostarli dalla fronte.
« Un giorno quell’uomo vorrà la tua testa su una picca,» scherzò il principe ereditario scuotendo il capo, frizionando le mani contro i pantaloni neri che indossava. Jon sbuffò  sarcastico e si avvicinò al secchio d’acqua per iniziare a strigliare la giumenta dal pelo marroncino a macchie bianche alla sua sinistra, « Passami dell’acqua,» esclamò sollevandosi le maniche della camicia bianca.
« Come sta lei?» domandò Jon dopo pochi minuti mentre entrambi passavano a strigliare altri due cavalli. Poteva apparire una richiesta casuale ad orecchie poco attente, ma Aegon riconosceva dell’interesse evidente nella voce di suo fratello che gli dava le spalle.
« Non vuole mostrarsi debole. Non dinanzi a me. Come sempre del resto. È Katrina Baratheon. Odia star male,» tentò di spiegare atono intingendo le mani dell’acqua gelida per continuare a spazzolare Storm, la puledra di Katrina, dal pelo nero come una notte senza stelle.
« Quando sarà pronta, si lascerà consolare, Egg. Non metterle fretta,» gli consigliò Jon comprensivo. Aegon sapeva che suo fratello aveva perfettamente ragione. Lo sapeva. Semplicemente non voleva accettarlo. Non poteva.
« Lo so, Jon. Ma vorrei che… che si aprisse di più. Ci conosciamo da sette anni ormai. Dovrà pur valere qualcosa.»
Quell’impotenza dinanzi al suo dolore era stata un colpo fatale per il futuro re dei Sette Regni di Westeros.

Se non riesco a badare a lei, alla donna che amo, come potrò badare a migliaia di persone?

Se non riesco a renderla felice, a sedare i suoi dolori, a trasmetterle ciò che sento per lei, come potrò amare i miei sudditi un giorno?
Perché dovrebbero considerarmi un buon re?

« Lei non mi ama. Altrimenti mi avrebbe permesso di aiutarla,» borbottò tra sé carezzando la chioma di un piccolo pony nato qualche settimana prima. Era un esemplare calmo e pacato, adatto per la prima formazione di un bambino. Come se avesse compreso il suo disagio, il pony avvicinò il muso bianco contro la sua mano e sbuffò un nitrito sommesso.
Katrina non l’amava. L’aveva sempre e solo visto come il fratello minore di Rhaenys, anche se Aegon aveva tentato in tutti i modi di mostrarsi a lei come un cavaliere. Avrebbe dovuto accettarlo anni prima, ma era stato impossibile dimenticarla.
Katrina era una Baratheon, la nipote di Robert Baratheon, del Demone del Tridente, del nemico di Rhaegar. Tutto avrebbe potuto impedire loro di amarsi e Katrina era stata più brava di lui nel comprenderlo.
« Katrina Baratheon ha la forza e la rigidità di suo padre. Parlerei anche di gelo,» aggiunse tra sé, attento a non insultare l’amata di suo fratello, « E il fuoco scioglie il ghiaccio,» gli fece notare Jon sorridendo brevemente, come per donargli una flebile speranza.

Aegon era il fuoco puro, l’anima del drago.

Così l’aveva definito sua nonna Rhaella prima di spirare pochi anni prima, lasciando un altro inabissale vuoto nel cuore del giovane principe.
Rhaella Targaryen era stata la regina vedova per nove anni anni dopo la morte del fratello e marito ed era stata una madre per lui. Aveva accudito lui e Rhaenys, amandoli e proteggendoli quando nessun altro era in grado di comprenderli.
« Sì, ma il fuoco è spento dal ghiaccio,» ribatté critico il ragazzo alzando lo sguardo verso Jon. Lo stava osservando con un sorriso appena accennato come se si aspettasse quel commento.
« Quanti giochi di parole e quante sottigliezze, mio innamorato. Sei forse diventato un poeta?» ironizzò il fratello con un tono che fece scomparire qualsiasi turbamento.
« Per i sette inferi, Jon Targaryen. Ti detesto quando ti prendi gioco di me,» esclamò gettandogli contro dell’acqua gelida.
« Non è vero. Tu mi adori,» replicò ricambiando il gesto. In poco tempo ogni preoccupazione esterna si affievolì e i due fratelli ritornarono i bambini spensierati che erano stati sino a pochi anni prima, quando ancora la realtà della loro famiglia, dei loro doveri non li aveva investiti come una gelida bufera invernale.
« I miei due figlioli… cosa fate qui?»
La voce di suo padre li richiamò all’ordine, facendogli interrompere quel gioco infantile ed Aegon ringraziò mentalmente il fratello. Il giovane principe poteva anche non amare lady Lyanna Stark poiché la riteneva una delle maggiori cause della guerra, ma adorava suo figlio con tutto il cuore.
Suo padre era dinanzi a loro, accanti alla porta, alto e imponente, l’uomo più affascinante dell’intero continente occidentale. Aveva le braccia fasciate da un farsetto nero, colore del vessillo del drago, e conserte sul petto. I capelli argentei erano tenuti corti e sul viso vi erano poche rughe intorno alle labbra sottili e rosee.
Sembrava tranquillo, felice di vederli ridere come i ragazzi che ancora erano.
Rhaegar era sempre elegante e raffinato, di mente svelta e cortese. Era adorato dal popolo e dai menestrelli che suonavo in suo onore in qualsiasi occasione. Quasi nessuno sembrava rammentare che era stato lui a causare la guerra per aver rapito lady Lyanna. 
Aegon lo ricordava. E anche a Dorne e nelle Terre della Tempesta dove molti signori avevano combattuto per Lord Robert.
« Thorne mi ha mandato a strigliare i cavalli. Di nuovo,» spiegò Jon, interrompendo il flusso dei suoi pensieri. Aegon quasi sospirò. Non era lecito giudicare il proprio padre, il proprio re, ma non era in grado di impedirselo.
« Lo sto aiutando, anche se si prende gioco di me.»
Le sue labbra proferirono quelle parole mentre la sua mente era impegnata in una battaglia con la sua anima per riportare l’armonia.
Suo padre capiva quand’era inquieto.
E non doveva capirlo in quel momento.
« In che modo?» domandò curioso il re con un breve sorriso. Rhaegar aveva sempre tentato di instaurare un rapporto amichevole con i suoi figli per quanto gli era concesso dal poco tempo che era costretto a dedicare loro.
Essere un re aveva grandi responsabilità e talune volte Rhaegar non abbandonava la sala del concilio per giorni interi.
« Nulla, padre. Niente di importante,» mormorò imbarazzato il principe dei Sette Regni, chinando lo sguardo verso la paglia. E suo padre sembrò comprendere.
« Riguarda qualche fanciulla? Forse lady Katrina Baratheon… mi spiace per ciò che le è avvenuto. In questo momento ha bisogno dell’affetto degli amici e della vicinanza della sua famiglia,» spiegò suo padre guardandolo con i suoi penetranti occhi color ametista, più scuri e segreti dei suoi. Ed in quel momento Aegon seppe che non gli avrebbe mai permesso di sposare la donna che amava. 
  
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