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Autore: Dart of Pleasure    13/12/2013    1 recensioni
Fanfiction ambientata all'inizio della terza stagione. E se Alejandro Goya fosse stato assassinato in Italia, sotto gli occhi di un'osservatrice involontaria? E se questa ragazza, inserita nel programma protezione testimoni, scoprisse che anche il più duro dei cuori può sciogliersi al calore natalizio?
Gli amori più grandi, tuttavia, sono sempre un po' insani. Anche se nati sotto il vischio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Casey, Chuck, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La luce fioca dell'alba la destò dal sonno. Ancor prima di aprire gli occhi, distese le labbra in un sorriso sprizzante di felicità.

La notte più strana e importante della sua vita si era appena conclusa e si sentiva ancora elettrizzata. Sabrina non aveva mai passato troppo tempo a fantasticare sulla sua prima volta ma, ne era certa, non avrebbe potuto immaginare di meglio: le sue mani, che l'avevano stretta con tanto vigore, le avevano procurato un dolore così piacevole da farle desiderare di fondersi completamente in lui.

Nulla era imperfetto, fuori posto. Neanche quello strano furore da cui lui sembrava essere dominato.

Da qualche parte nella sua testa, voci continuavano a dire che no, nulla era perfetto; che aveva appena perso la verginità con un uomo quindici anni più vecchio di lei, con un uomo di cui non sapeva nulla. Con un uomo che forse l'avrebbe messa alla porta. Fare tacere le voci era impossibile, ma altrettanto impossibile era che queste prendessero il sopravvento.

Aprì gli occhi: no, quell'uomo animalesco- le aveva lasciato il segno di un morso sulla spalla- che si era intenerito quando aveva scoperto la sua verginità, non l'avrebbe sbattuta fuori di casa.



Strofinare ripetutamente il panno sulla canna della propria pistola non sarebbe servito a niente, lo aveva capito, ma non riusciva proprio a smettere.

Rifletteva da circa due ore- aveva trascorso ciò che restava della nottata a pulire pistole- su quello che avrebbe dovuto fare. Dirò a Walker che la ragazza è malata e che oggi non potrà lavorare. Ma, così, quell'idiota di Bartowski insisterà per vederla. Scosse la testa: l'ultima cosa che voleva vedere era proprio la faccia da idiota ottimista di quella sottospecie di spia.

Quell'idiota, con quel suo strano fiuto per le emozioni, avrebbe cominciato a fare domande. Ma John Casey aveva già fin troppe domande a cui non sapeva dare una risposta. Ad esempio: verrò congedato o spedito in uno squallido e remoto sobborgo della Russia orientale? La ragazza avrebbe raccontato l'accaduto alla Beckman, la quale lo avrebbe punito per aver abusato di un testimone incapace di intendere e di volere. Perché ovviamente quando la ragazza aveva cercato di sedurlo, in modo maldestro peraltro, era incapace di intendere e di volere, non c'erano altre spiegazioni.

Non poteva certo addossare la colpa di ciò che era successo a quella povera ragazza che solo ieri, con lui -per la miseria-, era diventata “donna”.

Pensarci era peggio delle mille torture che in passato aveva subito senza batter ciglio.

Si sentiva in colpa, come se avesse realmente abusato di lei, ed era pronto ad accettare l'odio e il disprezzo. Un altro quesito a cui non trovava risposta era: sono un dannato marine, il colonnello, addestrato a reprimere ogni istinto o emozione. Perché diavolo ho perso il controllo?

Davvero, non riusciva a capacitarsene, aveva agito come un animale.

Non le aveva dato modo di respirare, l'aveva stretta sempre di più, sempre di più, sempre di più. Quando aveva scoperto che la ragazza era vergine, stupito ed intenerito, aveva provato a trattenersi, ma il suo volto arrossato e gli occhi lucidi lo avevano privato di ogni capacità di raziocinio.

E l'aveva morsa, perché si sentiva in trappola.

Voleva farle del male e marchiarla a vita.

Perché in una sola notte lo aveva derubato del suo onore, lo aveva rovinato.

Non farò niente. Meglio tagliare la testa al toro.

Sentì dei passi agitati correre giù per le scale, chiuse gli occhi e si preparò a subire, immobile, la furia..di baci.

Scioccato, si rese conto che Sabrina gli stava tempestando il viso di baci a casaccio, tra i capelli, negli occhi, sul mento.

Quando lei si fermò a guardarlo, rossa, con i capelli arruffati, si chiese se fosse ancora sotto shock.

Era radiosa ma timorosa, come una bambina che avesse appena combinato un piccolo guaio. E lo guardava con occhi adoranti.

Era sicuramente sotto shock.

-Vuoi..vuoi del caffè? Io so prepararlo, sai?- continuava a guardarlo, sorridente.

-Non abbiamo caffè.- rispose asciutto.

-Allora..del latte?- insisté lei, sempre più nervosa.

-Non bevo latte..Aspetta!- un pensiero sembrò fulminarlo.- Non devi avere paura! Non devi usare la stessa tecnica che hai usato con il ladro!

Sabrina assunse un'aria spiacevolmente sorpresa:

-Non ricordarmi quel giorno. Sto solo cercando di farti piacere..

La guardò come se fosse un fantasma:

-Far piacere..a me?

-E a chi allora?- ritornò sorridente- a te! Al colonnello più bello e brontolone che ci sia al mondo!- gli si buttò addosso, stropicciandogli la faccia.

Il mondo era sottosopra.

La giovanissima ragazza che avrebbe dovuto odiarlo a morte per la sua brutalità, gli stava pizzicando e baciando il viso, e lui non si stava nemmeno ribellando.

-Oh, ma insomma! Baciami!- disse lei, spazientita.

-Credo che tu sia ancora sotto shock.-le disse, preoccupato.

Lei lo guardò, sempre più arrabbiata:

-Cos'è? Una scusa per respingermi?

La fissò in silenzio.

-Ti prego, dimmi che non sei pentito, che non mi odi..-gli occhi le si riempirono di lacrime.

Quelle lacrime appena nate abbatterono ogni muro, ogni incredulità.

Le afferrò il viso tra le mani e la fece sentire amata.

Il mondo era sottosopra, sì, ma era fottutamente bello.


  
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