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Autore: Carlos Olivera    13/12/2013    1 recensioni
Sono passati due anni dalla distruzione del Drago Antico.
Saito e Louise, ora sposati, vivono felicemente nel loro feudo di De Ornielle, facendo continuamente avanti e indietro da Tokyo per stare con i genitori di Saito. Per Saito, inoltre, è in arrivo una notizia inattesa e bellissima. D'improvviso, una serie di inquietanti e terribili imprevisti giungono a distruggere una pace così difficilmente conquistata. Da un momento all'altro, per qualche misterioso motivo, Saito perde nuovamente i suoi poteri di Gandalfr, e Louise la possibilità di evocare i portali dimensionali. Contemporeamente, la morte improvvisa della regina Henrietta genera lotte sanguinose per la successione al trono tra i nobili; da un momento all'altro, Tristein conosce la sua epoca Sengoku, sprofondando nella guerra civile. Mentre Saito e Louise devono scegliere che ruolo avere in questi eventi, la misteriosa comparsa di un giovane senza memoria, ma che per qualche strano motivo sembra aver "rubato" a Saito le rune di Gandalfr, sarà destinata a cambiare per sempre le loro vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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37

 

 

Alcune guardie elfiche sollevarono i ragazzi di peso, e solo a quel punto, quando entrambi furono saldamente nelle mani dei loro carcerieri, l’incantesimo che paralizzava i loro corpi cessò, ma a quel punto era troppo tardi per tentare una qualsiasi reazione.

«Che significa tutto questo?» strillò Saito tentando inutilmente di liberarsi

«Non occorre che tu lo sappia.» replicò freddo Eruvere.

In quel momento, Eshamel si avvide della presenza, nel punto in cui Saito e Louise erano caduti, di una strana scatola nera con una specie di lunga protuberanza e piena di strani pomelli apparentemente girevoli, ed incuriosito lo raccolse.

Per lui era solo un gingillo dall’aria incomprensibile, ma Saito la identificò subito come la loro migliore speranza per salvarsi da quella situazione.

In quel momento, Saito benedì la sua sbadataggine. Senza volerlo aveva lasciato la trasmittente appoggiata sul materasso nell’atto di mettersi a letto, e così per puro caso anch’essa era finita risucchiata all’interno del portale, ma servirsene non sarebbe stato comunque facile.

Pensare di riuscire ad accenderla e parlarci all’interno era improponibile in quella situazione, senza contare che vista l’ora probabilmente non ci sarebbe stato nessuno dall’altra parte a ricevere la richiesta di aiuto, ma era comunque l’unica possibilità. E il caso volle che, senza volerlo, Eshamel ci mettesse del suo per facilitargli le cose.

Nel tentativo di capire cosa fosse, infatti, l’elfo girò senza volerlo il pomello di accensione, producendo un assordante effetto nebbia che spaventò buona parte dei presenti.

Anche le guardie che trattenevano i due ragazzi si spaventarono, allentando imprudentemente la presa, e Saito, pur con le mani già legate dietro la schiena, ne approfittò.

«Maledetto!» gridò divincolandosi.

Con la scusa di voler aggredire Eshamel gli si gettò contro, dandogli una spallata, e come la trasmittente gli cadde di mano subito vi si gettò sopra, azionando senza essere visto la comunicazione ed innestando il blocco di sicurezza.

Le guardie, riavutesi, lo bloccarono di nuovo in pochi secondi, infliggendogli anche una robusta dose di bastonate.

«Dannato umano!» sbraitò Eshamel prendendolo a ceffoni «Come hai osato?»

«Basta, smettetela!» gridò piangendo Tiffa «Così lo ucciderete!»

«Basta così.» intervenne Eruvere.

Solo al suo ordine i soldati si fermarono, mentre Eruvere non rinunciò a tirargli un ultimo ceffone.

Saito era ridotto malissimo, tutta un’ecchimosi, e se i soldati non lo avessero sorretto di peso probabilmente sarebbe stramazzato svenuto al suolo.

Eppure, pur così conciato, il suo apparire sprezzante non era venuto meno.

«Sarebbe questa la civiltà superiore di cui voi elfi andate tanto fieri?» sibilò beffardo all’indirizzo di Eshamel.

L’elfo serrò i denti, ancor più arrabbiato, ma come fece per scaricare sul ragazzo una nuova tempesta di botte Eruvere lo guardò in modo molto severo, quasi minaccioso, e lui, pur fuori di sé per la collera, incredibilmente desistette.

«Portateli via».

I soldati a quel punto trascinarono via i due ragazzi, e inutili furono i tentativi da parte di Louise di capire il perché di tutto quello o di pretendere spiegazioni da parte di Tiffa, che di contro non riuscì neppure a trovare la forza per guardarla negl’occhi.

Nel momento in cui Saito e Louise venivano portati fuori dalla stanza, dalla medesima porta fece il suo ingresso Maddarf, scuro in volto come suo solito ma, se possibile, ancora più teso e funereo di quanto non fosse già di suo.

«Abbiamo un problema.» si limitò a dire.

 

Eruvere ed Eshamel erano stati informati della pericolosità del nuovo famiglio di Louise, e temevano che pur imprigionato dall’incantesimo costrittivo apposto sui pendenti sarebbe stato un osso duro da contrastare, quindi per lui avevano progettato qualcosa di speciale.

La stanza dove era previsto il suo arrivo era stata riempita all’inverosimile delle migliori guardie in servizio presso la capitale, che al momento giusto gli si sarebbero avventate addosso tutte insieme.

Invece, al loro arrivo nella stanza, Tiffa e i due elfi trovarono le guardie avvinghiate non sul generale Kaoru, ma su quella che aveva tutta l’aria di essere una comune servetta, in camicia da notte e spaventata come non mai.

«Siesta-san!?» disse Tiffa

«Tiffa!?».

Eshamel digrignò i denti.

«Si può sapere che sta succedendo?» ringhiò contrariato «Sarebbe questo il terribile famiglio della maga del fuoco che sconfigge interi eserciti!?».

Calmo come sempre, Eruvere si avvicinò a Siesta, strappandole la parte superiore della camicia da notte, e prendendone fuori il pendente magico destinato alla loro terza preda.

Esahamel si fece rosso come il diavolo, e voltatosi di scatto colpì Siesta con un terribile schiaffo, tanto forte da scaraventarla contro il muro.

«Che accidenti hai combinato, stupida mezz’elfa!? Le tue istruzioni erano chiare!»

«Ve lo giuro!» si giustificò lei piangendo «Io ho fatto come mi avete detto. Ho lasciato il medaglione in camera del famiglio di Louise, ne sono assolutamente sicura».

Eshamel era troppo fuori di sé per credere ad una sola parola di una creatura della quale non si era mai veramente fidato, e ancora una volta fu Eruvere a fermarlo.

«È inutile recriminare. È evidente che non tutto è andato come pensavamo. In ogni caso, gli imprevisti talvolta capitano».

Ciò nonostante, Eshamel ne aveva già abbastanza di avere a che fare con Tiffa.

«In ogni caso, ora abbiamo ciò che ci serviva.» disse mettendo mano alla spada «Quindi, questa bestia non ci serve più».

Tiffa si ritrasse spaventata, ben sapendo di cosa quel pazzo era capace. Aveva imparato a temerlo in tutte le settimane in cui era stata costretta a stare al suo gioco, e anche se la morte era forse l’unica punizione abbastanza severa da farle espirare le sue colpe la prospettiva di morire la terrorizzava, come era giusto che fosse.

«Lascia stare. Conosci gli ordini. Limitati a fare come ti è stato detto».

Di nuovo, l’autoproclamato capo della nazione elfica serrò i denti per la collera, ma alla fine non ebbe altra scelta che piegarsi. Sapeva bene a chi doveva la posizione che finalmente era tornato ad occupare, e non era saggio mordere la mano che lo nutriva; non ancora, almeno.

«Quando sarà il momento.» disse tuttavia a Tiffa «Sarà un vero piacere per me ucciderti.» quindi fece un cenno alle guardie, che trascinarono via sia Siesta che Tiffa lasciando da soli i due capi.

Nel rapido avvicendarsi negli eventi, e anche a causa della sfuriata per aver visto fallire una parte del piano, Eshamel non si era ancora accorto del fatto che Saito, prima di venire allontanato a forza da lui, aveva fatto in tempo ad infilargli la trasmittente nella tasca interna del mantello.

 

Saito temeva ci sarebbe voluto parecchio tempo, forse più di quello a disposizione della batteria, prima che qualcuno arrivasse ad ascoltare ciò che le voci che arrivavano attraverso la trasmittente.

Quello che né lui né Louise sapevano, però, era che i portali di Tiffa non erano obsoleti solo per via del lungo tempo che ci voleva nell’aprirli.

Al loro interno, per qualche motivo, il tempo scorreva molto più velocemente, cosicché la sensazione di spendere non più di pochi secondi per attraversarli corrispondeva in realtà a diverse ore effettive.

Così, se agli occhi di Saito e Louise era ancora notte fonda, tenendo conto anche del fatto che dal momento in cui erano stati catturati non erano riusciti a vedere neanche una volta oltre una finestra, in realtà in molte parti di Halkengina era già sorto il sole.

Kaoru si era svegliato molto presto, perché come Colbert non voleva venire meno alla promessa fatta a Saito e Louise di essere presente al pranzo di natale, così prima ancora che finisse di fare giorno lui e tutti gli altri avevano iniziato a prepararsi per fare ritorno a Grasse.

«Non è un po’ presto per partire?» domandò Quintus, anche lui invitato alla festa, mentre Kaoru finiva di sellare il suo cavallo

«Voglio essere a Grasse prima di mezzogiorno.» tagliò corto il ragazzo «Gliel’ho promesso.»

«E poi non c’è da preoccuparsi.» intervenne Colbert alzando gli occhi al cielo azzurro «Ormai la tempesta è passata, e oggi si annuncia una splendida giornata.»

«Speriamo sia davvero così.» sospirò Kaoru «Dopotutto si sono impegnati tanto per organizzare questa festa».

Speranza inutile, perché proprio nel momento in cui Kaoru e il professore stavano per mettersi in marcia con gli altri soldati giunsero dalla direzione opposta Kilyan e Seena, pallidi come la morte tanto apparivano spaventati.

«Generale!» disse Kilyan scendendo da cavallo prima ancora che questi si fosse fermato «Lord Hiraga e Lady Valliere sono scomparsi!»

«Che cosa!?»

«È così, generale. Lord Hiraga aveva chiesto di essere svegliato prima del tempo per fare una sorpresa a miss Valliere, ma quando i servitori sono entrati nella stanza da letto l’hanno trovata vuota. Li abbiamo cercati dappertutto, ma senza esito.»

«Anche Siesta e Lady Kiluka non si trovano.» incalzò Seena

«Che cosa può essere successo?» domandò preoccupato Colbert

«Non ne ho idea, ma non mi piace.» rispose Kaoru.

Proprio in quel momento, un marinaio della Valliere arrivò dalla scaletta che conduceva alla darsena.

«Mi scusi, comandante.» disse rivolgendosi a Quintus «C’è un problema alla radio, potrebbe venire per favore?»

«Arrivo subito.» rispose Quintus, che in realtà aveva tutt’altro in mente.

Anche Kaoru e gli altri lo seguirono, nella speranza se non altro che proprio tramite la radio fosse possibile per loro mettersi in contatto con Saito e Louise, visto che erano gli unici a potersene servire.

Quando arrivarono nel casotto di ricezione, il radiofonista era ancora al suo posto.

«Che succede?»

«Comandante.» disse cedendogli il posto «La radio ha iniziato a trasmettere alcuni minuti fa. Sento qualcosa, ma non capisco cosa dicono, e la linea è perennemente occupata».

Quintus prese le cuffie, alzando al massimo il volume perché tutti potessero sentire. Il segnale era un po’ disturbato, ma erano chiaramente riconoscibili due voci, mentre di contro ciò che stavano dicendo sembrava non avere alcun senso.

«Non sembra una lingua di Halkengina.» commentò Seena con una punta di preoccupazione.

Colbert si fece avanti.

«È un dialetto elfico.» capì, ed alzò il suo bastone magico «Aspettate».

Fu sufficiente un incantesimo gettato sulla radio, e immediatamente quell’incomprensibile accozzaglia di parole divenne chiara.

Ma erano parole che nessuno avrebbe voluto sentire.

«E adesso Eruvere, cosa dovremmo fare? Per colpa di quell’elfa incapace, una parte del piano è andata a monte.»

«Non credo sia il caso di vederla in modo tanto negativo.»

«Non credi sia il caso!? Dei tre quel maledetto famiglio era sicuramente l’osso più duro, e ci è scappato!»

«Può darsi, ma questo non cambia nulla. Non può sapere dove siano in questo momento i suoi padroni, né immagina la reale situazione.»

«E se arrivasse a scoprire come sono andate realmente le cose? Che quei due mocciosi e la servetta sono qui a Neftes

«Non ha alcuna importanza. E comunque, ne passerà di tempo prima che possa eventualmente scoprirlo.

Per ora … stabilito … maestro … scoprire … incantesimo …».

In quella la comunicazione saltò, e la radio rimase muta.

Dovevano essersi esaurite le batterie della trasmittente.

Nella stanza era piombato il silenzio più assoluto, e tutti si guardarono gli uni con gli altri in cerca di un inesistente filo di speranza; la speranza di aver sentito male, che fosse tutto un brutto sogno.

Il gracchiare della porta, aperta da un marinaio venuto alla ricerca del generale per avvisarlo che la scorta per il viaggio di ritorno chiedeva istruzioni, convinse tutti che quello, purtroppo, non era un incubo, riportandoli alla dura realtà.

«Signore…».

Gli occhi di Kaoru si accesero come quelli di una tigre.

«Macchine a tutta forza! Partiamo subito!».

I marinai furono letteralmente tirati giù dal letto, e meno di un’ora dopo la Valliere veleggiava a tutta velocità diretta verso Neftes.

Era una missione quasi senza speranza, e tutti lo sapevano; per questo l’atmosfera, anche dopo la partenza, era tanto cupa.

Kaoru, in plancia di comando, seguitò per ore a scrutare la carta nautica del nord di Halkengina in cerca di una soluzione, qualsiasi cosa che potesse in qualche modo accorciare il viaggio.

Kilyan sembrava anche più pessimista di lui, schiacciato dal peso della vergogna per aver permesso, proprio lui, il capo delle guardie di palazzo, che i suoi padroni venissero rapiti sotto i suoi occhi, e non smetteva un attimo di camminare avanti e indietro per la plancia contando i metri che lo separavano dal luogo in cui erano tenuti.

«È tutto inutile.» continuava a ripetere «Non faremo mai in tempo.»

«Smettila, Kilyan.» lo ammonì Seena «Non sei di nessun aiuto.»

«Purtroppo, temo che abbia ragione.» sentenziò pessimista Kaoru senza alzare gli occhi dalla mappa «Ci portiamo dietro quarantaquattromila tonnellate d’acciaio. Anche spingendo la nave al massimo delle sue possibilità e sfruttando tutta l’autonomia di volo a nostra disposizione ci vorrebbero almeno cinque giorni per raggiungere Neftes sfruttando le rotte marine attualmente conosciute, e dubito che Saito e Louise abbiano tutto questo tempo a loro disposizione».

Quintus seguitava a guardare il mare, come perso nei propri pensieri.

«Un modo forse c’è.» disse avvicinandosi al tavolo, e con mano sicura indicò un punto al centro della mappa, una sorta di grosso ammasso colorato di scuro che stava proprio lungo la linea retta che collegava Tristain a Neftes «Possiamo passare da qui».

Tutti guardarono, e benché Kaoru non ne capisse il senso intuì dai volti dei suoi compagni che la cosa non doveva essere così facile come appariva.

«Ma quello… è la Fossa delle Tempeste.» disse Colbert

«La maggior parte delle rotte che collegano Tristain e Germania a Neftes si muovono lungo la costa.» spiegò Quintus «Ma il nord di Halkengina altro non è che un gigantesco golfo, del quale Tristain e Neftes costituiscono le due estremità. Passando per il centro dello specchio d’acqua anziché lungo le coste, accorceremmo il viaggio di almeno due, forse addirittura tre giorni.»

«Sento che c’è un ma in arrivo.» commentò Derf

«Il ma è che la Fossa delle Tempeste è il braccio di mare più insidioso del mondo.» rispose Colbert «Da secoli e secoli vi infuria una tempesta che non si esaurisce mai, che solleva onde alte come montagne, innalza venti capaci di capovolgere anche il più solido dei galeoni, e genera piogge tali da affondare da sole le navi con il loro carico d’acqua.»

«La leggenda dice che l’artefice di tutto sia uno spirito del mare.» disse Kilyan

«Uno spirito al servizio degli elfi.» aggiunse Seena «Secondo le leggende si tratterebbe di un guardiano che gli stessi elfi avrebbero messo a protezione della via più breve tra i loro territori e quelli degli umani. Per impedirci di avere contatti troppo diretti.»

«Sono solo storielle da marinai.» tagliò corto Quintus, che in questi casi era l’incarnazione del pragmatismo «Anche se la tempesta è un dato di fatto. Nessun comandante ha mai osato avventurarsi al suo interno.» quindi inarcò le sopracciglia in un moto di orgoglio «Ma nessuno di loro aveva una nave come la Valliere».

Kaoru ci pensò a lungo, fissando soprapensiero la macchia scura.

«La Valliere può davvero farcela?» domandò con un filo di voce

«Beh…» disse Colbert «Con le modifiche apportate, e tenendo conto della sua resistenza, immagino sarebbe teoricamente possibile, anche se indubbiamente rischioso.»

«Mi basta questo.» quindi ordinò al timoniere «Timone a dritta, trenta gradi. Rotta nord-nordest.»

«Nord-nordest, ricevuto».

Prima ancora che la nave potesse completare la sua manovra, Kaoru lasciò la plancia di comando, lasciando i suoi compagni chiaramente perplessi.

Quintus, il professor Colbert e Kilyan si lasciarono tuttavia distrarre quasi subito dalle operazioni di manovra e dalle ovvie difficoltà che li attendevano, così fu Seena l’unica a seguirlo, andandogli dietro fin nei meandri della nave.

Dopo averlo perso brevemente di vista, lo ritrovò nella cambusa, intento a guardarsi attorno come alla ricerca di qualcosa.

Era preoccupata. E non solo per la missione.

«Sei sicuro che ce la faremo?»

«Non abbiamo altra scelta, mi pare.» rispose Kaoru senza distogliere gli occhi dal suo lavoro.

In realtà i suoi pensieri erano altri.

I due elfi che avevano sentito confabulare alla radio avevano parlato di aver catturato due mocciosi e una servetta. La servetta era quasi sicuramente Siesta, e i due mocciosi Saito e Louise, quindi significava che Kiluka probabilmente non era sparita per colpa loro.

Da una parte questo la rassicurava, ma dall’altra la inquietava, perché, a rifletterci a posteriori, ammesso e non concesso che Kiluka non fosse stata rapita a sua volta, voleva dire che la sua padrona era da qualche altra parte chissà dove.

«Che stai facendo?» si decise a domandare

«Do la caccia a un topolino.» rispose Kaoru quasi beffardo

«Un topo!? Credevo che la nave fosse disinfestata.»

«Già. Ma questo topolino è molto bravo a nascondersi».

Detto questo, Kaoru si avvicinò ad una cassa che, teoricamente, doveva essere vuota, e senza indugio la scoperchiò, rivelandone l’occupante abusivo.

«Malgrado sia bello grosso».

Colta in flagrante, la clandestina replicò con una linguaccia, a metà tra l’imbarazzo e la burla.

«Mi hai beccata».

Riconoscendo la voce, Seena si fiondò a sua volta sulla cassa.

«Kiluka!?».

Con tutto quello che era successo Kaoru non aveva più avuto occasione di ripensare a quell’ombra che credeva di aver visto il giorno prima intrufolarsi nella nave, ma alla prima occasione aveva fatto due più due e aveva capito di chi doveva trattarsi.

Come fosse stata un gattino, la afferrò per collottola tirandola fuori dal suo nascondiglio.

«Si può sapere che accidenti ci fai qui, piccola peste senza speranze?» sbraitò Kiluka dimenticando per un attimo la differenza di grado

«Mi avevano parlato così tanto di questa nave. Non stavo più nella pelle, e volevo vederla, così mi sono nascosta nel carretto che è partito ieri da Grasse e mi sono intrufolata a bordo. Mi dispiace».

Seena si passò una mano sulla fronte.

«Signorina, lo sapete che siamo salpati?» disse Derf

«Salpati!? E per andare dove?»

«Più tardi ti spiegheremo tutto.» replicò Kaoru «Tanto è chiaro che non abbiamo né tempo né modo di riportarti indietro e scaricarti a terra.» quindi, tirò un lungo sospiro di sollievo «Speriamo solo che il professor Colbert e Quintus abbiano sopravvalutato le capacità di questa nave. O tra l’equipaggiamento che possono vantare gli elfi e il dover attraversare la Fossa delle Tempeste, temo che questa missione potrebbe assumere i connotati di un suicidio».

 

Saito aveva preso tante di quelle botte da perdere conoscenza, ed al risveglio la prima cosa che vide fu una coppia di volti a lui famigliari.

Ed erano volti amici, cosa difficile da immaginare data la circostanza.

«Alla buon’ora.» disse una squillante voce femminile «Avevi intenzione di dormire ancora a lungo?»

«L… Luctiana?» disse il ragazzo riuscendo finalmente a mettere a fuoco «Bidashal

«Ti fa ancora male?» domandò l’elfo volendosi accertare di aver curato bene le sue ferite

«No… non mi sembra».

Faticosamente, Saito si mise a sedere, accorgendosi solo dopo qualche momento di trovarsi sopra uno scomodo pagliericcio all’interno di un’angusta cella di pochi metri quadri, probabilmente la stessa in cui era stato rinchiuso tempo prima assieme a Tiffa.

Oltre a Luctiana e Bidashal, con loro c’erano anche Ari, seduto in disparte in un angolino con un’espressione contrariata, e Siesta, che accortasi del risveglio del suo padrone si affrettò a sincerarsi delle sue condizioni.

«Dov’è Louise!?».

Non fecero in tempo a rispondergli, che una voce giunse da dietro una delle pareti.

«Saito!»

«Louise!».

Louise era stata rinchiusa, da sola, nella cella accanto, che invece di un pagliericcio poteva vantare una brandina non certo di lusso, ma comunque piuttosto comoda.

C’erano anche uno specchio, uno sgabello e un tavolo, e sul tavolo capeggiava un vassoio il cui contenuto, una cena piuttosto sostanziosa per un prigioniero, non era ancora stato toccato.

«Saito! Stai bene?»

«Non preoccuparti, sto bene. Bidashal mi ha curato con la sua magia.»

«Meno male.» disse lei tirando un sospiro di sollievo «Ma che ti è saltato in mente di agire in quel modo? Avrebbero potuto ucciderti.»

«Ho dovuto farlo. Era l’unico modo per tentare di avvertire Kaoru e gli altri di quello che ci era successo. Spero solo che qualcuno si sia accorto che ora la radio trasmette.»

«Credi che verranno a salvarci?» domandò Siesta

«Come ho detto, lo spero».

A quel punto Saito, decisamente contrariato, si rivolse ai suoi compagni di prigionia per avere delle doverose spiegazioni.

«Ora però, gradirei che ci spiegaste che diavolo sta succedendo? Che ci fa Eshamel qui nella capitale!? Non lo avevate esiliato?»

«È così.» rispose cupo Bidashal «Poco dopo la sconfitta del drago, il sentimento progressista e pacifista degli elfi moderati ha conquistato ampi consensi, e gli integralisti capeggiati da Eshamel si sono ritrovati in netta minoranza.»

«Non lo abbiamo esiliato noi.» spiegò Luctiana «Se n’è andato da solo. Per essere più precisi, ha dato vita ad un vero e proprio tentativo di colpo di stato, per riprendere il potere e poter nuovamente imporre la sua politica fondamentalista in seno al consiglio. Lui e i suoi uomini si erano ritirati in una fortezza di confine nel cuore del deserto, e non credevamo che potessero essere una minaccia.»

«Fino all’arrivo di quel maledetto famiglio.» borbottò Ari

«Come!?» disse Siesta

«Eruvere è sbucato dal nulla alcuni mesi fa.» rispose Luctiana «Diceva di essere il famiglio di Tiffa, e in principio gli abbiamo tutti creduto. Invece, si è rivelato tutto un trucco.

In realtà, lui era alleato di Eshamel. Prima ha indebolito il nostro esercito con sabotaggi e seminando zizzania tra i nostri comandanti, quindi ha permesso ai ribelli di organizzare un contrattacco fornendo loro armi ed equipaggiamenti.»

«Le nostre forze poste a difesa della capitale sono state spazzate via» e molte guarnigioni, vedendo il potere di Eshamel crescere nuovamente, hanno disertato passando dalla sua parte. In poco tempo ci siamo ritrovati nuovamente in minoranza, e prima che potessimo fare qualcosa la capitale era nuovamente nelle sue mani.»

«Non ci avete ancora spiegato che cosa vogliono da noi!» disse Louise, che nonostante il muro di mezzo era riuscita a sentire

«Questo non lo sappiamo. Non sappiamo neppure come abbia fatto Eshamel a mettere le mani su equipaggiamenti che superano persino quelli in dotazione al nostro popolo.»

«Probabilmente c’è di mezzo Reconquista.» disse Saito «Sono stati loro ad organizzare la congiura contro la regina Henrietta e a provocare la guerra civile».

Luctiana e Bidashal si guardarono tra di loro, preoccupati.

«Questo è grave.» disse Bidashal «Se è vero, vuol dire che Reconquista sta puntando a far divampare la guerra in tutta Halkengina.»

«Tu sei stato un loro alleato. Non hai idea di quali siano i loro scopi?»

«Purtroppo, non ho mai goduto della loro fiducia al punto di venire messo al corrente di tutti i loro piani. L’unica cosa che so, è che obbediscono ad una persona che sta al vertice della piramide.

Lo chiamano il Maestro.»

«Il Maestro.» ripeté Louise come soprapensiero.

Siesta, però, era triste e preoccupata soprattutto per un’altra cosa.

«Ancora non posso credere che Tiffa ci abbia fatto questo.»

«Non incolpate Tiffa.» disse Luctiana «Non ha avuto altra scelta che assecondarli.»

«Che vuoi dire?» chiese Saito

«Quando la capitale è caduta, io, Ari e il Maestro Bidashal siamo rimasti in retroguardia per permettere ad alcuni di noi di scappare e riorganizzarsi più a nord.

Con noi c’era anche Tiffa.

Avevamo già deciso di morire qui combattendo fino all’ultimo, ma invece siamo stati catturati, e a quel punto Tiffa è stata costretta a scegliere: la nostra salvezza in cambio della sua collaborazione.»

«Abbiamo cercato di dissuaderla.» disse Ari «Ma sapete com’è fatta. E così li ha aiutati. Ha imparato ad aprire i portali al solo scopo di organizzare questa trappola e riuscire a catturarvi.

Ma come ha già detto il maestro, non abbiamo la minima idea del perché l’abbia fatto».

Seguì un lungo, interminabile di sconforto, nel caso di Saito e Louise misto a vergogna.

Benché sicuri della bontà d’animo di Tiffa, tutti e due bene o male si erano convinti del fatto che li avesse comunque traditi, ma ora che ne scoprivano i motivi quasi si vergognavano di aver dubitato di lei.

D’un tratto, Louise sentì un rumore alle proprie spalle, e girato lo sguardo vide Maddarf entrare nella cella seguito da un paio di guardie.

«Prendetela.» ordinò puntando il dito verso di lei.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua^_^

Alla fine ci è voluto meno del previsto.

Grazie ad una fortunata combinazione di eventi il mio tempo libero è aumentato in questi ultimi giorni, così ho avuto modo di completare sia il capitolo del mio romanzo che questo.

Oltretutto, essendo un capitolo che ero molto ansioso di scrivere, realizzarlo è stato piacevole e per nulla faticoso.

Ecco, ora le cose si fanno davvero complicate per Saito e Louise.

Riusciranno Kaoru e gli alti ad arrivare in tempo per salvarli?

Ma soprattutto, che cosa vuole da loro Reconquista, al punto da organizzare un piano così complicato per poterli rapire?

Queste e altre domande avranno risposta già nel prossimo capitolo.

Nell’eventualità (spero non sia così), di non riuscire ad aggiornare ancora prima del 25 dicembre, vi faccio anticipatamente i migliori auguri per un felice natale.

Grazie a tutti quelli che recensiscono, leggono e taggano la storia, siete fantastici!^_^

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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