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Autore: _Renesmee Cullen_    13/12/2013    8 recensioni
210 a.C., Aurora, principessa Greca, dopo che la sua città è stata saccheggiata dai Romani, viene rapita da questi e scambiata per una ancella. Tra i romani c'è Fabrizio, un generale che mostra da subito un certo interesse per Aurora. La ragazza decide di non rivelare la sua vera identità a nessuno, ma dopo essere arrivata a Roma scopre che non è facile, soprattutto con gli occhi di Fabrizio, che sospetta qualcosa, sempre addosso. Nella Roma Repubblicana, dove la divisione tra classi sociali rappresenta una delle credenze più importanti di tutte, cosa potrebbe succedere se i due si innamorassero?
Dal primo capitolo:
Fabrizio alzò un sopracciglio, ma non disse nulla. Si spogliò invece dell’armatura e rimase a petto nudo. Nel fisico allenato risaltavano le braccia muscolose, le spalle larghe e i pettorali. Dopo poco venne verso di me, e si chinò alla mia altezza.
-Senti… facciamo così... io non prendo in giro te e tu non prendi in giro me, d’accordo? Mi sembra un patto vantaggioso per entrambi.- disse, a un soffio dalle mie labbra, nella sua lingua natale. Iniziai a sudare, ma mi obbligai a rispondere, in un perfetto latino.
-D’accordo.- conclusi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 24 – Ritorno


 

Lucrezia entrò nella camera ampia in cui il Senatore ospitava sua madre per quel periodo in cui dovevano organizzare il matrimonio: conteneva un letto di legno spazioso, ornato di sontuose coperte e cuscini, una cassapanca per gli effetti personali dello stesso materiale, uno specchio grande posto da un lato del letto e dall'altro un mobile per appoggiare oggetti. Da una parte c'era una bacinella d'acqua per lavarsi, dove Filenide stava trafficando: stava applicando sui suoi capelli un sapone particolare per nascondere il suo colorito naturale, il biondo, con uno molto più scuro. Aveva paura che qualcuno avrebbe potuto riconoscerla come l'assassina assoldata dal fratello morto di Fabrizio. I suoi capelli erano uguali a quelli della figlia, ricci e biondi, ma aveva fatto di tutto per riuscire a trasfigurarli. Titubante e con sguardo spaventato Lucrezia si avvicinò a lei: sapeva che la madre non era contenta di sua figlia, poichè in quei giorni non aveva concluso nulla di rilevante. Non era nemmeno riuscita a parlare con il suo promesso sposo, dopo quella notte in cui aveva capito di essere caduta in basso come mai in vita sua.

-Buongiorno madre- disse piano, preparandosi a una sfuriata. Filenide tirò su la testa dal catino e prese un panno per asciugarsi, che si macchiò subito di marrone. Buttò lentamente l'acqua sporca dalla finestra che dava sulla strada e poi si sedette sul letto, senza guardare la figlia. Lucrezia restò in piedi al centro della stanza senza parlare o muoversi, sua mare l'aveva abituata così fin da quando era piccola: mai fare o dire qualcosa se non veniva richiesto.

Dopo essersi asciugata i capelli e aver gettato l'asciugamano sotto il letto per nasconderlo fin quando non l'avesse bruciato, alzò lo sguardo sulla ragazza e chiese, in un tono che nascondeva irrequietezza:

-Dimmi, figlia, ti piace lavarti con l'acqua calda?- chiese. Lei annuì alla svelta: quando sua madre domandava, doveva ricevere una risposta all'istante.

-Bene, vedi che non sei così stupida!?- esclamò retoricamente, non perdendo un istante per insultarla, come faceva spesso.

-E adesso dimmi- continuò incurante dello sguardo spaventato della ragazza -Sei felice di mangiare fin quando vuoi e di poter riempire lo stomaco fino a scoppiare? Di non patire mai il freddo?- a quelle domande Lucrezia non rispose subito: dove voleva arrivare sua madre? Quell'esitazione le costò cara: Filenide si avventò su di lei di scatto e le diede uno schiaffo in pieno volto.

-Rispondi!- gridò, fuori di sé come poche volte l'aveva vista

-Si, madre, sono tutte cose che adoro- disse, sull'orlo delle lacrime. Era sempre stata una ragazza fragile ma mai aveva potuto mostrarsi tale con sua madre: avrebbe preso soltanto più sberle. Filenide non si calmò e la prese per le spalle, scuotendola:

-Allora spiegami perchè non stai cercando di fare qualcosa per tenerti stretto il figlio stupido del Senatore! Non capisci che finchè non sarete sposati lui o suo padre in qualsiasi momento possono decidere di annullare tutto? Ci ritroveremmo di nuovo in mezzo alla strada, come prima, lo sai vero?- gridò di nuovo, mentre Lucrezia avrebbe voluto scappare via da quella casa, dalla sua carnefice e dal destino infelice cui era destinata. Di certo, se lo avesse fatto, sua madre l'avrebbe ripresa subito: era un'assassina veloce e ben allenata

-M-mi dispiace madre, ti giuro che oggi stesso andrò da Fabrizio e cercherò di passare molto tempo con lui...- iniziò Lucrezia, ma la madre la interruppe di nuovo:

-Passerai molto tempo con lui? Figlia stupida, non basta! Devi legarlo a te a tutti i costi: quindi o lo fai innamorare di te o ti fai mettere incinta!- esclamò come se tutto fosse scontato.

-Farlo innamorare di me?- chiese incredula la ragazza -Madre, è impossibile! Mentre trascorrevamo la notte insieme (e questo è accaduto soltanto perchè era ubriaco fradicio, altrimenti non avrebbe mai giaciuto con me), mormorava il nome della ragazza che tu hai tentato di uccidere!- esclamò esasperata: non poteva credere che sua madre la ritenesse un oggetto fino a quel punto. Filenide si spazientì ancora di più:

-Ma fortunatamente quella ragazzina se ne è andata, altrimenti ci avrei pensato io! Non ci sono ostacoli sul tuo cammino!- esclamò con veemenza -Seducilo, convincilo, fallo ubriacare e portalo di nuovo a letto, sperando che questa sia la volta buona!- esclamò senza scrupoli. Lucrezia spalancò gli occhi, terrorizzata: non poteva farlo di nuovo. Quella notte che lei e Fabrizio avevano trascorso insieme, si era sentita la donna più scorretta e immorale del mondo. Lei credeva nel vero amore e mai avrebbe voluto sposarsi con qualcuno per diventare ricca e avere soldi a non finire, come voleva invece sua madre. Preferiva essere povera ma felice e mai lo sarebbe stata, a causa sua.

-No!- esclamò infine in un impeto di coraggio, che in tutti quegli anni della sua vita non aveva mai avuto -Non lo farò, madre! Ammalia tu il Senatore, sposalo, fai quello che vuoi! Io non voglio svendere me stessa per le tue brame di potere!- concluse la ragazza, disperata. Filenide inizialmente non disse nulla, non urlò o sbraitò, anzi restò sorprendentemente calma. Per un attimo Lucrezia si illuse sul fatto che magari, per la prima volta in ventiquattro anni, l'avesse capita e provasse compassione per lei. Un istante dopo, la donna si avventò sulla figlia come un fulmine e le prese i capelli con una mano, tirandoglieli fino a farla urlare e farla prostrare a terra:

-Tu farai quello che voglio io, ragazzina, hai capito? Se io ti dico di far innamorare il Generale di te, tu lo farai, non mi importa come. Se ti dico di farti mettere incinta, tu eseguirai i miei ordini e non fiaterai, mi capisci? Altrimenti te la faccio pagare cara.- disse e la sua voce era tranquilla come mai prima di allora. In quel momento Lucrezia si abbandonò alle lacrime, capendo che non aveva alcuna possibilità di salvarsi.


 

P.O.V Aurora


 

Il giorno seguente mi svegliai quando era già pomeriggio inoltrato: nessuno mi aveva svegliata ed avevo dormito così bene come non facevo da tempo. Nonostante questo, non appena mi alzai dal letto, non riuscii a fare a meno di pensare a quello che era accaduto la notte precedente: Tiberio, contro ogni mia aspettativa, mi aveva baciata. Non avevo nessuna intensione di essere arrabbiata con lui per questo o di biasimarlo, poiché conoscevo i suoi sentimenti e li comprendevo, ma il suo gesto mi aveva lasciato stupita: in quel momento, tutto mi sarei aspettata meno che essere baciata. Nonostante la dolcezza dimostrata dal Dottore in quel gesto disperato e tutto il trasporto che avevo sentito verso di me e sebbene nella mia mente si fosse insinuato il dubbio se continuare a rifiutare le sue attenzioni, alla fine avevo deciso che mai avrei potuto pensare di costruire un futuro con lui. Nel bene e nel male, nel mio cuore c'era un uomo solo, alto, moro con degli occhi che sembravano due pozzi neri senza fine, fiero e orgoglioso come pochi. Ciò che mi aveva fatto era imperdonabile ma l'amore che provavo per lui era più forte di qualsiasi cosa. Sapevo che mi aveva usata e imbrogliata, che non mi amava davvero, poiché me lo aveva detto, ma il ricordo di noi due mi inondava la mente in ogni momento.

Nonostante tutto, mi aveva salvata in svariate occasioni mettendo a repentaglio la sua stessa vita, mi conosceva come nessun altro e mi aveva mostrato parti di sé che mai avrebbe fatto vedere a qualcuno. Per me restava sempre un verme, ma anche l'unico amore della mia vita. Dopo essermi lavata con dell'acqua piacevolmente tiepida, pettinata e vestita, uscii dalla camera, andando a cercare Marcella per vedere se ci fosse qualcosa da fare e per sapere come stesse Vinicio quella mattina. La casa era immersa nel silenzio e tutte le camere avevano la porta chiusa: probabilmente stavano ancora dormendo tutti e non era il caso di disturbarli, chissà quanto erano stanchi e preoccupati. Decisi di andare in cucina per preparare qualcosa da mangiare: il mio stomaco brontolava da quando mi ero alzata. Non appena misi un piede nella stanza, però, mi bloccai: Tiberio, con delle occhiaie profonde che gli solcavano il viso e gli occhi lucidi, si apprestava a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Non mi vide entrare, assorto nei suoi pensieri, così mi schiarii la voce e lo salutai:

-Buongiorno, Tiberio.- dissi, arrossendo all'improvviso. Il ricordo di quello che era accaduto la notte precedete era ancora vivo in me e nel mio tono si notava una malcelata nota di imbarazzo. Il Dottore sussultò al suono della mia voce e quando posò gli occhi su di me, le sue guance pallide si colorirono di un rosso acceso. Dopo un attimo di esitazione, rispose:

-Buongiorno, Aurora...- la sua voce era stranamente flebile e incerta. Calò il silenzio tra noi due, pesante ed imbarazzante. Di nuovo mi schiarii la voce e chiesi:

-Vuoi che ti aiuti...?- il mio tono era incerto e Tiberio scosse la testa lentamente, senza parlare. Non sapendo più cosa fare e non volendo andarmene poiché non volevo dare l'impressione di essere offesa o arrabbiata con lui, iniziai a parlare del più e del meno:

-Come hai dormito sta notte? Non hai una bella cera...- iniziai, mordendomi subito dopo la lingua: come mi era venuto in mente di fare una constatazione del genere? Era ovvio che Tiberio non era riuscito a dormire dopo tutto quello che era accaduto... volevo solo farlo sentire a suo agio, invece probabilmente avevo ottenuto l'effetto opposto. Come a dimostrare la mia ipotesi, il Dottore si sfregò le mani sui pantaloni, impaziente, poi si toccò i capelli: era evidente che era nervoso e me ne dispiacque, non volevo che il mio rapporto con lui si incrinasse per quell'episodio. Dopo aver respirato profondamente disse:

-Non ho dormito tutta la notte, Aurora, so che si vede... non ho fatto altro che pensare... a quello che è successo ieri. O meglio, a quello che io ho fatto ieri.- fece una pausa e io non seppi dove volesse arrivare, così tacqui e continuai a guardarlo con sguardo interrogativo. Probabilmente prese questo come un gesto di disappunto e, mortificato e mordendosi le unghie continuò:

-Mi dispiace così tanto di essermi comportato in quel modo... ci ho pensato molto, sono pentito del mio atteggiamento scorretto... tu hai salvato la vita a mio fratello e io come ti ripago? Baciandoti quando so perfettamente che non provi nulla per me... ti prego, perdonami! Ti ho vista lì davanti a me... così bella e innocente che...- si coprì gli occhi con le mani, scuotendo la testa e facendo ondeggiare i capelli biondi -sono stato un villano e un insensibile, spero che potrai perdonarmi.- concluse, non riuscendo a guardarmi negli occhi e puntando il suo sguardo a terra. Mi avvicinai a lui lentamente e poi lo abbracciai forte, intenerita e con il sorriso sulle labbra. Nessuno fino a quel momento si era mai preoccupato di chiedermi scusa per qualcosa che aveva fatto. Il Dottore si stupì del mio gesto ma ricambiò l'abbraccio affettuosamente.

-Non preoccuparti, per me non è cambiato assolutamente nulla... dimentichiamoci quello che è successo, va bene? Non perderai il mio affetto per questo... non sarebbe affatto sincero altrimenti, non trovi?- chiesi retoricamente sorridendogli, mentre mi staccavo da lui dandogli una pacca sulle spalle. Tiberio sorrise raggiante e annuì, mentre il suo colorito non sembrava più così pallido e le sue occhiaie meno profonde.

-Mi arrabbierò moltissimo invece se non metto subito qualcosa sotto i denti! Sto morendo di fame!- esclamai e ridemmo insieme.


 

Quella sera, dopo aver fatto cena, avevo deciso di non fare la mia solita passeggiata notturna per schiarirmi le idee, visto ciò che era successo a Vinicio a causa del mio comportamento. Dopo l'insistenza di Tiberio che affermava che Vinicio era ancora a letto e non ci sarebbe stato nessun genere di rischio, uscii lo stesso. Il Dottore affermava che faceva bene passeggiare in solitudine, per rilassarsi e non pensare alle preoccupazioni che ci affliggono nel corso della giornata.

Dopo essermi coperta con un mantello pesante per non prendere freddo, uscii nei campi e iniziai a camminare, assorta nei miei pensieri. Quella notte c'era la luna piena che, insieme alle stelle, illuminava il paesaggio e conferiva alla campagna un'aria tremendamente malinconica.

Avevo sempre amato camminare in mezzo ai campi e quando ero davvero molto piccola, mio padre, prima di morire in guerra, mi conduceva con sé nelle campagne per cavalcare, cacciare o, più semplicemente, per passeggiare. Ricordavo molto poco di lui, ma nella mia mente erano sempre impresse la sua espressione sorridente, i suoi occhi azzurri come i miei e il suo atteggiamento espansivo. Ripensai a tutta la mia famiglia e nonostante fosse passato del tempo, la ferita era ancora aperta. Erano morti tutti: il mio amato fratello, le mie sorelle forse un po' stupide e troppo sottomesse e anche i miei genitori. Non restava nessun altro se non io e mio zio, di nobili greci. Per un attimo immaginai di tornare in Grecia nel mio palazzo ad Anticyra, di dormire nelle mie stanze, di vedere la vita della città, di andare a pregare sull'Acropoli e di governare il mio popolo in maniera giusta... scossi la testa: se anche fossi tornata in Grecia e avessi avuto la fortuna di farmi riconoscere come principessa, nulla sarebbe stato come prima e mai la mia felicità sarebbe stata completa, senza Fabrizio. Senza contare poi che la città in quel momento si trovava nella mani dei romani, come probabilmente anche il palazzo e tutto il resto... che senso avrebbe avuto ritornare? Immersa nei miei pensieri non mi accorsi di essermi allontanata troppo dalla casa e solo quando sentii un fruscio alle mie spalle, mi voltai. Riuscivo ancora a distinguere l'abitazione in mezzo ai campi, ma mi ero allontanata davvero troppo e mi trovavo in un terreno incolto, dove le erbacce mi arrivavano quasi al petto e i cespugli si stagliavano in ogni punto della terra senza un ordine preciso. Sentii di nuovo un fruscio provenire da una pianta alla mia destra, così tornai indietro, affrettando il passo verso la casa: probabilmente era soltanto un animale che girovagava per i campi, ma era meglio rincasare il più presto possibile. Affrettai il passo, ma ad un tratto mi bloccai: non erano più piccoli suoni che riuscivo ad udire, ma dei passi veri e propri. Qualcuno mi stava seguendo e prima che fossi riuscita a entrare nell'abitazione mi avrebbe preso. Mi fermai, non desiderando che chiunque fosse si avvicinasse alla casa: non volevo mettere a repentaglio la vita della famiglia di Tiberio, piuttosto sarei morta io con onore. Mi guardai intorno e mi feci coraggio, dicendo:

-Chiunque tu sia, so che mi stai seguendo. Non so cosa vuoi da me, non ho soldi da darti e non sono una donna di una famiglia a cui puoi chiedere un riscatto, ma vieni fuori, non nasconderti nell'ombra: non ho paura di te!- esclamai sicura: non avevo niente da perdere, ormai. Mentre il cuore, involontariamente, mi batteva all'impazzata nel petto, come se riuscisse a presagire qualcosa, un cespuglio alla mia destra si mosse notevolmente e mi preparai ad essere assalita da qualcuno. Dalla pianta, invece, sbucò improvvisamente Fabrizio. Mi bloccai, immobile, e spalancai la bocca. Non parlai né feci nulla, poiché il mio stupore era troppo grande: che cosa ci faceva lui lì, in quel momento? Come aveva fatto a trovarmi? Fabrizio mi guardò per qualche istante come se fosse la prima volta che mi vedeva, poi venne verso di me e senza esitazione mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione.

Tutta quella scena sembrava surreale, come in un sogno. A causa della veemenza dei suoi gesti e del terreno umido, scivolammo stesi a terra tra l'erba mentre il Generale continuava a baciarmi e io, sebbene una parte di me si opponesse con forza, mi abbandonai a lui, consapevole che tutto ciò che stava accadendo era reale. Quelle emozioni familiari che provavo quando lo baciavo si fecero strada in me: il calore piacevole che sentivo in ogni parte del corpo, le sue labbra morbide e delicate sulle mie e le sue mani che accarezzavano i miei capelli con dolcezza. Sentii il sangue inondarmi il cervello e lo stomaco capovolgersi: oh dei del cielo, da troppo tempo non mi sentivo così. Ci baciammo a lungo, per minuti o ore, non seppi mai definire il tempo e in quel bacio c'erano mille parole non dette, pensieri non ammessi. Ero consapevole che la bellezza di quel momento sarebbe durata poco e che una volta che ci fossimo staccati la realtà sarebbe piombata su di noi violenta come non mai ma in quel momento volevo solo sentire le braccia di Fabrizio che mi avvolgevano e le sue labbra che cercavano disperatamente le mie, come non accadeva da troppo tempo. Finalmente mi sentivo completa, come se il cuore che avevo lasciato a Fabrizio il giorno della mia partenza fosse tornato nel mio petto, impetuoso come non mai.

Quando a entrambi mancò il fiato, ci staccammo e il Generale, che stava sopra di me, mi guardò negli occhi:

-Quanto mi sei mancata...- sussurrò dolcemente e si avvicinò per baciarmi di nuovo, ma in quel momento, come mi aspettavo, il ricordo di tutto ciò che era accaduto mi assalì con violenza e non riuscii a fare altro se non appoggiare le mani sul suo petto e spingerlo via. Fabrizio si scansò subito e si mise a sedere, nel viso aveva un'espressione ferita e contrariata: cosa si aspettava? Dopo tutto ciò che mi aveva fatto avrei dovuto accoglierlo a braccia aperte?

-Che cosa...?- chiese, mentre mi mettevo a sedere anche io, mentre l'erba alta copriva le nostre figure.

-Non osare chiedere che cosa mi prende- anticipai il Generale con voce fredda e incolore. Lui, da una parte per niente stupito, fece un sorriso triste e aprì la bocca per parlare, ma io lo interruppi nuovamente ed impazientemente con un gesto della mano.

-No, Generale dei miei calzari, ora parlo io.- dissi e Fabrizio mi guardò sconcertato: mai mi aveva vista così decisa, indignata ed inquieta. Le mie guance si colorirono di rosso per la rabbia, mentre iniziavo a parlare e le mie parole erano come le acque di un fiume in piena:

-Ho aspettato che tu tornassi dalla guerra, mi sono disperata credendo che tu fossi morto, ho pianto e urlato, perchè ti amavo e non potevo pensare di vivere senza di te. Dopo essere tornato, avermi riempito di false promesse, dicendo che mi avresti sposata a qualunque costo, sei stato promesso sposo a un'altra donna. Va bene, non è stata colpa tua, potrei anche accettare questo fatto, ma dopo di questo, oltre a non avermi mai cercata per fornirmi delle spiegazioni, per confortarmi o altre stupide cose che avresti potuto fare cosa è successo? Ti ho trovato a letto con un'altra!- esclamai concitatamente, mentre il mio tono di voce saliva piano piano e io mi alzavo in piedi, irrequieta -Dopo che avevi giurato amore eterno a me e tutte le belle parole che avevi sperperato per farmi innamorare follemente di te, cosa hai fatto? Hai giaciuto con un'altra donna e io ti ho visto con i miei occhi, quindi non provare a negare l'evidenza, faresti peggio. Nonostante questo, non hai tentato nemmeno di scusarti, di riparare al dolore che mi hai provocato, sebbene mi avessi detto tante belle cose e poi? Mi hai cacciato di casa, come se fossi stata un oggetto che non ti serviva più perchè probabilmente volevi sposarti con quella che è più bella di me e non mi volevi tra i piedi! Dopo tutto questo hai anche il coraggio di venire da me, pedinarmi, sbucare improvvisamente da un cespuglio, baciarmi e scombussolarmi la vita che per un miracolo del destino era tranquilla, per una volta dopo troppo tempo! Non osare chiedermi perchè reagisco in questo modo!- conclusi, ansimando. Di solito, ero una ragazza che odiava chi urla e strepita ma in quel momento riuscii a giustificare me stessa: nient'altro gli avrebbe fatto capire come mi sentivo e forse, non lo avrebbe mai capito lo stesso. Fabrizio si alzò in piedi e mi fronteggiò, a testa alta, prese un respiro profondo e disse:

-Se vuoi che me ne vada perchè sei felice senza di me e hai una vita piacevole e tranquilla, se non mi ami più come prima, dillo e me ne andrò e ti giuro su quanto ho di più caro che non mi rivedrai mai più e avrai la tua vita felice. Se dentro di te, però, senti ancora qualcosa per me, allora lascia che questa notte resti qui con te e che ti spieghi tutto ciò che è successo.- disse mite, guardandomi negli occhi supplicante, come mai prima di allora. Non seppi resistere a quello sguardo e a lui, che ancora amavo oltre ogni immaginazione e mi sedetti a terra, cercando di calmare il battito del mio cuore e il sangue che mi pulsava in ogni parte del corpo. Anche Fabrizio si sedette accanto a me, prendendomi le mani tra le sue, ma io le spostai: non volevo che mi toccasse. Il Generale abbassò lo sguardo, sconfortato:

-Mi odio così tanto, vero?- chiese tristemente, anche se la sua voce era leggermente incrinata, non riuscì a farmi compassione:

-Sono qui per ascoltare ciò che hai da dirmi, non per sentirti mentre ti autocommiseri!- esclamai brutalmente. Fabrizio scosse la testa, prendendo un ciuffo d'erba tra le mani per torturarlo e iniziò a parlare, con voce bassa e roca:

-Tutto ciò che hai detto... è vero, eccetto due cose: io ti ho cercata e, nonostante le mie parole, non ho mai smesso di amarti più della mia vita e tu sei la donna più bella del mondo, non dubitarne mai.- disse e di certo non si aspettava che gli credessi, infatti il suo volto non fece una piega.

-Perchè dovrei crederti?- chiesi fredda e lui mi guardò intensamente negli occhi e continuò a parlare, senza rispondere alla mia domanda.

-Come hai detto tu, non sapevo di dover sposare quella Lucrezia e dopo essere venuto a conoscenza di ciò, ho detto a mia madre, Iginia, di cercarti e mandarti nella mia stanza, di notte, poiché io non avevo modo di venirti a cercare, non con quelle due donne nella Villa e con mio padre che seguiva ogni mio passo. Quella sera stessa è tornata dicendo che non volevi vedermi e il mondo mi è crollato addosso.- spiegò e io spalancai gli occhi, questa volta stupita:

-Nessuno è venuto a cercarmi! Anzi, Attilia mi ha anche detto che tu non avevi nemmeno menzionato il mio nome! Ho pensato che di me non ti importasse nulla e non ti ho cercato, non volendo guastare la tua probabile felicità!- esclamai allibita. A quel punto, Fabrizio mise le mani sulle mie spalle e mi scosse:

-Come hai potuto anche per un istante pensare che non mi importasse di te?- chiese retoricamente, ma io scossi di nuovo la testa, decisa a non farmi impressionare dalle sue parole.

-Se anche fosse vero... e non pensare che ti creda sulla parola, nulla giustifica ciò che hai fatto! Perchè non sei venuto a cercarmi?- chiesi concitatamente stringendo i pugni. Lui si prese la testa tra le mani, chiudendo gli occhi:

-Mio padre mi ha supplicato di sposare quella ragazza per adempiere le sue ultime volontà: sono l'unico suo figlio rimasto in vita e non potevo contrariare la volontà di un povero vecchio. Ero disperato, non sapevo cosa fare, ero convinto che tu mi odiassi e non volevo obbligarti a vedermi... poi quella sera, quando mio padre ha voluto festeggiare il fidanzamento, mi sono ubriacato come mai in vita mia per cercare di dimenticare quella situazione orribile... e ti giuro che nel delirio dell'alcool pensavo che quella ragazza che mi era accanto fossi tu! Quando mi sono svegliato... è stato l'incubo peggiore della mia vita...- spiegò ancora, ma io feci un gesto di impazienza con la mano:

-Risparmiami quei dettagli: saperli mi fa male.- dissi schietta, abbassando lo sguardo e trattenendo con forza le lacrime.

-Se è vero tutto quello che hai detto... perchè mi hai cacciata via in quel modo? Io ti avrei perdonato qualunque cosa, perchè ti amavo così tanto, avremmo trovato una soluzione insieme... invece tu mi hai pugnalata alle spalle e mi hai causato un dolore così grande che ancora adesso se ci ripenso tremo.- dissi, non nascondendo le mie emozioni: era giusto che sapesse ciò che mi aveva provocato, non mi interessava se avrebbe sofferto. La sua sofferenza non sarebbe mai stata paragonabile alla mia.

-Perchè ho scoperto che la madre della ragazza che deve sposarmi è la stessa che tempo fa ha tentato di ucciderti e pur di proteggerti e allontanarti dal pericolo ho preferito che tu mi odiassi.- disse tutto d'un fiato, chiudendo gli occhi. Io spalancai i miei, incredula: non potevo pensare che pur di sapere che mi trovavo al sicuro aveva fatto soffrire me e lui stesso... non dovevo ancora cedere, tuttavia, ogni sua parola si sarebbe potuta dimostrare una menzogna.

-Fabrizio... non so se crederti, non dopo tutto quello che mi hai fatto...- iniziai, ma questa volta lui mi interruppe, mi prese una mano e se la portò sul cuore, mentre io non potevo né volevo divincolarla, dicendo:

-Senti questo cuore come batte forte, quando ci sei tu? Vedi questi occhi brillare non appena posano lo sguardo su di te? Non noti, infine, quanto sono disperatamente innamorato di te tanto da compiere tutti i gesti sconsiderati che ho commesso? Ho sbagliato, è vero, so che il male che ti ho fatto è tanto ma anche se serve a poco ti giuro che se tornassi indietro nel tempo capovolgerei il mondo pur di vederti felice, senza curarmi di mio padre o di nessun altro...- mentre parlava respirò profondamente, per tranquillizzarsi, poi continuò -Queste settimane mi sei mancata così tanto che rischiavo di perdere il senno: ho meditato di uccidere chiunque si frapponesse tra me e te, sono arrivato a fare pensieri indicibili... ma questo non importa. Sono qui e ti amo così tanto da supplicarti: ti prego perdona questo stupido che si è lasciato trasportare dalla disperazione prima e che ha agito impetuosamente poi.- dicendo questo, si mise in ginocchio davanti a me abbassando la testa, lasciandomi basita: tutto avrei pensato, meno che il Generale, uomo romano fiero ed orgoglioso, si sarebbe umiliato in quel modo in mia presenza. -Forse provi solo compassione per me, ma ti prego, ti sto supplicando, se mi ami ancora l'ombra di come mi amavi prima credi a quello che ti ho detto e perdonami.- concluse. Io lo guardai a lungo, senza rispondere mentre dentro di me lottavano la mia testa e il mio cuore: la prima mi diceva di non credere a neanche una parola del Generale poiché se mi aveva tradita una volta, avrebbe potuto farlo di nuovo, dicendo anche di fargliela pagare per il male subito. L'altro urlava di credere completamente a ciò che mi diceva Fabrizio, capendo che i suoi discorsi provenivano dal cuore, anche perchè non avrebbe ricevuto nessun vantaggio dal mentirmi. Pensai che lo amavo talmente tanto che sarei riuscita a passare sopra a tutto quello in nome dei miei sentimenti per lui. In fine, quando vidi il suo corpo irrigidirsi sempre di più a causa del timore per la mia risposta, gli misi un dito sotto il mento e gli feci alzare lo sguardo su di me. Quando incontrai i suoi occhi sorrisi gioiosamente come non facevo da tempo e dissi:

-Smettila di dire sciocchezze: ti amo, Generale Fabrizio, più di quanto si possa dire o immaginare e anche se fino a poco fa avrei desiderato tirarti una spranga sulla testa... ti credo con tutto il cuore perchè l'amore non mi fa dubitare di te...- dissi e il sorriso sul volto dell'uomo divenne così grande da non poter quai essere contenuto nel suo viso, ma prima che si avvicinasse di nuovo dissi:

-Non deludermi questa volta!- esclamai sicura sorridendo e a quel punto Fabrizio mi abbracciò d'impeto, non riuscendo a trattenersi, accarezzandomi ripetutamente i capelli:

-Non lo farò, dovessi morire, non lo farò!- esclamò concitatamente e non riuscii a dubitare delle sue parole. Mi strinsi a lui, felice come non mai, alzai il viso e le nostre labbra si incontrarono ancora e ancora, finchè non mi ritrovai stesa a terra sul terreno umido, mentre non riuscivo a fare altro che perdermi tra i baci di Fabrizio e stringermi a lui tanto da farlo soffocare. In quel momento sentivo la felicità traboccare da ogni poro della mia pelle, mentre affondavo il viso sul collo del mio amore ritrovato e ne sentivo l'odore dolce. Ad un tratto il Generale mi guardò negli occhi, mentre un'ombra di sconforto li velava:

-Amore mio... ti giuro che farò di tutto per smascherare le intenzioni di quelle donne e se dopo di questo mio padre non vorrà accettare il nostro matrimonio perchè tu non sei nobile, fuggiremo insieme e non mi importa di causargli dolore: io scelgo te e lo farò per sempre!- esclamò con forza. In quel momento un pensiero passò nella mia mente: se davvero Fabrizio sarebbe riuscito a portare a termine i suoi intenti, con quale cuore avrei separato suo padre dall'unico figlio che gli restava? Con quale coraggio avrei messo il Generale contro suo padre, che amava così tanto? Decisi, dopo tutto ciò che era accaduto, che non potevo più nascondergli nulla, ma dovevo essere sincera, così parlai:

-Fabrizio, devo dirti una cosa- alle mie parole, lo sguardo del Generale si fece attento e io presi un respiro profondo -Io non sono un'ancella... sono l'ultima erede al trono del regno di Macedonia. Sono la Principessa Penelope di Anticyra, figlia della sorella del re Filippo V di Macedonia-

Fabrizio spalancò gli occhi e non parlò.


 


 

Note dell'autrice


Buonagiorno a tutti... ho una bella faccia tosta a presentarmi dopo tutto questo tempo, ma chiedendo perdono (come ha fatto Fabrizio) eccomi qui con questo nuovo capitolo. Siccome sono malata, ne ho approfittato per scrivere... è dalle 10:00 di sta mattina che non mi fermo un attimo e spero che apprezzerete il lavoro! Che dire... ho avuto molto da fare questi giorni, ma adesso che arrivano le vacanze di Natale, sarò puntuale. Purtroppo per voi dovrete aspettare fino a Sabato o Domenica prossima per il prossimo capitolo, ma spero che ne varrà la pena. Sono pronta a rispondere a tutte le vostre domade, chi vuole può anche scrivermi sulla pagina facebook, rispondo sempre! In questo capitolo vediamo la vera natura di Filenide (carnefice) e quella di Lucrezia (dolce e povera vittima) e poi... il ritorno di Fabrizio. So che alcuni preferivano Tiberio, ma come dirò in maniera più approfondita sulla pagina facebook, fabrizio è l'unico grande amore di Aurora e non sarebbe stato coerente che dopo tutto quello che è accaduto lei si conceda a Tiberio che, per altro, non la conosce nemmeno bene (e qui un ringraziamento speciale va a tutti voi per avermi aiutata a capire chi dovesse essere il vero amore di Aurora). Adesso vado a vestirmi visto che sto ancora in pigiama, spero recensirete in molti!
Un saluto

_Renesmee Cullen_

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