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Autore: Kei_Saiyu    13/12/2013    1 recensioni
"Perfezione, immutabilità, umanità. Sono solo tre parole che prese singolarmente non hanno un gran potenziale, ma se le uniamo… creiamo il caos."
"E Voi cosa siete"
"Io? Sono il nulla che precede il tutto."
[Ambientazione della prima stagione dell'anime, con qualche cambiamento]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Nonsense, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Proie et Chasseur

 

“Mon ame est un tombeau que, mauvais cénobite,
Depuis l’éternité je parcours et j’habite;
Rien n’embellit les murs de ce cloitre odieux”

[Les fleur du mal – Charles Baudelaire]

 

«Perfection, immutability, humanity. Perfection, immutabilité, humanité. Perfezione, immutabilità, umanità. Ne puoi conoscere il significato, apprendere come usarle in una comune frase o ignorarle. Sono solo tre parole che prese singolarmente non hanno un gran potenziale, ma se le uniamo… creiamo il caos.»

Sebastian porse la fumante tazza di tea con un lieve inchino. Non proferì parola, lasciando che il suo giovane padrone continuasse quel bizzarro ragionamento, ma non lo fece.

Lo vide osservare pensieroso la bevanda calda, per emettere infine un verso divertito.

«Quest’oggi Flower Tea?»

Domandò incuriosito ed il maggiordomo sorrise come suo solito, senza alcun vero divertimento dietro quelle labbra increpaste all’insù.

«Sì, signorino. La varietà più pregiata che solo nelle coltivazioni della vasta Cina si può trovare.»

Ciel continuò a guardare l’interno della tazza, aspettando un qualcosa che a nessuno era dato sapere. Un segno? Un miracolo? Una predizione? Il conte non era solito credere a certe superstizioni, ma aspettava quel qualcosa.

«Un crisantemo.» Proruppe infine. Il fiore era sbocciato mostrando la sua beltà e con essa l’impedimento a compiere anche la più semplice delle azioni: bere. «Il mio tempo?»

Chiese enigmatico e Sebastian annuì con un sorriso più ampio, famelico.

«La perfezione non esiste, forse neanche te sei perfetto nelle tue vesti di maggiordomo, ma potrebbe anche non essere così. Questo tea mi è impossibile berlo.»

Disse posando la tazza al suo posto, senza alcun interesse a continuare quel gioco ormai conclusosi.

«Prima dell’inevitabile vorrei chiedervi cosa volevate dire prima.»

Ciel sorrise sinceramente divertito e stupito. Di rado il suo servo chiedeva qualcosa, specie in circostanze in cui il parlare era superfluo.

«Cosa ti rende così curioso?» Una breve pausa, neanche il tempo di dare una risposta che proseguì «Non importa, te lo dirò ugualmente, ma prima rispondi a questo: che cos’è l’“umanità”?»

La sorpresa fu limpida negli occhi rossi del maggiordomo ed il padrone rise con garbo, senza scherno alcuno.

«Umanità dite? E’ un concetto astratto e mi è purtroppo difficile da spiegare, signorino.»

Ciel si sistemò meglio sulla soffice poltrona della sala da pranzo. Inclinò il busto all’indietro con stanchezza, lasciando che le sue mani vagassero alla ricerca di un appiglio invisibile posto sul suo grembo.

«E’ perché tu in quanto diavolo non sei umano, ma chi può dire di esserlo? Cosa ci rende umani? Cosa ci fa credere di sapere il significato di ogni nostro comportamento? La perfezione non esiste eppure è presente in oggetti inanimati quali i dipinti; l’immutabilità non dovrebbe essere visibile agli occhi, eppure io ne sono la prova. Sono qui, ma non ci sono.»

«Quella non è immutabilità, signorino.»

Si intromise Sebastian e Ciel gli scoccò un’occhiata infastidita. Non apprezzava essere disturbato durante un suo ragionamento.

«Sì, invece. Sono qui, ma non ci sono proprio perché non posso mutare forma. Sono immutabile e rimarrò tale. Non crescerò, non invecchierò, non cambierò mai. Le mie parole per te non hanno un senso? E che senso avrebbero per un diavolo? Che senso avrebbero per chiunque non sia me? Ed arriviamo al caos. Riesci ad immaginare qualcuno di perfetto, immutabile ed umano allo stesso tempo?»

Il maggiordomo scosse il capo di fronte a quella curiosa creatura che aveva di lato.

«Non può esistere nulla di perfetto e di umano allo stesso tempo.»

Una risposta concisa, precisa e di norma esatta. Di norma, perché non lo era.

«Ed è qui che ti sbagli, Sebastian, perché esiste qualcosa di perfetto, di immutabile e di umano al tempo stesso e quel qualcosa sei tu

Una lieve risata gutturale si levò dalle profondità dell’oscurità. L’inferno stava ridendo di quel piccolo uomo che insinuava tali oscenità.

«Me? Umano? Signorino, perdonate la mia incredulità e sfacciataggine, ma avete battuto la testa di recente?»

Ciel alzò lo sguardo verso Sebastian con un sorriso furbo in volto. Il suo unico occhio visibile era socchiuso e lucido.

«Ti devo contraddire nuovamente. Non ho battuto la testa da nessuna parte e ho ragione. La tua curiosità, il tuo eccessivo attaccamento nei miei confronti, la preoccupazione che hai mostrato quando sono stato male, le premure che mi hai riservato per evitare che mi ammalassi nuovamente… tutto questo fa parte della natura umana.»

Sebastian rimase in silenzio. Nessun sorriso aleggiava sulle sue labbra ed i suoi occhi prima divertiti si presentavano privi di qualunque sentimento.

Ciel lo prese come un “prosegua” molto irritato, ma non vi badò. Nulla era più importante in quel momento e nulla lo sarebbe più stato. Se ne sarebbe andato, la sua esistenza avrebbe cessato di esistere a breve, ma non per quello non si poteva prendere la briga di sbeffeggiare per l’ultima volta il suo servo e padrone.

«“Tutto ciò che ho fatto è stato unicamente per i preparativi della mia cena personale”, è questo che hai pensato, non è vero?» Ancora silenzio ed era come un assenso. Ciel non se ne stupì, era esattamente quello a cui mirava «Eppure sai che non è esatto. Troppo tempo solo per insaporire un pasto. Troppo tempo solo per voler divorare la mia anima. Sei arrivato perfino ad ammettere di avere un amico, una cosa non molto comune a voi diavoli o sbaglio? Sebastian è ora che la farsa abbia la sua degna fine.»

Si alzò in piedi con eleganza ed autorità, senza la minima paura per ciò che stava per accadere. Lui era e sarebbe sempre stato il Conte Ciel Phantomhive, il bambino che aveva giocato con le redini dell’Inghilterra e aveva vinto.

«Questa partita a scacchi è stata lunga e nessuna gloria verrà al vincitore e nessuna sbeffa verrà ai perdenti. I giochi si concludono così, con il mio scacco matto anche nei tuoi confronti. Vuoi cancellare l’onta subita dalle mie parole, lo posso capire, perciò fallo.» Aprì le braccia in un chiaro gesto di invito. Il tempo era infine giunto, ma nessun rimpianto era rimasto. «Divorami, saziati della mia anima straziata fino all’ultimo brandello. Falla a pezzi, non lasciare che nulla di me esista ancora in questo mondo.»

Sebastian si avvicinò con lentezza, solamente una spanna li divideva dallo sfiorarsi. Si inginocchiò come di consueto, cercando di far affiorare per l’ultima volta quel sorriso di falsità che lo contraddistingueva, ma nessun movimento incurvò dolcemente le sue labbra.

«Se io sono dunque il caos, Voi cosa siete?»

Ancora quella curiosità, ancora quel non comprendere che lo infastidiva, ancora la sua voce che lo canzonava definendolo “umano”.

Ciel sorrise con l’innocenza della fanciullezza nel dare la sua ultima risposta prima di affogare nel buio.

«Io? Sono solo il nulla che precede il tutto.»

 

 

La mia prima storia su Kuroshitsuji e probabilmente anche l’ultima, visto che avevo in mente qualcosa di erotico e ne è uscito fuori un connubio tra filosofia e nosense.

Penso che lo sappiano tutti, ma i crisantemi sono visti come i fiori dei morti, per questo motivo Sebastian lo usa come tea finale.

Ambientato alla fine della prima stagione, ho cambiato solo l’ambientazione della “morte” di Ciel, optando per la sua abitazione. Perchè il raiting giallo? Perchè i concetti e la conclusione per quanto possano dire che sono adatti a tutti, non lo sono per me. E perchè il raiting verde mi sta sulle scatole, ma questa è un'altra storia.

Se voleste lasciare un segno del vostro passaggio ne sarei lieta, anche se questa storia mi perplime alquanto mi piace come è uscita.

Vostra,

Kei

   
 
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