Cap
2
Arianne
uscì in giardino. Se aveva ereditato la
passione per i libri da Elijah e quella per la musica da Niklaus, era
certamente vero che il piacere dello stare all’aria aperta
era una
caratteristica tutta sua. Si diresse verso le scuderie, certa che
lì avrebbe
trovato la serenità che cercava.
-
Ssssh, va tutto bene, Robin. – sussurrò,
accarezzando gentilmente il muso di un sauro dalla costituzione
imponente. Il
cavallo nitrì leggermente, per poi leccarle la mano con
gentili movimenti. Era
l’animale più affettuoso che avesse mai
incontrato, il regalo migliore che
avesse mai ricevuto in diciassette anni di vita.
-
Sapevo che ti avrei trovata qui. –
Niklaus.
Possibile che dovesse sempre fare le cose
di testa sua, che non la lasciasse mai da sola quando era arrabbiata
con lui?
-
Se avessi saputo che mi avresti trovata non ci
sarei venuta. – ribattè freddamente.
-
Sei ancora infuriata con me, sweetheart? –
-
Sì, e non chiamarmi così. –
La
fissò accigliato, - Una volta ti piaceva questo
vezzeggiativo. –
Già,
una volta, prima che diventasse il marchio
comune con cui si appellava a tutte le giovani e affascinanti donne,
umane e
non, che passavano per il suo letto durante gli anni. Aveva sempre
creduto di
essere speciale, qualcuna a cui tenesse sul serio, ma a quanto pareva
non era
altro che una delle tante. Una sacca di sangue da vuotare e poi gettare
via
come se fosse spazzatura.
Che
sciocca che era stata.
Una
settimana prima …
Era
il giorno del suo compleanno, il sesto anniversario che passava in
quella casa,
e si stava mettendo a letto dopo aver festeggiato per tutto il giorno.
Era
stanca, i piedi le dolevano per le ore di ballo e i primi sbadigli le
sfuggivano dalle labbra morbide e voluttuose. Stava per infilarsi sotto
le
ampie coperte del suo letto a baldacchino quando la porta in noce si
aprì con un
lieve cigolio.
-
Sei ancora sveglia. –
Non
c’era rimprovero nelle sue parole, ma quasi un senso di
sollievo.
-
Nik, cosa c’è? –
Di
solito non la veniva mai a trovare, era Elijah quello che quando era
più
piccola le leggeva uno dei suoi racconti e le dava la buonanotte.
-
Non ti ho ancora dato il tuo regalo di compleanno, sweetheart.
– replicò,
avvicinandolesi con un sorriso sghembo stampato sul viso.
Lo
fissò perplessa, eppure aveva già ricevuto un
dono da lui.
-
Mi hai regalato il pianoforte nuovo. – gli fece notare.
-
Diciassette anni sono importanti, sweetheart, non penserai che uno
strumento
musicale basti. – replicò, con appena una punta
della sua solita ironia.
Le
si avvicinò ancora, accarezzandole distrattamente una
guancia e invitandola poi
ad alzare il mento, guardandolo negli occhi.
-
Buon compleanno, piccolo tesoro. – le sussurrò a
fior di labbra, per poi
baciarla gentilmente.
Era
la prima volta che Arianne veniva baciata e la sensazione delle sue
labbra la
lasciò leggermente sotto shock.
Fece
per dire qualcosa,
ma Niklaus se ne era
già andato.
-
Perché mi hai seguita, Niklaus? –
domandò, senza
preoccuparsi di nascondere la collera nella sua voce.
-
Perché sei arrabbiata con me? – chiese per tutta
risposta.
-
Perché giochi con me come se fossi una stupida
bambola. Non sono una delle tante che usi a tuo piacimento eppure ti
comporti
come se lo fossi. E lo detesto, anzi, ti detesto quando fai
così. – si corresse
prontamente.
L’Originale
sgranò gli occhi, sorprendentemente
preso in contropiede.
-
Questo non è affatto vero, non ti tratto come
loro. – protestò, per poi aggiungere, - Del resto
non mi sembri nella posizione
di criticare, pulcino, dal momento che tu fai lo stesso con me.
È sempre Elijah
quello che viene al primo posto, no? –
-
Elijah non c’entra nulla. –
-
Passiamo alla difensiva, sweetheart? – replicò
beffardo, certo di aver toccato un tasto dolente.
-
Stai rigirando la situazione a tuo favore, fai
sempre così. – lo accusò, incrociando
le braccia al petto con aria risoluta.
-
Non sto rigirando nulla, è solo che anche tu non
sei innocente come credi. –
Sospirò,
esasperata, e alzò gli occhi al cielo.
Vincere una discussione con lui era praticamente impossibile.
-
Sei insopportabile. – esclamò.
-
E tu non sei da meno, pulcino. –
Nell’impeto
della discussione i loro volti si erano
avvicinati in un modo che poteva sembrare molto ambiguo. Sapeva che
avrebbe
fatto meglio a tirarsi indietro ora che era ancora in tempo, il suo
istinto
glielo gridava a pieni polmoni, ma non lo fece.
-
Se non vuoi che ti baci, pulcino, dovrai proprio
fermarmi. – le sussurrò, annullando lentamente la
distanza che separava le loro
labbra, come a volerle dare tutto il tempo di tirarsi indietro se lo
avesse
voluto.
Ancora
una volta non lo fece. Attese paziente che le
labbra del ragazzo si posassero sulle sue, chiuse gli occhi e si
godette
appieno le sensazioni che Nik scatenava in lei.
******
A
quei baci ne erano seguiti tanti altri,
intervallati da discussioni, litigi e sì, doveva ammetterlo,
dalle sue scenate
di gelosia nei confronti di Elijah. Sapeva che tra loro due
c’era qualcosa che
lui e Arianne non avrebbero mai condiviso e questo lo feriva.
Per
certi versi quella ragazza gli ricordava Tatia,
per altri non avrebbe potuto essere più diversa. Due
fratelli innamorati della
stessa donna, per di più per la seconda volta, a quanto
sembrava i Mikaelson
condividevano l’ironico destino dei fratelli Salvatore.
Accarezzò
distrattamente il bordo dorato della
cornice. O meglio, avevano condiviso lo stesso fato.
Spazio
autrice:
Eccomi
con il nuovo capitolo, scritto a tempo di
record. Spero che vi piaccia e che come sempre vogliate farmi sapere
che ne
pensate. Al prossimo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt