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Autore: Fiamma Erin Gaunt    13/12/2013    1 recensioni
Italia, 1655. La peste infuria in tutti i regni centrali. Una bambina sporca, scheletrica e malata viene trovata da Klaus e portata via.
New Orleans, 2013. Arianne Bellin giunge in città distruggendo i fragili equilibri che Klaus ed Elijah credevano di aver trovato.
*****
- Pensavo fossi morta, ho visto la casa bruciare. –
- L’idea era quella di farlo credere a tutti, non sarei qui se non fossi stata altrettanto convincente. –
- Non ti ho vista per tre secoli e mezzo e ripiombi qui come se nulla fosse. –
- Non intendo scusarmi per aver cercato di restare in vita, Elijah. –
*****
- E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile. –
- Non mettertici anche tu, Niklaus, ho fatto ciò che era necessario. –
- E chi ti dice che tu sia ancora la benvenuta? –
Inarcò un sopracciglio, - Hai tenuto il quadro. –
Arianne/Elijah/Klaus
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Mikael, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2

 

Arianne uscì in giardino. Se aveva ereditato la passione per i libri da Elijah e quella per la musica da Niklaus, era certamente vero che il piacere dello stare all’aria aperta era una caratteristica tutta sua. Si diresse verso le scuderie, certa che lì avrebbe trovato la serenità che cercava.

- Ssssh, va tutto bene, Robin. – sussurrò, accarezzando gentilmente il muso di un sauro dalla costituzione imponente. Il cavallo nitrì leggermente, per poi leccarle la mano con gentili movimenti. Era l’animale più affettuoso che avesse mai incontrato, il regalo migliore che avesse mai ricevuto in diciassette anni di vita.

- Sapevo che ti avrei trovata qui. –

Niklaus. Possibile che dovesse sempre fare le cose di testa sua, che non la lasciasse mai da sola quando era arrabbiata con lui?

- Se avessi saputo che mi avresti trovata non ci sarei venuta. – ribattè freddamente.

- Sei ancora infuriata con me, sweetheart? –

- Sì, e non chiamarmi così. –

La fissò accigliato, - Una volta ti piaceva questo vezzeggiativo. –

Già, una volta, prima che diventasse il marchio comune con cui si appellava a tutte le giovani e affascinanti donne, umane e non, che passavano per il suo letto durante gli anni. Aveva sempre creduto di essere speciale, qualcuna a cui tenesse sul serio, ma a quanto pareva non era altro che una delle tante. Una sacca di sangue da vuotare e poi gettare via come se fosse spazzatura.

Che sciocca che era stata.

 

 

 

Una settimana prima …

 

 

Era il giorno del suo compleanno, il sesto anniversario che passava in quella casa, e si stava mettendo a letto dopo aver festeggiato per tutto il giorno. Era stanca, i piedi le dolevano per le ore di ballo e i primi sbadigli le sfuggivano dalle labbra morbide e voluttuose. Stava per infilarsi sotto le ampie coperte del suo letto a baldacchino quando la porta in noce si aprì con un lieve cigolio.

- Sei ancora sveglia. –

Non c’era rimprovero nelle sue parole, ma quasi un senso di sollievo.

- Nik, cosa c’è? –

Di solito non la veniva mai a trovare, era Elijah quello che quando era più piccola le leggeva uno dei suoi racconti e le dava la buonanotte.

- Non ti ho ancora dato il tuo regalo di compleanno, sweetheart. – replicò, avvicinandolesi con un sorriso sghembo stampato sul viso.

Lo fissò perplessa, eppure aveva già ricevuto un dono da lui.

- Mi hai regalato il pianoforte nuovo. – gli fece notare.

- Diciassette anni sono importanti, sweetheart, non penserai che uno strumento musicale basti. – replicò, con appena una punta della sua solita ironia.

Le si avvicinò ancora, accarezzandole distrattamente una guancia e invitandola poi ad alzare il mento, guardandolo negli occhi.

- Buon compleanno, piccolo tesoro. – le sussurrò a fior di labbra, per poi baciarla gentilmente.

Era la prima volta che Arianne veniva baciata e la sensazione delle sue labbra la lasciò leggermente sotto shock.

Fece per dire  qualcosa, ma Niklaus se ne era già andato.

 

 

 

- Perché mi hai seguita, Niklaus? – domandò, senza preoccuparsi di nascondere la collera nella sua voce.

- Perché sei arrabbiata con me? – chiese per tutta risposta.

- Perché giochi con me come se fossi una stupida bambola. Non sono una delle tante che usi a tuo piacimento eppure ti comporti come se lo fossi. E lo detesto, anzi, ti detesto quando fai così. – si corresse prontamente.

L’Originale sgranò gli occhi, sorprendentemente preso in contropiede.

- Questo non è affatto vero, non ti tratto come loro. – protestò, per poi aggiungere, - Del resto non mi sembri nella posizione di criticare, pulcino, dal momento che tu fai lo stesso con me. È sempre Elijah quello che viene al primo posto, no? –

- Elijah non c’entra nulla. –

- Passiamo alla difensiva, sweetheart? – replicò beffardo, certo di aver toccato un tasto dolente.

- Stai rigirando la situazione a tuo favore, fai sempre così. – lo accusò, incrociando le braccia al petto con aria risoluta.

- Non sto rigirando nulla, è solo che anche tu non sei innocente come credi. –

Sospirò, esasperata, e alzò gli occhi al cielo. Vincere una discussione con lui era praticamente impossibile.

- Sei insopportabile. – esclamò.

- E tu non sei da meno, pulcino. –

Nell’impeto della discussione i loro volti si erano avvicinati in un modo che poteva sembrare molto ambiguo. Sapeva che avrebbe fatto meglio a tirarsi indietro ora che era ancora in tempo, il suo istinto glielo gridava a pieni polmoni, ma non lo fece.

- Se non vuoi che ti baci, pulcino, dovrai proprio fermarmi. – le sussurrò, annullando lentamente la distanza che separava le loro labbra, come a volerle dare tutto il tempo di tirarsi indietro se lo avesse voluto.

Ancora una volta non lo fece. Attese paziente che le labbra del ragazzo si posassero sulle sue, chiuse gli occhi e si godette appieno le sensazioni che Nik scatenava in lei.

 

 

 

 

******

 

A quei baci ne erano seguiti tanti altri, intervallati da discussioni, litigi e sì, doveva ammetterlo, dalle sue scenate di gelosia nei confronti di Elijah. Sapeva che tra loro due c’era qualcosa che lui e Arianne non avrebbero mai condiviso e questo lo feriva.

Per certi versi quella ragazza gli ricordava Tatia, per altri non avrebbe potuto essere più diversa. Due fratelli innamorati della stessa donna, per di più per la seconda volta, a quanto sembrava i Mikaelson condividevano l’ironico destino dei fratelli Salvatore.

Accarezzò distrattamente il bordo dorato della cornice. O meglio, avevano condiviso lo stesso fato.

 

Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo, scritto a tempo di record. Spero che vi piaccia e che come sempre vogliate farmi sapere che ne pensate. Al prossimo.

Baci baci,

                  Fiamma Erin Gaunt

 

  
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