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Autore: malpensandoti    13/12/2013    3 recensioni
Giorni in cui le mattonelle di casa erano molto peggio dei chilometri oceanici e altri in cui forse bastava essere solo un po’ più coraggiosi.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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quanto fa male scriverci addosso "l'amore uccide"
il mondo è nostro



 

 

 

 

 

 

C’erano giorni in cui aprile era così freddo che Harry la trovava nella camera degli ospiti mentre tirava fuori dagli scaffali i vestiti invernali, sempre con quel sorriso piegato all’ingiù un po’ per la concentrazione e un po’ per altro.
Mini divideva sempre le loro cose, i maglioni a lana intrecciata da quelli con la lana grossa, i jeans chiari assieme alle gonne e le parigine vicino ai reggiseni.
Lui si slacciava il cappotto e si leccava le labbra perché ogni volta gli veniva da piangere per qualche stupida sciocchezza che poi alla fine era sempre troppo grande. Era sempre quella cosa a cui tutti e due non davano importanza, quella cosa a cui Harry negava col capo e con un sorriso e alla quale Mini rideva con un “Non fa niente” un po’ detto di gola.
E allora lui la guardava dallo stipite della stanza senza dire una parola perché sapeva che il suo aiuto, lei, non lo avrebbe mai chiesto né tanto meno accettato. Avrebbe finto che il mal di schiena ce lo avesse da giorni e che si fosse ricordata di pagare le bollette.
Zayn gli aveva detto che un tradimento perdonato è come olio su acqua e che, inevitabilmente, sempre a galla sarebbe rimasto. Harry aveva poi negato col capo perché “Non è vero - e soprattutto - lei è diversa”.
C’erano giorni così orribili in cui lui avrebbe solamente voluto prendere aria dal lavoro di merda che un programma tv di merda gli aveva dato, smetterla di cantare canzoni idiote e respirare senza l’ansia di essere ripreso da qualche telecamera. Giorni in cui l’unica cosa che avrebbe sperato di ottenere non era un altro contratto ma solo le mani di Mini sul proprio corpo, e quel sorriso così grande da farlo un po’ tremare e chiedersi come mai lei fosse ancora in piedi.
C’erano giorni di aprile e forse anche di marzo in cui Harry stava via per mesi e lei si ritrovava a vagare per il loro attico fuori città, con i piedi nudi e un suo maglione addosso, il telefono spento nascosto in qualche piega del divano e il respiro corto di chi sente la mancanza di qualcosa.
C’erano giorni in cui Harry urlava le canzoni sul palco piangendo perché anche se lei era diversa faceva male ugualmente, perché l’olio traboccato sull’acqua bruciava su altre cicatrici che nessuno si era premurato di curare. E c’era addirittura qualcuno spacciava quella sua disperazione per commozione riguardo ad emozioni che lui neanche sentiva più. E fans più coraggiose o bastarde di altre che ogni tanto gli chiedevano se lei lo avesse perdonato, se andasse tutto bene, se fossero ancora insieme.
Qualcuno – tutti – si erano permessi di dire che un tradimento del genere non va perdonato, che un bacio a Capodanno con un’altra donna non è accettabile neanche se ti chiami Harry Styles.
Ma Mini è diversa.
Mini aveva guardato quel bacio sul divano del loro attico, con i piedi ancora scalzi e con ancora addosso il suo maglione. E forse aveva anche pianto ma Harry comunque non lo sa perché non c’era e forse non c’è neanche adesso.
Non gli aveva detto niente quando lui poi era tornato a casa, una settimana più tardi. Quando era arrivato nella loro stanza, aveva trovato due valigie per terra ancora vuote e aveva avuto così freddo da serrare la mascella per il dolore.
Ma Mini non aveva detto nient’altro che un “Puoi scegliere”
Le mie cose o le tue.
Harry aveva gettato tutto all’aria con le lacrime gli occhi e si ricorda che subito dopo l’aveva stretta talmente forte da farla cadere sul letto.
C’erano giorni in cui poi tornava tutto alla normalità e Harry si svegliava sotto le coperte da solo con già l’odore di espresso nelle narici, giorni in cui si baciavano così tanto da avere le labbra piene di tagli, giorni per cui bastava stare insieme e si stava bene lo stesso.
E poi c’erano gli altri, freddi come quelli di aprile, in cui Harry nelle valigie metteva le sue cose e le baciava le mani che ti giuro amore mio, non succederà più. Giorni in cui Mini non indossava più il suo maglione, giorni in cui restava a letto per altri giorni mentre lui dall’altra parte del mondo chiamava un numero spento.
C’erano i giorni come quelli di aprile che quando Harry tornava a casa, trovava prima le boccette di antidolorifici vuote nel bagno e poi Mini rannicchiata sul materasso e proprio perché lei era diversa faceva un male cane.
L’abbracciava da dietro, scavalcando le coperte, le toccava le mani, le costole e il tatuaggio nella coscia, le chiedeva se stava bene e per lei era tutto un annuire senza parlare.
Giorni in cui Harry le mormorava quante pillole avesse preso, devo portarti in ospedale come l’ultima volta?, ce la fai ad alzarti?, fa un po’ meno male?
C’erano giorni in cui Mini urlava così forte che alla fine non sentiva mai nessuno, giorni in cui si tagliava i capelli con le forbici da cucina perché “forse mi vorrai di più”, giorni in cui non mangiava niente e altri in cui insieme cucinavano italiano.
Giorni in cui gli antidolorifici non facevano proprio un cazzo e altri in cui erano sempre troppo forti e Harry sempre troppo in ritardo.
Giorni in cui le mattonelle di casa erano molto peggio dei chilometri oceanici e altri in cui forse bastava essere solo un po’ più coraggiosi.
Giorni in cui “Non fa niente” e altri in cui “Ti prego, vieni qui”.
C’erano i giorni d’aprile, quelli ghiacciati, in cui l’olio sull’acqua finiva sulle ustioni di troppe lacrime e Harry la guardava dormire pregando di svegliarsi in un’altra vita.
Giorni in cui volerla più di così non esisteva, che lei era talmente bella anche coi capelli corti da far quasi paura, giorni in cui Harry avrebbe voluto che Mini fosse esattamente uguale alle altre, che si incazzasse con lui per averla tradita, per aver desiderato anche solo per un attimo un’altra donna, giorni in cui faceva così freddo da sentirsi vuoti.
Perché, proprio perché Mini era diversa, faceva ancora più male.

 
  
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