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Autore: Elder_Tea    13/12/2013    0 recensioni
Eppure io avevo trovato lui. Non definiamolo un essere perfetto, ma un normale ragazzo che, a poco a poco, si interessò a me, dandomi delle attenzioni che avevo ricevuto solo una volta prima di quella, da qualcuno che aveva giocato con i miei sentimenti. Presto ci conoscemmo, seppur solamente attraverso messaggi, scoprendo che molte delle cose che caratterizzavano uno, lo accomunavano con l'altro. Cinema, arte, letteratura, battute da osteria: queste erano le cose che ci legavano, rendendomi impossibile l'assenza di almeno una discussione serale al giorno.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Amico Perduto

Trovare qualcuno che ti compatisca, che sia al tuo stesso livello caratteriale e culturale non è facile, eppure l'avevo trovato. Avevo trovato finalmente qualcuno che si ritrovava con i miei interessi, l'avevo scovato in giro per la folla, tra miriadi di falsi artisti in preda ai postumi dell'adolescenza cronica, che da poco contaminano le mura delle scuole d'arte, trasformandole a poco a poco in centri ricreativi per piccoli “drogati”.
Eppure io avevo trovato lui. Non definiamolo un essere perfetto, ma un normale ragazzo che, a poco a poco, si interessò a me, dandomi delle attenzioni che avevo ricevuto solo una volta prima di quella, da qualcuno che aveva giocato con i miei sentimenti.
Presto ci conoscemmo, seppur solamente attraverso messaggi, scoprendo che molte delle cose che caratterizzavano uno, lo accomunavano con l'altro. Cinema, arte, letteratura, battute da osteria: queste erano le cose che ci legavano, rendendomi impossibile l'assenza di almeno una discussione serale al giorno.
Ma presto feci l'errore di invaghirmi di lui, conoscendo ormai la solita solfa: alla fine li sarei corsa dietro, correndo e correndo senza mai poterlo sfiorare. Ma, per mia fortuna, non fu così. Presto disse anche lui disse di essersi infatuato di me, specificando che mi notava da oltre un anno, nell'ombra dei piccoli corridoi luminosi. E fu questo forse il suo errore. Mai dire ad un'inguaribile romantica queste cose. E difatti non finì come previsto: ricambiai tutti i suoi sentimenti, ma lui si ritrasse all'ultimo momento, indeciso, imbarazzato. Nei mesi seguenti non rispose più e quello splendido rapporto costruito su passioni reciproche scambiate durante la notte, il momento migliore per le lunghe conversazioni, si interrompette bruscamente, creando nel mio cure una fitta che non ci mise poco ad essere riparata.
Nei mesi che seguirono, imparai ad andare avanti basandomi sulle passioni degli altri, ricordando a me stessa che comunque non avrei trovato nessuno che condividesse con me tante cose. Passarono mesi, mi impegnai, seppur per un tempo molto limitato, con un altro ragazzo. Furono le tre settimane in cui non pensai mai a lui; e questo era un bene. Ma presto, dopo tre settimane appena, colui che aveva presto il suo posto, fuggì lasciando solo due parole per non passare come un'insensibile figlio di buona donna. E così il solito trantran ricominciò. Mi ricordai di lui, lo rividi di sfuggita quando uscivo con le amiche ma mai, mai una volta che mi abbia guardato. Mi vedeva, ma non mi guardava. Quando incrociavo il suo sguardo vedevo chiaramente il suo girarsi dal lato opposto, quando ci si incrociava per i corridoi, faceva dietrofront. Era come una tortura, una piccola fitta che si chiudeva e si riapriva. Le ginocchia tremavano e il cuore batteva, ma inutilmente.
Continuò ad evitarmi fino a quando non si ritirò a metà anno. Da lì, ormai, sembrava finita.
Eppure non fu così. Non so se sia stato il fato, io non ci credo a queste cose.
Era una calda sera d'estate, appena finita la scuola. Non riuscivo a dormire, giravo sulla piccola seggiola sul balcone, disegnando su un piccolo blocchetto, quando decisi di inviare qualche messaggio per riempire quella notte insonne. Selezionai più contatti, tra cui anche il suo. Non so perchè lo feci. Forse dentro di me, dopo le dozzine di messaggi senza risposta, c'era ancora una piccola fiammella di speranza che mi faceva credere in una sua possibile risposta. E, con mio stupore, successe. Comparve il suo nome sullo schermo e io rimasi qualche minuto, senza fiato. Dopo sei mesi.
Ricominciammo a parlare, prima più distaccatamente, poi presi molta più confidenza e ritornammo a scriverci come una volta. Ore e ore, fino a che i miei occhi non si chiudevano sa soli, arrivati allo stremo delle loro forze e così anche il mio cervello. Argomenti su argomenti, per tre mesi pieni. Ogni sera, che fossimo in giro o ognuno nel proprio letto. Eravamo diventati come due fratelli: scherzavamo, stavamo bene assieme, a discutere per ore e ore.
Ma mi maledico per essere andata oltre, un'altra volta, invaghendomi di lui. Lui, oramai, non voleva starci e io ho fatto l'errore di sperare ancora.
Fu così che di punto in bianco smise di nuovo di scrivere; e io persi, ancora una volta, una delle persone più simili a me caratterialmente, con cui non mi annoiavo, di cui mi fidavo.
E' di questo che mi pento: di aver perso un amico con cui parlare e non di aver ricevuto una delusione amorosa. E' più difficile perdere un amico che un amore.
Ed è sempre stata tutta colpa mia.
  
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