The Seventh:
50 Shades of Grey(Raven)
10:
Shades of Christmas Time.
Perdersi è l'unico modo per trovare un posto che sia introvabile altrimenti tutti saprebbero dove trovarlo. [Barbossa, Pirati dei Caraibi - Ai Confini del Mondo]
Il pancione di Pepper
Potts sta iniziando a diventare piuttosto sporgente,
tanto da far diminuire la capienza dell’ascensore: insieme alle sue assistenti
ora possono entrare solo altre due persone. La sua Prima Assistente le passa
uno StarkPhone, Pepper
risponde brevemente ad una telefonata prima di restituirglielo. La Seconda le
porge il Tablet ed il pennino, lei appone la firma (Virginia Potts- Starks ormai non le fa più impressione scriverlo) su un
modulo mentre la Terza le ricorda un paio di impegni della giornata e le chiede
se intende registrare il video di auguri di Natale per i dipendenti nel
pomeriggio.
Oh,
cielo. Pure quelli.
Ha voglia di farlo come di correre la maratona di New York in tacchi a spillo,
ma meglio togliersi il dente il prima possibile. "D'accordo, Avvisa
Pierre, manda Happy a prenderlo e fallo arrivare qui per le due, questi capelli
non ne vogliono sapere di stare a posto da quando sono entrata nel sesto mese.
E poi chiama mio marito e chiedigli di essere qui per le due e mezza. Arriverà
con almeno due ore di ritardo, quindi direi che le riprese possono iniziare
alle quattro e quaranta." Pepper si gira per
prendere un'altra cosa dalla Seconda Assistente ed il suo ombelico va a
strofinarsi sul braccio dell'altro occupante dell'ascensore: "È un po'
espansivo." Si scusa, accompagnando la battuta con un sorriso. L'uomo ne
abbozza uno di rimando e chiede timidamente quanto manchi. "Ho il termine
per il nove di Aprile" cinguetta. Le porte dell'ascensore si aprono e Pepper ed il suo drappello tacchettano lungo il corridoio
della presidenza. Entra da sola nel suo ufficio e per prima cosa si toglie le
scarpe lasciandosi scappare un gemito di dolore.
"Necessità di coccole?"
Tony, in giacca e cravatta e con il pizzetto perfettamente modellato, si alza
dal divano in pelle nera con una confezione di ciambelle dietetiche in una mano
e un decaffeinato al latte e miele nell'altra. "Ho pensato di rimediare
alla mia mancanza di tatto questa mattina, che mi ha impedito di presentarmi
per colazione."
"Veramente ti eri presentato.
Completamente avvolto di morchia, però..."
Tony appoggia la colazione sulla
scrivania e le accompagna la sedia quando Pepper
prende posto: "Sì, mi ci sono volute circa tre docce. Però ho tre
buonissime notizie. Primo: ti ho migliorato la StarkMom,
ora è la MomMarkIII. Ha delle cromature bellissime,
l'opzione marsupio per tenere Howie quando sarà nato,
e propulsori molto più potenti, in modo da agevolare una fuga precipitosa. Dato
che non è della mia misura e mi sta un po' larga in petto la farò testare da Romanoff appena torneremo a New York."
Masticando un boccone di una
deliziosa ciambella Pepper alza gli occhi al cielo:
"Sei davvero troppo paranoico."
"Seconda buonissima notizia:
questo pomeriggio lo dedicherò completamente a te." Scivola dietro alla
scrivania e gli appoggia le mani sulle spalle per massaggiargliele. Pepper si lascia scappare un mugolio sommesso. "La mia
mogliettina ha bisogno di un po' di relax. Ti sento tesa, tesoro."
"Sono un po' stanchina..." ammette. "Tenere i piedi dentro i
tacchi tutto il giorno è uno strazio, ma non posso andare in giro in UGG. Jane
li usa per tener lontano Thor: quando li indossa lui gira al largo.""
"Posso capirlo. Quei cosi sono
lo ammazzalibido
per eccellenza. Ma veniamo alla terza, splendida notizia: Vienna."
"Vienna?"
"Esatto." Tony smette di
massaggiarle le spalle per toccare uno schermo olografico sulla scrivania e
proiettare l'immagine della Cattedrale di Santo Stefano sfavillante di luci
natalizie. "Non ci siamo mai stati, ed è spettacolare in questa stagione.
Che ne dici?"
"Capodanno?"
"E non solo. Il Grand Hotel di Vienna ci attende a partire dal 23 di Dicembre
..."
"Tony..."
"Con trattamenti pre-maman
nella loro Spa e..."
"Tony... "
"Due posti assicurati per il
concerto di inizio anno nel Musikverein!"
"Tony! Non possiamo andarci per
Natale, mia madre mi sta ancora rinfacciando la nostra assenza di quello scorso,
e c'era una glaciazione in atto!"
"Ma, amore... ci siamo già
stati per il Ringraziamento! Mi hai fatto rinunciare al nostro tradizionale viaggio del Ringraziamento
per pranzare con la tua famiglia...!"
"Tradizionale? Ma se l'abbiamo fatto solo una volta!"
"Ma ti ho chiesto di sposarmi, quella volta! Pepper,
amore, questo sarà l'ultimo Natale che passeremo da soli e..."
"Ed il prossimo anno mi dirai
'Questo è il primo Natale che passiamo in tre!' Tony, per favore: passeremo la
vigilia ed il Natale con mia madre e le mie sorelle..."
"Tutte quante?"
"Tutte e due, con le rispettive
famiglie. E poi, il 25 sera, se Happy è d'accordo prenderemo il Jet e ce ne
andremo a Vienna. Faremo un Capodanno splendido, mi farò massaggiare il
massaggiabile e ci gusteremo il concerto al Musikverein."
"Pepper,
ti prego... pensa a me...!"
"Ci penso anche troppo a
te!"
"Possiamo almeno prendere su
Bruce? Per tua mamma, sai... al nostro matrimonio sembrava molto interessata.
Dai, ti prego, Pep! Almeno non togliermi questo divertimento!"
"Cento dollari se salti sopra
una palla di Natale urlando 'I came in like a Wrecking ball."
"Centoventi e lo faccio da
nudo."
"Andata!"
Alla faccia della tanto paventata
crisi, quest'anno la Hall del Triskelion è più
decorata del solito: una decina di palle di plexiglass trasparente di diversa
grandezza pendono dal soffitto. Con un alberello stilizzato di colore argento e
oro dentro ad ognuna.
Sul bancone della reception è
comparso il classico cestino con i biscottini al cioccolato e cannella, e il 'ding' che segnala l'arrivo degli ascensori è
stato sostituito da uno scampanellio di sonagli. Anche allo S.H.I.E.L.D.
il Natale si fa sentire: può sembrare fuori luogo, ma fa benissimo all'umore di
truppe che non si fermano mai e rincuora un po' chi, come nella maggior parte
di noi, identifica come 'famiglia' la
propria squadra.
E poi c'è il Brindisi di Auguri la
sera della Vigilia: quello da solo vale tutta la fatica di essere un Agente S.H.I.E.L.D.: banchetto sontuoso, musica, karaoke ubriaco a
mezzanotte e scambio di regali. Fury indossa la sua
benda rossa natalizia, Clint in genere si ubriaca talmente tanto da combinarne qualsiasi
cosa, le planciste si vestono da SexyBabbe
ed intonano 'Jingle Bells Rock' - Come in Mean Girls! puntualizzo indignata ogni anno - io ballo sui tavoli e mi impalmo qualcuno, e
Natasha sorride almeno una volta. È il 'Rompete le
Righe' ufficiale, la nostra piccola folle festa: quello che capita al Brindisi
di Natale non esce dal Brindisi di Natale.
E sarà il momento in cui Coulson mi mancherà di più. Dava il meglio di sé in questa
festa, prendeva il microfono in mano ed improvvisava battute su tutti per
mezz'ora buona. E poi faceva furore al Karaoke. La nostra interpretazione di 'I've Got you Baby', fatta impersonando Fury
e la Hill resterà negli annali. In quell'occasione, il sorriso del Direttore fu
meno inquietante del solito. Anche più sghembo, a dire il vero: nessuno sa
quanti drink si sia scolato quella sera.
Bei
tempi.
Cerco lo sguardo di Clint per captare la stessa mancanza, trovandolo invece
intento a calcolare che rincorsa dovrebbe prendere per saltare la balaustra ed
afferrare la palla al volo senza sfracellarsi sette piani più sotto.
Non può non pensarci. È che lo
nasconde bene, tutto qui. Mi riscuoto: "Pensato al regalo per Nat?"
"Assolutamente. In questo
preciso istante Stark mi sta perfezionando i nuovi
Morsi di Vedova. Spero mi faccia un po' di sconto da amico, nel preventivo
costavano un occhio dalla testa..."
"J.A.R.V.I.S.:
devo fare qualcosa ma non ricordo cosa, potresti erudirmi?"
"Non ha ancora assunto le sue
vitamine del dopo pranzo, non ha oliato il braccio di Ferrovecchio, non ha
controllato quel rumorino della E-Tron, non ha
spostato la data di arrivo del soggiorno al Grand
Hotel di Vienna, non ha chiuso il rubinetto del bagno al settantaseiesimo piano
e non ha ancora iniziato a lavorare sul potenziamento dei Morsi di Vedova che
l'Agente Barton intende regalare all'Agente Romanoff per Natale."
"Oh. Giusto. Beh, lo farò
domani, ora vado a prendere lezioni di yoga da Banner: mi serviranno per la
cena della Vigilia. Mandami l’armatura, J.A.R.V.I.S.,
sono curioso di testare i miei nuovi propulsori. Secondo i miei calcoli, dovrei
arrivare a New York in tre ore e sedici minuti. Vediamo se riesco a fare di
meglio.
"Quindi non ci sarai alla festa
della Vigilia?" Caraffa del caffè in mano, Natasha
riempie il suo bicchiere di carta e poi quello della Hill.
"Non sono potuta andare a casa
di Darcy per il Ringraziamento e ci tiene a
presentarmi ai suoi, quindi ha deciso che mi vuole lì a tutti i costi per
Natale. Una relazione con una civile è ben più complicata di quanto
immaginassi."
"Capisco. Beh, peccato, la
festa non sarà la stessa senza i tuoi commenti acidi."
La Hill alza le spalle: "Non ti
annoierai. Se Clint si concia come due anni fa..."
"Deve prima passare sul mio
cadavere."
"Oh no, ti prego: è
l'attrazione principale!" Natasha alza gli occhi
al cielo. "Puoi minacciarlo di non consegnargli il suo regalo, se fa il
cattivo bambino."
Natasha sbatte le palpebre. Una. Due. Tre
volte.
"Nat,
non ti sarai mica scordata di..."
Getta il bicchiere di caffè ancora
pieno nel cestino ed esce come una furia imprecando in russo.
A Steve tutta la confusione
prenatalizia non piace. Non gli piace la corsa ai regali, il modo in cui le
persone arraffano oggetti qua e là contando sulla punta delle dita i regali che
ancora mancano all'appello, non apprezza gli 'omaggi' natalizi che vengono dati
con gli acquisti – gli sembra una
pubblicità più subdola ed invadente delle altre – e l'aria stressata e nervosa della gente. Ai
suoi tempi – se lo dice da solo, perché sa quanto possa
essere irritante esprimere pensieri nostalgici ad alta voce – a Natale il ritmo rallentava per tutti. Ci si prendeva più tempo per scambiarsi gli
auguri per strada o nei bar. I regali erano pochi, ma personali, e si aveva sempre
tempo per un punch caldo con gli amici e una fetta di torta fatta in casa.
L'unica cosa che lo fa sentire
meglio è donare un paio di bigliettoni ad un'associazione benefica che si
occupa di senzatetto. La donna al banchetto lo saluta con un 'Che Dio la Benedica' e mette le banconote
in una cassetta di legno, prima di lasciargli una confezione di biscottini alla
vaniglia e cannella. "Li abbiamo fatti nella cucina della nostra
parrocchia questa mattina." Spiega. "Che Dio la benedica, signore. Le
auguro un Sereno Natale!"
Steve sorride e si dirige verso il
Phoenix Bar sgranocchiando i biscotti: non sono buonissimi, ma hanno il sapore
genuino delle cose semplici.
Trovando il locale pieno si ricorda
che le ragazze avevano organizzato una piccola lotteria di dolci, con l'incasso
da devolvere ad un ospedale pediatrico. Beth gli
passa di fianco con un vassoio colmo di tazze di cioccolata calda e ha solo il
tempo di un occhiolino. Quando torna, scherza accusandolo di tradimento:
"Quei biscottini da dove provengono? Spero non una delle tue migliaia di
fan!"
"Assolutamente no!" Ride e
poi aggiunge: "Sai, venendo qui pensavo che potrei fare qualcosa di
importante per Natale. Che ne dici se mi vestissi da..." Si da un'occhiata
intorno: gli avventori sono impegnati tra tablet e
mezze conversazioni, lui mima uno scudo sull'avambraccio e Beth
capisce: "E andassi a salutare i bambini in ospedale?"
"Sarebbe una splendida idea,
tesoro!" Beth è entusiasta e gli schiocca un
bacio a fior di labbra. "Anche se ho paura che dovrai rinunciare allo
scudo: negli ospedali non si possono portare armi e ho paura che venga
considerato tale..."
Steve alza le braccia: "Certo
che non è neppure più facile fare della beneficenza...!"
"Oh, non me lo dire: per
organizzare questa mini lotteria non hai idea di che burocrazia abbiamo dovuto
smuovere!" Riempie il vassoio con bicchieri e piatti vuoti da un tavolo e
torna al bancone per sostituirlo con un altro pieno di caffè e fette di torta.
"Volevo chiederti una cosa: io e mia sorella torniamo a casa per Natale,
ti piacerebbe passarlo al caldo del Mississipi?"
"Dici sul serio? Ma ai tuoi
genitori non darà fastidio uno sconosciuto alla tavola di Natale?"
"Che? Sconosciuto tu? Parlo di
te ogni volta che sento mia madre al telefono, e mio padre non ne sarà
contrariato: Ragazzo americano, tradizionalista, credente e che lavora nelle
forze armate. Tempesterà Jackson di manifesti pubblicitari! E poi ti ho già
fatto il regalo, sarebbe stato un peccato lasciare quel pacchetto sotto
l'albero. Sì, con le mie manine. Ci ho messo un mese intero! Allora,
accetti?"
Sorridendo, Steve annuisce. E per la
prima volta nell'arco di una settimana non vede l'ora che arrivi Natale.
Fulmine, Fulmine, saetta e.... SBAM!
Tuono.
"Jane, è per te!"
"Al telefono?"
Lasciando in pace per un secondo lo
schermo dello StarkPhone, Darcy
alza gli occhi al cielo: "Al balcone!"
"Perché non rispondi mai come
voglio io?" Sbuffando, Jane riemerge dal bagno infilata in una tuta
informe e con i capelli avvolti in un asciugamano bianco.
"Perché sono una stronza
sincera."
Jane borbotta che si sarebbe fermata
allo 'stronza', si toglie l’asciugamano dalla testa e glielo lancia addosso e
poi attraversa la sala e fa scorrere il vetro della porta-finestra.
"Almeno questa volta non ha fatto grandinare: due mesi fa ho dovuto
cambiare il parabrezza dell'auto."
"Stai diventando davvero
insopportabilmente acida, lo sai? Quel povero figo si
spara un viaggio interstellare per venire a trovarti e riceve l'allegria di una
visita esattoriale."
Thor compare dalla portafinestra
sfiorandone il filo del telaio in altezza. Abbozza un sorriso, si pulisce
diligentemente i piedi sullo zerbino, entra ed appende il Mjolnir
al piolo dell'appendiabiti: "Salve Jane, come stai?"
" Tutto bene, posso offrirti
una tazza di te?"
"Ciao Darcy.
Tutto bene Darcy? Ti sta proprio bene quel paio di
occhiali nuovi, Darcy e anche quel cappello, uaaaauuuu! Dove l'hai comprato, Darcy?
Volevo fare un regalo di Natale a Xena e non sapevo
cosa prenderle..."
Thor sposta lo sguardo da Jane alla
sua stagista: "Fa sempre così?"
"No, solo quando la si ignora.
Salutala e smetterà di blaterare per circa sette minuti."
Thor sorride e si appoggia al tavolo
di fronte a Darcy: "Salve."
Lei finge di illuminarsi come se
l'avesse visto entrare solo in quel momento: "Hey!
Thor! Ma che bello vederti! Sei arrivato adesso?"
Lui torna a guardare di nuovo Jane:
"Sei proprio sicura che stia
bene?"
"Darcy,
potresti per favore lasciarci soli un attimo?"
Fissa Jane come se l'aliena fosse
lei e non Thor: "Ti posso ricordare che viviamo in un appartamento dalle
dimensioni uterine? Per lasciarvi soli che faccio, mi metto nel
ripostiglio?"
"Darcy...
per favore...!"
"D'accordo, d'accordo!"
Recupera il notebook e si infila la giacca:
"Me ne andrò in caffetteria. Mancano circa due ore alla chiusura,
avete tutto il tempo per parlare, e
magari ci scappa addirittura una scopatina."
Jane protesta e Thor ha l'aria di
chi invece terrà in considerazione la cosa.
"Allora ci hai pensato?"
"Sì. Pensato e ripensato, Thor.
Io..."
"Sì, ho compreso. Sappi solo
che io rinuncerei a tutto, pur di stare con te.” Lo sguardo di Thor che si
abbassa sulla tavola è una stilettata nel cuore di Jane: “Ma non posso."
Lei sospira e si passa una mano tra
i capelli: "E io non ci riesco. Non è che non ti amo più, è che...
evidentemente non ti amo abbastanza."
Thor appoggia la mano sulla sua
imprigionandola tra le dita. La alza e se la porta alla bocca. La bacia a
lungo, lentamente, risale il polso e prima che la razionalità di Jane prenda il
sopravvento raggiunge la bocca. "Non è giusto fare così." La sua
protesta è un sussurro: basterebbe solo una leggera spinta per scostarlo,
basterebbe essere più forti e razionali . Più consapevoli e meno propensi
all'illusione.
Ma Jane non ci riesce, e Thor fa di
tutto per tenerla con sé.
Si lascia cingere dalle sue braccia
forti ed insieme scivolano sul tappeto.
Natasha viene fermata dalla Hill sulla
rampa di lancio, mentre sta salendo sull'elicottero preso in prestito a nome di
'Barbara Morse' e le passa lo StarkPhone. "Per
te. Il Direttore." La guarda seria mentre Natasha
annuisce pronta e porge la mano: "Non è una missione. Non è quello che
pensi."
"E meno male, stavo pensando ad
un maglione di cachemire..." Commenta portandosi il cellulare
all'orecchio: "Qui Romanoff." .
"È un piacere sentirti, Tasha..." Per poco il cellulare non le cade
di mano. Sgrana gli occhi e li punta sulla Hill, che non può far altro che
muovere le labbra in un silenzioso scusa.
"Posizione della Gru, del
Signore della Danza ed infine dell'Aratro. Visto? Sto imparando a riconoscerle
tutte! Eppure continuo a preferire quella dell'Amazzone, del Missionario ed il
69, che i numeri mi sono sempre stati affini."
Ormai Bruce ha imparato a conviverci;
apprezza che Tony non l'abbia interrotto durante la sua sessione di esercizi e
si alza in piedi con un sorriso: "Evidentemente non conosci il
Tantra."
"No, e mi perdonerai se non ti
chiedo di fare da maestro a me o a mia moglie. Niente di personale, solo che
abbiamo messo la testa a posto, ecco."
"Figurati, mai oserei tentarti.
Per cosa mi cercavi?"
"Un paio di consigli su
tecniche di rilassamento ed un invito." Tony si leva le scarpe lanciandole
nella sabbia del giardino zen della "Relax Room"
di Bruce, si siede su un materassino incrociando le gambe in un pallido
tentativo di posizione del loto e lascia poi che Bruce gli corregga la postura:
"Pepper vuole a tutti i costi andare dai suoi
per Natale. Io le ho detto che non mi muovo senza di te."
"È molto romantico, Tony.
Tuttavia vorrei farti notare che potrebbe essere motivo di divorzio."
"Macché, sei il pollo per sua
madre. La vecchia ti apprezza, sai?"
Bruce piega la tesa di lato e si
gratta il collo: "La signora Potts è una donna
davvero adorabile e molto giovanile, vecchia non mi sembra esattamente il
termine giusto per descriverla."
"Sì,
è una cougar discretamente funzionante, hai
ragione." Lo StarkPhone di Tony suona e lui
chiude la conversazione senza guardare il mittente. "Allora?" Bruce
tentenna, Tony incalza: "Ascolta, alla cougar
farà molto piacere ritrovare la vecchia fiamma con cui ha danzato al nostro
matrimonio, tu non passerai il Natale chiuso come un ratto qui dentro, ed io
avrò qualcuno con cui avere conversazioni interessanti. I cognati di Pepper sanno solo parlare di sport. E non sport belli
come..." Lo StarkPhone risuona, Tony tocca
nuovamente il tasto olografico rosso senza guardare. "...come la lotta nel
fango o il lancio del Chitauro o il Tiro con l'Arco
al Napalm. Cose tipo Basket e Baseball e Football. Capisci?"
"Non
sarebbe meglio rispondere al telefono?" Propone Banner, indicando di nuovo
l'ologramma della chiama ricomparso a mezz'aria tra la mano di Tony e la sua
spalla:
"Oh,
è Fury: è tutta la mattina che mi cerca, deve essere
per quei sensori di rilevazione audio che mi ha fatto preparare, probabilmente
non sa come installarli. Lo ignorerò finché non si degnerà di comparire fuori
dalla terrazza della Lounge, Pep
gli ha preparato un pacco di Natale e mi ha chiesto di invitarlo per gli
auguri, figurati se mi piego a tanto..."
"È
un ottimo piano e lo appoggerei in pieno, se le continue chiamate non
cominciassero a diventare - ahem - irritanti."
"Oh."
Lo sguardo di Tony passa dallo StarkPhone a Bruce:
"Dimmi di sì alla cena, ed io risponderò."
"Rispondi,
e l'altro non ti concerà per le feste."
"Lei
sì che sa trattare, dottor Banner, ma io lo prenderò per un sì. Sappilo."
Finalmente Tony fa partire la videochiamata. "Direttore, è sempre un
piacere."
"Addirittura
Direttore? Signor Stark, non sono che un semplice Agente."
Tony
sbianca.
Banner
riprende velocemente gli esercizi di respirazione.
Maria Hill mi ha praticamente preso
per un orecchio e trascinato nella rampa di lancio. "Fury
vuole vederti alla Base Manhattan."
"Missione? A tre giorni dal
Brindisi di Natale?" Piagnucolo strascicando i tacchi.
"Ha detto solo che vuole
parlarti. Qualche idea sul perché?"
Mi gratto il mento ripensando agli
ultimi avvenimenti. Niente di diverso dal solito, non credo che Fury possa farmi una S-Fury-Ata
per qualcosa che non scinde dal mio solito modus-operandi. "Sono un po'
indietro con la consegna dei rapporti scritti."
"Di quanto?"
"Da dopo la Battaglia di New
York, più o meno..." La Hill sbuffa e mi precede sulla scaletta del Jet.
"Ma Clint non li consegna dal 2010!"
Poco male, un po' di shopping
natalizio a Manhattan non guasta mai.
"Borgo a rapporto,
Signore."
"In ritardo di sole due ore,
stai migliorando."
"La Hill ha tamponato due taxi
sul ponte di Brooklyn." Fury gira l'occhio sulla
Hill e lei alza le spalle. "Abbiamo avuto da discutere, la sua vice non ha
spirito Natalizio."
"Neppure io." E mai avrei sospettato il contrario. "Briefing
tra cinque minuti, dobbiamo pianificare le operazioni di Gennaio che sono sotto
la tua tutela. Nel frattempo recuperami il tablet.
L'ho scordato nella Sala Interrogatori Tre."
Ho
forse scritto FedEx sul culo? "Certo, Direttore."
Mentre percorro il corridoio deserto
mi infilo gli auricolari e mi sparo un po' di musica nel cervello per sbollire il
nervoso. Sole due cazzo di ore di
ritardo, Borgo! Stai migliorando! Scimmiotto. Vammi a prendere il mio fottuto tablet di
merda!
Jingle bell, jingle bell, jingle
bell rock
Jingle bells swing and jingle bells ring
Oh toh, la canzone delle Plancist. Forse dovrei rubargli la scena durante il
Brindisi e lanciare la mia personale interpretazione.
Snowing and blowing
up bushels of fun
Now the jingle hop has begun
Inizierei con una moondance: sul pavimento liscio del corridoio mi viene alla
perfezione. Piroetto, apro la porta della Sala Interrogatori Tre ed entro
saltellando.
Jingle
bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime in
jingle bell time
Sposto una sedia e la uso da gradino per salire in piedi sul tavolo. Dallo
specchio mi guardo chinarmi a prendere il tablet.
Dancing
and prancing in Jingle Bell Square
In the frosty air.
Mi rialzo facendo vibrare le spalle
e scuotendo il petto.
What a
bright time, it's the right time
To rock the night away
Mi lancio addirittura nel playback,
continuando a ballare.
Finché qualcuno non accende la luce
dietro allo specchio.
Oh
Merda.
Ho dimenticato la regola NUMERO UNO delle Sale Interrogatori: Mai fare l'imbecille in una Sala
Interrogatori. Non sai mai chi ci può essere dietro ad uno specchio.
E sì che i precedenti sono sulla
bocca di tutti: McKenzie aveva beccato Natasha e Clint pomiciare pesantemente in Sala
Interrogatori Uno - L'unica in cui, sino ad un paio di mesi fa, si poteva
fumare liberamente - e la Hill racconta ancora con le lacrime agli occhi di
quando, dietro allo specchio di Sala Interrogatori Due, aveva assistito a Fury che provava le varie espressioni allo specchio
controllando che gli stesse bene il cappotto nuovo.
Questa volta pare che la mia
performance sia addirittura stata immortalata da uno StarkPhone.
Di qualcuno in giacca e cravatta che se la sta ridendo beatamente.
Qualcuno con una stempiatura
famigliare.
Molto.
Troppo.
Quando il Qualcuno ferma il video ed abbassa lo StarkPhone
che gli nasconde la faccia lo riconosco.
"CENTOCINQUANTA DECIBEL,
SIGNORE!" McKenzie è scattato in piedi e
togliendosi al volo le cuffie ed indicando eccitato lo schermo della sua
postazione. "Il rumore di un caccia in decollo!"
"Cazzo, Borgo deve essere anche
una fottuta Banshee!"
Maria Hill si sta ancora
massaggiando un orecchio: "Probabile, Signore, è Irlandese... a proposito,
i miei cinquanta dollari. Ha nettamente superato la soglia della sua
scommessa."
Sbuffando, il Direttore fruga in una
tasca e le passa la banconota arrotolata: "Non vorrei essere nei panni di Coulson, in questo momento."
"Oh, neppure io" si
intromette McKenzie. "Borgo sta continuando a
strillare come un'ossessa!"
Il Fantasma - o il poltergeist, o lo
zombie, o il Risorto – si sta avvicinando con quel sorrisetto da stronzo che
tanto mi era mancato, ma che ora non riesco proprio ad esserne felice:
"Beh, Addison, la cosa positiva è che non mi hai
ancora scaraventato addosso il tavolo..."
"Faccio ancora in tempo!"
Devo essere sull'orlo di un collasso cardiocircolatorio. Coulson
si avvicina e gli urlo di starmi lontano: "Come... cazzo... hai fatto a
tornare indietro? Ci... a me... mi avevano detto che... noi... io...eravamo....
ero delle eccezioni, perché..."
Alza le mani e fa segno di calmarmi:
"Non c'è stato nessun ritorno, Borgo. Io, in fondo, non me ne sono andato
che per qualche secondo. Loro dicono otto, secondo me sono stati un po' di più
ma..."
No,
aspetta:
"Cosa significa?"
"Che la mia morte è stata...
abbastanza esagerata. Non prendertela con me, non è stata una mia idea."
Sono completamente stordita. Cerco
di frugare nella memoria alla ricerca di un indizio che supporti quella tesi. La comunicazione radio, il sangue sul
ponte: "Coulson,
è impossibile..."
"Avevate bisogno di uno
stimolo. Fury ve l'ha dato."
Le
figurine di Cap sporche di sangue. "No..."
Annuisce: "Io ero in terapia
intensiva. Ci sono stato per un po', e poi mi hanno mandato a fare un
riabilitazione - una bella vacanza, chiamiamola così - a Tahiti. È un posto
magico."
Coulson sul tavolo operatorio della sezione
ospedaliera dell'Helicarrier. Il tubo del respiratore
ancora in bocca, il lenzuolo tirato sin sotto al mento. La Hill che mi stringe
una spalla, i paramedici che finiscono di scrivere il referto. "È impossibile..."
"No, non lo è, altrimenti non
sarei qui. Purtroppo non ho parentele infernali e le spalle coperte come le
tue."
La
zip che si inceppa e il paramedico che la strattona per chiuderla. Lo allontano
delicatamente e chiudo io il sacco bianco. La barella, il piccolo corteo
funebre, io che canto Auld Lang
Sayne mentre il sacco bianco con il cadavere di Coulson scivola nella piccola cella frigorifera.
"Coulson,
cantavo mentre il tuo corpo finiva dentro la cella frigorifera."
Mi appoggia le mani sulle spalle:
"E ti ringrazio per questa tua delicatezza. Auld Lang Sayne, mi
hai salutato come un vero scozzese! Ma in quel sacco non c'ero io."
"Sì, invece." Non me ne
sono resa conto, ma il tono della mia voce si è abbassato sino quasi a
diventare un sussurro: "Ho chiuso io il sacco. Ti ho visto!"
"Addison,
dev'essere stato..."
"E che cos'era, allora? Una
statua di cera di Madame Tussaud? E per essere
davvero pignoli, Phil, non abbiamo una terapia intensiva a bordo, l'anno scorso
eri stato tra quelli che aveva firmato la petizione per attivarne una!"
Il sorrisetto sereno e sicuro di Coulson si incrina. Avvicina ulteriormente il viso al mio,
mentre i passi nel corridoio si avvicinano: "Ci deve essere una
spiegazione logica, chiaro?" La porta si apre ed entra la Hill, fatica a
mantenere il sorriso falsamente rassicurante. Coulson,
invece, riprende il suo e mi cinge le spalle con un braccio. "Allora,
quest'anno faremo furore al Brindisi di Natale? Vi sono mancato l'anno scorso,
vero?"
Mi sciolgo dalla sua stretta e passo
oltre alla Hill, che evita il mio sguardo. Solo Fury,
in corridoio, ha il potere di trattenermi con un sorrisetto infame stampato sul
viso e le braccia conserte: "Chi la fa l'aspetti, Borgo!"
Ma
Vaffanculo, Direttore.
"Mi scusi, Signore, ma ho
appena scoperto di dover comprare un altro regalo di Natale. Con
permesso."
"Dai, l'ha presa meglio che Barton." Davanti a Fury e la
Hill Coulson è pallido ma ostenta tranquillità:
"Almeno lei non ha frecce al Napalm. Non preoccupatevi, la conosco, si
riprende facilmente. E poi ho un sacco di cose da raccontarle di Ward: quello di quest'anno sarà un Brindisi molto
divertente. Ora, se volete scusarmi, la mia squadra mi attende di sotto. Non
voglio perdermi la scena di Simmons che incontra Sitwell dopo averlo messo KO all'Hub."
Invece di cercare un passaggio di
ritorno per il Triskelion - un sacco di gente sta
emigrando per il Brindisi di Natale - esco dalla Base Manhattan con il
cellulare in mano.
Compongo alla svelta il numero di Natasha e dal tono con cui mi risponde capisco che non sta
facendo shopping selvaggio: "Vengo fuori ora dalla Base Manhattan.
Siediti, perché devo dirti una cosa assurda: Coulson..."
"Lo so. Mi ha chiamato prima.
Pare che abbia chiamato tutti quanti per gli auguri..."
Darmi
un colpo di telefono, magari? Avvisarmi, prepararmi allo shock? "Quindi sono stata l'ultima
della lista?"
"...beh, ecco..."
"Grazie. Se eravate tutti
d'accordo per farmi uno scherzo di merda beh... ce l'avete fatta. Grazie. Ora
sto meglio."
"Addison,
non -" Chiudo la conversazione. Avrei voluto spiegarle perché in questa
messinscena non torna qualcosa, che Coulson era morto
davvero e che se Amon non c'entra con il suo ritorno
- non può c'entrarci, o anche mio cugino
si è scordato di farmi un fischio? - c'è qualcosa sotto di non
completamente limpido. Ma sono troppo irritata, troppo sotto shock e detesto
essere presa per il culo. Mi infilo nella metro e vado a casa.
La luce della sala è accesa:
"Oh, Natasha, la prossima bolletta te la paghi
tu!" Impreco al nulla, buttando la borsetta sul divano e tirando un calcio
ad un povero tavolino. Ma dal corridoio, completo elegante e sciarpa verdeoro di Hermés sulle spalle,
compare Loki ed il suo sguardo annoiato.
Trasalgo. Poi mi ricompongo e
sbotto: "Non ricordavo di averti dato le chiavi di casa."
"Grave mancanza la tua. Sono
stato costretto a farmi aprire da Morrigan." A
riprova delle sue parole, il Corvo compare dalla mia camera da letto e plana
sulla sua spalla con un Craaa a metà tra il colpevole e il 'non
potevo farne a meno'.
Alzo le mani in segno di resa:
"Scusa, ma ho avuto una giornata pessima."
"In una scala che va da 'insulso mortale con ridicola arma' a 'corazzata aliena' che posto
occupa?"
Sospiro e mi lascio cadere sul
divano: "Non ci sono parametri per quantificarla." Appoggio i gomiti
sulle gambe e mi prendo la testa tra le mani per massaggiarmi le tempie. Perfetto: il periodo Natalizio è il migliore
per farsi prendere da ansie e sensi di colpa. Eccola lì, la mia colpa: mi
fissa dallo stipite della porta con un libro in mano - Dracula, ma davvero Loki si è messo a leggere
Stoker? - e la sciarpa che gli ho regalato addosso. La mia irrazionalità
imperdonabile, la mia debolezza fatale.
Loki alza una spalla e dice che non ha
problemi ad andarsene: "Se proprio non -"
Dovrei annuire e lasciarlo
scomparire. Tagliare finalmente i ponti con lui e togliermi questo peso sullo
stomaco: non rischiare di venire scoperta da qualcuno - oh,cielo, e se Coulson sapesse che ho una
relazione con il suo assassino? Ma che mi dice la testa? - ed invece, anche
questa volta, la razionalità se ne va a ramengo: "No, aspetta." Mi
alzo dal divano e gli cingo la vita: "Ho solo avuto una giornata un po'
pesante."
Loki ricambia la stretta e appoggia le
labbra sulla mia testa regalandomi un brivido: "Così tremenda?"
"Assurda è il termine esatto."
"E la cagione?"
No,
tesoro, è meglio che tu non lo sappia. Mi sforzo di sorridere, sfilo il libro tra le sue dita e
glielo sventolo sotto il naso: "Questa è la cagione... questa è la
cagione, anima mia... è Dracula! Il Non-morto!" Ecco, appunto.
"Ho iniziato a leggerlo mentre
attendevo che ritornassi. L’ho trovato curioso. Su Asgard
i libri i libri o contengono nozioni ed insegnamenti, o accennano a leggende o
racconti di fatti realmente accaduti. Ma storie inventate no. Temo che le
reputino troppo sciocche, per prendersi la briga di fissarle su carta.”
"Davvero? Mi stai dicendo che
su Asgard non avete i romanzi?"
Le labbra sottili si piegano in un
sorrisetto affilato: "Su Asgard non hanno romanzi." Mi corregge.
"Quelle sono storie che si narrano a voce: nei racconti dei menestrelli, nelle
fiabe di una madre ai suoi figli bambini, attraverso le sonate dei
cantastorie." Lascia scivolare le labbra sulla mia fronte e poi lungo il
naso e la mia bocca: "Talvolta le canzoni parlano d'amore. Ma sono sempre
blandi ritornelli uno simile all'altro. Palpiti e sospiri e lunghe trecce
bionde nel vento. Ciò che ho trovato in questo libro è diverso."
"Noi, siamo diversi."
Tuffa le mani tra i miei capelli:
"Profondamente."
Ed il senso di colpa c'è ancora,
come c'è sempre stato, e mi fissa scuotendo la testa dall'angolo buio in cui le
mani di Loki lo spingono.
"Ti fermi a cena?" Al Triskelion ci tornerò domani. Ora è tardi e c'è Loki nudo sul divano, direi che sono due motivazioni molto
valide per restarmene qui. Soprattutto la seconda.
Mugola un d'accordo alzando un braccio nella mia direzione per accarezzarmi
la schiena ed io gli propongo una pizza. Annuisce: "Per me nulla di
piccante."
"Oh! Ma che pancino
delicato!" Lo derido, stampandogli un bacio sulla linea degli addominali
strappandogli un sorriso. Poi però mi viene l'impulso di dirigermi più in basso
e l'ordinazione della pizza viene rimandata.
Il campanello suona proprio mentre
sto finendo di asciugarmi dopo la doccia. "Deve essere il ragazzo delle
pizze." Urlo a Loki, finendo di vestirmi:
"Puoi aprire? I soldi sono sul mobile della tv!"
"Stai dicendo che dovrei-"
"Sì, grazie." Aggiungo,
massaggiandomi la crema idratante in faccia. Dal silenzio agghiacciante che
proviene dall'altra stanza mi sorge il dubbio che il povero porta-pizze sia
stato incenerito. O congelato. O soggiogato o... Beh, meglio controllare.
Con ancora le mani impiastricciate
di crema esco dal bagno e per la seconda volta nell'arco di una giornata mi si
ferma il cuore.
Perché sulla soglia della porta non
c'è il facchino.
Ma Coulson.
E dal modo in cui fissa Loki e dal modo in cui Loki
irrigidisce la schiena, oserei dire che siamo in tre, in questo momento, ad
essere sull’orlo di un infarto.
È Loki il
primo a parlare. Si volta, livido in volto, indica con l’indice Coulson e dice che è per me: "Un messaggio da Amon, sicuro: non c’è altra spiegazione, visto che l'ho
mandato all'Inferno io stesso."
Coulson invece fa un passo indietro:
"Cosa ci fa lui qui?"
Bene.
Perfetto. Sono nella merda.
Ho le ginocchia che
tremano:"Terapia?" Balbetto con un filo di voce. Tanto peggio di così...
Ma Phil ha già capito. Non che ci
volesse granché, con Loki in camicia semi-sbottonata
ed io appena uscita dal bagno: "Tu..."
"Phil, non "
"Tanto affranta dalla mia morte
da arrivare a scoparti il Mussolini Asgardiano!"
"Tecnicamente non sono asgardiano." Mi
sbagliavo. Non abbiamo ancora raggiunto il fondo. "E cos'è un Mussolini?"
Lo sguardo di Coulson
potrebbe incenerire tutto all'istante. A me, però, spezza solo il cuore. "Coulson, aspetta. Entra un attimo, dobbiamo parlarne.
È tutto tutto molto più complicato -"
"Sì, esatto, perché diamine sei
ancora vivo? Io ti avevo ucciso. Ne sono certo. E, anzi, ho ancora in sospeso
con te quel colpo a tradimento con il-"
"LO', NON E' QUESTO IL
PUNTO!"
Oh
no. Il punto è un altro.
È la smorfia di profondo disgusto sul viso di Phil. Rabbia e delusione. Gira i
tacchi e percorre il corridoio, e nell'attimo fatale in cui sono distratta si
infila nell'ascensore senza che riesca a bloccarlo.
E so perfettamente dove si sta
dirigendo. Se questo non è il fondo, non
oso immaginarmi quale possa essere.
Loki è profondamente indignato:
"Che cafone!" Protesta risentito. "Gli ho fatto due domande e
non si è degnato di rispondermi! Ma chi si crede di essere!"
E ci mette un istante, un millesimo
di secondo, per imboccare le scale all'inseguimento.
Ok.
Questo. è. Il. Fondo.
Ora sì che ne nascerà un casino -un
casino vero, verissimo di quelli da cui non ci si salta fuori vivi.
Rientro in casa come un automa e la
prima cosa che mi pare più sensata fare al momento è scappare: è inutile che provi ad aggiustare la situazione, è più di
un anno che cerco di mantenere le cose in equilibrio precario ed il risultato è
questo. Ogni tentativo di riparazione non può che finire in un fiasco. Meglio
scappare decisamente. Preferibilmente a
gambe levate. Chiamo Morrigan, che sta dormendo nel
suo nido in camera mia, svegliandola prendendola in mano e agitandola. Mi
risponde con un CRAAA!giustamente
incazzato e una dolorosa beccata sul pollice.
Nel panico, la lancio in mezzo al
letto decidendo che devo almeno prendermi su una valigia.
Apro l'armadio, prendo un borsone,
lo riempio a caso di vestiti, lenzuola e credo anche l'abat-jour. Mi infilo di
slancio una giacca che non credo sia esattamente la mia - forse è una di Clint,
non lo so e non ho bisogno di saperlo - Se Morrigan
la smette di gracchiare incazzata mi farò trasportare da Amon:
passerò lì un po' di tempo in attesa che si calmino le acque poi tornerò a
sondare il terreno.
Per come guida, a quest'ora Coulson sarà già da Fury a
spifferare tutto. Mi ritroverò circondata da una squadra speciale armata sino
ai denti in meno di mezz'ora. Arrestata per alto tradimento e trascinata per un
orecchio davanti alla Corte Marziale. Non c’è tempo da perdere.
E
Loki? Cazzo, dov'è Loki?
Sarà
abbastanza lontano?
Oh, miseria, possibile che stia ancora
pensando a lui, dopo che è colpa sua se mi ritrovo in un casino simile?
No,
no. Non è colpa sua. La colpa è mia che mi ci sono lasciata trascinare. Di più,
ci sono corsa incontro.
Ok, avrò tempo per rimediare. Forse.
Ma ora...
PUM.
PUM. SBAM!
Cazzo,
le teste di cuoio sono state anche più veloci del solito!
Mi carico la borsa su una spalla,
afferro Morrigan - altre cinque beccate furiose e
credo mi stia sanguinando la mano - e scappo in corridoio.
La finestra del bagno, dove ci sono
le scale antincendio.
Qualcuno però mi ha preceduta.
Loki, per la precisione, ha sfondato la
finestra per entrare - ecco cos'erano quei rumori - ed è davanti a me che tiene
sollevato per la collottola, con una sola mano, un Phil Coulson
rigido ed immobile come uno stoccafisso congelato.
Non
so se questo è un incentivo al peggio o un leggero miglioramento.
Sono
ottimista, scelgo la seconda.
Anche perché a guardare la faccia
immobilizzata di Coulson ne deduco che tra i due chi
ha avuto la giornata più di merda non devo essere stata io.
Mollo il borsone a terra e lo faccio
tornare in camera calciandolo con il tallone. Rilascio Morrigan
– altra beccata sulla mano – che si dirige gracchiando arrabbiata verso il
bagno ed esce dalla finestra rotta.
"Potresti metterlo giù, per
favore?" Loki apre le dita. Coulson
atterra sui piedi per poi stramazzare sul pavimento ritto e rigido come un fuso
accompagnando la caduta con un gemito prolungato. "E togliere anche il Petrificus Totalus, già
che ci sei."
Lui incrocia le braccia: "Lo
preferisco così, se non ti spiace. Almeno non se ne andrà da nessuna
parte."
"Loki,
l'hai infilzato con lo Scettro... direi che gliene hai già combinate
abbastanza."
Alza le spalle un uno sbuffo e Coulson riprende a muoversi di colpo. Gli tappo la bocca
con la mano. "Ti prego, ti scongiuro: Devi starmi a sentire. Dopo, allora,
potrai scegliere se chiamare Fury e denunciarmi o
fidarti ancora – un pochino – di me." Tolgo la mano dalla bocca quando
vedo lo sguardo e il respiro calmarsi e lo aiuto ad alzarsi.
Coulson si aggiusta la cravatta e si liscia
la giacca, rifila il suo peggior sguardo a Loki che
gli risponde con un sorrisetto sarcastico e gli consiglia di togliersi quel
ghigno di dosso: "Che non mi hai ucciso."
"Appunto" Puntualizzo,
trascinandolo sul divano: "Non per girare il coltello nella piaga ma –"
"O, meglio, lo scettro"
Sogghigna Loki.
Lo ignoriamo, anche se la
respirazione di Coulson è aumentata notevolmente:
"Ma tutto questo non ha senso."
Coulson si lascia cadere sui cuscini:
"Resta il fatto che tu mi credevi morto e non ti sei fatta remore a
saltare addosso al mio assassino."
"Le remore se le è fatte
eccome, ma il mio fascino ha prevalso."
Alzo gli occhi al cielo: "Loki, per favore..." Lui risponde con tono falsamente
innocente che stava solo cercando di darmi una mano. Sì, come no. "Non è stato esattamente una cosa immediata ma...
ammetto le mie colpe. Io e Loki abbiamo una relazione
ed insieme ne abbiamo passate di cotte e di crude."
"E noi all'Inferno ci siamo
finiti per davvero." Il campanello suona e Loki
va ad aprire senza che lo inviti a farlo. Prende le pizze, rifila le banconote
in mano al ragazzo e quando lui chiede la mancia si limita a sibilare uno 'sparisci' prima di chiudergli la porta
in faccia.
"Appoggiale qui." Dico
facendo posto sul tavolino davanti al divano e sedendomi per terra. Loki storce il naso, mi consegna il mio cartone di pizza,
poi appoggia la sua sul tavolo della cucina. Cerca e trova coltello e
forchette, un bicchiere, e si mette a tagliarla e a mangiarla seduto
compostamente con la schiena dritta.
Coulson alza un sopracciglio ed io alzo le
spalle con un gesto noncurante: "Odia toccare il cibo con le mani, dice
che è da bifolchi. Guarda caso, Thor dimostra una certa allergia alle posate.
Vuoi un pezzo della mia?"
"No, grazie. Non ho fame."
"D'accordo. Iniziamo a parlare
del tuo ricovero. Dimmi qualcosa."
Coulson si sforza e si gratta una tempia:
"Era tutto bianco."
"Tahiti?"
"È un posto magico."
Risponde automaticamente. Poi si mordicchia il labbro inferiore, una ruga di
preoccupazione sulla fronte ampia.
“Concorderai con me che questa
risposta mi sembra un po’ forzata, no? È
già la seconda volta che te la sento dire.”
Lui alza le spalle: “Beh, è così.
Chiunque non potrà che affermarlo.”
Vediamo. Prendo il cellulare e cerco il
numero di Natasha. Mi risponde al terzo squillo: “Addison, io non –”
Imposto il viva voce: “Non importa.
Se dico Tahiti, tu che mi rispondi?”
“… Dici che potrebbe piacere a Clint
come regalo?”
“Sei stata abbastanza esaustiva,
grazie.” Termino la chiamata.
“Oh, ma Romanoff
non c’entra!” Esclama Coulson: “Lei è un caso a
parte!”
“Allora dimmi qual è il tuo ultimi
ricordo e qual è il primo.”
Non fa fatica a rispondere alla
prima parte della domanda: “Il Direttore Fury.”
Loki scoppia a ridere: “Bella come
ultima immagine prima di crepare!”
“Loki,
sta’ zitto.” Torno a concentrarmi su Coulson. “E
poi?”
Lui sospira e si lascia andare sullo
schienale del divano. Scuote la testa e poi pesca un trancio della mia pizza
dal cartone. Ne mastica un altro boccone e poi scuote di nuovo la testa: “La
prima cosa che ricordo è che mi risveglio in una capanna su una spiaggia con
una massaggiatrice – una massaggiatrice in senso che massaggia, non che fa
altro - che si occupa della mia schiena.
Ricordo il rumore delle onde ed il profumo del mare. I granelli di sabbia tra
le dita dei piedi. I muscoli intorpiditi come se avessi dormito a lungo. Eppure
quella donna mi assicurò che mi ero appena rilassato.” Mi fissa con uno sguardo
assente e perso. Cerco la sua mano, appoggiata su un ginocchio e la stringo.
Dopo un istante Coulson si affretta a toglierla.
“Sei sicura di quello che hai visto?
Il mio… cadavere, intendo.” Annuisco. “E allora…?”
“Non ne ho idea. Siero del
supersoldato, forse?”
“Lo escludo. Mi sento diverso ma non
sino a quel punto. Un Life Model Decoy?
Sono questo?”
“Respiri, emani calore, vedo la vena
sul tuo collo pulsare: non puoi essere un androide.”
“Pochi giorni fa sono stato colpito
e sanguinavo” Asserisce. “Sento i sapori, gli odori, il dolore fisico. Non
posso essere un LMD.”
Loki si è alzato dalla sedia e si è
appoggiato ad un mobile con aria svogliata ed un bicchiere di Coca Cola in
mano: “Tahiti?” chiede improvvisamente.
“È un posto magico”
“No, è ipnosi.” Lo fissiamo entrambi
e Loki raddrizza la postura e alza la testa con
fierezza, abbandonando il bicchiere sul mobile. “Sei semplicemente ipnotizzato.
E su di te ha operato qualcuno di molto bravo, se hai tutto sommato un aspetto
sano ed uno sguardo presente. Immagino che la vostra tecnologia abbia
sviluppato qualcosa di simile allo Scettro di Thanos:
un dispositivo che può carpire e modificare la volontà e la mente altrui
pienamente.”
“Dispositivi di induzione mnemonica:
è un ramo della neuroscienza già molto avanzato. Natasha
stessa ne è stata vittima, quando era nella Red Room.
Le venivano tolti o modificati i ricordi secondo le necessità dei suoi
superiori.” Spiego. “E anche lei a volte associa parole a risposte precise.
Sono Word-up,
parole in codice legate a una sensazione, o un ricordo che deve essere
predominante e nascondere gli altri.”
Coulson scuote la testa di nuovo e
tamburella le dita sul ginocchio. “Fury mi ha
affidato una nuova squadra ed in discreto numero di attrezzature. Da che sono
tornato in servizio, questa è la prima volta che rientro ad una base. Sono
sempre stato fuori.”
“Quando Fury,
in genere, preferiva tenerti sempre a portata di mano.”
Annuisce.
Loki fa una smorfia: “Se continua così,
mi toccherà ammirarlo.”
“Non è stando qui che capirò cosa mi
è successo.” Sbotta Coulson alzandosi. “Grazie per il
trancio di pizza, era molto buono. E per la consulenza.” Si avvicina alla
porta. “Tuttavia, Borgo, il mio dovere sarebbe fare rapporto a Fury.”
Loki sogghigna: “Fallo, e quando tu e la
tua squadra tornerete a prenderla non la troverete più qui. Quanto a me, sarei
alle tue spalle. E questa volta mi assicurerei di fare un lavoro definitivo.”
Clima
natalizio,
proprio così lo immaginavo.
Coulson ha già una mano sulla maniglia
della porta. “Tuttavia Fury non è esattamente limpido
con me, ultimamente. Credo che omettere questa serata possa mettere un po’ in
pari le cose.”
“Ti ringrazio.” Riesco solo a
bisbigliare.
“Mi hai deluso molto, Borgo. Ti
facevo più leale e più furba. Ed invece, hai un debole per il cattivo ragazzo
come tutte quante. ” Si chiude la porta alle sue spalle.
Loki brontola una lamentela sulla sua
cafonaggine: “Un paio di frasi così, ad effetto, per provare a farti sentire in
colpa. Non dargli ascolto, non sei peggio di chiunque altro tu conosca.”
Annuisco piano, guardo la pizza
ancora intatta sul tavolino e decido che improvvisamente ho sonno. Mi sfilo i
vestiti di dosso e mi infilo sotto le coperte.
Dopo qualche minuto sento una
pressione sul materasso e Loki coricarsi al mio
fianco, vicinissimo a me ma senza sfiorarmi.
“Immagino il tuo rammarico.”
Bisbiglia. “Per te tutto ciò deve essere fonte di angoscia.”
Vorrei annuire e spiegargli come sua
assenza e la sua presenza si equivalgano: sollievo e tormento allo stesso
tempo. Un continuo altalenarsi di emozioni. Quando non c’è lo vorrei al mio
fianco, eppure capisco l’impossibilità della nostra relazione. Quando c’è
vorrei che scomparisse per sempre e vorrei tornare la GreyRaven
mangia uomini, eppure non posso che avere un tuffo al cuore quando lo vedo, e
stare bene tra le sue braccia, e trovare così belli i suoi rari sorrisi, e
perfette le carezze che mi regalano le sue dita lunghe e affusolate.
“Sarebbe tremendo.” Nell’oscurità la
mia vista dorata cerca il suo profilo affilato nel cuscino accanto. Ha la
mascella chiusa e contratta, e gli occhi chiusi, in attesa. “Se non pensassi
che potrebbe valerne la pena.”
Resta un attimo immobile, poi
respira profondamente come se si stesse rilassando. Cerco tra le lenzuola la
sua mano, intreccia le dita con le mie e le stringe forte.
Ci addormentiamo insieme.
Al risveglio, però, mi ritrovo da
sola: Loki se ne è già andato, detesto quando lo fa
senza salutarmi e anche lui lo sa perfettamente. Poi però noto Dracula appoggiato sul cuscino su cui
dormiva. È aperto su una delle pagine dedicate al Diario di Jonathan Harker. E c’è una frase, che mi colpisce, e di sicuro Loki non ha lasciato il libro aperto a caso su quella
pagina:
Nessuno
può sapere, se non dopo una notte di patimenti, quanto dolce e prezioso al
cuore e agli occhi possa essere il mattino.
Piego l’angolo della pagina per
tenere il segno. Richiudo il libro e vado alla finestra aprendo le tende.
Fuori il cielo è bianco, e nella
luce opalescente piccoli fiocchi di neve danzano leggeri. Un paio si posano sul
davanzale e si sciolgono al contatto con il cemento freddo.
Sette piani più sotto, le strade
sono già affollate dal solito via vai di gente in preda alla frenesia degli
acquisti. È Natale, di nuovo.
Devo comprare ancora dei regali e
prepararmi al Brindisi.
Mi sento inconcepibilmente serena.
E’
Nataaaaaale ancora la graaaaande
feeeeestaaaaa che saaaaa
Tutti
conquiiiistaaaaaaaarrrr!
Ancora
grazie, grazie e GRAZIE a chi sta seguendo questa solita ACCOZZAGLIA di
inconcludenti storie.
E
FINALMENTE ABBIAMO PHIL INDIEEEEETROOO!
Un
po’ (tanto) confuso e giustamente abbastanza incazzato, ma meglio di niente.
Che
altro dire? Anche questa raccolta volge al termine, visto che non prevedo di
fare più di un altro capitolo…
Perché
dai, alla fine il Brindisi lo vogliamo, no?
NO?
Quindi
Grazie, Grazie e Grazie a chi ha supportato e SOPPORTATO GreyRaven
e la sottoscritta.
Grazie
di cuore.
EC
E dimenticavo, come sempre, di segnalarvi il mio ask, nel caso qualcuno avesse domande, curiosità o semplicemente volesse fare due chiacchiere: http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos