E tre giornate passano
così veloci con
Finnick. Abbiamo fatto tante cose insieme: la mattina mi aiuta a
prendere i
polipi, il pomeriggio, dopo aver mangiato ognuno a casa propria,
andiamo
sull’isola, dove scherziamo, ridiamo e peschiamo, e dopo cena
passiamo la notte
sulla spiaggia. Ieri siamo anche riusciti a vedere l’alba.
Siamo stati
abbracciati tutta la notte. Sì, mi piace Finnick Odair. Ma
ancora non so capire
quanto e in che modo. Mi batte il cuore a mille ogni volta che lo vedo.
Possibile che mi stia… innamorando di Finnick Odair? Non lo
so. Ma a volte l’ho
sorpreso a guardarmi attentamente con fare dolce. E più
volte mi prende la
mano. Dovrà pur significare qualcosa, no? Peccato che non
abbia troppi termini
di paragone.
Mi sveglio a mezzoggiorno, grazie a
un’entrata
plateale di Amadeus.
“ Domani
c’è la Mietitura” esclama facendomi
sussultare.
Ancora in stato confusionale, provo a
guardarlo attentamente. Devo riconoscere di aver
trascurato molto la mia
famiglia in questi giorni. Amadeus mi sembra molto più
pallido e magro del
solito. Ora che
riesco a mettere a fuoco
i suoi contorni, lo guardo con fare truce.
“ Eh già. E
allora? Non mi dire che vuoi
offrirti volontario!” esclamo mettendomi a sedere. Infatti
non aveva nessuna
scusante, ormai. Finnick si ostinava a depositare ogni mattina un paio
di
gioielli fuori dalla nostra porta. Alexander aveva insistito
affinché glieli
restituissi, ma quando avevo accennato l’argomento a Finnick,
lui mi aveva
detto “ O li prendi, oppure li butto in mezzo
all’oceano. A te la scelta”. E
ovviamente, quella non era una scelta. Sarebbe stato un terribile
spreco. E
dopo proteste varie, anche Alexander aveva dovuto ammettere che quei
gioielli
facevano comodo a mamma. E’ incredibile di come il suo stato
sia migliorato nel
giro di tre giorni. E’ quasi… felice. E la cosa
rende me più spensierata. Si è
anche scomposta, l’altra sera: prima di uscire mi ha
sussurrato un “ ti voglio
bene”. Un miracolo che mi ha fatto salire le lacrime agli
occhi. Amadeus annuisce
implacabile. Sbuffo alzandomi in
piedi.
“ Basta, Amadeus! Ormai
abbiamo le medicine
per mamma. Finnick…
“ Oh, non mi parlare di
Finnick Odair! Non
voglio avere niente a che fare con lui, non voglio dovergli qualcosa!
Soprattutto dopo quello che ha detto su di te” urla quasi
fuori di sé. Rimango
pietrificata.
“ Per quale ragione,
scusami? Che ha detto su
di me? ” chiedo mettendo da parte la rabbia. Finnick parlava
di me? Con chi?
“ Stamattina.
L’ho sentito mentre parlava a
quel Pacificatore, Brattes. Brattes ha detto che vi aveva visti
insieme, e lui
gli ha risposto che ti sta illudendo un po’, così,
per divertimento e che di te
non gliene importa niente!” mi spiega. Sento le gambe
afflosciarsi. Mi rimetto
seduta. Non è possibile. Finnick… lui ci tiene a
me… no? Mi era sembrato di sì.
Doveva essere sì. Io… io sento che sto
cominciando a piangere. Anzi, ormai è
tardi: sono in lacrime. Perché ha detto una cosa del genere?
Non capisco…
“ Ne sei…
sicuro?” chiedo a Amadeus. Lui
annuisce in modo quasi grave. So che non mi sta mentendo. Non lo
farebbe mai.
Si siede vicino a me.
“ Mi dispiace, ok? Ma ti
giuro che è quello
che ho sentito. E non voglio dovergli più qualcosa.
Stamattina per poco non
l’ammazzavo. C’era anche Alexander con me, ha
dovuto trattenermi, stavo per
dare una lezione a quel deficiente, ma… niente, tra la folla
era difficile. Se
lo rivedo lo ammazzo, nessuno può trattarti così
o prendersi gioco di te in
questo modo. Annie, non vale la pena sprecare tempo per uno come lui.
“ Ma… le
medicine… e i gioielli e…
l’isola…” comincio.
No. Non può averlo detto sul serio. Il bagno di notte,
qualche giorno fa… La
sua epressione quando mi guarda… eppure avevo
sentito… ormai non importa più.
Amadeus alza le spalle. Sembra dispiaciuto.
“ Domani mi
offrirò volontario alla Mietitura.
E non c’è niente che mi possa fare cambiare idea,
Annie!” dice alzandosi e
sbattendo la porta. Rimango di sasso lì, sul letto, a
fissare il muro bianco
per quella che mi sembra un’eternità. Mi tremano
un po’ le mani. Non so come
reagire. Possibile che mi sia sbagliata così tanto su una
persona? Non saprei.
Effettivamente, non ho mai aperto il mio cuore a qualcuno…
prima che conoscessi
Finnick. Pensavo fosse diverso… ma ormai non ha
più importanza. Sento una voce
chiamarmi fuori dalla finestra. È proprio Finnick. Corro
verso la porta, prima
che Amadeus possa prenderlo a pugni. Ma è troppo tardi: mio
fratello è stato
più veloce, e si sta rivolgendo a Finnick con fare
minaccioso.
“ L’hai illusa
per bene mia sorella, eh?”
urla. Finnick è pietrificato.
“ Non
capisco…” ciancica confusamente. Vedo un
braccio di Amadeus alzarsi. Lo blocco.
“ Ci penso io, ok? Non ti
immischiare!” gli
urlo parando Finnick con la mia presenza. Amadeus abbassa il pugno.
Guarda
prima me e poi Finnick.
“ Sì,
sarà meglio. Anche se ammetto che
spaccarti quel bel visino mi piacerebbe da morire. Ma…
è tutto tuo” esclama
entrando in casa. Mi giro lentamente. Finnick sembra spaventato e
confuso.
Cammino lontano da casa, dirigendomi verso la spiaggia. Anche Finnick
lo fa,
sento il suo passo dietro il mio. Arriviamo in riva al mare. Non oso
guardarlo
negli occhi. Mi ha illusa. E devo essere chiara e concisa con lui. Quel
momento
di sofferenza pura che ho provato dentro la mia stanza mi ha fatto
capire che
devo guardare la realtà: Finnick Odair non potrà
mai interessarsi a Annie
Cresta. Mi ha solo illuso. Per noia? Per il brio di una nuova
conquista? Per
puro interesse fisico? Non lo so. E, in tutta onestà, non
voglio saperlo.
Pensavo che fosse mio amico, e, per un momento, anche…
qualcosa di più.
“ Voglio che tu sparisca
dalla mia vita”
affermo decisa. “ Non voglio più
vederti” dico alzando lo sguardo. Vedo la
scintilla negli occhi di Finnick farsi piccola piccola, fino a sparire.
Disperazione, sembra. È un ottimo attore, non
c’è che dire.
“ Annie…
“ Non mi importa.
Ciao” esclamo voltandomi.
Lui mi afferra per un polso.
“ Prima dimmi
perché. E poi ti lascerò andare”
mi spiega senza guardarmi in faccia. Mi libero dalla sua presa. Gli
vado
vicina, alzandomi in punta dei piedi per guardarlo dritta negli occhi.
“ Io non ho bisogno del
tuo permesso per
andarmene, hai capito? Tu pensi di essere un dio sceso in terra,
Finnick Odair,
la celebrità del Distretto 4… ma fattelo dire, tu
non sei nessuno! Non hai il
diritto di impormi niente, e non ti devo nessuna
spiegazione!” esclamo in preda
alla rabbia.
“ Allora te lo chiedo
gentilmente, Annie”
afferma in modo pacato. “ Perché? Posso saperlo?
Dammi un solo motivo e ti
giuro che uscirò dalla tua vita per sempre!”
giura.
“ Lo sai benissimo
perché!!!” urlo fuori di
me, allontanandomi un po’. Mi siedo sulla sabbia, prendendomi
la testa tra le
mani.
“ Quanto sono
stupida… Pensavo che fossimo
amici… che in una settimana noi… ci fossimo
avvicinati… non ho mai avuto un
rapporto così con qualcuno… e poi
scopro… che mi stai illudendo… Amadeus ti ha
sentito al mercato…” provo a dire. Ma le lacrime
che ho agli occhi non mi
permettono di essere troppo eloquente. Lui pare capire e si siede
vicino a me.
Apre la bocca leggermente. Sta per confermare tutto. Me lo sento.
Meglio. Così
almeno potrò accettare la bruta realtà dei fatti.
“ Annie, l’ho
fatto per te, per noi. Non
capisci che se qualcuno potesse sapere di me, di te… ti
metterei in pericolo…
e… e non voglio… io non posso permettere che
tu… che tu faccia la fine di tutte
le persone a cui volevo bene!” mi spiega. Alzo gli occhi su
di lui. Intravedo
un luccichio. Delle lacrime. Perché?
“ Non capisco…
Io non capisco mai niente di
quello che dici…” dico tremando un po’.
Scuote la testa.
“ Lo so”
afferma ridendo amaramente. “ Non
puoi capire. E io non posso dirtelo, peggiorerei le cose.
Ma… nessuno deve
sapere che…” comincia. Si interrompe. Prende un
sospiro e guarda il mare.
“ Che?” domando
io. Che cosa?
“ Che mi sto innamorando
di te, Annie”
dichiara. Il mondo sembra fermarsi. Anche le onde sono statiche,
così come il
vento che ha smesso di soffiare. Non… non può
essere vero. Sta mentendo, è
chiaro. Eppure non vedo traccia di ironia, né di forzatura
nella sua
epsressione. È dura, grave, come se avesse detto qualcosa di
spiacevolmente
vero. Come se fosse dispiaciuto di averlo detto.
“ Non… non
è vero” affermo asciugandomi le
lacrime. Finnick mi prende il volto tra le mani. Provo a scostarmi, ma
lui mi
blocca, e dopo qualche secondo, smetto di combattere e mi limito a non
guardarlo in faccia.
“ Annie…
guardami, per favore” mi incita. Alzo
gli occhi sul suo volto. Il suo sguardo è intenso, serio e
deciso.
“ Io… non
permetterò che nessuno, stavolta… ti
porti via da me. Hai capito?” mi chiede. Non oso annuire. Non
oso fare niente.
Fa tutto lui. Avvicina le sue labbra alle mie. Sento il suo respiro.
È teso, è
un respiro nervoso. Chiudo gli occhi. Io… non voglio
baciarlo, o sì? E mentre
fa combaciare le nostre bocche, non posso fare a meno di pensare che
è la più
bella sensazione che abbia mai provato. Le sue labbra cominciano a
muoversi
lentamente, abbracciando e avvolgendo le mie che, dapprima immobili e
pietrificate, cominciano timidamente a muoversi. Dalla mia faccia, le
sue mani
scivolano sulla mia schiena, e mi avvicinano al suo petto. Vorrei fare
anche io
qualcosa. Porto le mie mani dietro la sua nuca, incontrando i suoi
capelli.
Apro un po’ gli occhi. No, non è un sogno:
è tutto così reale, così vero e
tangibile. E in quel bacio, sento tante parole che in una settimana
avrei
voluto dire. Avrei voluto dirgli che ogni volta che lo vedo mi batte il
cuore.
Avrei voluto dirgli che con lui mi dimentico tutti i miei problemi.
Vorrei dire
tante cose anche adesso. Ma penso che il modo in cui ci stiamo baciando
sia
speciale e molto comunicativo. Il nostro bacio non ha niente a che
vedere con i
baci clandestini che vedevo spesso tra quei ragazzi che si rifugiavano
dietro
il molo a pasticciare con le labbra. Il nostro è lento,
calmo, senza fretta,
delicato. Sento dei passi. Sarà Amadeus?
“ Ah, non ti importa, eh,
Odair?” dice una
voce gelida. Mi stacco da Finnick. È uno dei Pacificatori.
È Brattes. Finnick
resta in silenzio. Guarda lui, poi guarda me. Comincia a parlarmi. La
sua voce
è diversa. La sua epsressione è diversa.
Spavalda, arrogante, presuntuosa.
“ Bhe, che dire, Brattes?
Sei un guastafeste!
Pensavo di illuderla ancora un po’, sai, il tempo di
ricavarne una sorta di
piacere! Ma niente, sei arrivato tu e hai rovinato tutto!”
esclama alzandosi in
piedi. Una sorta di… piacere? Ma che gioco è
questo? Sta scherzando? Il
Pacificatore mi scruta sospettoso.
“ Odair, Odair,
Odair… Non impari mai, eh?”
afferma. Non afferro il significato delle sue parole. Non ci sto
capendo
proprio niente. Finnick mi guarda con fare disgustato.
“ Brattes, fidati, questa
ragazzina ha una
cotta per me… volevo solo sfruttarla a mio vantaggio! Mi
dispiace, cara, che
Brattes abbia distrutto il tuo fantastico sogno ad occhi
aperti… ma spero che
vorrai concederti lo stesso, anche sapendo di non significare niente
per me!”
afferma. Non può dire sul serio. No… mi alzo in
piedi e indietreggio.
“
Tu…” dico tra i denti. Odio. Ora capisco.
Innamorato di me? Oh, no. Non a quanto dice. Sta negando tutto.
È un vigliacco.
“ Tu… brutto
stronzo…” affermo prendendolo a
pugni sul petto. Ma, inutile dirlo, non gli faccio niente. Ride
crudelmente,
guardando Brattes.
“ Mamma mia…
un peperino, eh? Peccato, non eri
da sprecare, ma dato che il nostro amico qui ha rotto
l’idillio…” aggiunge.
Scoppio a piangere per la rabbia. Mi giro e me ne vado, lasciando che
quei due
a parlare. Raggiungo casa mia. Amadeus, vedendo le mie lacrime, penso
che non
possa fare a meno di supporre che abbia rotto definitivamente con
Finnick
Odair. Supposizione corretta, direi. Mi ricnhiudo nella mia stanza.
Guardo la
finestra. Brattes si allontana velocemente, mentre Finnick lo rincorre.
Vedo
che si stanno urlando in faccia. Poi, improvvisamente, Brattes mette
una mano
sulla spalla di Finnick. Non so cosa gli stia dicendo. E non mi
importa.
Brattes se ne va. Quando è abbastanza lontano, vedo Finnick
dirigersi verso di
me. Arriva fino a sotto casa mia. Bussa alla porta. Mi fiondo in
soggiorno, ma,
come al solito, Amadeus fa prima di me.
“ Ha chiuso con te!
E’ meglio se la lasci
stare!” esclama. Finnick mi guarda, mentre scendo le scale.
“ Annie, ti prego, lascia
che ti spieghi…
“ No! Volevi
fare… volevi solo quello, eh?
Bhe, io non sono nelle condizioni di darti quello che vuoi! Vai al
diavolo,
Finnick!” esclamo in preda alla rabbia, con grande orgoglio
di Amadeus. Finnick
sospira.
“ Io… non
posso darti torto” dichiara ancora
sul ciglio della porta. Amadeus sorride.
“ Bravo… e
adesso, sparisci!” urla fuori di sé
sbattendogli la porta in faccia. Mi fiondo tra le braccia accoglienti
di mio
fratello. Lo sento sospirare.
“ Tranquilla. Domani
tanto se ne andrà a
Capitol City” mi spiega. Mi stacco da lui. Che vuol dire?
“ Eh?
“ E’ un
mentore. Te ne sei scordata?” domanda.
Oh, sì. È vero. Tra tutto quello che era
successo, mi ero scordata la parte più
brutta di Finnick Odair, una volta all’anno, lui deve recarsi
a Capitol City ad
assistere alla strage e a baciarsi con qualche bella ragazza attraente.
Giusto.
Chissà perché, ma non riesco a capacitarmi delle
sue doti nel recitare. Con me
sembrava una persona completamente diversa. Mi aveva convinta. Ma
adesso, mi
ricordo chi è: il pavone di Capitol City, il rubacuori
donnaiolo che vuole solo
apparire. Passo il pomeriggio così, in camera, a chiedermi
fino a che punto sia
in grado una persona di mentirmi. Eppure… eppure qualcosa
non mi quadra.
Nonostante il suo tono fosse spavaldo e sfacciato, mentre parlava con
Brattes…
i suoi occhi erano lucidi. Tanto lucidi. Che stesse…
mentendo? Non lo so. Non
voglio neanche scoprirlo. Ha detto delle cose orrende. Non mi rimane
che cenare
e andare a dormire, affogando i miei pensieri nel cuscino. Domani
c’è la
Mietitura.
Mi alzo in piedi di scatto, come
trasportata
da una forza magica che mi tira per le orecchie. Mietitura. Mietitura.
Mietitura. Mi tremano le mani, mentre guardo fuori dalla finestra. Lui
non c’è.
Non c’è. Ok. Non mi interessa. Sento bussare alla
porta, mentre mi sistemo i
capelli.
“ Chi
è?” domando. Nella stanza entra Amadeus.
Ancora.
“ Annie, lo
farò” esclama. Sbuffo. Non
capisce. Non può farlo.
“ Basta dire
assurdità. Che ore sono?” chiedo
io.
“ Le dieci e mezza. Alle
undici e mezza si
scende in piazza” mi dice. Ma non c’è
bisogno di rimarcarlo. So già tutto.
Scendo in cucina, dove provo a mangiare qualcosa, sotto gli occhi di
mamma,
innegabilmente terrorizzati. Ogni anno è così. E
io ancora no ci ho fatto
l’abitudine. Sentiamo la porta bussare. Mi alzo e vado ad
aprire. È Finnick
Odair. Mi prende per un braccio e mi trascina fuori. Sono troppo
sorpresa per
ribellarmi. La sua espressione è dura e seria.
“ Dì a tua
madre che tornerai tra poco” mi
ordina.
“ Tu non puoi…
“ ANNIE, DIGLIELO,
E’ UNA COSA SERIA, TI
PREGO!” sbotta lui. È tutto rosso e i suoi occhi
sono contornati da un paio di
occhiaie giganti. Non so perché, ma mi convinco. Rientro in
casa, avvertendo
mamma. Mi rivolge un’occhiata stupita, prima di intravedere
Finnick fuori la
porta. Non sa niente della nostra litigata di ieri, così mi
fa lieve accenno
del capo. Finnick mi fa cenno di seguirlo sulla spiaggia. Lo seguo,
sospettosa.
Che vuole dirmi di così importante e serio? Non lo so. E in
realtà, vorrei che
non mi interessasse. Ma l’espressione con cui l’ha
detto… il tono allarmato… Si
ferma in riva al mare. Esattamente nello stesso punto in cui stavamo
ieri. Mi
salgono le lacrime solo a pensarci.
“ Che cosa vuoi? Che
cos’era quel tono
allarmato? Un altro dei tuoi trucchi?” domando. Lui non mi
guarda. Fissa il
mare.
“ Vorrei fosse
così. Ma devi andartene.
Scappa. Porta con te i tuoi fratelli. Ti darò la mia barca.
Non si accorgeranno
della tua fuga. Devi andare dalla parte opposta all’isola.
Penso che potrai
raggiungere tranquillamente il Distretto 3. Chiedi di una
certa… Mafalda
Torrent. È una vecchia… amica. Digli che sei mia
cugina. Ci crederà. E… porta
con te la tua famiglia. Avvertili subito. E scappa, prima della
Mietitura!”
esclama guardandomi negli occhi con fare serio. Rido.
“ Stai scherzando?
“ No. No, Annie, ti
prego. Devi fidarti di me.
Ti ho messa in pericolo. È tutta colpa mia. Non avrei mai
voluto… te,
soprattutto, ma Brattes… me l’ha fatto capire,
Annie. Ho paura che possa
succedere davvero. Ti prego. In seguito riuscirò a
procurarti dei falsi
documenti, conosco delle persone che possono aiutarti. Non puoi chiedermi
di
vederti morire… sapendo che la causa sono io”
afferma. Mi allarmo. Che vuol
dire?
“ Non capisco. A che ti
tai riferendo?”
domando.
“ Non capisci? Sarai tu
il tributo femmina
degli Hunger Games di quest’anno. E solo per colpa mia. Mia e
del mio egoismo…”
singhiozza. No. Non è possibile. Mi volto.
“ Stai mentendo. Tu non
puoi saperlo. Quei
biglietti vengono sorteggiati. È tutta una questione di
fortuna” affermo. No.
Non gli credo. Vuole spaventarmi. Vuole togliermi di torno. Cosa pensa,
che
possa dire a tutte le ragazze con cui ci prova che vuole
solo… portarsele a
letto? È questo il suo obiettivo? Oppure vuole semplicemente
disfarsi di me
perché si sente in colpa. Non può davvero
pretendere che io gli creda. E poi,
lui che ne sa? Perché, poi, ‘ per colpa
sua’?
“ Annie, il sorteggio
è truccato. Devi
ascoltarmi!
“ Io non ti credo
più, Odair” dichiaro.
Finnick sospira.
“ Lo so. Annie, lo
capisco, sul serio. Ma devi
fidarti, ti prego” mi implora. Sondo la sua espressione. Mi
sembra… serio. Ma è
un bravo attore, ormai lo so. Mi giro.
“ No. Non
commetterò due volte lo stesso
errore. Vuoi mandarmi via, vuoi sbarazzarti di me. Bhe, io non vado da
nessuna
parte. Non perché un povero pazzo mi ha detto questa
assurdità” affermo
andandomene. Finnick mi chiama. Ma io non mi volto a guardarlo. Tra
poche ore
lui sarà a Capitol City. E io, invece starò qui
al Distretto 4. Spero.
Mi infilo in silenzio il mio
vestito, sotto
gli occhi terrorizzati di mamma. E’ color lilla, lungo fino
ai piedi e cinto in
vita da un sottile nasto viola. Non sta troppo bene con il colore dei
miei
capelli, ma non mi importa. Questo vestito apparteneva a mamma quando
aveva la
mia età. Indosso sempre lo stesso, ogni anno. Penso che mi
porti fortuna.
Amadeus mi sta aspettando alla porta. Lascio che mamma mi sistemi i
capelli in
una stretta coda alta, così da mettere in risalto le
spalline elaborate del mio
vestito. Riesce anche a mormorare un “ Sei
splendida”. La ringrazio con un
bacio alla guancia, prima di scendere nel soggiorno. Anche Amadeus
rimane un po’
stordito dalla mia visione. Probabilmente perché non
è abituato a vedermi
conciata in questo modo. Mi apre la porta, e ci dirigiamo in piazza.
Essa è
gremita di gente, e piena di Pacificatori. Dobbiamo separarci per farci
prelevare il sangue. Mi afferra le spalle.
“ Annie… ti
voglio bene, questo lo sai, vero?”
mi chiede. Vuole andare volontario. È deciso, lo vedo nei
suoi occhi. Annuisco
e provo anche a dire qualcosa, ma mi stringe velocemente tra le sue
braccia e
si allontana. Sospiro tremando come una foglia. No. Non può
andare volontario.
Non lo farà davvero, ne sono sicura. Mi avvicino alla fila.
Vedo Finnick seduto
su una sedia posizionata sul palco. Sta parlando con Felixa,
l’altra mentore.
Inutile dire che sta facendo gli occhi dolci a Finnick in modo
vergognoso.
Ingoio dentro di me la rabbia. Tanto a lui non gliene è mai
importato nulla di
me. Meglio accettare la realtà, basta essere tristi per
Finnick Odair. Mi
pungono il dito velocemente, e mi ordinano di mettermi in fila con le
altre
ragazze. Riconosco parecchi volti noti: le ragazze più
popolari del Distretto,
che, nonostante la situazione tragica, non fanno altro che commentare
il nuovo
taglio di capelli di Odair. Sbuffo. Mi chiedo se ci sia un limite alla
meschinità umana. Il presentatore arriva sul palco.
È sempre lo stesso: Glaxus
Fuhermaan. È un uomo sulla quarantina, impacciato e
svogliato, con una pancia
sproporzionata rispetto al corpo. Si vede che ha cercato di ingannare i
segni
del tempo: probabilmente si è fatto qualche ritocco al viso
a Capitol City.
Perché un volto del genere non può essere
considerato naturale: è troppo tirato
e informe.
“ Buongiorno, Distretto
4! Felici Hunger Games
e…
“ Possa la fortuna sempre
essere a vostro
favore” sussurro io guardando Amadeus, bianco cadaverico ma
con uno sguardo
deciso. Non può farlo davvero… Non
può. Come al solito, c’è un breve
discorso
del Sindaco, un omino basso ed esile, con due baffi lunghissimi. Mi
viene un
po’ da ridire, nonostante la Mietitura. Le mani cominciano a
tremare in modo vistoso
e spero di riuscire a calmarmi per non svenire in mezzo alla folla.
Tanto non
chiameranno il mio nome. C’è solo quattro volte,
non ho mai preso cibo extra da
loro… quel compito spetta ad Amadeus. Infatti il suo nome
sta nell’urna
esattamente venti volte. E se lo chiamassero comunque, anche se non si
offrisse
volontario? Comunque sono certa che a mamma prenderebbe un colpo. No.
Non può
essere chiamato lui. Non dobbiamo… Non dobbiamo essere
sorteggiati. Niente,
ormai tremo tutta. È l’attesa che è
tremenda. Contraggo la mandibola. Sta
partendo il video. Quello che ci fanno vedere ogni anno, per ricordarci
di
quanto loro siano superiori a noi. Non è giusto, non
è bello. Ma adesso, devo
pensare a calmarmi. Faccio lievi respiri. Chiudo gli occhi. Devo stare
calma,
devo. Lo devo a mio fratello, a mamma, ad Alexander, che adesso
starà vendendo
i miei polipi al mercato… Apro gli occhi. Lo sguardo di
Finnick mi trapassa
letteralmente. Mi guarda intensamente, quasi… arrabbiato con
me. Felixa,
invece, si limita a guardare il video. Il sindaco si sta massacrando
l’estremità dei baffi con le dita. Glaxus guarda
in modo annoiato la folla.
Appena il video si conclude, mi manca il respiro. Eccoci qui. Ci siamo.
È
arrivato il momento. Non sono pronta. Voglio scappare. Voglio andare
via
lontano, magari a quell’isola che Finnick mi aveva mostrato,
con Amadeus, mamma
miracolosamente guarita, Alexander, Finnick, innamorato di
me… Ok, sto
delirando.
“ E adesso… il
tributo femmina di quest’anno”
esclama Glaxius. Chiudo gli occhi. Le mani ormai sono impazzite. Mi
stringo il
labbro inferiore con i denti. Esce un po’ di sangue.
“ Annie Cresta.
No. No. No. Non ha detto
davvero il mio nome.
Deve esserci stato un errore. Adesso dirà che ha letto male,
che si è
sbagliato, che non è davvero uscito quel
bigliettino… Lo dirà. Aspetto qualche
secondo. No, nessuno dice niente. Sento delle mani che mi afferrano
decise. Le
assecondo. Mi scortano da qualche parte. Sul palco. Volo. Non sento
niente.
Niente. Forse, un urlo. In lontanza. Guardo Finnick. Ha gli occhi
lucidi. È
distrutto. Aveva ragione. Toccava a me. Perché? Non lo so.
Dì, qualcosa, Annie,
mi stanno dicendo. Mi stanno dicendo qualcosa. Che cosa? Di dire ciao.
Ok, dirò
ciao. Ciao. No, non mi esce niente dalla bocca. Qualcuno poi dice
qualcos’altro. Chiamano un nome. Il nome di qualcuno.
Maschio. No, mio fratello
non dice niente. Lo sto guardando ora, sta zitto e piange. Piange.
Amadeus che
piange è strano da vedere. Ma piange. Sento qualcuno
affiancarmi. Un nome.
Manuel Keist. Ok. Non lo conosco. Meglio. Non avrò rimorsi,
quando dovrò
ucciderlo. E non ce li avrà lui quando, più
probabilmente, ucciderà me.