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Autore: _Noodle    14/12/2013    2 recensioni
Hogwarts. Anno scolastico 1942-1943. La Camera dei Segreti è stata aperta: che la caccia ai mezzosangue abbia inizio. Quindici maghi e streghe legati tra di loro da solidi legami, quali l'amicizia, l'amore, l'intesa e lo scontro, ma al contempo distanti, diversi, a causa di un liquido terribile, rosso come la paura e l'imbarazzo.
I fantomatici Amis de l'Abc, da "I Miserabili" di Victor Hugo, alle prese con la magia. Ok, tutto ciò è folle.
"Lo seguirai, anche se contro il tuo sangue? Ti unirai a lui profanando ciò che c'è di più sacro a questo mondo? Sporcherai le tue origini e le tue labbra? Sta a te decidere: o il sangue o la morte" .
Coppie: EnjolrasxGrantaire, CourfeyracxJehan, JolyxBossuet (con intervento di Musichetta), BahorelxEponine (con intervento di Montparnasse), MariusxCosette.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bahorel and Eponine’s  Theme:
~“When Ginny kisses Harry”, HP and The Half Blood Prince.
 
 
 
Questo era lo schieramento, questa era la composizione delle file dell’esercito: Courfeyrac, Grantaire, Jehan ed Enjolras avrebbero fatto irruzione nella Camera dei Segreti (ovviamente dopo aver trovato il modo per entrarci), Cosette, Eponine, Joly e Combeferre sarebbero rimasti nel bagno, a controllare la situazione per accertarsi che non accadesse nulla e che nessuno si facesse male ed infine Bahorel e Marius avrebbero fatto la guardia al dormitorio dei Serpeverde, per essere certi che non si verificassero spostamenti sospetti. Erano in quattordici: ora erano rimasti in dieci. Persino le statue avevano incominciato a tremare.
 
Era l’una di notte, e nulla andava bene. Grantaire era arrivato in ritardo all’appuntamento davanti al bagno delle ragazze, dal momento che Montparnasse aveva tirato fuori tutte le più subdole scuse per trattenerlo nella loro Sala Comune. Nel frattempo Jehan, preso dal panico, era svenuto. Joly era riuscito subito a rianimarlo: gli avrebbe volentieri donato la sua fiala di Fortuna Liquida per farlo sentire meglio, ma sapeva che non sarebbe stato giusto. Quando Grantaire si ritrovò davanti al simpatico quadretto, dovette persino subirsi la ramanzina di Courfeyrac, che esasperato per lo stato di salute di Jehan e dalla situazione in sé, non aveva fatto altro che parlare e non aveva così avuto modo di ascoltare le spiegazioni del Serpeverde. Tuttavia, non potevano ancora scendere nella Camera: mancava Enjolras, e Grantaire, conforme al suo solito pessimismo, aveva un bruttissimo presentimento.
<< Iniziamo a cercare l’accesso >> decretò ‘Ponine  iniziando ad ispezionare tutti i cubicoli, in particolare quello dove era stata uccisa Mirtilla: era agguerrita e aveva il terrore di non riuscire e rompere in due il cranio di Riddle.
<< Avis! >> E fece comparire dei piccoli uccelli di carta. Iniziò a tirare gli sciacquoni, gettando gli uccellini dentro ai gabinetti per verificare che non fossero delle Passaporte e scoprì che non lo erano.
Courf, che apparentemente sembrava il più consapevole, ma che in realtà era stretto nella morsa della paura, diventata oramai devastante, aveva incominciato a controllare il pavimento, assicurandosi che tutte le piastrelle fossero al loro posto. Aveva paura per la propria condizione, ma dopotutto era un purosangue, e ciò significava essere mediamente fuori pericolo. Aveva paura per Jehan, per Eponine, per Bossuet, per Gavroche, per Musichetta e persino per Feuilly, il suo rivale nel Quidditch. Immaginarsi il volto candido di Jehan macchiato di sangue, come purtroppo l’aveva già visto una volta, gli faceva accapponare la pelle. L’avrebbe protetto, fino alla fine. Lui era il suo piccolo trofeo da conquistare.
Bahorel, mentre i ragazzi perlustravano il luogo ed aspettavano che Enjolras arrivasse per poter dividersi, aveva notato un rubinetto singolare, che aveva inciso sopra un serpente. Iniziò a ruotare le manopole del rubinetto compulsivamente con tutta la forza che possedeva, ma non accadeva un bel niente.
<< Ragazzi, ho trovato qualcosa! >> esclamò e tutti accorsero al suo fianco. Guardarono quell’incisione con sospetto, colti in volto dallo stupore e dal dubbio e in tutti affiorò lo stesso pensiero.
<< Dici che si entra da qui? >> Chiese Cosette con flebile voce.
<< Ne sono certo. Ma non capisco come aprire il passaggio >> replicò Bahorel annuendo e forzando ancora di più le manopole.
<< C’era scritto nulla nel libro? >> Chiese Courfeyrac a Jehan, che stava cercando di ricordarsi che cosa avesse letto: tutto era tremendamente confuso, l’insicurezza stava annebbiando e rendendo opaco ogni ricordo.
<< Non ricordo. Mi sembrava non dicesse nulla a proposito, non nominava neppure il bagno delle ragazze! >>
Courf alzò gli occhi al cielo, sconsolato e impotente.
 << Merda… >> sussurrò Eponine, mettendo per un attimo da parte la finezza e la compostezza.
<< Facciamolo esplodere! >> suggerì Marius, sfoderando la bacchetta.
<< Sei matto! È troppo rischioso… >> lo rimbeccò Combeferre, che si stava scervellando dal momento che non aveva ancora trovato una soluzione. Il giovane Tasso, stava perdendo la pazienza, quella che solitamente era la sua virtù per eccellenza. 
<< Possiamo pur sempre riprovare a… >> incominciò Cosette, interrompendosi a metà della frase. Il silenzio aleggiò tra i ragazzi, un silenzio ricco di angoscia e di speranza, che non avrebbe portato, in ogni caso, nulla di buono.
<< Vuoi ritentare con il Legilimens? >> Balbetto Joly, terrificato.
<< Ma Cosette, non serve solamente a conoscere le intenzioni di una persona? >> Chiese Marius, che nel frattempo le aveva afferrato la mano.
<< Chi ti dice che non voglia riaprire la Camera stasera? >> Dicendo così la giovane Corvonero spiazzò tutti i presenti. Come era diventata oramai una consuetudine, chiuse gli occhi. Inspirò.
Non vedeva immagini e solo a tratti percepiva pennellate di luce verdognola, che non stavano a significare granché; Riddle se sapeva cavare con l’Occlumanzia. Poi, come un flash che esplode da una macchina fotografica, come un fulmine risucchiato dall’oceano, come un fuoco d’artificio, Cosette vide la luce.
Spalancò gli occhi sobbalzando e senza dare spiegazioni a nessuno, si piazzò davanti al lavandino schiarendosi la voce. Sussurrò qualcosa in una lingua sconosciuta che, come gli altri intuirono, aveva sicuramente sentito pronunciare da Riddle nel Legilimens. Se non avessero saputo questo, avrebbero pensato che fosse impazzita.
Tutto d’un tratto avvenne la magia e davanti a loro il rubinetto si mosse e si aprì un enorme condotto, una sconfinata tubatura, che sembrava portare verso le viscere del mondo. Tutti si guardarono, con l’aria di chi sapeva che quello poteva essere il loro ultimo sguardo.
<< Forza ragazzi. È arrivato il momento >> decretò Bahorel, che aveva capito che la lingua in cui aveva parlato Cosette era il serpentese. Tutti le furono immensamente grati, ma non c’era tempo per le congratulazioni.
<< Voglio venire anche io! >> Esclamò Eponine, che improvvisamente aveva realizzato che percorrendo quell’enorme buco nero avrebbe ritrovato il fratello; si era sporta verso la voragine. Bahorel prontamente l’aveva afferrata per i fianchi e l’aveva portata lontano, cercando di farla ragionare. Eponine si appoggiò con la schiena al muro, con gli occhi ricolmi di lacrime che ancora non scendevano e Bahorel le restava davanti, preoccupato, desideroso solamente di tranquillizzarla.
<< Eponine, è troppo pericoloso, non puoi scendere >> sussurrò passandole le mani tra i capelli.
<< Perchè? Non ho paura, io devo portare fuori di lì mio fratello, non posso abbandonarlo! >> Urlava lei, contrastando la dolcezza del ragazzo. Non si rendeva nemmeno conto della situazione in cui si trovava e della mano di Bahorel che ora era appoggiata sulla sua guancia. Il desiderio di riavere Gavroche era più infiammato di qualunque altro.
<< Andranno a prenderlo gli altri, tu non puoi rischiare >> continuò lui.
<< E perchè? Dimmelo, avanti! >> Eponine stava sbraitando e tremando, in preda alle convulsioni e ai brividi. Era impazzita e Bahorel era certo che se in quel momento qualcuno l’avesse trovata (e con quel “qualcuno” pensava a Riddle) l’avrebbe sicuramente sconfitta. La belva invincibile ora gemeva e nei suoi occhi brillava la paura. Avrebbe potuto tenerla dentro la sua mano talmente era piccola. Diceva di essere forte, ma l’amore che circolava nel sangue di ‘Ponine, quello che solitamente si trasformava in una sorta di  protezione quasi morbosa, non era nient’altro che un fragile cristallo, non era nient’altro che un braciere spento, bisognoso di calore, di fuoco. Bahorel aveva imparato a conoscerla: aveva imparato ad accettare la sua solita spavalderia e il suo orgoglio, ma non ancora il fatto che non fosse felice. Non l’aveva mai vista raggiante e il desiderio di provare con lei una tale emozione non gli dava pace. Guardava i suoi occhi ricolmi di lacrime, intensi come solo il colore del tronco di un albero secolare poteva essere,  promettendosi che li avrebbe bevuti tutti se solo fosse stato necessario per asciugarli.
<< Sai perchè non puoi rischiare ‘Ponine? Perchè sei troppo importante. >>
Lei spalancò gli occhi più di quanto già non avesse fatto per la paura e a quelle parole le mancò la forza di reagire. Lei era importante? Queste sole parole fecero crollare la maschera di durezza che aveva sempre indossato, quella corazza spessa e ruvida che portava sulle sue spalle da fin troppo tempo. Inaspettatamente, probabilmente anche incoscientemente, sorrise.
Bahorel, che non sopportava l’idea di lasciarla da sola senza nemmeno averle detto che credeva in lei, di andarsene senza giurarle che sarebbe andato tutto bene alla fine, si avvicinò a lei e la baciò impercettibilmente sulle labbra. Poi corse via ed Eponine, sconvolta e tremendamente impaurita, strinse i pugni e, sentendosi viva, piena della sua incredibile forza, ritornò nel bagno, inumidendosi le labbra per gustarsi di nuovo il sapore di Bahorel. Chissà che cosa sarebbe accaduto da quel bacio in poi.
 
<< Ragazzi, Enjolras non è ancora arrivato >> pronunciò Grantaire grave, nello stesso momento in cui Bahorel aveva baciato Eponine. Courfeyrac, che non riusciva a capire come mai in un’occasione del genere il biondo non si fosse ancora presentato, si rivolse a Marius, chiedendogli di andare a cercarlo nel loro dormitorio.
Nel frattempo lui, Grantaire e Jehan, si calarono nell’oscurità.
Il primo a scivolare nel condotto fu Grantaire, che non appena si sentì mancare la terra da sotto i piedi (andava così veloce che l’impressione era quella di volare) iniziò a tastare le pareti della strana tubatura e si scorticò tutte le mani. L’impatto finale non fu doloroso, in quanto la velocità di caduta era diminuita, ma il contatto con il pavimento freddo ed umidiccio in pietra non fu dei più piacevoli. Il buio avvolgeva il ragazzo con il suo manto minaccioso e nemmeno la flebile luce sua bacchetta rischiarava la via. Si alzò in piedi ed incominciò a camminare davanti a sé, cercando di capire dove si trovava. Intanto, sentiva che gli altri due ragazzi stavano scendendo. Procedeva e sentiva scricchiolare qualcosa sotto i propri piedi: sembravano rametti, ma dopo che puntò la luce a terra, dovette constatare che quelle che aveva pestato erano ossa. Grantaire deglutì terrorizzato, pensando da una parte ai suoi amici, che sperava fossero ancora vivi, e dall’altra ad Enjolras che avrebbe voluto con sé in quel momento: la sua freddezza e la sua compostezza l’avrebbero rassicurato. Si voltò, intento a tornare indietro, ma purtroppo non era stato prudente: non ritrovava più il grande condotto attraverso il quale era scivolato.
<< Courf? >> Urlò nell’oscurità, ma nessuno rispondeva.
<< Jehan? Siete già qui? >> Silenzio.
Iniziò ad ansimare, girando su se stesso, incapace di trovare una strada in quel buio senza confini, che avrebbe fatto paura persino ad un demone dell’inferno. Uno strano odore malsano circolava nell’aria: sembrava il tipico puzzo delle paludi. Grantaire non voleva, ma istintivamente scoppiò in lacrime: si sentiva impotente.
<< Expecto Patronum! >> Pronunciò con la voce rotta. Un rospo, l’animale del suo Patronus, iniziò a saltellare nell’aria, illuminando più consistentemente  il mondo attorno a lui: al fondo di un lungo corridoio, quello in cui aveva scoperto di trovarsi, scorse una luce, quella che secondo lui l’avrebbe portato alla salvezza. Iniziò a correre e si sentiva protetto avvolto dal suo incantesimo.
Nel frattempo, Jehan e Courfeyrac si erano calati nel tunnel e l’uno dopo l’altro incominciarono a percorrere l’infinita tubatura:  entrambi avevano strillato un paio di volte.
<< Lumus Maxima! >> Esclamò Jehan puntando la bacchetta verso l’alto, non appena ebbero toccato il suolo. Courfeyrac notò che nella discesa si era strappato i pantaloni a livello della coscia destra. La luce evocata da Jehan era molto più potente di quella che emanava la bacchetta di Grantaire; i due si alzarono intorpiditi e dopo essersi guardati negli occhi, afflitti dall’ansia, incominciarono a camminare percorrendo un tunnel alla loro sinistra. Restarono in silenzio per molto tempo; solo i loro respiri cantavano nell’oscurità.
Poi fu Jehan a rompere il silenzio.
<< Che cosa faremo quando troveremo gli altri? >> Sussurrò, timoroso di farsi sentire da qualcuno.
<< Li porteremo via >> replicò Courfeyrac, che teneva alta la bacchetta, sfolgorante di luce.
<< E come? Metti che Riddle li abbia addormentati per paura che scappassero: ce li carichiamo sulle spalle? Siamo solo in tre >> constatò Jehan. Il biondo non si era fatto vivo quella sera, e visto che gli amici da salvare erano quattro, loro sarebbero stati ben poco d’aiuto. Courfeyrac era infuriato con Enjolras e allo stesso tempo sbigottito: come aveva potuto tirarsi indietro proprio in quel momento, lui che di Rivoluzioni era appassionato?
<< Mi chiedo dove diamine sia finito Enjolras >> si lasciò sfuggire ad un certo punto. Anche lui sentì scricchiolare qualcosa sotto i suoi piedi, ma non volle guardare giù: sarebbe stato come sprofondare.
<< Che si sia sentito male? >> Chiese innocentemente Jehan.
<< Impossibile, Enjolras non sta mai male. >>
<< Forse era spaventato. >>
<< No, Enjolras non ha mai paura. >>
Jehan storse il naso. Courfeyrac era troppo sicuro di sé in certi casi: quando parlava di Enjolras sembrava che nessuno potesse contrariarlo, anche perchè, dopotutto, si trattava del suo migliore amico.
<< Anche lui è umano, Courf >> evidenziò Prouvaire, alzando le sopracciglia in segno di disappunto.
<< Non capisco che cosa gli stia prendendo! >> Continuò Courfeyrac agitando le braccia. Jehan, non sapendo più che cosa replicare, anche perchè Courfeyrac sembrava impossibile da contraddire, cambiò discorso.
<< Secondo te Grantaire ha già trovato la porta per accedere alla Camera? Sono stupito del fatto che non ci abbia aspettato >> disse. Il Grifondoro annuì, cambiando completamente atteggiamento e mostrandosi piuttosto fiducioso.
<< Probabilmente sarà già lì davanti. Grantaire è scaltro >> constatò accennando ad un piccolo sorriso.
I due oramai camminavano da una decina di minuti per una strada che sembrava infinita e inconsistente, ma ad un tratto, quando svoltarono una curva che credevano li avrebbe portati in un altro condotto, si ritrovarono proprio dove credevano fosse Grantaire, davanti alla porta della Camera dei Segreti. Rabbrividirono: era abbastanza simile al disegno che la raffigurava nel libro, ma in realtà, i serpenti incisi su di essa erano soltanto due e al posto degli occhi avevano dei meravigliosi smeraldi.
Grantaire non era lì, non li aveva preceduti: forse si era perso, magari era stato rapito, e non si poteva escludere che fosse stato intrappolato da qualcosa.
Jehan vide calare il gelo su Courfeyrac.
 
Nel frattempo, ai piani superiori, Marius aveva raggiunto Bahorel nei sotterranei. Di Enjolras non c’era traccia né nel dormitorio, né nella Sala Comune, né tanto meno in altre stanze del castello. Marius iniziava ad essere seriamente preoccupato per il suo amico.
Dove poteva essersi cacciato?
Nessuno si era ancora visto davanti alla porta della Sala Comune dei Serpeverde e questo era un bene, ma poteva essere anche un male: se Riddle si trovasse già fuori? Non l’avevano messo in conto, ma allontanarsi da quella postazione per andare a controllare dentro era troppo rischioso, in quel momento. Marius comunicò a Bahorel il fatto che Enjolras non si trovasse da nessuna parte e questo rese l’aria ancora più frizzante: i due incominciarono a nutrire nuovi sospetti. E questo sentimento si accrebbe quando si sentirono dei passi procedere nella loro direzione: era Montparnasse. Marius e Bahorel gli corsero incontro, lasciandolo interdetto e dopo avergli chiesto dove si era cacciato e per quale motivo fosse in giro per Hogwarts a quell’ora della notte, lo lasciarono andare: parlare con lui era come parlare ad un clown: era inquietante e soprattutto scherzava, nella maggior parte dei casi. Quella sera, aveva detto che era stato convocato dal professor Lumacorno, ma entrambi i ragazzi sapevano che si era recato al Ministero della Magia per due giorni.
<< L’hai notato anche tu? >> Esordì Marius appena il Serpeverde scomparve. Bahorel scosse la testa.
<< Non hai visto che cosa c’era sulla sua uniforme? >> Replicò scuotendo Bahorel per le spalle.
<< No! >>
<< C’era un capello. Un capello biondo. Come hai fatto a non notarlo, il contrasto tra quello e il nero dell’uniforme era evidentissimo! >>
Bahorel scoppiò in una risata isterica.
<< Quel bastardo! Marius, resta qui, devo avvertire i ragazzi nel bagno! >> Gridò Bahorel fuggendo, lasciando solo Marius.
Pregava che quel capello appartenesse ad un'altra persona, poiché c’erano un miliardo di possibilità. Tuttavia non ne era pienamente certo; aveva un che di famigliare: tutti i capelli che Enjolras perdeva sul proprio cuscino erano identici a quelli, così ricci e sottili e poi il fatto che il biondo non si trovasse da nessuna parte rendeva tutto quanto molto, molto preoccupante. Alzò gli occhi verso il soffitto, immaginandosi che le stelle fossero lì per proteggerlo.

 
 
 
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-Risorge dalle ceneri come la fenice-.
NON SONO MORTA!! Scusatemi davvero per l’assenza imperdonabile, ma tra la scuola, la danza e un po’ di problemi che ho avuto in famiglia in questo periodo non ce l’ho proprio fatta a pubblicare T.T …MA! Per farmi perdonare ho deciso che pubblicherò il quattordicesimo capitolo mercoledì, quindi fra quattro giorni (: preannuncio che, visto come si stanno mettendo le cose, sarà il capitolo decisivo e dovete assolutamente non perdervelo! Sarà anche quello più lungo (secondo i miei calcoli u.u) quindi compenserà le otto paginette scarse di questo capitolo! xD
Che dire di più? Eponine e Bahorel si sono baciati e io li amo, e aspettate di vedere che cosa succederà tra Courf e Jehan e tra Enj e Taire! Anvkjhcakuycua fremo. <3
Però, chi l’avrebbe mai detto che Marius avesse una tale vista da falco? Sei stato utile caro u.u
Ci sentiamo mercoledì quindi per il nuovo scoppiettante capitolo eheheheh <3 Love ya so much, spero mi perdoniate *^*
_Noodle
  
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