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Autore: Amartema    14/12/2013    6 recensioni
Dall’altra parte c’ero io, con una madre che potrei definire la versione femminile e degenerata di Buck, lei vittima di uno stupro e costretta a mantenere il frutto di quella violenza: me. Ero ormai abituata ai suoi sguardi, ogni volta che mi osservava, sapevo che in me vedeva il suo stupratore, sapevo che era costretta a rivivere all’infinito quell’evento, conoscevo ormai il suo odio, palpabile sulla mia pelle. Io che involontariamente le facevo ritornare alla mente l’inferno, un inferno che puntualmente mi ritornava addosso triplicato in potenza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Animi inversi




Il tuo cuore lo porto con me
Lo porto nel mio
Non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, mia amata;
qualsiasi cosa sia fatta da me,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il fato
perché il mio fato sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero sei tu.
tu sei quel che luna sempre fu
e quel che un sole sempre canterà sei tu
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l'anima spera,
e la mente nasconde.,
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
Il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.

Edward Estlin Cummings

Abraham era all’interno della sua enorme casa malridotta, lo trovammo steso all’interno della sua cucina, con la testa e le mani nascoste sotto il lavabo, destreggiandosi tra i vari tubi idraulici. Era come se volesse tenere la sua mente occupata in qualsiasi modo, solo per mantenere le sue preziose birre lontane. Jeremy aveva abbandonato la sua stretta su di me ormai da tempo ed io, oltre al mio stato d’animo praticamente schiacciato, avvertivo sempre di più la mia faccia essere avvolta da uno strano bruciore e bastò solo quello per farmi comprendere che silenziosamente la mia faccia si stava gonfiando.

« Mi avete fatto venire un colpo! »

Le parole di Abraham accompagnarono perfettamente la sua reazione, ovvero uno scatto veloce con il quale si mise subito a sedere. Quel suo atteggiamento tuttavia rilassato scomparve immediatamente quando vide le nostre facce, in particolare quella di Jeremy che, oltretutto, se ne stava ancora in silenzio, come se il suo attuale passatempo preferito fosse donare solo sguardi vuoti.

« Non avete buone notizie, vero? »

Non parlai, quasi desiderosa fosse Jeremy a parlare; speranzosa che si sfogasse e lasciasse emergere ogni suo pensiero. Ma il silenzio di Jeremy fu più pesante del mio, al punto tale da ritrovarmi presto costretta a parlare.

« Posso avere nel frattempo qualcosa per la faccia, Bu…mh, Abraham? Possibilmente qualcosa di gelato. »
« Non ho del ghiaccio ma…»

 Iniziò velocemente a rovistare nel frigo, uscendo ben presto tre bottiglie di birra dall’aspetto ghiacciato, me ne offrì subito una che immediatamente portai alla parte colpita.

«…credo che questo dovrebbe andare altrettanto bene. Queste altre due invece, dalle facce che avete stampate in viso, credo sia il caso di berle. »  

« Grazie. » Fu l’unica parola che Jeremy riuscì a far uscire dalla sua bocca, un parola così debole che fu difficoltoso solo percepirla ma il suo labiale non mentiva mentre si apprestava ad afferrare la bottiglia scura offerta dall’altro uomo.

« Stavo per entrare al Paradise’s Circus quando il padre di Jeremy inspiegabilmente mi blocca. Mi dice che devo tornare da mia madre, mi dice che se non lo faccio sarà costretto a farmi sputare sangue… insomma mi minaccia in ogni maniera possibile. Il problema è che io non sono riuscita a star del tutto zitta, cosa che mi ha fatto meritare un bel pugno assestato in faccia. Il ragazzo nuovo in città è stato anche arrestato solo perchè ha osato difendermi! Robert assiste alla scena e ormai stanco della situazione che va avanti da anni, decide di prendere l’iniziativa e dice ogni cosa a Jeremy. Jeremy a sua volta prende l’iniziativa e va ad assestare un bel pugno in faccia a suo padre. »

Mi ritrovai a parlare velocemente, riassumendo il tutto in maniera sin troppo semplice mentre combattevo contro il dolore provocato dal gelo della bottiglia contro il gonfiore del mio zigomo.  L’espressione di Abraham rimase quasi immutata, come se sapeva, come se fosse cosciente che un qualcosa di simile, prima o poi sarebbe accaduto. Non ebbi il coraggio di guardare Jeremy durante e dopo il mio racconto, neanche quando con un semplice gesto della mano libera si congedò, abbandonando me e Abraham in favore di un’altra stanza.
Abraham attese l’uscita di Jeremy per parlare e la sua voce risultava stranamente bassa, come se non volesse farsi sentire dal ragazzo.

« Credo che sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere, Jèjè. »
« lo so, o meglio non credevo che sarebbe successa in questo modo e soprattutto non credevo che sarebbe successa così in fretta. Oltretutto non mi spiego perché Carl desideri così ardentemente che io torni da mia madre. »

Mi fermai improvvisamente. Le mie stesse parole mi lasciarono comprendere che probabilmente ogni risposta che cercavo era nascosta in Abraham ed infatti la sua espressione per un attimo sembrò non riuscire a celare il fatto che in realtà lui sapesse.

« Tu lo sai, vero? »
« Sei una ragazza intelligente, sai perfettamente che lo so. Ma come la situazione ha colto impreparata te, la stessa cosa ora fa con me. Non fraintendermi ma è troppo presto, ho paura che la questione non venga presa nei migliori dei modi e onestamente tale discorso non dovrei essere io a fartelo. »
« Il tuo discorso non mi piace per niente, Abraham. »
« Ne sono consapevole, Jessica. Ma al diavolo, tutta questa suspance direi che è altrettanto inutile, avevo in progetto di dirtelo in altro modo e non in queste condizioni. Secondo te perché il padre di Jeremy vuole che ritorni da tua madre, hai provato a ragionarci? »
« Sinceramente? Non riesco a trovare un motivo logico che non sia per i soldi, sono l’unica che porta a casa uno stipendio. Ma il problema è che non capisco perché la questione stia tanto a cuore a quell’uomo. »
« Semplicemente perché tua madre ha un legame particolare con Carl. Da giovani ebbero una storia e da lì in poi sono rimasti in qualche modo legati, forse sin troppo e questo porta quell’essere schifoso a donare sempre un occhio di riguardo verso tua madre…»
« Aspetta…non stai dicendo che Carl è mio padre, vero? »
Porsi quella domanda istintivamente,  colta improvvisamente da uno strano timore, una paura che tuttavia Abraham affievolì con un semplice sorrisino vagamente divertito.
« No. Carl non è tuo padre e tu e Jeremy non siete assolutamente fratelli, puoi star tranquilla. »
« E allora perché vuole che torni a tutti i costi da lei? »
« Per i soldi ma non per quelli che sei tu a portare a casa. Tua madre ogni mese riceve un assegno ma tale donazione verrà mandata sin quando tu sarai in quella casa con lei. Quell’assegno è strettamente legato alla tua presenza. »
« No aspetta. Mia madre non riceve alcun assegno. »
« E con quali soldi credi riesca a comprarsi tutti quei liquori? »
Abraham smise di parlare, quasi volesse fossi io, da sola, a giungere all’ovvia conclusione che prevedeva quel discorso. Improvvisamente mi sentii idiota perché in quel momento non riuscii a trovare una particolare conclusione. Ero cresciuta con un solo racconto e la situazione con mia madre, durante gli anni, mi portò a non voler approfondire qualunque cosa riguardasse lei o la mia famiglia. Rimasi quindi in silenzio, a supplicare con un semplice sguardo la pura verità da parte dell’uomo.
« Non credo ti stupirai venendo a sapere in realtà che non esiste alcun stupratore. Esiste solo un uomo che silenziosamente e forse ingenuamente trattiene le distanze, sperando che i soldi che versa ogni mese, vengano sfruttati per sua figlia. »
Quelle parole mi travolsero con una particolare prepotenza, ancora una volta venni accolta da una miriade di emozioni contrastanti tra di loro. Non riuscivo a dar ordine ai miei sentimenti, non riuscivo a dar ordine ai miei pensieri e così, quasi immediatamente fu uno strano odio a colpirmi.
« Io non so se sia meglio avere uno stupratore come padre o uno che si è disinteressato di sua figlia. »
« Disinteressato è una parola grossa, Jèjè. Credo sarà abbastanza strano da sentire ma sappi che ogni sua scelta è stata effettuata per il tuo bene. Senza contare che come detto, ogni mese si preoccupa di mandare dei soldi. »
« Come può un uomo farmi del bene lasciandomi con quell’essere di donna, me lo spieghi? »
« Questo è più complicato da spiegare e non credo in realtà stia a me dirlo, come in fin dei conti non stava a me svelarti tutto questo. »
Le ultime parole di Abraham mi fecero letteralmente diventare furiosa. Abbandonai velocemente quella bottiglia di vetro, ormai non più gelida e iniziai a gesticolare senza un controllo.
« Cazzo, spero tu stia scherzando! Ti rendi conto di cosa stai per fare? Mi sveli che ho un padre, mi sveli che la verità con cui ho vissuto per tutti questi anni in realtà era una menzogna… mi sveli che mio padre è vivo e sa della mia esistenza! E tu ora non intendi terminare il tuo discorso? Intendi veramente lasciare questo discorso a metà? Spero che tu capisca che è un qualcosa che non puoi permetterti! Ma la cosa peggiore sai qual è? E’ che tu sapevi tutto di questa storia e non ti sei mai permesso di dirmi nulla! »
La sola espressione di Abraham rivelò la verità delle mie parole. Lui sapeva tutto da tempo, lui non aveva intenzione di dirmi altro. Il suo volto oppresso dal rammarico e il suo scuotere lentamente il capo furono le uniche cose che riuscì a donarmi.
« Io mi sono sempre confidata con te. »
« Jessica, non devi prenderla così. »
« E come cazzo dovrei prenderla, me lo dici? »
Senza accorgermene mi ritrovai nuovamente in piedi e ad urlare praticamente contro il volto di Abraham. La mia agitazione era in perfetto contrasto con la calma quasi innaturale di Abraham.
« Non ti permetto di parlarmi n questo modo. Ti ho sempre sostenuta, ho permesso a te e a Jeremy di nascondervi nella mia casa per anni, ho sempre sorvegliato su di te e sul ragazzo, assicurandomi nei limiti che le vostre condizioni fossero eccellenti. Vi sto trattando come le persone più care a me,  su questo mondo, quindi ribadisco: non ti permetto di parlarmi in questo modo. Oltretutto lascia che ti offra un consiglio: sei qui a cercare una verità che ora come ora non ti sarà utile, invece di essere vicino a Jeremy. Quel ragazzo ha distrutto ogni cosa del suo mondo per te e tu sei così egoista da interessarti al passato invece di riporre le attenzioni su chi dovrebbe realmente meritarle. Stabilisci le tue priorità, Jessica, poi riprenderemo il discorso. Ti auguro una buona giornata.»
Il suo flusso di parole riuscii ad ammutolirmi, lo osservai muoversi verso l’esterno della cucina per poi sentir sbattere con forza la porta d’ingresso. Quelle parole risultarono come un potente schiaffo in faccia e il lato peggiore era che lui aveva maledettamente ragione.




Trovai Jeremy nella mia camera, steso sul letto ed intento a fissare con sguardo vuoto quella bottiglia di birra ormai privata del suo contenuto; neanche il mio ingresso riuscì a distogliere il suo sguardo dall’oggetto.
Mi sistemai su quel letto,al suo fianco, senza dir una parola, ritrovandomi ad assecondare inconsciamente quel pesante silenzio che opprimeva la stanza. Rimasi immobile, distesa sulla schiena proprio come lui mentre la mia mente si affollava di pensieri, all’atroce ricerca delle parole giuste, impossibili da trovare dato che la mia mente rivangava ancora su quella figura paterna esistente ma a me del tutto sconosciuta.

« Finalmente qualcosa ti ha ammutolita una volta per tutte. Non so se prendere questo tuo gesto bene o male, Jessica. »

Con mia grande sorpresa fu lui a mettere fine a quel silenzio pesante, con quella voce che accoglieva una triste ironia.

« Semplicemente non me lo aspettavo. Questi ultimi giorni sono stati strani: troppi avvenimenti, troppe novità, Jeremy.  »
« Non te lo aspettavi? E’ un modo per dire che non credevi riuscissi a fare qualcosa di simile? In fin dei conti era quello che desideravi e ora non mi concedi neanche una parola, improvvisamente sei incapace di parlare. »
« Non intendevo questo, Jeremy. Lo sai anche tu. Ma hai ragione su una cosa, per una volta non sono capace di dire qualcosa di sensato o giusto. »
« Vieni qui. »
Si concesse una semplice pacca contro il petto, proprio all’altezza del cuore. Non esitai ad accogliere il suo invito e silenziosamente mi rifugiai in fretta sotto il suo abbraccio, accostando il mio orecchio proprio al suo petto. Le mie dita scivolarono presto contro il suo braccio tatuato, ritrovandomi a seguire con i polpastrelli i contorni di quell’inchiostro sottopelle.
« Credo solo di sentirmi in colpa, Jeremy. »
« Per quale motivo? »
« Perché sono consapevole del fatto che da questo momento tutto cambierà, tutto diventerà un inferno. »
« Smettila di dire idiozie, Jess. Voglio solo che almeno per una volta…una sola, tu possa lasciarti andare realmente. Al diavolo tutto, al diavolo la paura. Tu non hai più una madre a cui tornare, io non ho più un padre. Ho passato l’inimmaginabile e per cosa?... Almeno se dovrò continuare a subire questa merda sarà perché io l’ho deciso, reagendo in un modo. Quindi puoi mettere da parte ogni tuo contorto pensiero perché non l’ho fatto solo per te, l’ho fatto anche per me stesso. »
« Io ti ...»
La mia voce non riuscii a pronunciare la terza parola, la più importante, come se la mia lingua si fosse immobilizzata, proprio come ogni muscolo del corpo, quasi la verità di quelle parole si fosse bloccata proprio in questi, irrigiditi e improvvisamente tesi. Osservai Jeremy sorridere e scuotere lentamente il capo, prima che il suo sguardo si incrociasse con il mio.
« Sei proprio idiota, Jessica. Lo sapevo, l’ho sempre saputo, ma io, al contrario di te, non ho mai voluto una palese dimostrazione, tuttavia…»




NOTA DELL'AUTRICE: Lo so, è stata un'infamata chiudere il capitolo così v.v
Ma prometto che l'aggiornamento non tarderà.
Probabilmente c'è qualche errorino, seli avvistate, fischiate!
Baci a chi mi segue!

Vi lascio i miei contatti:
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Ask : Inutile specificare, no?

Altra storia in corso : Io, Artista

Inoltre, la mia mente malata e quella di Malaria, ricordano che:
   
 
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