Il tuo cuore lo porto con me Abraham era all’interno della sua enorme casa malridotta, lo trovammo steso all’interno della sua cucina, con la testa e le mani nascoste sotto il lavabo, destreggiandosi tra i vari tubi idraulici. Era come se volesse tenere la sua mente occupata in qualsiasi modo, solo per mantenere le sue preziose birre lontane. Jeremy aveva abbandonato la sua stretta su di me ormai da tempo ed io, oltre al mio stato d’animo praticamente schiacciato, avvertivo sempre di più la mia faccia essere avvolta da uno strano bruciore e bastò solo quello per farmi comprendere che silenziosamente la mia faccia si stava gonfiando. « Stavo per entrare al Paradise’s Circus quando il padre di Jeremy inspiegabilmente mi blocca. Mi dice che devo tornare da mia madre, mi dice che se non lo faccio sarà costretto a farmi sputare sangue… insomma mi minaccia in ogni maniera possibile. Il problema è che io non sono riuscita a star del tutto zitta, cosa che mi ha fatto meritare un bel pugno assestato in faccia. Il ragazzo nuovo in città è stato anche arrestato solo perchè ha osato difendermi! Robert assiste alla scena e ormai stanco della situazione che va avanti da anni, decide di prendere l’iniziativa e dice ogni cosa a Jeremy. Jeremy a sua volta prende l’iniziativa e va ad assestare un bel pugno in faccia a suo padre. » Mi ritrovai a parlare velocemente, riassumendo il tutto in maniera sin troppo semplice mentre combattevo contro il dolore provocato dal gelo della bottiglia contro il gonfiore del mio zigomo. L’espressione di Abraham rimase quasi immutata, come se sapeva, come se fosse cosciente che un qualcosa di simile, prima o poi sarebbe accaduto. Non ebbi il coraggio di guardare Jeremy durante e dopo il mio racconto, neanche quando con un semplice gesto della mano libera si congedò, abbandonando me e Abraham in favore di un’altra stanza. Abraham attese l’uscita di Jeremy per parlare e la sua voce risultava stranamente bassa, come se non volesse farsi sentire dal ragazzo. « Credo che sapevamo tutti che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere, Jèjè. » « lo so, o meglio non credevo che sarebbe successa in questo modo e soprattutto non credevo che sarebbe successa così in fretta. Oltretutto non mi spiego perché Carl desideri così ardentemente che io torni da mia madre. » Mi fermai improvvisamente. Le mie stesse parole mi lasciarono comprendere che probabilmente ogni risposta che cercavo era nascosta in Abraham ed infatti la sua espressione per un attimo sembrò non riuscire a celare il fatto che in realtà lui sapesse. « Tu lo sai, vero? » « Sei una ragazza intelligente, sai perfettamente che lo so. Ma come la situazione ha colto impreparata te, la stessa cosa ora fa con me. Non fraintendermi ma è troppo presto, ho paura che la questione non venga presa nei migliori dei modi e onestamente tale discorso non dovrei essere io a fartelo. » « Il tuo discorso non mi piace per niente, Abraham. » « Ne sono consapevole, Jessica. Ma al diavolo, tutta questa suspance direi che è altrettanto inutile, avevo in progetto di dirtelo in altro modo e non in queste condizioni. Secondo te perché il padre di Jeremy vuole che ritorni da tua madre, hai provato a ragionarci? » « Sinceramente? Non riesco a trovare un motivo logico che non sia per i soldi, sono l’unica che porta a casa uno stipendio. Ma il problema è che non capisco perché la questione stia tanto a cuore a quell’uomo. » « Semplicemente perché tua madre ha un legame particolare con Carl. Da giovani ebbero una storia e da lì in poi sono rimasti in qualche modo legati, forse sin troppo e questo porta quell’essere schifoso a donare sempre un occhio di riguardo verso tua madre…» « Aspetta…non stai dicendo che Carl è mio padre, vero? » Porsi quella domanda istintivamente, colta improvvisamente da uno strano timore, una paura che tuttavia Abraham affievolì con un semplice sorrisino vagamente divertito. « No. Carl non è tuo padre e tu e Jeremy non siete assolutamente fratelli, puoi star tranquilla. » « E allora perché vuole che torni a tutti i costi da lei? » « Per i soldi ma non per quelli che sei tu a portare a casa. Tua madre ogni mese riceve un assegno ma tale donazione verrà mandata sin quando tu sarai in quella casa con lei. Quell’assegno è strettamente legato alla tua presenza. » « No aspetta. Mia madre non riceve alcun assegno. » « E con quali soldi credi riesca a comprarsi tutti quei liquori? » Abraham smise di parlare, quasi volesse fossi io, da sola, a giungere all’ovvia conclusione che prevedeva quel discorso. Improvvisamente mi sentii idiota perché in quel momento non riuscii a trovare una particolare conclusione. Ero cresciuta con un solo racconto e la situazione con mia madre, durante gli anni, mi portò a non voler approfondire qualunque cosa riguardasse lei o la mia famiglia. Rimasi quindi in silenzio, a supplicare con un semplice sguardo la pura verità da parte dell’uomo. « Non credo ti stupirai venendo a sapere in realtà che non esiste alcun stupratore. Esiste solo un uomo che silenziosamente e forse ingenuamente trattiene le distanze, sperando che i soldi che versa ogni mese, vengano sfruttati per sua figlia. » Quelle parole mi travolsero con una particolare prepotenza, ancora una volta venni accolta da una miriade di emozioni contrastanti tra di loro. Non riuscivo a dar ordine ai miei sentimenti, non riuscivo a dar ordine ai miei pensieri e così, quasi immediatamente fu uno strano odio a colpirmi. « Io non so se sia meglio avere uno stupratore come padre o uno che si è disinteressato di sua figlia. » « Disinteressato è una parola grossa, Jèjè. Credo sarà abbastanza strano da sentire ma sappi che ogni sua scelta è stata effettuata per il tuo bene. Senza contare che come detto, ogni mese si preoccupa di mandare dei soldi. » « Come può un uomo farmi del bene lasciandomi con quell’essere di donna, me lo spieghi? » « Questo è più complicato da spiegare e non credo in realtà stia a me dirlo, come in fin dei conti non stava a me svelarti tutto questo. » Le ultime parole di Abraham mi fecero letteralmente diventare furiosa. Abbandonai velocemente quella bottiglia di vetro, ormai non più gelida e iniziai a gesticolare senza un controllo. « Cazzo, spero tu stia scherzando! Ti rendi conto di cosa stai per fare? Mi sveli che ho un padre, mi sveli che la verità con cui ho vissuto per tutti questi anni in realtà era una menzogna… mi sveli che mio padre è vivo e sa della mia esistenza! E tu ora non intendi terminare il tuo discorso? Intendi veramente lasciare questo discorso a metà? Spero che tu capisca che è un qualcosa che non puoi permetterti! Ma la cosa peggiore sai qual è? E’ che tu sapevi tutto di questa storia e non ti sei mai permesso di dirmi nulla! » La sola espressione di Abraham rivelò la verità delle mie parole. Lui sapeva tutto da tempo, lui non aveva intenzione di dirmi altro. Il suo volto oppresso dal rammarico e il suo scuotere lentamente il capo furono le uniche cose che riuscì a donarmi. « Io mi sono sempre confidata con te. » « Jessica, non devi prenderla così. » « E come cazzo dovrei prenderla, me lo dici? » Senza accorgermene mi ritrovai nuovamente in piedi e ad urlare praticamente contro il volto di Abraham. La mia agitazione era in perfetto contrasto con la calma quasi innaturale di Abraham. « Non ti permetto di parlarmi n questo modo. Ti ho sempre sostenuta, ho permesso a te e a Jeremy di nascondervi nella mia casa per anni, ho sempre sorvegliato su di te e sul ragazzo, assicurandomi nei limiti che le vostre condizioni fossero eccellenti. Vi sto trattando come le persone più care a me, su questo mondo, quindi ribadisco: non ti permetto di parlarmi in questo modo. Oltretutto lascia che ti offra un consiglio: sei qui a cercare una verità che ora come ora non ti sarà utile, invece di essere vicino a Jeremy. Quel ragazzo ha distrutto ogni cosa del suo mondo per te e tu sei così egoista da interessarti al passato invece di riporre le attenzioni su chi dovrebbe realmente meritarle. Stabilisci le tue priorità, Jessica, poi riprenderemo il discorso. Ti auguro una buona giornata.» Il suo flusso di parole riuscii ad ammutolirmi, lo osservai muoversi verso l’esterno della cucina per poi sentir sbattere con forza la porta d’ingresso. Quelle parole risultarono come un potente schiaffo in faccia e il lato peggiore era che lui aveva maledettamente ragione.
Trovai Jeremy nella mia camera, steso sul letto ed intento a fissare con sguardo vuoto quella bottiglia di birra ormai privata del suo contenuto; neanche il mio ingresso riuscì a distogliere il suo sguardo dall’oggetto.
NOTA DELL'AUTRICE: Lo so, è stata un'infamata chiudere il capitolo così v.v Ma prometto che l'aggiornamento non tarderà. Probabilmente c'è qualche errorino, seli avvistate, fischiate! Baci a chi mi segue! Vi lascio i miei contatti: Pagina facebook : Contessa Amartema Gruppo Facebook : Spoiler, foto, trame delle mie storie. Ask : Inutile specificare, no? Altra storia in corso : Io, Artista Inoltre, la mia mente malata e quella di Malaria, ricordano che: |