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Autore: Meli_eli    14/12/2013    1 recensioni
I ragazzi dell' istituto Fairfeld, nei sobborghi di Chicago, sanno che le bande del South side e del North side non sono degli elementi compatibili. In modo che quando la capo cheerleader Brittany Pierce e la gangster Santana Lopez si vedono obbligate a lavorare come compagne di laboratorio a lezione di chimica, i risultati promettono di essere esplosivi.
Ma nessuna delle due adolescenti è pronta per la reazione chimica più sorprendente di tutte: l'amore.
Potranno rompere i pregiudizi e gli stereotipi che minacciano di separarle?
Questa storia è la traduzione di un libro che ho letto tempo fa, appena ho letto la trama ho pensato subito a Brittany e Santana, così ho trasformato il libro in una fan fiction Brittana!
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 17
 
Brittany

Una cosa so per certo: non perderò la partita contro Santana Lopez. Per fortuna Mr. Shue ci ha tenuti occupati tutta la settimana facendo esperimenti, così non abbiamo avuto tempo per parlare tranne per decidere chi doveva accendere il fornellino.
Però ogni volta che vedo il braccio bendato di Santana mi ricordo del colpo che le ho dato.
Cerco di non pensare a lei mentre mi metto il rossetto pronta per la mia uscita con Sam. E’ venerdì sera, andremo a cenare e poi al cinema.

Dopo aver approvato il mio aspetto allo specchio e dopo aver indossato il bracciale di Tiffany’s che mi ha regalato per il nostro anniversario l’anno scorso mi dirigo verso la piscina in giardino, dove mia sorella sta facendo esercizio insieme al tuo fisioterapista. Mia madre con un cappello di paglia in testa riposa sulla sdraio, leggendo una rivista di decorazioni.

Nella scena regna la calma eccetto per la voce del fisioterapista che da istruzioni a Laura. Mia madre abbassa la sua rivista e vedo la sua espressione accigliata, «Britt non tornare più tardi delle dieci e mezza».
«Mamma il film inizia alle otto, tornerò quando finirà».
«Hai sentito quello che ti ho detto. Non più tardi delle dieci e mezza. Se devi uscire prima dal cinema per arrivare a casa in orario, allora esci. I genitori di Sam non rispetteranno una ragazza che non ha un orario di rientro».
Suona il campanello all’ingresso.
«Probabilmente è lui», le dico.
«Allora muoviti e vai ad aprire, un ragazzo come lui non aspetterà per sempre, già lo sai».
Vado correndo verso l’ingresso prima che mia madre lo faccia per me.
Sam appare sull’uscio della porta con una dozzina di rose in mano, «per te», dice sorprendendomi.

Ma per favore! Sono stata un’idiota per aver pensato a Santana così tanto questa settimana. Abbraccio il mio ragazzo e gli do un bacio sulle labbra, un vero bacio.
«Lascia che le metta in acqua», dico retrocedendo.
Canticchio allegra mentre vado in cucina, odorando la dolce fragranza delle rose. Metto dell’acqua in un vaso domandandomi se Santana abbia mai portato dei fiori ad una ragazza. Forse regala coltelli o qualcosa del genere, in modo che possano esserle utili quando non stia in sua compagnia.
Stare con Sam è così…noioso?
No, non siamo noiosi. Siamo prudenti.
Dopo aver tagliato la parle inferiore degli steli e aver messo il mazzo di rose nel vaso vado da Sam che sta parlando con mia madre nel giardino, cosa che non mi piace molto.
«Pronto?», gli domando.
Lui mi riserva un sorriso bianco di milioni di dollari.
«Si, accompagnala alle dieci e mezza», grida mia madre.
Come se una ragazza con un orario di ritorno abbia più valori. Che stupidaggine. Guardo Laura e mi passa la voglia di discutere.
«Sicuramente signora Pierce», risponde Sam.

Una volta accomodati nella sua Mercedes gli domando:«che film andremo a vedere?»
«C’è un cambio di programma: l’azienda di mio padre ha ricevuto i biglietti per vedere i Chicago Cubs. Abbiamo i posti proprio dietro il battitore. Tesoro andiamo a vedere i Cubbies».
«Fantastico, torneremo per le dieci e mezza?», gli domando perché non ho nessun dubbio che mia madre mi aspetterà davanti alla porta di casa.
«Si a meno che la partita non si prolunghi. Tua madre crede che ti trasformerai in una zucca ad una certa ora?».
«No, solo non voglio farla arrabbiare», dico prendendogli la mano.
«Non te la prendere, ma tua madre è un po’ strana. E’ davvero bella, non mi dispiacerebbe scoparmela, però è completamente pazza!».
«Sam! Mi hai appena confessato che ti scoperesti mia madre! Come sei disgustoso!», esclamo lasciandogli la mano.
«Dai Britt», dice guardandomi, «tua madre sembra più tua sorella gemella. E’ figa!».
Devo dire che mia madre fa molto esercizio fisico e ha il fisico di una trentenne essendo comunque una quarantacinquenne. Ma venire a sapere che il mio ragazzo la trova figa…una schifezza totale.

Allo stadio Sam mi conduce ai posti riservati all’azienda di suo padre. Il posto è pieno di gente importante, avvocati. Suo padre ci da il benvenuto mentre sua madre mia abbraccia e mi lancia un bacio prima di lasciarci per relazionarci con il resto della gente.
Osservo il mio ragazzo mentre parla con altre persone. Qui si sente come a casa, sta nel suo campo di gioco. Allunga la mano per salutare, sorride da orecchio a orecchio e risponde con sonore risate agli scherzi, abbiano o no ironia.

«Andiamo a sederci lì», suggerisce portandomi ai posti indicati dopo aver comprato degli hot dogs e delle bibite.
«Spero che l’anno prossimo entri ad Harris», dice a voce bassa, «così potrei passare più tempo con questi tipi».
Quando il signor Lundstrom appare al nostro fianco Sam adotta un tono molto serio. Definitivamente il mio fidanzato ha un dono speciale per prendere per il culo la gente.
«Ho sentito che vuoi seguire i passi di tuo padre», dice Mr Lundstrom.
«Si signore», risponde Sam e subito dopo si mettono a parlare di baseball ed economia o qualsiasi altra cosa che venga in mente a Sam per continuare a parlare con Mr. Lundstrom.

Verso le dieci meno un quarto mi rivolgo a lui e gli ripeto che non posso arrivare a casa in ritardo anche se la partita non è ancora finita. Lui mi prende la mano. Ho la sensazione che stia per scusarsi per non aver fatto molto caso a me durante la conversazione con Lundstrom.
Allora Mr. Lundstrom invita Mr. Wallace a unirsi al gruppo.
Mentre i minuti passano inizio ad agitarmi. C’è già stata abbastanza tensione in casa mia ultimamente non voglio aggiungerne.
«Sam…», dico stringendogli la mano con forza. Lui mi risponde circondandomi le spalle con il braccio.
Alla novantesima entrata, quando sono già le dieci passate, intervengo nella conversazione, «mi dispiace interrompere, ma Sam dovrebbe riportarmi a casa».
Mr. Wallace e Mr. Lundstrom  salutano con una stretta di mano Sam e subito dopo usciamo dallo stadio.

«Brittany sai quant’è difficile entrare ad Harris?».
«Proprio ora non mi importa Sam. Devo stare a casa alle dieci e mezza».
«Allora arriverai alle undici. Chiama tua madre e dille che stiamo in mezzo al traffico».
Sam non si immagina nemmeno come diventa mia madre quando è di cattivo umore. Per fortuna sono state molte le volte in cui ho evitato una loro conversazione. Non ha idea di come mi sento quando mia madre scarica tutta la sua rabbia su di me.

Ci incamminiamo verso casa neanche alle undici, ma alle undici e mezza. Sam continua ancora a parla della sua possibile entrata ad Harris mentre ascolta i commenti sulla partita alla radio.
«Devo andare», dico avvicinandomi per dargli un bacio veloce.
«Resta un po’», mi sussurra sulle labbra, «è da un’eternità che non ci divertiamo un po’ insieme, mi manca».
«Anche a me, ma è tardi», ripeto lanciandogli uno sguardo pieno di scuse, «passeremo più serate insieme».
«Presto spero».

Entro in casa già pronta per ricevere il sermone. Infatti così come mi aspettavo mia madre mi aspetta nell’ingresso con le braccia incrociate, «arrivi tardi».
«Lo so, mi dispiace».
«Credi di poter scansare le mie regole?».
«No».
Si lascia scappare un sospiro.
«Mamma davvero, mi dispiace. Invece di essere andati al cinema siamo andati ad una partita di baseball e c’era un traffico tremendo».
«Ad una partita di baseball? Siete stati in città tutto questo tempo? Vi avrebbero potuto attaccare!».
«Stiamo bene mamma».
«Credi di sapere tutto Brittany, ma non è così. Potresti stare distesa morente in qualche scuro vicoletto della città mentre io penso che tu stia al cinema».
«Sono sempre prudente quando vado in città mamma e poi ero con Sam».
«Non voglio sentire nessuna scusa Brittany. Non hai neanche pensato di chiamare per riferimi il cambio di piano?».
«Non ci ho pensato».
«Qualche volta pensi alla tua famiglia? Il mondo non giro attorno a te Brittany».
«Lo so mamma. La prossima volta prometto che chiamerò».

Il sabato mattina vengo svegliata da un urlo di mia madre. Seccata sposto le coperte, mi alzo e mi dirigo velocemente al piano di sotto per vedere a cosa si deve tanto baccano.

Laura sta nella sua sedia a rotelle di fronte al tavolo della cucina. Ha la bocca piena e si è sporcata la maglia e i pantaloni. Sembra una bimba invece che una ragazza di vent’anni.
«Laura! Se lo fai un’altra volta ti mando in camera», le grida mia madre prima di mettere un piatto pieno di qualche miscuglio sulla tavola.
Laura lo lancia sul pavimento e mia madre si trattiene dal gridare lanciando uno sguardo severo a mia sorella.
«Ci penso io», dico correndo da Laura.
«Non la coccolare troppo Brittany», avverte mia madre, «se non mangia la alimenteremo con una flebo, ti piacerebbe?.

Non sopporto quando mia madre fa così. Immagina sempre il peggio invece di cercare di aggiustare ciò che non va bene. Quando Laura posa gli occhi su di me vedo la stessa disperazione.
Mia madre indica Laura con un dito e dopo il cibo sparso sul pavimento.
«Questa è la ragione per cui sono mesi che non ti porto in un ristorante», le dice.
«Mamma aspetta», la prego, «non peggiorare le cose, Laura è già alterata, a che serve lanciare ancora più fango sulla questione?».
«Ed io?».

La tensione si spazio di nuovo nella stanza, ma nasce anche dentro di me e si estende per tutto il corpo fino ad arrivare alle dita delle mani e dei piedi, «questo non ha niente a che vedere con te mamma! Perché credi sempre che tutto si riscontri su di te?», grido, «non ti rendi conto che Laura si sente ferita? Invece di rimproverarla perché non ti fermi un attimo a pensare a cosa può essere andato male!».

Senza pensarlo due volte prendo un tovagliolo, mi inginocchio al lato di mia sorella ed inizio a pulirle i pantaloni.
Prima che riesca a finire Laura mi afferra i capelli e inizia a tirare con forza. Con tutta questa situazione mi sono dimenticata che Laura ha preso l’abitudine di tirare i capelli ultimamente.
«Ai», esclamo, «Laura smettila, per favore!».
Cerco di liberarmi, ma mi risulta impossibile. Mia madre sta gridando, il cibo vola per la cucina ed inizio a sentire il cuoio capelluto bruciare come carne viva.
Mia madre la afferra per le nocche così come ci aveva raccomandato il dottore e finalmente riesce a liberarmi dalle sue mani.

Subito dopo cado al suolo e mi porto una mano dietro la testa.
Laura sorride.
Mia madre aggrotta le sopracciglia.
E le lacrime iniziano a bagnare le mie guance.
«La porto dal Dr. Meir ora», dice mia madre agitando la testa, lasciando in chiaro che sono io la colpevole di tutta questa situazione, «questa situazione ormai è incontrollabile. Brittanu prendi la macchina di tuo padre e vai all’aeroporto a prenderlo, il suo volo arriva alle undici. E’ il minimo che puoi fare per aiutarci».
  
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