Gli era cresciuta davanti, ma se n’era accorto tardi: ebbro com’era dei propri successi, accecato dalla sabbia e dal sangue in cui era nato il campione di Capua, a stento aveva notato la prediletta della domina.
Lei aveva un nome d’inverno ma, sulla pelle, miele di castagno e occhi d’ossidiana. Se li sentiva addosso quando combatteva, quando fotteva una puttana, quando chiudeva i propri e sognava una libertà a due. Perfetta.
Agron esita, poi conclude: “Onore a Crixus e a Naevia. Che il nuovo anno conceda a tutti un amore forte come il loro.”
Per la vita e oltre la morte.