Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: jaki star    14/12/2013    2 recensioni
Ehilà! Questa è la mia prima fanfic, siate clementi.
A Julia98, che mai ho dimenticato.
"Il prezioso liquido prese a scorrergli dalle labbra sottili per poi giungere fino al mento e da lì accarezzargli il collo candido. Quando abbassò lo sguardo, vide che al posto della lama c’era un taglio profondo dal quale sgorgava una cascata di prezioso liquido scarlatto."
“Ogni volta che ti incontro, non posso fare a meno di non rimanere incantato nell'ammirare la tua bellezza”.
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Undertaker, William T. Spears
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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Ehilà gente! 
Mi scuso per l'immenso ritardo, ma ora sono pronta per continuare: ringraziate il mio migliore amico, se ora ho trovato la forza necessaria per pubblicare. 
O maledicetelo, se odiate questa storia ahah :)

Ringrazio i miei pazientissimi recensori, chi segue la storia, chi l'ha messa fra le preferite e chi la legge in silenzio: questo capitolo è dedicato a tutti voi.
Perché senza di voi, uno scrittore non è nulla :)

Ora vi lascio al capitolo, sperando di riuscire ad aggiornare al più presto...

Un bacio ragazzi!

Alla prossima,

Jaki Star




“Anton...?” chiese incredula Jane: il biondo le rivolse un sorriso sincero.

“Ciao sorellina” disse, rivolgendole uno sguardo pieno d’affetto.

“Zii” disse, chinando la testa verso Undertaker e William James.

“Figlioccio” esclamò, facendo un cenno a William.

“Padre” disse, unendosi in un abbraccio con Bart.


“Ora posso morire felice…” sussurrò Bart, lasciandosi scappare una lacrima sul volto scuro e segnato.
A quella frase gli occhi di Anton si spalancarono: sentì Bart tossire forte ed allentare la presa su di lui.
“NO! Non devi morire, non adesso! Per cosa hai lottato in questi anni? PER COSA? Rispondimi, padre!” urlò, sorreggendo per le spalle il genitore.
“L’unica cosa da fare è mandarlo da chi lo può curare: riesco a teletrasportarlo fin da tua madre” disse risoluta Hilary.
Anton si ricompose, annuendo: la ragazza appoggiò la mano sul petto forte di Bart e una luce bianca lo avvolse.
“Si trova al sicuro, ora” lo rassicurò Rain: Von Clay annuì, alzandosi in piedi.
“Bene: dopo questa grande rivelazione… Possiamo andare a beve il digestivo da Phantomhive” dichiarò il biondo, avviandosi verso un portale appena aperto da David.

“Che le danze abbiano iniziò” commentò sarcastico Jason, lanciandosi con le mani in tasca verso il portale.

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“È giunta l’ora di ucciderti, Phantomhive…” fece la voce nervosa di Alfred: il predatore dagli occhi scarlatti s’avvicinò silenzioso alla poltrona in cui stava seduto il giovane conte.
Ignaro, l’umano continuava a leggere un libro: dava le spalle al demonio, beandosi del calore proveniente dal caminetto.
Sorseggiò con grande stile un goccio di tè, e si levò la benda dall’occhio: l’appoggiò elegantemente sul tavolino al fianco insieme alla tazza di porcellana, sempre senza voltarsi.
Alfred aveva ormai la prova sicura che si trattasse del figlio di Vincent: Ray aveva preso il posto di Sebastian, in modo tale che quel cane del figlio di Jacob non avrebbe potuto interferire.

“Addio… Akshaku” disse, tranciando con gli artigli d’ombra la poltrona preziosa.

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“Checkmate, dannato schiavo di satana”.

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Un’infinità di lame lo trafissero.
Alfred spalancò gli occhi fucsia, increduli: alle sue spalle, i suoi nemici.
Alle sue spalle, l’unico uomo di cui si era mai fidato veramente.


“Ray… Io…”

“Dannato bastardo… Quest’oggi, tu verrai trucidato dal prescelto, ed il tuo ricordo scomparirà fra le righe di qualsiasi libro di storia. Mi hai raccolto al termine di uno sterminio: ero un bimbo senza fede e senza conoscenza. Ma ero abbastanza intelligente, da poter capire che la causa di quello sterminio fossi tu: hai assassinato tutto il mio clan, hai ucciso la mia famiglia, schiacciato i miei principi, sputato sopra la nostra dignità. In tutti questi anni ho aspettato, ho aspettato ed ho aperto gli occhi: solamente la mia forza d’animo mi ha permesso di rimanere attaccato a quel barlume di sanità che mi ha permesso di emergere dalla tua follia. Perché io sono il “dio” demone… Dell’ombra. Non hai più scampo, Alfred: il grosso delle tue truppe sta bruciando nel tuo castello. La tua residenza sta andando in briciole, proprio come…”

“…Proprio come ridussi in cenere la mia dimora, duecento anni fa. Te lo ricordi, vero?!” esordì una voce profonda.

Alfred, inginocchiato, si girò: mille fiamme blu e bianche avvolgevano il suo carnefice.

William avanzò a passo lento: nei suoi occhi gelidi si scorgeva la morte.
Fu in quel momento, che il terrore si materializzò.
Alfred arretrò fino a trovarsi schiena contro il muro.
Iniziò ad aver paura di lui.

Alle spalle dello shinigami, le luci delle fiamme facevano strani giochi d’ombra: una nebbia evanescente formò l’immagine di Thomas Will Spears.
Aveva uno sguardo severo e spietato: proprio come quello del figlio.

“Arrenditi Alfred: tutti i tuoi uomini sono morti, il tuo castello sta bruciando, le truppe che hai inviato alla magione sono state tutte annientate e Jane, con gli altri, ha appena finito di ripulire i quartieri di Londra dai tuoi squallidi tirapiedi. I nostri alleati hanno conquistato tutte le tue postazioni, giocando d’astuzia: a quest’ora, il conte Phantomhive e Michaelis staranno piantando la nostra bandiera sul tuo territorio. Non ti rimane più niente, sei solo. Completamente SOLO” fece Ray, impietoso.

“Solo…” ripeté Alfred, con la voce spezzata: aveva un’espressione sconvolta.

“Com’è possibile? Giocato da dei ragazzini?! Charles era il comandante delle forze alla fortezza, lui non-”

Ray lanciò il corpo esanime di un uomo ai piedi di Alfred: il presunto Charles atterrò con un tonfo esamine sul pavimento, strappando l’ultima speranza del demone.

“Una congiura… Davvero una bella idea…” commentò il dio delle ombre, sarcastico.

“William…” ringhiò il demonio, fissandolo con furore: Will rispose allo sguardo, freddo ed impassibile come sempre.

“La tua fine è giunta, miserabile cane” disse, senza alcuna emozione “I tuoi luridi occhi non vedranno la luce del giorno, verme bastardo”.

Jason entrò nella stanza, incenerendo il padre con lo sguardo: Alfred lo ammonì, ma in risposta ebbe un ruggito possente come quello di un leone.
“Rimani al tuo posto, padre. Non ho più niente da spartire con te: le tue catene si sono sciolte nel tuo stesso fuoco infernale. Adesso, muori” disse spietato Jason: alle sue spalle Federik fissò il genitore con ben celato schifo.
La luce illuminò i suoi capelli sanguigni, mentre i suoi occhi rossi scarlatti scandagliavano l’anima impura del condannato.
“Tzé, sembri tuo nonno, Federik…” sputò il padre, facendo scorrere lo sguardo sui figli.
Girò la testa verso il minore.
“Tzé, sei la mia copia sputata, Jason… Peccato che il tuo buon cuore ti abbia tradito. Sarebbe stato bello, governare insieme. Avrei potuto darti tutto l’amore che cercavi”.

Il piccolo Jones contrasse le labbra e strinse i pugni, ma non replicò.

"William James, l’ultimo dei Ford, Undertaker e voi altri… David, fratellastro. Il traditore” disse, tenendo lo sguardo fisso sul mezzosangue.
“Addio, Alfred” fece Dave, ingoiando a vuoto.

“E poi c’è lui… Il piccolo del gruppo: William, l’ultimo degli Spears. Ma bene, tutte le forze al completo: mancano solo quel cane pulcioso di Anton, la fidanzatina di mio figlio, Ciel, il figlio di quello snaturato di Jacob e la sua sgualdrina. Oh! Dimenticavo il tassello più importante: la piccola Jane sta facendo l’eroina nel bel mezzo della battaglia londinese… E adesso, dovrei anche morire, eh?” disse sarcastico.

Piegò la testa in modo che nessuno lo potesse vedere in volto.
Poco a poco il suo corpo venne scosso da convulsioni leggere.
Improvvisamente si levò in piedi, ridendo come un pazzo.


“Sciocchi! Se pensate di avermi sconfitto perché avete fatto fuori i miei inutili burattini leccapiedi, avete sbagliato completamente! Vi ucciderò a mani nude uno dopo l’altro! Siete spacciati, l’orario della vostra morte è già stato prestabilito! Ma prima… Facciamoti soffrire, un altro po’, figlio di Thomas!” sbraitò.


Con una velocità inumana si scaraventò fuori dalla finestra, infrangendo il vetro: i suoi nemici si precipitarono al vetro rotto, osservando la figura del nemico addentrarsi a Londra.

“Che diamine vuole fare quel pazzo?! Inseguiamolo!” strillò Jason, fuori di sé dalla rabbia.

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“Facciamolo soffrire un altro po’…” ripeté William, ragionando.
Guardò di sbieco James, che improvvisamente si fece pallido: solo in quel momento capì.

“JANE!” sbraitò William, gettandosi disperato dalla finestra rotta. 


 
  
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