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Autore: Nick95    14/12/2013    3 recensioni
Cosa penserà Edward nel momento in cui Bella si risveglia come vampira? Spero che la mia OS vi piaccia.
Buona lettura ;)
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Breaking Dawn
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Una di noi

 
Sentii i pensieri di Carlisle avvicinarsi, con l’intenzione di controllare come procedeva la trasformazione di Bella.
Come procede? mi chiese.
Sollevai le spalle. Non lo sapevo neanche io.
La mia Bella...
Vederla ridotta così, immobile e ferma sulla barella che di lì a tre giorni fa era stata teatro della nascita della piccola Renesmee, mi lacerava l’anima.
Ricordavo nitidamente le sue ultime parole, prima del silenzio “Renesmee. Sei bellissima” aveva detto.
La trasformazione sembrava riuscita, ma una parte della mia mente, la parte più pessimista di tutte, mi induceva a pensare che c’era qualcosa che non andava. Avevo assistito ad altre due trasformazioni prima. Emmett e Rosalie. Durante l’agonia della trasformazione non facevano altro che contorcersi, urlare e implorare Carlisle di ucciderli, sperando che tutto finisse in fretta. Invece, con Bella era stato diverso. Era rigida, non accennava un movimento. Immobile.
Non l’avevo lasciata un secondo. Tre giorni, passati accanto a lei, sperando di ricevere un segno, un qualcosa che mi rassicurasse che stesse bene, che di lì a poco avrebbe aperto i suoi occhi, non più color marrone cioccolato. Colore che, per fortuna, non era andato perso: mia figlia, aveva ereditato i suoi occhi.
Seguivo gli avvenimenti degli altri solo con la mente. Avevo scoperto che Jacob aveva avuto l’imprinting con mia figlia, e in quel momento, non me ne importava niente. L’unica cosa che mi interessava, era che Bella si sarebbe svegliata, che mi avrebbe parlato con la sua nuova voce, che finalmente avrei potuto baciarla senza timore di farle del male.
Da pochi giorni il bruciore incessante che avevo alla gola, così riconoscibile dato che passavo molto tempo con lei, era scomparso. Non era più un problema, ero abituato a quella condizione, ma quando l’ultimo, ormai debole, bruciore alla gola che il suo sangue mi provocava, era scomparso, non feci a meno di notare che mi sentivo più leggero. Come se qualcuno fosse costretto a vivere due anni all’incirca con qualche chilo in più di peso addosso. Si sarebbe abituato, ma dopo essersi tolto il carico di dosso, si sarebbe addirittura sorpreso di sapere quanto leggero fosse.
Ogni tanto le stringevo la mano, per dimostrarle che c’ero, che le ero vicino, ed ogni volta che la sfioravo, sentivo il calore della sua pelle scendere gradualmente. Altra prova tangibile che stava andando bene. Ma la stessa parte pessimista della mia spaziosa mente, mi ricordava sempre che la sicurezza ci sarebbe stata quando si sarebbe svegliata. E non aspettavo altro che quel momento.
Carlisle si avvicinò a Bella, e le strinse leggermente l’incavo del polso.
 La temperatura è uguale alla nostra. Ci siamo quasi. constatò.
“Nessun cambiamento?” mi chiese poi a voce alta. Sapevo cosa intendeva. Si era mossa?
“No” risposi.
Affinai l’olfatto e premetti anch’io l’incavo del polso, più lentamente. Mi avvicinai ancor più a lei, per essere sicuro del mio esame olfattivo. In tutti questi giorni, il suo odore, era impregnato di morfina, anche se il veleno la stava bruciando, poco a poco. L’odore era sparito definitivamente.
“L’odore della morfina non c’è più” gli comunicai.
“Infatti” convenne. Aveva effettuato l’esame anche lui.
“Bella? Mi senti?” le chiesi, in attesa di una qualsiasi risposta. Anche il movimento di un qualsiasi dito, qualunque cosa pur di essere sicuro al cento per cento che avesse preso conoscenza. Ma non arrivò neppure un accenno di risposta.
I pensieri di Carlisle erano convinti. Nulla era andato storto. Ma non riuscivo a capacitarmi.
“Bella? Bella, amore? Riesci ad aprire gli occhi? A stringermi la mano?” ritentai, stringendole la mano, nella speranza che un mio contatto l’avesse fatta reagire. Niente.
“Forse...” cominciai con voce rotta dal dolore “Carlisle, forse ho agito troppo tardi” riuscii a dire, e la mia voce cedette sulla parola tardi.
Ma Carlisle non si preoccupò, i suoi pensieri erano più che sicuri “Ascolta il suo cuore, Edward. È più forte persino di quello di Emmett. Non ho mai sentito niente di così vitale. Starà benissimo” mi rassicurò. In effetti, il suo cuore era più che forte. Ma non era quello che mi preoccupava.
“E...la schiena?” proseguii. Quella era la parte del corpo che aveva subito più danni.
“Le lesioni non erano tanto peggiori di quelle di Esme. Il veleno la guarirà come ha fatto con lei” mi rispose, sempre sicuro, mentre con la mente rievocò i giorni di agonia passati da Esme. Aveva ragione. Esme forse era ridotta anche peggio.
“Ma è così rigida” continuai, incapace di accettare le rassicurazioni di mio padre “devo aver fatto qualcosa di sbagliato”
“O qualcosa di giusto, Edward” mi corresse con un sorriso “Figlio mio, hai fatto tutto ciò che avrei fatto io, e forse di più. Non sono sicuro che avrei avuto altrettanta determinazione, né la fede che c’è voluta per salvarla. Smettila di rimproverarti. Bella ce la farà”
Finalmente abbandonai il pensiero pessimista. Carlisle era del tutto sicuro di sé.
“Dev’essere in agonia” commentai guardando il suo corpo immobile.
“Non lo sappiamo” mi rispose “Nel suo organismo è circolata tanta morfina. Non sappiamo l’effetto che può aver avuto in questa circostanza”
Premetti leggermente l’interno del suo gomito.
“Bella, ti amo. Bella, perdonami”
Edward, Rosalie e Jacob stanno litigando ancora, e i lupi hanno intenzione di dichiararci guerra, ora che la bambina si è separata dal corpo di Bella. Tu vieni con noi? mi interruppe, evitando di farlo ad alta voce, nel caso Bella potesse sentirci.
“No. Rimango qui” risposi “Troveranno un compromesso”
“Situazione interessante” commentò “E io che pensavo di aver già visto tutto”
“Ci penserò poi. Ci penseremo insieme” sorrisi. “Ve la caverete?” chiesi poi, nel modo più silenzioso possibile.
“Siamo in cinque. Sono sicuro che eviteremo che si trasformi in uno spargimento di sangue” mi rassicurò.
Sospirai “Non so da che parte schierarmi. Mi piacerebbe prendere a calci entrambi. Be’, per ora lasciamo perdere”
“Chissà come la penserà Bella” si chiese. Sapevo cosa intendeva. Ed ero curioso anch’io della sua reazione all’imprinting di Jake.
“Sono sicuro che mi sorprenderà. Come sempre”
Carlisle mi sorrise, e rassicurandomi con un “Andrà tutto bene” via mente, lasciò la stanza.
Tornai a guardare Bella. Era straziante vederla così. E in più, speravo che con la sua trasformazione sarei riuscito ad entrare nella sua mente, anche se sapevo già che era una teoria irrealizzabile, visto che sentivo normalmente i pensieri degli altri umani. La cosa che ero curioso di scoprire, era se nostra figlia sarebbe riuscita ad usare il suo dono su di lei.
In questi giorni avevo visto poco Renesmee, in braccio a Rose o a Jake, ed ero stato sorpreso nel sapere che Renesmee, o come tutti la chiamavano, Nessie, aveva “ereditato” le mie capacità, al contrario. Era in grado di trasmettere i propri pensieri poggiando la sua mano sul volto del destinatario. La prima volta che utilizzò il suo dono, non me n’ero accorto, dato che i pensieri entravano e uscivano dalla mia mente normalmente, e quella volta il mio volto entrò nella mia mente senza che io mi accorgessi delle capacità di mia figlia. Furono Carlisle ed Esme, poi, a spiegarmi cosa c’era di speciale in Renesmee.
E la domanda mi tartassava la mente senza sosta: Ci sarebbe riuscita con Bella?
Dopo un po’, Alice entrò per visualizzare la situazione.
“Quanto manca?” chiesi. E poi la sentii rovistare nel futuro, riuscendo finalmente a vedere Bella migliorare.
Ero felicissimo. I miei pensieri allora erano infondati. Carlisle aveva ragione.
“Non molto” mi rispose “Vedi com’è tutto più chiaro? Ora la visualizzo molto meglio”
“Ti senti ancora un po’ amareggiata?” chiesi, riferendomi ai momenti della gravidanza, quando Alice non riusciva a vedere quasi niente, e i buchi mentali le provocarono un insolito, vampiresco, mal di testa.
“Grazie per avermelo ricordato” mi sgridò “Anche tu rimarresti mortificato se ti rendessi conto di essere prigioniero della tua stessa natura. Vedo bene i vampiri, perché sono una di loro; vedo gli umani così così, perché lo ero anch'io. Ma non posso vedere questi strani mezzosangue, perché non sono niente che mi riguarda direttamente. Mah!” mi spiegò.
Ecco perché allora non riusciva a vedere neanche i licantropi.
“Alice, concentrati” la supplicai, cercando un’immagine futura di Bella sveglia.
“Giusto. Ora è fin troppo facile vedere Bella” mi strizzò l’occhio. Era ritornato il mostriciattolo di prima. Frugò ancora nel futuro, finchè non riuscì a visualizzare l’immagine che tanto desideravo. Bella che apriva gli occhi, rosso rubino.
“Sta migliorando sul serio” esultai con un sussurro.
“Certo” confermò.
“Non eri così ottimista, due giorni fa” la presi in giro. Finalmente non avevo alcuna preoccupazione.
“Due giorni fa non riuscivo a vederla bene. Ma ora che non ci sono più tutti quei buchi neri, è una pacchia” rispose con una smorfia.
“Puoi concentrarti un attimo per me? Dammi una previsione dettagliata” le chiesi.
Alice sospirò, mentre cominciava a frugare nel mio futuro. “Come sei impaziente. Lasciami un seco...” e si interruppe alla nuova immagine proveniente da un futuro quasi imminente.
Bella era in piedi. Si era alzata. E la stavo baciando, con l’intensità che tanto desideravo, con l’intensità che solo il suo essere umana mi aveva impedito di usare.
“Grazie, Alice” Ora ero davvero tranquillo. Bastava solo aspettare il momento.
“Diventerà splendida” commentò.
“Lo è sempre stata” risposi sorridendo, anche se non si riferiva a quello.
“Sai cosa intendo. Guardala” Non serviva girarmi. Sentivo ogni sua minuscola cellula mutare. C’eravamo quasi.
Alice lasciò la stanza. Il silenzio era rotto solo dai miei inutili respiri.
Dopo un po’, qualcosa cambiò.
Le pulsazioni del suo cuore accelerarono. Il momento era arrivato. Mancava lo sprint finale e poi sarebbe finito tutto.
“Carlisle” chiamai piano, certo che mi avesse sentito.
Lui si precipitò da me, seguito da Alice.
“Ascolta” gli dissi. Lui affinò l’udito, per percepire ciò che avevo percepito.
“Ah. È quasi finita” rispose, confermando il tutto.
“Manca poco” avvertì Alice “Chiamo gli altri. Devo dire a Rosalie...?”
“Sì” risposi, deciso “tenete lontana la bambina”
E quando meno me l’aspettavo, Bella reagì. Trattenemmo tutti il respiro.
Le sue dita si contrassero dalla rabbia. Aveva seguito tutto il discorso. Il mio cuore palpava per l’eccitazione. Strinsi ancora la sua mano “Bella? Bella, amore?” chiamai.
Alice si allarmò. È il momento. pensò. “Li porto su...” e si  fiondò ad avvisare i miei fratelli ed Esme.
Il cuore di Bella cominciò a pulsare velocemente, fortissimo, per alcuni secondi.  La sua schiena tornò normale, come ogni altra lesione presente sul suo corpo. Poi il cuore emise l’ultimo battito.
I miei fratelli – tranne Rosalie che teneva Renesmee - arrivarono in tempo per vedere Bella aprire gli occhi.
Finalmente la felicità sfondò l’ultima barriera, e mi entusiasmai fortemente. Era una di noi. Finalmente avrei potuto stare con lei. Per l’eternità. Non m’importava che il calore, i suoi occhi, il suo arrossire, la sua debolezza, fossero scomparsi. M’importava che lei ci sarebbe stata. E che non me l’avrebbe tolta più nessuno.
La osservai testare il rafforzamento dei suoi sensi, fin quando mi guardò, contemplando ogni centimetro del mio corpo, probabilmente rendendosi conto delle differenze tra la sua vecchia vista e la sua nuova super-vista.
Mi decisi a parlare “Bella? Bella, amore? Mi dispiace, so che sei frastornata. Ma è tutto a posto. Stai bene. Va tutto bene”.
E poi le accarezzai il volto, ignorando il cambiamento di temperatura, ormai identica alla mia.
Lei, dopo un momento di indecisione, mi gettò le braccia al collo, stringendomi forte.
Ero talmente felice, che ci volle un po’ prima di accorgermi che mi stava facendo male.
Mi liberai dal suo abbraccio. Sembrava confusa dal mio rifiuto, pensavo che ricordasse che per un po’ sarebbe stata più forte di tutti.
“Uhm...Attenzione, Bella. Ahi”
“Ops” farfugliò.
Sfoderai il sorriso sghembo che tanto le piaceva “Non spaventarti, amore. Sei soltanto un po’ più forte di me, per il momento”
Le toccai ancora la guancia. Bella, dopo un po’ toccò la mia, dicendo finalmente, con la sua nuova e melodiosa voce: “Ti amo”
Sorrisi “Ti amo anch’io” e presi il suo volto per avvicinarlo al mio.
E finalmente la precedente visione di Alice si avverò. La baciai con tutto l’amore che provavo, finalmente senza impedimenti. Finalmente con la mia lingua potevo esplorare l’interno della sua bocca, finalmente senza preoccuparmi di andarci piano. E lei si avvinghiò a me, aumentando il bacio d’intensità.
Emmett si schiarì la gola. Potrebbe anche bastare, pensò ghignando.
Perciò interruppi il bacio.
Lei, un po’ scocciata dal dover staccare le sue labbra dalle mie, disse “Questo me l’avevi tenuto nascosto!”
Risi, capovolgendo la situazione di una settimana prima “Adesso tocca a te non farmi a pezzi” e continuai la risata, seguito da Emmett.
Carlisle, seguito da Jasper, si avvicinò a Bella. Jasper aveva una mente molto travagliata. Rievocava alla mente tutte le trasformazioni a cui aveva assistito quando era nell’esercito di Maria. Dopo essersi svegliati, i neonati non erano controllabili, se lui non avesse usato il suo dono su di loro. Invece non c’era bisogno di calmare Bella. Ed era un po’ confuso.
“Come stai, Bella?” chiese Carlisle.
“Confusa. C’è così tanto...” rispose sinceramente.
“Sì, all’inizio può essere un fastidio” convenne Carlisle.
“Ma mi sento me stessa. Più o meno. Non me l’aspettavo”
Strinsi i suoi fianchi “Te l’avevo detto”
"Sei abbastanza controllata", rifletté Carlisle. “Più di quanto mi aspettassi nonostante il tempo che hai avuto a disposizione per prepararti mentalmente”
“Non ne sono molto sicura” obiettò Bella.
Carlisle annuì. E cominciò ad interessarsi.
“Sembra che stavolta sia andata meglio con la morfina. Dimmi, cosa ricordi del processo di trasformazione?” chiese notevolmente incuriosito.
“Era tutto... offuscato. Ricordo che la bambina non riusciva a respirare...” e sul suo nuovo volto si formò un’espressione preoccupata.
“Renesmee è sana e forte” la rassicurai “Cosa ricordi oltre a questo?”
“Non ricordo bene. Prima era buio. E poi... ho aperto gli occhi e ho visto tutto” rispose.
“Sorprendente” commentò Carlisle.
La nuova Bella mi piaceva sempre di più. E in più non aveva accennato alla sete, alla nuova sensazione di bruciore alla gola.
“Voglio che ripensi... che mi racconti tutto ciò che ricordi” continuò Carlisle, che voleva sapere ogni cosa sull’effetto della morfina durante la trasformazione.
Poi Bella cambiò espressione. Forse si stava concentrando sui suoi deboli ricordi da umana, o forse la sua sete era diventata insopportabile.
Secondo Carlisle, il problema era la sete, infatti disse subito: “Oh, scusa tanto, Bella. Immagino che la tua sete sia insopportabile. Questa conversazione può aspettare”
Portala a caccia, mi disse, falla saziare per bene.
La presi per mano “Andiamo a caccia, Bella”
  
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