Non riuscivo a smettere di osservarlo. Era lì, sul palco, a pochi metri da me. Era un angelo. Senza ali, ma comunque un angelo. Poi ad un tratto scese dal palco e mi raggiunse. Mi baciò. Affondai le dita nei suoi riccioli. Sembrava che il mio cuore potesse esplodere da un momento all'altro, sia per la gioia che per la sorpresa. Mi prese la testa fra le mani e mi guardó. Stavo ancora navigando in quegli splendidi occhi verde smeraldo quando mi svegliai di soprassalto. Gettai via la coperta. Una lacrima scendeva piano sulla mia guancia, delicata come una carezza. Era solo un sogno. Solo un sogno, maledizione! Arrabbiata e delusa scalciai via le lenzuola e scesi dal letto. Andai in bagno e mi sciaquai la faccia con l'acqua fresca, per lavare via quelle stupide lacrime di delusione. Era tutto così vero, così coinvolgente. I suoi occhi, il suo abbraccio, i suoi riccioli. Mi fermai un attimo ad osservare la sua foto appesa all'armadio. Mi si spezzó il cuore. Era tutto così ingiusto. Un amore infinito e impossibile. Non sarei mai riuscita a dimenticarlo, a smettere di ascoltare la sua voce. Mai.