Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: radioactive    15/12/2013    5 recensioni
CAP. 1 La presentatrice lo guardò dal basso verso l’alto, stupita da tanto impeto, lo invitò a sedersi, appoggiandogli una mano sul braccio, «siamo davvero felici di avere tributi così entusiasti di partecipare ai Giochi, Narek» si complimentò allora, appoggiando tutto il peso sul gomito affondato nel braccio della poltrona su cui era seduta, «ci aspettiamo grandi cose da te».
«Anche io mi aspetto grandi cose da me stesso» sorrise in risposta.
L’allarme scandì la conclusione dei tre minuti e i due si alzarono, Candysse prese la mano di Narek e la portò in alto, «signori e signore, Narek Yakir dal Distretto 4» esultò.

[...] Si addormentò poco dopo, sognando gli occhi inquisitori del padre che lo guardavano nella folla, facendo rabbrividire come la visione di un fulmine su un mare in tempesta.
Siamo tutti sulla stessa barca, pensò, abbandonandosi al sonno, ed io sono il capitano.

| 19esimi Hunger Games ● Narek Yakir ● DISTRETTO 4 |
→ avvertimenti e rating cambieranno.
Genere: Azione, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





CAPITOLO III

Non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore.

 

 

 

 

 

Iyn e Cassius si conoscevano solo di vista, ma questo bastava ai due per fidarsi l’uno dell’altra, almeno finché l’alleanza fosse rimasta integra. Iyn aveva conosciuto un paio di Vincitori del suo distretto che avevano affermato che era meglio non fare amicizia con nessuno nei Giochi, specie i compagni di Distretto – l’Arena non è un posto per le amicizie, e sia Iyn che Cassius lo avevano capito piuttosto bene.

«Hai dell’acqua?» domandò la prima, osservando davanti a sé come se cercasse un indizio, o qualcosa fuori dal comune, qualcosa.

«Sì, ma anche tu ce l’hai» rispose quasi retorico Cas, spostando gli occhi per osservarla – non riusciva a trovare niente nella sua postura, nel suo sguardo diretto verso l’orizzonte: né paura né preoccupazione né gentilezza. Un involucro vuoto, come lui del resto, come tutti là dentro.

«Oh, vero» non sembrava particolarmente turbata dalla propria figuraccia, forse era voluta – forse no, si fermarono e Cane Pazzo saettò tra i due, andando quasi a sbattere contro una colonna che sembrava essere stata messa lì per caso, Iyn si fece scivolare lo zaino dalle spalle e lo aprì, cercando sotto le varie cianfrusaglie che non aveva ancora esaminato per bene una delle bottiglie d’acqua che si era imboscata, la estrasse e assieme a questa cadde a terra uno specchio di forma ovale, incastrato in una cornice di legno duro, il rumore secco che fece cadendo a terra riuscì a catturare l’attenzione del ragazzo del 2, che si chinò sulle ginocchia vicino a Iyn, la quale abbandonò la bottiglia dentro lo zaino e si premurò di raccogliere il vetro, la luce si riflesse contro di questo procurandole una graziosa macchia chiara sulla guancia.

Cas la fissò piuttosto incuriosito «e quello?».

«Vorrei saperlo anche io».

Crydee passò tra i due, rincorrendo Cane Pazzo, le loro voci fecero da sfondo ad una breve conversazione di Cyndi e Narek che arrivava da lontano, i due del 4 si bloccarono vedendo gli altri Favoriti a terra, «qualcosa non va?» domandò Yakir, chinandosi in avanti per vedere cosa teneva tra le mani Iyn.

Cercò di trattenere l’angoscia che gli provocava il ricordo degli specchi, gli spuntoni verdi dal vetro… deglutì e scosse la testa, riprendendo a camminare. Nessuno sembrò accorgersi del suo comportamento alquanto ambiguo – calmati, idiota.

«Uno specchio, non so perché ce l’hanno dato» commentò Iyn, rigirandosi l’oggetto tra le mani per poi infilarlo di nuovo nello zaino, richiudendolo con la borraccia d’acqua al suo interno, come se si fosse dimenticata della sete, «lo scopriremo» minimizzò poi, rimettendosi la sacca in spalla e alzandosi da terra. Cyndi fece un passo indietro per fare in modo di non scontrarsi l’una con l’altra.

«Dove sono finiti gli altri due?» a chiederlo fu Cas, con le palpebre socchiuse come a voler guardare più lontano di quello che gi era permesso, fissava la massiccia figura di Cane Pazzo in lontananza e Crydee appoggiata al muro, probabilmente esasperata. A qualche metro dai due un arco costellato da conchiglie lucide precedeva l’entrata alla costruzione somigliante al castello.

«Lì» indico Cyndi, «e dovremo sbrigarci prima di perderli».

Iyn sorrise, tirandosi la maglia nera verso il basso, stringendosi poi la cintura dei pantaloni, «finirà che si uccideranno» rivolse lo sguardo a Narek, ancora pensieroso ma tutto sommato presente, era sicura che avesse seguito il discorso, «oppure li uccideremo noi, soprattutto la ragazzina, non è stata molto utile».

Yakir sembrò infastidito da quel commento, ma non rispose, scrollò le spalle e fece roteare il tridente da una mano all’altra, «andiamo, prima che uccida qualcuno davvero».

Nessuno disse più nulla.

 

 

Le porte si aprirono spinte dalle braccia di Narek e Cassius, davanti a loro un lungo corridoio dalle alte e umide pareti sembrava non avere fine, ai muri erano appesi quadri rovinati ormai incomprensibili e vari drappi strappati, ma dai quali si potevano scorgere paesaggi sottomarini, o qualcosa del genere.

«Fa freddo, qui» commentò Iyn, incrociando le braccia al petto mentre iniziava a percorrere il vicolo infinito, nessuno le rispose.

Cane Pazzo rimase per ultimo, camminando a passi lunghi ma lenti e trascinandosi dietro l’ascia come se fosse un peso, lo stridio del ferro contro la pietra era leggermente fastidioso, ma nessuno si lamentò.

Finalmente il corridoio finì, aprendosi in una sala rettangolare ma vuota, due porte occupavano la parete lunga davanti a loro, sul lato corto alla loro sinistra una lunga tenda copriva una finestra e a destra un arazzo rappresentante l’ancora con i fiori che avevano trovato per le strade che si intrecciavano tra loro. Cane Pazzo abbandonò l’arma su un tavolino di legno scuro vicino alla tenda e prese a camminare attorno al perimetro della stanza, il primo a muoversi fu Cas che si spostò verso il centro, seguito poi da Cyndi e da Iyn.

«Beh, ha un suo perché» mormorò il ragazzo del 2, girandosi attorno senza esprimersi ulteriormente, i passi non producevano rumore: era su un tappeto rosso scuro ornato da cuciture dorate di piccole conchiglie e motivi floreali.

«Sembrano i tappeti del sindaco» scherzò Cyndi.

Narek la guardò con le sopraciglia aggrottate, «che ne sai tu di come sono i tappeti del Sindaco?».

L’altra sorrise, spostandosi i capelli da davanti al viso, «segreti».

Quella conversazione stava prendendo una piega curiosa ed interessante, ma la voce di Crydee interruppe tutti, «c’è qualcosa, sotto il tappeto» – aveva urlato per farsi sentire, e infatti si trovava chinata davanti all’angolo del tessuto – arrotolato su sé stesso – che rivelava delle pietre scure poste in modo fin troppo ordinato, formando come un pezzo di cornice, e vari sassolini di diverse tonalità di verde che si mischiavano tra loro.

«Cassius, dammi una mano» mormorò Narek, abbandonando a Cyndi il proprio tridente mentre con un gesto della mano ordinava alle due di spostarsi, Crydee fece un passo indietro in modo che i due ragazzi potessero avvolgere il tappeto lungo la sua diagonale, finendo poi per calciarlo vicino al muro.

Quello che si presentò ai loro occhi fu un immenso mosaico raffigurante una sirena in posizione supina che si teneva le pinne, la schiena leggermente inarcata, la testa rivolta verso l’alto e quindi invisibile: un mare di capelli color del fuoco coprivano parte dello sfondo e qualche fiore si intrecciava alle sue braccia; la pinna della giovane era blu e dorata, le squame le risalivano lungo le braccia e i riflessi dell’acqua disegnavano onde giocose sul suo petto nudo.

«E questa?» domandò Crydee, confusa: metà donna e metà pesce?

«E’ una sirena!» affermarono in contemporanea Narek e Cyndi, sebbene la ragazza fosse molto più entusiasta della scoperta, «è una figura mitologica, o qualcosa del genere…» il sorriso scomparve lentamente dalle sue labbra, come se si fosse ricordata di qualche brutto avvenimento, «non sono belle persone, di solito rapiscono i marinai».

Narek stava in piedi al centro del mosaico, osservava le onde arancioni che erano i capelli della sirena e la curva morbida dello zigomo. Si scoprì a sorridere di fronte a quella immagine familiare, ma poi la voce di Cyndi lo risvegliò, «da noi c’è stata una Sirena, qualche mese fa, gli anziani la chiamavano così».

Anche Iyn sembrava rapita da quel racconto, Cas, anche se in disparte, ascoltava – Cane Pazzo si era nascosto dietro la tenda, ma finché non faceva rumore andava tutto bene,  «insomma, questa qui stava sempre seduta al molo e cantava una canzone associata ai racconti per far spaventare i bambini…».

«Era solo una povera pazza» sbottò Narek, in modo fin troppo irruento per non far comprendere che, in qualche modo, quell’argomento gli toccava ferite forse non totalmente cicatrizzate – oppure aperte di recente, «in tutti i casi non c’è più – sarà ritornata in mare».

Cyndi lo guardò abbassando le palpebre, nonostante cercasse di trovare un contatto visivo con l’altro, questo non ricambiava lo sguardo, «probabilmente è così» sussurrò, e l’argomento della sirena che aveva conquistato il cuore di Narek fu definitivamente chiuso.

 

 

Il quarto piano del centro di Addestramento era stato riservato a loro – e Narek non poté essere più felice: aveva una camera sua, e non un vagone che – per quanto potesse essere silenzioso e poco traballante, rimaneva sempre un vagone.

Si buttò sul letto ignorando i discorsi di Mags e dell’accompagnatore del loro Distretto, chiudendo la porta con un calcio, ma dopo qualche secondo decise che non era quello il modo di comportarsi che, forse, doveva apparire volenteroso di contribuire alla costruzione di una tattica vincente. Così si fece forza e si tirò su, aggiustandosi la maglietta azzurra che gli avevano dato. Chiuse la porta della propria stanza e salì i pochi gradini che lo portarono al salotto addobbato con vivande dall’aspetto invitante per uno… spuntino? Ovviamente, a Capitol City si mangia sempre.

Percorse con lo sguardo l’attico: Mags e l’accompagnatore si versavano da bere in lunghi bicchieri colorati e Cyndi era sparita, forse in camera sua. Agli angoli della stanza erano fermi in posizione retta con le mani congiunte davanti al busto e gli occhi bassi delle persone – Narek sapeva chi erano: senza-voce

Fece scorrere gli occhi su ognuno di loro: le pettinature corte dalla frangia dritta e le labbra dipinte di nero, addosso una giacca azzurra e nera con dei pantaloni scuri. Sembravano dei soldati – delle statue prodotte da una mano piuttosto semplice esibite lì per puro piacere. Eppure lui sapeva che erano lì perché, in qualche modo, avevano tradito Capitol City, mettendo in discussione la sua autorità e quindi la “pace”.

I suoi occhi finirino su quella che avrebbe dovuto essere una donna, stava in piedi vicino al tavolo coperto di frutta e cibo vario, i capelli di un delicato color arancione sembravano essere stati sottoposti a qualche trattamento per stingerli. Doveva essere stata una ragazza molto bella, in passato, se Capitol City non solo le aveva tagliato la lingua, ma fatto anche questo.

L’immagine di una giovane donna seduta sul molo gli passò davanti agli occhi, le sue dita intrecciavano una rete da pesca ben fatta e i piedi dondolavano sfiorando l’acqua verde sotto di lei – le sue labbra si muovevano intonando una canzone: «non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore…». Quelle stesse labbra si erano travestite da uomo per salvare il fratello – e ora erano lì.

Ecco cosa le aveva fatto Capitol City: le aveva tagliato la lingua affinchè non potesse più cantare per lui – la cosa gli fece male, anche se non la conosceva, se la Sirena del Distretto 4 non cercava più il suo audace allegro marinaio, lui non avrebbe potuto dirle che era lui.

Sospirò, rigettando indietro il senso di rimorso, di dispiacere, e forse anche di un amore morto ancora prima di iniziare. Si avvicinò al tavolo e si premurò di non guardarla negli occhi, afferrò de biscotti viola dall’aria saporita e ritornò in camera.

Era meglio se stava lì a ignorare il mondo e pensare a tornare a casa.

 

 

Il ricordo di Marja Seiren si ritrovò essere molto più scomodo del previso, tant’è che Narek dovette prendersi qualche secondo per riuscire ad accantonare il pensiero. Fu un urlo improvviso del tributo del 7 a portarlo nel mondo reale, le tende in cui era avvolto si mossero vorticosamente e alla fine Cane Pazzo riuscì a liberarsi dal tessuto scuro, arretrando in modo instabile, cadendo all’indietro e atterrando seduto – ma non parlò né urlò, rimase solo lì.

«Che gli è preso?» chiese Narek, guardando Crydee come se fosse lei la responsabile del ragazzo.

«Non ne ho idea», la voce bassa e gli occhi rivolti versi il pavimento la facevano sembrare ancora più piccola e gracile di quello che era realmente, forse avevano ragione, forse prenderla con loro era stato un errore.

«Che facciamo, adesso?» li interruppe Cassius, ponendo finalmente una domanda non poco irrilevante.

Iyn si sedette a terra, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e le gambe leggermente divaricate, «io direi di riposarci un attimo, magari aspettare che arrivi qualcuno ed ucciderlo».

«Riposare mi sembra una grande idea» la sostenne Cyndi, sedendosi vicino a lei.

«Donne» biascicò Cas, cedendo anche lui all’ozio e sedendosi a gambe incrociate, Crydee li seguì a ruota. Narek sorrise lievemente, appoggiandosi al muro vicino alla finestra, scostando di poco la tenda per vedere la strada: deserta. Cassius continuò con la sua predica, «e pensare che non abbiamo camminato molto» si passò una mano tra i capelli biondi tagliati corti e guardò Iyn, «mi sa che non sei andata a camminare molto in montagna».

«Ho preferito il combattimento corpo a corpo» ovviamente mentiva, non avrebbe mai detto il suo punto forte o debole ad un potenziale avversario, non era così stupida.

Il tempo passò così: tra conversazioni brevi, qualche lamento poco sensato di Cane Pazzo e passatempi inutili quali contare le pietre che formavano il muro davanti a loro.

La prima a prendere iniziativa fu Iyn, la stessa che si era messa seduta per prima, «mi sono stufata, andiamo?».

Mentre Cassius le rispondeva, Narek si sporse per guardare nuovamente fuori la finestra: come avevano già appurato precedentemente, erano chiusi in una cupola e il confine di questa era ben visibile grazie ai raggi che faticosamente riuscivano a filtrare attraverso l’acqua.

Per terra, i san pietrini sembravano bagnati in alcuni punti, come se si fossero formati delle pozze. Riguardò in alto e riuscì a vedere che, in alcuni punti, una crepa bianca rendeva imperfetta quella lucida semisfera, cercando di metterla a fuoco, vide la linea spezzata allungarsi da entrambe le parti e l’acqua cadere con un sonoro splash di qualche goccia nella pozza più vicina a lui.

Rientrò immediatamente, guardando gli altri mentre erano già pronti per ripartire: addirittura Cane Pazzo sembrava essere d’accordo sulla decisione di uscire e cercare gli altri tributi.

«Non possiamo» setenziò Narek, e tutti gli sguardi finirono su di lui, «uscire fuori da qui è impensabile».

«Mi prendi in giro?» chiese Cassius, inarcando un sopraciglio – sapeva benissimo che era serio.

«La cupola sta crollando» e nel momento stesso in cui lo disse la terra sotto i loro piedi tremò e una cascata di vetro e acqua piombò a terra, fuori dalla finestra, dietro di lui: non dovettero scostare la tenda per avere la certezza di quello che era appena successo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




«C’è un audace marinaio, che attendo dentro al cuore

Non conosco il suo nome, ma ho bisogno del suo amore.»

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE «viviamo e respiriamo parole»

 

Prima che me ne scordi, il mosaico che vedono è questo: this.
Sono arrivata, dopo una settimana – penso, ma sono arrivata.

Mi dispiace per il capitolo scialbo (parola colta n.1) ma davvero era necessario, in più non ero molto convinta del capitolo e quindi ho preferito finirlo il prima possibile, fidandomi del parere di yingsu che ha minimizzato il tutto con un “è bello”.

Seh, è bello.

Btw, spero che la scena finale vi abbia almeno lasciato un po’ sconcertati perché sì – moriranno tutti, già. Ho puntato molto sul background di Narek con la storia di Marja Seiren che potete trovare accennata in La rosa del mare. E se invece l’avete già letta, la fic, beh, ora sapete che fine ha fatto Marja 8D fantastico, no?

Ok, ok… Per ora è tutto, vi lascio il link de Il Forno ⌠Hunger Games EFPfanfic, un gruppo nato da una settimana circa con lo scopo di raccogliere fanwriters – e fan in generale – di Hunger Games per discutere di ciò che scriviamo/leggiamo e della saga in generale. Quindi, se volete, fateci un salto e cliccate qui – vi adorerò per sempre. ♥

→ la citazione finale è la canzone dell’Audace marinaio de Pirati dei Caraibi 4 – Oltre i confini del mare.

 

Cercherò di essere più brava~

radioactive,

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: radioactive