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Autore: Ed1505    24/07/2003    12 recensioni
"Tutto questo, forse...è solo assurda gelosia..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NULLA DI SBAGLIATO

 

La Going Merry aveva lasciato Alabasta da ormai una settimana. Dopo un primo giorno di sconforto, causato dall’assenza di Bibi, l’umore era tornato alle stelle e tutti si comportavano come prima. Tutti tranne Nami. Il suo umore, da quando erano partiti da Alabasta, era pessimo. Per la maggior parte del tempo se ne stava chiusa nella sua cabina e quando usciva non apriva bocca o rispondeva a monosillabi. In particolare sembrava avercela con Rufy. Ogni volta che lo vedeva e lui provava a dire qualcosa, gli tirava un pugno e gli urlava di tacere. Il giovane, le prime volte, ci rise sopra. Ma dopo qualche giorno cominciò ad arrabbiarsi anche lui. Quando, infine, una mattina lei gli tolse il saluto e prese ad ignorarlo, divenne furioso. Sbattendo la porta uscì sul ponte e si sedette sulla polena a guardare l’orizzonte, senza più rivolgere la parola a nessuno. Dopo un paio d’ore, Sanji si avvicinò a lui.

“Ehi, capitano. Guarda che tra dieci minuti si mangia.”

“Non ho fame.”

“Non dire balle! Il tuo stomaco si sente brontolare fin dalla cucina!”

“Sgrunt! Non capisco perché si comporta così! Che le ho fatto?!”
“Ti riferisci a Nami?”
“E a chi altri?”
In quel momento Nami, che passava per andare in cucina, sentì pronunciare il suo nome e rimase ad ascoltare.

“Cerca di comprenderla…Ormai lei e Bibi erano diventate ottime amiche. Pensa a quando si era ammalata…E’ ovvio che le manchi. E poi, conosci Nami. Piuttosto che dimostrare le sue debolezze preferisce comportarsi in modo scontroso con gli altri.”

“Però tratta così solo me! Anche se con voi è scontrosa, non vi picchia! E tantomeno vi ignora!”

“Ammetto che su questo punto hai ragione…”

“E poi anche a me Bibi manca moltissimo! Però non per questo ti vengo a picchiare!”

Sanji scorse con la coda dell’occhio un movimento e si voltò giusto in tempo per vedere Nami che entrava di corsa nella sua cabina. Con gesti lenti e meccanici, il cuoco si accese una sigaretta e soffiò fuori il fumo.

“Bisogna anche vedere che non sia proprio questo il motivo della sua rabbia…”

“Che hai detto? Non ho sentito.”

“No, nulla. Dicevo che è meglio entrare per il pranzo.”

“Ok. Effettivamente ho un po’ d’appetito!”

“Immagino, sì.”

Ed andarono insieme in cucina. Arrivati trovarono Usop, Zoro e Chopper già seduti a tavola.

“Nami?”

“Dice che non ha fame. E’ andata in cabina.”

“Ah…”

Rufy mostrò un’espressione assorta. Poi, avvertendo gli sguardi di tutti su di sé, afferrò un pezzo di carne e, prima di ingoiarlo, disse, con finta allegria:

“Tanto peggio per lei!”

Intanto, nella sua cabina, Nami stava distesa sul letto con le braccia incrociate dietro alla testa e pensava. Tutti avevano frainteso il motivo del suo nervosismo. Certo, sentiva anche lei la mancanza di Bibi. Era stata una cara amica. Tuttavia, quando pensava a lei, più che tristezza provava rabbia. E le tornava in mente il momento in cui avevano capito che non li avrebbe seguiti. Rufy non voleva accettarlo e si era arrabbiato. In un impeto di rabbia, Nami afferrò il cuscino e lo lanciò contro la parete, urlando:

“IDIOTA!!”

Poi si riscosse e si alzò per riprendere il cuscino.

“Ma che diavolo mi prende? Perché ogni volta che ripenso a quella scena mi sento invadere dalla rabbia? Ormai non riesco neanche ad avvicinarmi a Rufy, perché quando lo vedo desidererei solo urlargli in faccia che lo disprezzo. Anche se non è vero. Uffa!!”

Si sedette pesantemente sul letto, stringendo a sé il cuscino. Poi si voltò verso il comodino ed afferrò la foto che ritraeva lei, Nojiko e Bellmer.

“Mamma…Sorellina…Secondo voi, che cosa dovrei fare? Se foste qui con me, forse potreste aiutarmi a capire cosa mi sta succedendo. Forse sto diventando pazza…Rufy è il mio più caro amico, eppure ultimamente mi sento male ogni volta che lo vedo. Vorrei chiedergli scusa per come mi comporto, ma quando sono di fronte a lui mi escono solo insulti. E’ tutto così assurdo…E poi anche Bibi…So di volerle molto bene e di essere profondamente legata a lei. Ma dentro di me, in un piccolo angolo del mio cuore, sento anche di odiarla. Perché? Voi sapreste darmi una risposta?”
Rimise a posto la foto e con la mano destra sfiorò la spalla opposta. Poi posò la mano sul suo tatuaggio. Le faceva ancora male, ogni volta che ripensava a quando se l’era tempestato di pugnalate. Soffriva, ma subito dopo il cuore cominciava a batterle forte e non poteva fare a meno di sorridere. La grande mano di Rufy che afferrava la sua…Il suo sguardo serio, che la fissava in un misto di rabbia e determinazione…Il suo cappello di paglia, impregnato del suo profumo e del suo calore, calcato con forza sul capo. E poi il suo urlo.

“IO TI AIUTERO’!!!”

Mai, prima di quel momento, si era sentita così al sicuro. In quell’istante, seppe con certezza che avrebbe potuto affidarsi completamente a lui, senza correre nessun pericolo. E, anche se non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa, era ciò che aveva fatto. Fingeva di non aver bisogno di nessuno, ma in realtà non sarebbe stata nemmeno lì, se non fosse stato per Rufy. Quella volta che si era ammalata…il suo capitano aveva scalato una montagna a mani nude, con lei sulle spalle, pur di portarla da un medico. E se si soffermava un momento a pensare…erano innumerevoli le volte in cui lui le aveva salvato la vita. Su quella nave, Rufy, le era caro più di chiunque altro.

A quel pensiero Nami si riscosse di colpo. Scattò in piedi, facendo cadere a terra il cuscino, e si portò un mano alla bocca.

“Come mi è saltato in mente un pensiero del genere? Rufy è importante come qualunque altro amico! Perché mai dovrebbe essere speciale? …Però…è vero che lui mi ha aiutato moltissimo. E’ stato lui a liberarmi da Arlong. A cancellare tutto ciò che mi legava a lui…E’ stato fantastico…Ma questo non vuol dire che sia speciale! E’ solo un amico, esattamente come Zoro, Bibi, Sanji, Usop e Chopper…Già…O forse no…Ah, non capisco più nulla!!!”

TOC TOC.

Qualcuno bussò alla porta della sua cabina. Era Sanji, che entrò con un vassoio in mano.

“Ho pensato che potessi avere fame. Ti ho portato da mangiare.”

“Ah…grazie.”

Nami cominciò a mangiare, osservata dal cuoco.

“Beh, ti ho ringraziato. Perché ora non te ne vai?”
“Volevo parlare un attimo con te.”

“E allora parla, no? Mi da fastidio essere osservata mentre mangio!”

“Sì, scusa. Senti…Prima, mentre io e Rufy parlavamo…ci hai sentiti, vero?”
La giovane si bloccò di colpo, con la forchetta a mezz’aria. Poi la posò , lentamente, senza guardare in volto l’amico e senza rispondergli.

“Come immaginavo. Ma non devi prendertela per quello che ha detto. Lui l’avrebbe detto riferendosi a chiunque.”

“Non capisco di che parli…Perché dovrei prendermela se Rufy vuole bene a Bibi? E’ libero di fare ciò che gli pare, no? Anzi, per quanto mi riguarda, poteva benissimo restarsene ad Alabasta con lei.”

“Sai meglio di me che se Rufy ci abbandonasse, finiremmo immediatamente di essere una ciurma. Se persone diverse come noi riescono a viaggiare insieme, è solo perché c’è lui. Almeno, per me, Zoro, Chopper e Usop è così. Per te no?”
Il silenzio di Nami fu chiaramente una conferma. Il cuoco sorrise.

“Se vuoi un consiglio, mia cara Nami…devi parlare a quattrocchi con il nostro caro capitano. Penso che per lui essere ignorato da te sia anche peggio che subire i colpi di Arlong e Crocodyle messi insieme. Non l’ho mai visto così giù di morale.”

“Io non lo faccio apposta. Non so nemmeno io perché mi comporto così. E’ più forte di me. Ogni volta che lo vedo, sento dentro una gran rabbia.”

“Eh eh. Lo immagino. Accade a tutti!”

“No, è diverso dal solito. Prima mi faceva innervosire la sua stupidità e lo picchiavo per scherzare. Ora, invece, sto proprio male. E mi dispiace vederlo giù a causa mia, ma non so che fare.”

Sanji la osservò attentamente. Poi le si avvicinò, gli occhi a forma di cuore.

“Oh, dolce Nami! Con quest’espressione affranta sei ancora più bella! Fuggiamo insieme!”

Un pugno sulla testa lo atterrò.

“Cretino!”

“Ohi ohi. Eh eh, stavo scherzando. L’unica cosa che puoi fare è parlarci. Essere sincera. Poi, il resto verrà da sé. Sai bene anche tu che con Rufy queste cose diventano sempre più semplici. Lui è assolutamente incapace di prendersela seriamente con un amico.”

“Questo è vero. Ok, andrò a parlarci. Grazie, Sanji. Non mi sarei mai aspettata un simile comportamento da te.”

“Ma dolce Nami, lo sai che farei qualsiasi cosa per te! Non voglio vederti triste! E poi, così mi mostrerai la tua gratitudine con un bel bacio!”

“Dai. Sii serio, per una volta. In realtà non provi alcun interesse per me, vero?”
“Io provo interesse per tutte le belle donne, Nami. Ma tu sei speciale. Sei mia amica. E anche Rufy lo è. Ecco perché vi sto aiutando.”

“Beh, grazie.”

E gli strizzò l’occhio. Lui sorrise ed andò in cucina.

Zoro dormiva in cabina, Chopper e Usop facevano strani esperimenti dentro al piccolo laboratorio e Rufy stava sulla polena. Era davvero la sua postazione preferita. Nami gli si avvicinò un po’ titubante. Non sapeva come comportarsi. Poi optò per un atteggiamento disinvolto.

“Ehi, capitano!”

Gli tirò un pugno sulla testa, facendogli allungare il collo. Rufy si voltò, arrabbiato.

“Ahio! Chi cavolo è?!”
Si zittì, vedendo di chi si trattava. Poi mise il broncio e si girò nuovamente verso il mare.

“Prima mi ignori e ora mi picchi senza ragione?”
Lei rise, battendogli la mano sulla schiena.

“Ah ah, scusa, scusa! Ma credevo che ti fossi addormentato!”

“No, ero assorto in profonde riflessioni!”

Lei lo guardò con gli occhi sbarrati, poi scoppiò a ridere, piegandosi in due e tenendosi la pancia. Rufy saltò giù dalla polena, infuriato. Nami riuscì a balbettare, tra le risate:

“S- scusa, Rufy! Ma proprio non ti ci vedo a perderti in profonde riflessioni! Al massimo potrai pensare a come rubare cibo dalla dispensa di Sanji!”

Nami continuava a ridere e, come volevasi dimostrare, Rufy non riuscì a restare arrabbiato. Si fece contagiare dalla risata e scoppiò anche lui. Quando entrambi ebbero ripreso fiato e si furono asciugati le lacrime, rimasero appoggiati al bordo della nave, a fissare il tramonto in silenzio. Dopo un po’, Nami sbirciò il profilo del suo capitano ed il cuore le mancò un battito. Sentendosi osservato, Rufy si voltò a guardarla e lei si girò di scatto verso il mare.

“Ehi, Nami, che hai? Sei tutta rossa! Hai di nuovo la febbre?”
“N- no, no! E’- è la luce del tramonto che mi fa sembrare rossa!”

“Sarà…”

Nami alzò il pugno e lo fissò con sguardo truce.

“Metti in dubbio le mie parole?”
“No, no! Per carità!”

“Ah, ecco…”

E scoppiarono nuovamente a ridere. Nami era felice. Si sentiva sempre così in presenza del suo capitano. Beh, per lo meno, accadeva prima dell’arrivo ad Alabasta…La giovane navigatrice abbassò lo sguardo e prese a fissarsi le mani.

Anche il capitano di gomma era felice, perché Nami era tornata quella di sempre. Era da prima del loro arrivo ad Alabasta che non si sentiva così tranquillo e sereno in sua compagnia.

“Senti, Rufy…”

“Eh?”
“Ecco…Mi…mi spiace di essermi comportata male con te, in questi ultimi giorni. Tu non avevi fatto nulla di male ed io ho sfogato il mio nervosismo su di te.”

Rufy la osservò, un po’ sorpreso. Non era da lei chiedere scusa in quel modo. Pensò che forse si sentiva in colpa.

“Ah, per quello. Non fa nulla. Non ci avevo nemmeno fatto caso…”

Nami sorrise e mentalmente lo ringraziò. Sapeva che stava mentendo per non farle pesare il suo comportamento assurdo.

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La navigatrice strinse forte le mani e si morse il labbro inferiore. Non sapeva se stava facendo la cosa giusta. Però voleva sapere.

“Ecco, ma…A te…manca molto Bibi?”
Rufy non capì il senso della domanda e la guardò. Ma lei sfuggì al suo sguardo.

“Voglio dire…Non ti sarebbe piaciuto rimanere lì ad Alabasta, con lei?”
Senza neanche pensarci, Rufy rispose istintivamente.

“No. Perché sarei dovuto rimanere lì? Così non avrei potuto realizzare il mio sogno!”

L’ingenua semplicità con cui Rufy aveva risposto alla sua domanda fece voltare Nami. Che, vedendo sul volto del capitano un’espressione stupita, non poté fare a meno di sorridere.

“Perché ridi, adesso?”
“E’ che sei davvero un ingenuo, Rufy.”

“Tu dici…?”
Nami lo fissò, strabuzzando gli occhi. Poi le venne un sospetto. Sul bel viso le si dipinse un sorriso malizioso. Con un braccio circondò il collo di Rufy e avvicinò il viso al suo. Poi gli sussurrò, in un orecchio:

“Rufy…tu sai cosa significa ingenuo, vero?”
Lui rimase zitto per qualche istante, stupito per quell’improvvisa e inaspettata vicinanza. Poi sorrise, esclamando:

“Beh, a dire il vero…non ne ho la più pallida idea!!”

Entrambi scoppiarono a ridere, senza però separarsi. Improvvisamente, Nami si rese conto della situazione in cui si trovava. Le sue braccia circondavano il collo di Rufy ed il suo volto era nascosto sulla spalla di lui. Intanto Rufy, istintivamente, le aveva posato le mani sulla vita e la circondava in un tenero abbraccio. La ragazza smise di ridere di colpo ed alzò di scatto la testa. Si trovò a pochi centimetri dal volto di Rufy, che la fissava, stupito quanto lei. Per qualche istante rimasero immobili a fissarsi negli occhi. Entrambi erano arrossiti e questo risvegliò Nami dallo stato di trance in cui era caduta. Si staccò rapidamente da lui, allontanandosi di qualche passo. Rufy la fissò, uno sguardo tra il confuso ed il deluso. La navigatrice evitò di guardarlo in viso e tornò a fissare il mare. Quando il suo cuore ebbe ripreso un ritmo regolare, sospirò.

“Comunque, Rufy…Tu sei molto affezionato a Bibi, vero?”
“Beh, è una mia amica.”

“Però…hai combattuto davvero furiosamente contro Crocodyle. Hai difeso Bibi con tutte le tue forze, sia con i fatti che a parole. Raramente ti ho visto così determinato.”

Rufy la guardò, serio.

“Avrei fatto la stessa cosa per chiunque. L’avrei fatto…anzi, L’HO fatto anche per te. E lo rifarei ancora, se servisse a fermare le tue lacrime.”

Di nuovo il ritmo cardiaco di Nami accelerò bruscamente. Ripensò ad Arlong. A tutto ciò che era accaduto a Cocoyashi. A Rufy, che si era quasi fatto ammazzare, per lei. E che le aveva prestato il suo preziosissimo cappello. Allora decise di chiedergli un’altra cosa.

“Il tuo cappello…Ricordi? Prima di andare a combattere contro Arlong me lo desti. Perché? Non era il tuo tesoro più prezioso? La prima volta che lo toccai te la prendesti con me e mi ordinasti di restituirtelo immediatamente.”

“Beh, allora non ti conoscevo ancora. Temevo volessi portarmelo via. Invece, prima di andare ad Arlong Park, te l’ho dato perché non volevo che si rovinasse, durante il combattimento. L’ho dato anche a Bibi, una volta. Quando dovevo fermare quel gigante, Dori. O era Brogi? Tu te lo ricordi?”
Nami non rispose. Ciò che aveva appena sentito non la rendeva affatto felice. Avrebbe preferito non essere paragonata a Bibi. Fino a quel momento aveva creduto di essere stata l’unica persona a cui Rufy avesse affidato il suo benamato cappello. E invece l’aveva dato anche a Bibi. In un moto di rabbia si conficcò le unghie nel palmo delle mani. Rufy la osservò sorpreso. Poi le batté una mano sulla spalla.

“Però, sai…C’è anche un altro motivo per cui ti ho affidato il mio cappello, ora che ci penso. Me l’ero dimenticato. Ecco, quella volta avevo il terrore che tu non volessi più tornare sulla Going Merry. Così te lo affidai, pensando che, per restituirmelo, saresti dovuta venire anche tu. E poi, sembravi disperata, così ho pensato che averlo con te ti avrebbe tirato su il morale. Con me funziona sempre!”

Nami si staccò dal bordo della nave e si avvicinò al suo capitano. Gli si posizionò davanti, fissandolo negli occhi.

“Quindi…a te dispiacerebbe se io decidessi di lasciare voi e la Going Merry per navigare per i fatti miei…”

Sul volto di Rufy si dipinse un’espressione sconvolta. Gli occhi sbarrati, la guardava incredulo. Nami temette fosse sul punto di scoppiare a piangere.

“Va bene. Questa tua reazione mi basta. Ho capito che anch’io sono importante per te. Per il momento mi accontento di essere messa sullo stesso livello di Bibi.”

Il giovane continuava a fissarla, senza capire. Lei gli sorrise e, approfittando della sua distrazione, gli sfiorò le labbra con un tenere bacio. Rimasero uniti per qualche istante, poi lei si separò da lui e fece per andarsene. Ma Rufy la bloccò.

“Aspetta, Nami! Perché, ora, hai fatto questo?”

“Questo, cosa?”
“Questo!” – e con un dito indicò le sue labbra. Lei lo osservò da sopra la spalla.

“Ti ha dato fastidio?”
“Eh…no. No, anzi, però…Non è una cosa che si fa normalmente tra amici, mi pare.”

“E allora che è che lo fa, di solito?”
“Beh, gli…gli innamorati, no?”
Nami gli sorrise maliziosamente.

“Allora non ho fatto nulla di sbagliato.”

S’incamminò verso la cabina, mentre lui la osservava, meditando sulle sue parole. Dopo un po’ ebbe come un’illuminazione. La rincorse, bloccandola sulla porta della cabina. L’afferrò per le spalle e, stringendola a sé, la baciò. Quando si furono separati, lei lo fissò sconvolta e lui, sorridendo, disse:

“Nemmeno io ho fatto nulla di sbagliato, allora!”

Nami, dopo qualche istante di puro stupore, ricambiò il sorriso. dopodiché entrarono insieme nella sua cabina. Intanto, lì vicino, Sanji li osservava sorridente. Quando i due si furono chiusi la porta alle spalle, spense la sigaretta ed andò in cucina a preparare la cena.

Circa 30 minuti dopo, Zoro entrò in cucina, dove si trovavano il cuoco, Usop e Chopper. Guardò il tavolo, apparecchiato solo per quattro.

“Beh? Rufy e Nami?”
“Stasera saltano la cena, hanno altro da fare.”

“Ma non farmi ridere, cuoco! E’ impossibile che Rufy salti la cena! Nemmeno se stesse crollando il mondo!”

“Beh…Evidentemente il nostro capitano ha trovato qualcosa di più importante del cibo…”

“Ehi, ma stiamo parlando della stessa persona? Monkey D. Rufy, il nostro capitano?”

“Bah, a te manca del tutto lo spirito romantico, Zoro! Lascia perdere e mangia, che è meglio.”

I quattro cominciarono a mangiare, non senza che Zoro pensasse stupito:

<>

Il mattino successivo, Nami si risvegliò tra le braccia di Rufy. In un primo momento si chiese che diavolo ci facesse Rufy nel suo letto, poi ricordò e sorrise. Lo svegliò con un lieve bacio sulle labbra. Lui aprì lentamente gli occhi e la guardò con espressione sorpresa, tirandosi su a sedere.

“Nami! Che ci fai, qui?!”
La navigatrice lo fissò, incredula. Poi gli tirò un pugno in testa.

“Idiota! Possibile che ti sia dimenticato tutto? E poi ti faccio notare che siamo nella MIA cabina!”

Improvvisamente parve ricordare. Si batté un pugno sul palmo della mano, poi arrossì di colpo.

“Ecco, direi che ora ti sei ricordato.”

“Eh, già. Scusa…”

“Fa niente, fa niente. In fondo, non è che mi aspettassi molto altro da te…”

Rufy la vide assumere un’espressione triste, allora si distese nuovamente, tirandosela dietro e facendole poggiare il capo sul suo petto muscoloso, mentre con un braccio le circondava le spalle.

“Ehi, che fai?!”

“Mi piace stare così con te.”

Quella frase spiazzò completamente Nami, che arrossì a sua volta. Nell’imbarazzo, riuscì a balbettare:

“Ah, b- beh, a- anche a me piace…” – poi si rilassò tra le sue braccia.

Dopo qualche minuto passato ad ascoltare i reciproci respiri, Nami cercò la mano libera di Rufy ed intrecciò le dita alle sue. Poi disse:

“Senti Rufy…Io…ho capito perché ero così arrabbiata con te e Bibi. Ero gelosa. Credevo…Temevo che tu fossi innamorato di lei.”

“…”

“Perché non dici nulla?”
“Perché credo non ci sia nulla da dire. Ti sbagliavi, e ora lo sai.”

Nami gli strinse la mano con forza.

“Certo che sei un bel tipo, sai? Dici queste cose come niente fosse.”

“E come dovrei dirle, scusa?”
“Lascia perdere…Comunque, Rufy…Ecco, io…ti…”

“Anch’io.”

“Ma se non ho nemmeno finito la frase! Come fai a sapere cosa stavo per dire?”
“Lo so e basta. Penso che per entrambi sia troppo presto per riuscire ad esprimere a parole ciò che sentiamo.”

Lei sorrise maliziosamente.

“Allora ciò che è accaduto stanotte era il tuo modo per esprimerlo con i fatti?”

Rufy la guardò, sorridente. La baciò appassionatamente e, circondandola con entrambe le braccia, disse:

“Non ho fatto nulla di sbagliato!”

Allora lei ricambiò il sorriso, stringendosi a lui, e si abbandonò completamente a quella nuova felicità.

 

FINE

  
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