Hai la febbre? (Seconda parte)
“Professoressa, sta bene?” le chiede la segretaria, quando passa da lei a lasciarle alcuni documenti.
La domanda coglie Julia completamente di sorpresa.
“Ma... credo di sì, perché?” è tutto quello che sa rispondere.
“... è pallida e ha gli occhi lucidi, come se avesse la febbre” spiega la donna.
“Davvero? Io non mi sento niente”.
La donna scuote la testa. Mentre Julia va via, sente che la signora Hofmaier sussurra alla sua collega:
“... lavora troppo, povera ragazza, è così sciupata!”
Lei con la febbre, lei pallida, lei sciupata, lei che forse lavora davvero troppo e dovrebbe darsi una calmata. Al ritorno dalle vacanze hanno incominciato con questo ritornello, prima suo padre e sua madre, poi Uta, quindi addirittura Levin; e ora la segretaria. Sembra una congiura. O forse si nascondono semplicemente dietro alle parole, e dicono che è pallida e ha l’aria febbricitante perché a questo mondo la buona educazione, il pudore, la decenza, la paura ci hanno insegnato a dire una cosa per un’altra.
Dite quello che pensate davvero, mamma, papà, Uta, Stefan, signora Hofmaier: qualcosa di troppo forte ti è caduto addosso, Julialein, e ora ti sta consumando.
Le anime semplici direbbero che è passione, passione folle, passione totale, eccetera eccetera.
Ma è passione quello che provo? Non è solo esaltazione la mia? Non è solo vanità? Non è solo pazzia dovuta alla troppa solitudine? Non sono solo una stupida donna ferita che cerca la rivincita? Julialein, che non è stata capace di tenersi neanche il padre di suo figlio, va a letto col grande calciatore idolo di mezza Germania! Quale amore, quale?... E lui?... Perché continua a cercarmi, a volermi, perché non mi lascia in pace? Oh, fosse stata soltanto una botta e via, non avrebbe fatto tanto male. Invece così è come essere avvolti nelle spine, ogni movimento toglie il respiro.
Penso a lui e vorrei scoppiare a piangere, pronuncio il suo nome e la voce mi si spezza a metà.
Qualcuno mi aiuti. Qualcuno mi salvi.