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Autore: SaraRocker    15/12/2013    2 recensioni
storiella -rigorosamente- Spuffy
Ambientata alla fine della seconda stagione. Buffy e Spike si sono alleati per sconfiggere Angelus, ma seppure i due riescono a salvare il mondo, Angel non riacquista la sua anima e Spike non riesce a riottenere la sua Drusilla.
I due alleati sono quindi costretti ad evadere per la loro sopravvivenza, legati da un patto di sangue fatto poco prima della battaglia.
-Estrattp cap.9-
-Drusilla si portò a sedere contro la testiera del letto, gli occhi imperlati di lacrime "Odori di lei... Sei impregnato di lei... Dentro, fino alle viscere." sibilò indicandolo. La mano tremante.
"Stai delirando"
"No, William... Lei ti entrata dentro più profondamente di quanto abbia mai fatto io..." gli rispose poi, troncando immediatamente ogni suo pensiero e sgombrandogli istantaneamente il cervello.
"Sin da quando l'hai vista la prima volta... Lei ti ha ossessionato" proseguì Drusilla, non potendo nascondere un profondo dispiacere nella sua voce "Dicevi di odiarla, perchè avevi paura di ammettere di amarl-" "Stai dicendo idiozie!" la interruppe improvvisamente, gridandole contro con disprezzo, in bilico di fronte ad un precipizio spaventosamente profondo.-
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buffy Anne Summers, William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Promise

-Mia dolce Drusilla, addio.


L'ansia lo attanagliava e nonostante il ragazzo non sapesse spiegarsi quella situazione, non potè fare a meno di assecondare quel senso che lo pervadeva completamente, rendendolo parte di se, facendolo diventare adrenalina in circolo, pronta a farlo scattare sul posto.
La vide di fronte a lui, il volto spaventato, alla ricerca di conforto ed all'istante lui avvertì il bisogno di soddisfarla. Afferrò saldamente il suo polso teso leggermente in sua direzione, per poi trascinarla con sé verso una corsa che -era certo- li avebbe portati alla salvezza.
Correva coraggiosamente il biondo, mantenendo un'andatura adattabile anche al passo di lei, così da non causarle troppa fatica, mentre i loro passi -veloci- scandivano tetramente il tempo all'interno di quell'universo pressocchè buio. Lei aveva iniziato ad affaticarsi, sospirava rumorosamente, pur non rallentando, come intenta a non deluderlo.
Poi, però, un muro di fronte a lui, gli bloccò la via. Si sentì soffocare -come fosse stato possibile-. Non era riuscito a salvarla? 
La guardò, i suoi occhi verdi da spaventati divennero solari nell'istante in cui una figura, dal fondo della strada, apparve d'innanzi a loro, mostrandosi apertamente, facendo capire ad entrambi di chi si trattasse. Improvvisamente lei lasciò la mano di Spike, dirigendosi verso il nuovo arrivato che, vendendola giungere in sua direzione, sorrise sornione, vittorioso.

Un altro punto per te, maledettissimo Peaches.

William serrò i pugni sui fianchi decisamente collerico, non potendo accettare tutta quella ostentazione da parte del moro. Il tutto mentre ormai la cacciatrice lo aveva raggiunto abbracciandolo.
"Maledettissimo bastardo..." imprecò semplicemente Spike, restando immobile sul fondo di quel vicolo cieco, stringendo la mascella e sibilando a denti stretti, facendo sorridere nuovamente il proprio sire.
Angel baciò Buffy. Un tocco casto, a fior di labbra, per poi muovere qualche passo in direzione del biondo, lasciando la ragazza distante, improvvisamente con il volto cupo.
"Cosa pensavi di fare?" lo canzonò giuntogli di fronte, scrutando i suoi occhi azzurri completamente irati. Non era propriamente provocatorio, in realtà. Era Spike che non poteva evitare di avvertire le sue parole in quel modo. Il suo tono in realtà era sempre il medesimo, quello colmo di sentimenti e stupidissimi romanticismi che lui non era degno di provare.
"Sei davvero arrogante, William" aggiunse poi il moro, scuotendo il volto come per mostrarsi deluso del comportamento del proprio Child. Ma nonostante ciò, Spike non si scompose, teso ad osservare il volto della cacciatrice.
"Spero tu stia scherzando..." disse poi non appena ebbe concluso di contemplare lei "Mi hai sempre rubato ogni gioia, Angel... Che tu avessi o meno un'anima" proseguì il biondo, ora osservando l'oggetto del suo odio profondo e radicato ormai da più di cent'anni.
Un tocco lo distrasse, però, dal suo discorso. Si voltò istantaneamente verso la propria mano, abbassando lo sguardo, dove vide una seconda stringerlo. Buffy gli era giunta al fianco improvvisamente, confondendolo. Istantaneamente tornò a guardare il punto dietro Angel dove prima si trovava la bionda, vedendolo vuoto. Era tornata da lui.

Avvertì una piacevole leggerezza invaderlo.

"Vuoi ricambiarmi il favore?"
Nuovamente quella domanda, tanto insinuante e viscida quanto incredibilmente incomprensibile. Angel era di fronte a lui in attesa di una risposta che il biondo non sapeva dargli. Avvertì il nervosismo aumentare, venendo però immediatamente placato da una carezza della cacciatrice, dolce e infuocata. Perchè era così dannatamente sensuale e leggera? Avrebbe potuto spezzarle il collo senza nemmeno sforzarsi, oppure decidere di abbandonarsi a lei totalmente, costringendosi a piegare -forse- più del dovuto. Inutile dire quale delle due opzioni fosse più semplice da seguire. Necessario specificare quale lui avrebbe però scelto. Non voleva assolutamente uccidere Buffy.
"Dannato inferno!" imprecò il biondo affilando il proprio sguardo verso il moro "Che diavolo intendi?"
"Cosa?" domandò il sire inclinando di lato il capo, palesemente spiazzato da quella domanda -a quanto pareva- immensamente ovvia per lui.
"Quelle maledettissime parole! Quella tua odiosa voce e quella viscida domanda! Spiegati Angel, evitiamo discusisoni!" Esclamò immediatamente il biondo in risposta, alzando le braccia in aria spossato. Aveva decisamente superato la propria soglia di pazienza.
Il moro sorrise semplicemente, non dicendo nulla, deridendolo con quella sua tipica superiorità che era convinto di possedere. 
Aveva passato la sua intera esistenza ripetendo ai propri ignari child quanto fosse fondamentale la classe, ed il primo ad avergli sputato in faccia la realtà -Spike-, lo aveva iniziato ad odiare fervidamente. Angel, in realtà, non era nulla di più di William il sanguinario: solo un sudicio vampiro.
"Pensi di essere supeiore, ho ragione Peaches? Ti sbagli, stramaledettissimo essere!" gli inveì nuovamente contro Spike, non allontanandosi però da Buffy "Io valgo esattamente quanto te!" continuò gridando.
"Classe?" lo schernì poi sempre il biondo, ironizzando su quella parola che lo aveva perseguitato dacchè era divenuto demone "Non ci serve! Siamo cadaveri in grado di camminare e niente altro! Vantarsi di tutto questo è pressocchè patetico"
"Infatti sono cambiato..." gli rispose pacatamente Angel, dimostrandosi fin troppo controllato perchè Spike potesse capirlo.
"Non è vero! Sei di nuovo qui, dannazione! Per prenderti ciò che mi spetta! Ciò che voglio io!" lo riprese William, quasi con le lacrime agli occhi, frustrato da quella presenza "Proprio come un secolo fa!"
"Vuoi ricambiarmi il favore, dunque?" incalzò quindi il moro, facendo improvvisamente comprendere al biondo quelle parole che per intere nottate lo avevano tormentato.
"Io non desidero Buffy nel modo in cui la vuoi tu" soffiò dunque, afflitto persino dal proprio subconscio, ormai resosi conto da qualche minuto di essere in un proprio sogno. La sua mente stava giocando malignamente con la sua confusione ed era davvero avvilente, constatò Spike.
"Tu la ami..."
"Io la voglio uccidere!" rettificò prontamente il biondo, scuotendo il capo completamente rabbioso. Nel frattempo, la cacciatrice che stava sognando, continuava a stringergli la mano apprensivamente, e nonostate le accuse di Angel, desiderò tenerla sempre così.
"Quante stupidaggini..."

Quella volta a parlare fu una voce alle sue spalle. Quando Spike si voltò per riconoscere chi fosse, rimase allibito nel vedere la propria figura riflessa in uno specchio. 
Anzi, no. Quello non era Spike, ma William.
Il completo color autunno e la camicia bianco sporca, il tutto decorato con un nastro al colletto, uno dei tanti donatogli dalla madre. I capelli lunghi raccolti in una coda e gli occhiali sottili e leggeri a posarsi sul suo naso.
Non colse nemmeno l'ironia nel vedere la propria figura in uno specchio -essendo vampiro- tanto che era scosso dall'immagine propostagli.
"Io..." boccheggiò il vampiro biondo osservando la sua figura, seppur in versione ottocentesca, non sapendo cosa dire.
"Ora menti persino a te stesso..." lo schernì il poeta, tenendo in mano un tacquino ed una vecchia stilografica. Le punta delle dita della mano destra erano macchiate d'inchiostro, particolare che in passato -effettivamente- lo distingueva spesso, e per il quale la madre lo riprendeva assiduamente.
"Prima Cecily..." tornò a parlare William Pratt, il nobile uomo oltre lo specchio "Poi Drusilla..." proseguì appuntando su un foglietto giallognolo, decisamente antico, le proprie parole "Ed ora la cacciatrice."
Sorrise non appena ebbe trascritto le proprie parole "Troverai mai qualcuna in grado di amarti davvero?"
Quelle parole ferirono profondamente Spike, il vampiro centoventenne che ancora serrava le proprie dita attorno a quelle della cacciatrice onirica che lo affiancava "Drusilla mi am-" "No, non era amore, e lo sai." lo interruppe prontamente il poeta severamente.
"Lo sai perchè io lo so." aggiunse poi prima di tornare a puntare la punta della penna contro il foglio. Non parlò, bensì scrisse velocemente, ma elegantemente una sola parola, per poi voltare il piccolo libricino e mostrare la pagina al vampiro. Spike sussultò. Al centro di quel manto biancastro antico, spiccavano quattro sillabe che gli fecere crollare il mondo improvvisamente sulle spalle.

'Schiavizzato'.

"Il rapporto che si crea tra Sire e Child non sempre è amore. Non per entrambi" aggiunse poi il poeta, prima di richiudere il libretto tra le sue mani facendo sbattere rumorosamente le pagine tra loro, provocando un rumore sordo che improvvisamente divenne il solo suono tutt'intorno, perennemente rimbombante.


Aprì gli occhi di scatto. Era nel proprio letto, all'interno del piccolo appartamento a Los Angeles, sdraiato a pancia in sù con lo sguardo rivolto verso il soffitto buio. Le lenzuala gli arrivavano sino al bacino ed il torace era scoperto. Si portò una mano sulla fronte, trovandola fredda -come sempre, infondo-, ed immediatamente pensò che, se solo fosse stato umano, probabilmente la pelle sarebbe stata totalmente sudata.
Recentemente, i suoi sogni si erano fatti particolarmente incisivi. Tanto da agitarlo profondamente. Era stato certo che non sarebbe più successo, almeno non durante la sua vita da vampiro. Nemmeno quando Drusilla aveva sofferto tanto per la propria misteriosa malattia, lui aveva fatto sogni tanto afflitti e confusi. Gli pareva quasi che il suo subconscio stesse cercando di comunicare con lui, e quando si rese conto che effettivamente era così, scattò velocemente in piedi senza nemmeno accendere la luce dell'appartamento. Non voleva soffermarsi troppo sulla situazione che lui stava vivendo e che nemmeno comprendeva a pieno. Si concentrò qualche momento, sufficiente per udire il battito cardiaco della cacciatrice, avvertendolo ancora calmo ed intorpidito dal sonno, segno che lui non la aveva disturbata nonostante i suoi scatti veloci ed innervositi.
Si voltò dunque in direzione dell'angolo del monolocale che doveva -teoricamente- fungere da cucina, per poi aprire il piccolo frigorifero ormai in rovina e rovistarci all'interno. Era spossato e tutto ciò che desiderava era un buon sedativo abbastanza potente da annebbiargli la mente, anche solo qualche minuto.
La luce dell'elettrodomestico si azionò dopo qualche secondo, ormai rovinata dalle condizioni patetiche in cui era costretta, mostrando al vampiro una bottiglia spiccare sul fondo del frigorifero. Sorrise istantaneamente vedendo il liquido trasparente dentro essa, e la afferrò prontamente, stappandola e coricandosi contro una parete, già bevendone un sorso.
La vodka non aveva mai avuto un sapore più appagante, ed all'istante avvertì un bruciore invaderlo, seguito da una leggera calura. Meraviglioso!

Era davvero destabilizzato: le sensazioni erano troppe e decisamente turbolente. Avrebbe voluto uccidersi all'istante, rinunciando persino al suo orgoglio di combattente -con doverosa morte in battaglia- pur di mettere un punto ai propri pensieri. Forse, si sarebbe persino divertito ad infilzarsi lentamente e sadicamente con un paletto sufficientemente affilato da addolorarlo prima ancora di renderlo polvere. Oppure -sempre forse-, si sarebbe potuto tagliare la testa o togliersi l'anello, aspettare l'alba ed uscire alla luce accecante del giorno.
Ma poi gli bastava un pensiero, troppo veloce e fugace, perchè ogni proposito di suicidio svanisse: Buffy.
Non poteva sopportare l'idea di non potere più avvertire il suo odore vanigliato, ma delicato, mischiato con perfetta cura all'aroma del suo sangue, pulsante sottopelle. Non sarebbe riuscito a pensare di dirle addio e non rivedere più il suo viso contrito in un'espressione colma di disapprovazione per una sua battuta di troppo, magari oltremodo tagliente ed offensiva nei confronti del moro -Xander-.
Esatto, era per questo. Si divertiva a stuzzicarla ed infastidirla, nulla di più. Amava vederla contorcere le labbra sull'orlo di una sfuriata, rinfacciandogli propositi di odio eterno. Amava ogni sua espressione: la sua ansia, la sua rabbia, il suo disappunto e quei sorrisi. Quelle espressioni felici e dolci appena accennate che gli rivolgeva raramente al posto che dirgli un semplice 'grazie', troppo orgogliosa per abbassarsi a tanto. Oppure quell'istante in cui le sue labbra si incurvavano all'insù sorridenti di fronte ad una sua battuta colma di ironia. Avrebbe voluto prendere quei momenti e farli durare per sempre...
Sgranò lo sguardo.

Ma chi voleva prendere in giro? 

Ingoiò  un nuovo sorso di vodka, sperando di perdere il filo del discorso, come ad un normale umano succederebbe, ed invece no. I pensieri erano ancora tutti lì, focalizzati, precisi, netti e dannatamente reali.
Ma lui non poteva amare una cacciatrice. Era qualcosa di sbagliato ed immorale. Se fino a qualche mese prima si dilettava al pensiero che la blasfemia sarebbe stata trasformare la cacciatrice in vampiro, ora si rendeva conto di quale effettivamente fosse: un vampiro -il cacciatore di cacciatrici!- innamorato della propria preda.
Effettivamente, ora che ci rifletteva  attentamente, non aveva mai pensato propriamente ad una Buffy eternamente priva di vita. Nemmeno in passato. Nemmeno quando affiancato da Drusilla. Aveva sempre visto la cacciatrice come una preda, sì, ma generabile. In tutte le proprie fantasie, prima o poi -dopo turture o sul momento- l'aveva trasformata in vampiro, così da potersi avvicinare a quell'indole tanto sanguinolenta e spietata. Ed ora, stava realizzando lentamente, l'aveva vicina, ma era viva e non una non-morta come aveva sempre supposto. Ed ora che l'aveva conosciuta ed apprezzata come essere umano, non poteva pensare di toglierle quella tagliente e divertente umanità che le apparteneva, calzandole perfettamente. Il demone non poteva superare la sua imperfezione.

"Sto impazzendo...!" esclamò biascicando il biondo dopo qualche minuto di riflessione, stringendo involontariamente troppo la bottiglia che reggeva tra le mani, che riuscì così a fare andare in mille pezzi a causa della troppa pressione. Si ritrovò la mano attanagliata da numerosi leggere fitte, tutte dovute a piccole schegge conficcategli nella mano, ora leggermente sanguinante. Vide i toni della sua mano -già avvolta dall'ombra del locale- farsi più scuri, segno che il sangue stava colando su essa. Allargò istintivamente le proprie labbra in un sorriso, mentre teneva la mano di fronte a sè e la scrutava. Rise di una risata gutturale, pur cercando di mantenere un tono basso.
Si stava riducendo ad un'ombra per delle pene d'amore che -palesemente- lo affliggevano.

La luce improvvisa gi fece socchiudere gli occhi immediatamente, infastiditi dal contrasto immediato e quando li riaprì incontrò la forma sottile e flessuosa della cacciatrice bionda, il viso decisamente stanco e gli occhi intorpiditi. Doveva averla svegliata a causa del rumore della bottiglia in frantumi.
Puntò immediatamente il proprio sguardo sui suoi piedi, trovandoli nudi. Lei era poggiata stancamente contro lo stipite della porta, la mano sull'interruttore della luce.
"Scusa cacciatrice.." sospirò spossatamente il biondo, portandosi una mano -quella sana- sul volto qualche secondo "Prometto di non fare più rumore..." continuò poggiando, senza nemmeno rifletterci, la mano ferita contro il frigorifero per farsi leva ed alzarsi, imbrattandolo inevitabilmente di sangue "Solo che non riuscivo a d-" 
Lei lo interruppe, pur non parlando. Si lanciò in sua direzione, camminando con i suoi piccoli piedi nudi sui cristalli di vetro in frantumi, dirigendosi in sua -di Spike- direzione. Il vampiro si era ammutolito di fronte la scena, non potendo evitare di chiedersi se una delle tante capacità di una cacciatrice fosse quella di non avvertire simili dolori, ma poi, vedendo il suo viso leggermente contrito, comprese come avvertisse anche lei le fitte. Si chinò di fronte a lui, per poi prendere tra le proprie mani quella ferita di lui e guardarla apprensivo "Cosa è successo?"
"Oh... E'..." fece per dire, per poi avvertire un odore penetrante insinuarsi nelle sue narici prepotentemente. Sospirò rumorosamente, per poi posare una mano sulla spalla di lei e spingerla lontana da lui, ma con delicatezza.
"Allontanati, pet" le mormorò dunque.
Lei corrucciò lo sguardo. Lui aveva il volto abbassato e non poteva scorgere nulla della sua espressione "Cosa-" Si bloccò, ricordando solo in un secondo momento la natura di lui.
"Spike... Mi dispiace..." balbettò mortificata, non sapendo esattamente cosa fare "Io non mi sono ricordata che-" "Che sono un vampiro?" domandò lui pur continuando a tenere il volto abbassato in un palese tentativo di non mostrarlo. Il suo tono era suonato ironico e l'aveva fatta leggermente arrossire. Effettivamente non aveva pensato all'effetto che il suo sangue poteva avere su di lui, e si sentiva incredibilmente impedita dopo tale svista.
"Scusami"
"Figurati. Ora vai pure, sistemerò tutto... Scusami tu per averti svegliata" accennò dunque il biondo palesemente bloccato di fronte la cacciatrice. Lei, però, anche di fronte quelle parole, non si mosse.
"Mostrami il volto" pretese dunque, in un leggero comando, a cui però lui non rispose. Lei sorrise leggermente, realmente intenerita dall'imbarazzo di lui.
"Avanti, non preoccuparti" gli disse dunque ostentando una sottintesa conoscenza, facendolo cedere. Spike alzò lentamente il viso, sino a mostrarsi: il volto della caccia era istintivamente apparso non appena aveva avvertito l'aroma del suo sangue, ma lei non si scompose. Aveva immaginato fosse stata quella la reazione, e la colpa era stata tutta sua.
"Mi dispiace, love... Infondo sono solo un demone" tornò a scusarsi il vampiro, mentre lei restava in silenzio. Gli accarezzò lentamente la fronte corrugata a causa della trasformazione, non riflettendoci nemmeno, accorgendosi solo successivamente di quanto intimo fosse risultato il gesto. Arretrò immediatamente riportando alla mente un ricordo.

Angel.

Non poteva reggere oltremodo il pensiero del moro amante che era divenuto demone spietato. Doveva allontanarsi. Non poteva mostrarsi nuovamente debole di fronte a Spike.
Si morse il labbro inferiore, per poi alzarsi ed arretrare di qualche passo, il tutto mentre cercava di ripetersi di ostentare una quasi totale normalità.
"Allora vado..." mormorò dunque lei, per poi voltarsi, dirigendosi nuovamente a letto.
Lui non disse nulla, completamente stravolto dal contatto ricevuto poco prima per mano sua. Lei aveva avuto il coraggio di toccarlo nonostante l'aspetto. Qualcosa che andava oltre l'umana comprensione, era certo. E probabilmente nemmeno lei poteva capire a pieno il gesto compiuto. Questo lo ferì maggiormente.
Era in piedi sul fondo di quella sala, sconsolato, avvolto nella propria sudicia confusione mista ad orribile consapevolezza. Consapevolezza che se quel semplice contatto lo aveva preso tanto, allora la cacciatrice era davvero divenuta -o era sempre stata- parte integrante di lui. Digrignò i denti in un inquietante sorriso.

Avevi un'altra volta ragione, piccola.
Mia dolce Drusilla, addio.



Angolo dell'autrice!
Buonasera a tutti! Spero che il capitolo, nonostante la prevalenza introspettiva, vi sia piaciuto! Vi avviso immediatamente che nel prossimo accadranno innumerevoli cose che daranno nuova forma alla storia. Qualcosa di... Inaspettato? Lo spero :')
E nel caso abbiate critiche (positiva o meno), fatemele! Mi renderete molto felice e grazie in anticipo! 

p.s. Angel non risulta perfettamente IC in quanto Spike, odiandolo, ne percepisce una visione distorta, influenzata poi dal fatto che il vampiro moro appare in uno spazio onirico (di cui io amo scrivere ahah) :)
  
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