Capitolo 1. Una
bella giornata.
Odio la pioggia e sta piovendo. Odio il freddo e c’è un ventaccio assurdo. Odio l’inverno e, indovina, la stagione gelida è alle porte. Fanculo. E che giornata orribile: prima arrivo tardi a lezione e scopro che mi hanno anticipato un esame; poi esco dalla facoltà e mi investe uno tsunami d’acqua, come se il cielo avesse deciso di sommergere la città e fare annegare tutti; inoltre non ho l’ombrello, ovviamente, e cos’altro? Ah, giusto. Stasera Rufy vuole che ceniamo assieme e il frigo è vuoto. Dovrò dimezzare la mia paghetta per offrirgli la cena dato che non si accontenterà solo di una pizza di dimensioni XXL.
Alzai lo sguardo lungo la strada e vidi l’insegna al neon di un’anonima caffetteria.
Al diavolo, ho bisogno di scaldarmi.
Entrai nel locale e mi sentii subito investire dal riscaldamento che, magicamente, attraversò il tessuto bagnato dei miei abiti e mi diede un senso di calore e torpore che mi fecero sentire rinato nel giro di poco tempo. Tutto ciò però, non mi risollevò l’umore e marciai ugualmente con una faccia funerea verso il bancone del bar, scrollandomi di dosso l’acqua dai capelli umidi e appiccicati al collo.
Mi sedetti e, perso nel groviglio di pensieri riguardanti la mia vita incasinata e la tremenda giornata di merda che avevo appena passato, lasciai vagare lo sguardo nel vuoto, come in trance, troppo stanco per concentrarmi sul mondo che mi circondava.
Stamattina l’auto aveva la batteria scarica, magnifico; una matricola mi è venuta addosso senza accorgersene e ha rovesciato il suo schifo di succo sui miei appunti; proprio oggi i professori dovevano decidere di farmi partecipare alle lezioni e pormi domande che non stanno ne in cielo ne in terra e, come se non fosse sufficiente, quel vecchiaccio di mio nonno che mantiene Rufy doveva decidere di chiamarmi e obbligarmi ad andare ad aggiustargli il tetto. Perché piove, ha usato come scusa, e lui è troppo anziano per farlo da solo. Beh, col cazzo che vado.
Sfinito, stressato e innervosito da quegli eventi, quasi mi spaventai quando un’enorme tazza arancione venne posizionata sotto al mio naso, mentre un intenso e dolce profumo di caffè caldo e bollente mi solleticava le narici. Solo allora mi resi conto che il barista mi stava parlando, così sollevai gli occhi su di lui e lo fissai imbambolato mentre mi assicurava che quello lo offriva la casa.
Senza rendermene conto iniziai a sorseggiare la bevanda, sentendomi meglio ad ogni sorsata e dimenticando, a poco a poco, il mio malumore, rincuorato dalla gentilezza fattami da quel tipo con un bizzarro taglio di capelli.
Quando finii di bere il suo apprezzato caffè lo guardai ancora, questa volta senza nascondere il viso dentro la tazza per l’imbarazzo, e ringraziai mentalmente il Cielo per il barlume di fortuna che aveva deciso di concedermi dopo avermi fatto patire come un poveraccio.
«Grazie» mormorai e, quando il suo sorriso si aprì e divenne più ampio, decisi che quella era senza dubbio una bella giornata.
Perché non riservare un posticino anche per loro? Quindi ecco come Ace ha incontrato Marco ed ecco dove continuerà ad andare unicamente per vederlo e, come dire, conoscerlo senza esporsi troppo.
E’ una Raccolta che fa riferimento a questa coppia descritta in questa mia long, Il sentimento è reciproco, ma che si può benissimo leggere a parte. Sono comunque ruffiani e coccolosi e avranno molto di cui parlare ^^
Adoro questi due e il loro carattere, spero lo facciate anche voi e che apprezziate il tutto come fa Ace con il caffè **
See ya,
Ace.