Anime & Manga > Ranma
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Autore: Laila    13/05/2008    4 recensioni
"Akane era poco.
Akari era troppo.
Ukyo era terra inesplorata.
Si sorprese a pensarla, aggiungendola alle altre due donne importanti della sua vita"
Ho sempre visto bene Ukyo e Ryoga, così anch'io sono entrata in questa terra inesplorata cominciando questa Love-commedy. I personaggi sono tutti di diritto e proprietà dell'autrice Rumiko Takahashi, mia musa ispiratrice, eccetto alcuni personaggi aggiunti di mia iniziativa.
Genere: Romantico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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L'inseguimento

- Ucchaaan! - gridò nel vuoto Saotome, distraendo lo strano rapitore che osservò stupefatto.

Aveva il corpo marmoreo di un cavallo, dall'addome in giù, mentre il tronco, le braccia e la testa di un qualsiasi essere umano dall'incarnato olivastro. Quando bruscamente scattò, caricando su di loro, dilatò le pupille per il lungo tratto, che bruciò in brevissimo tempo.

Quasi che fosse più colpito da ciò che gli si presentava d'innanzi, della ragazza col maialino.

Impennò giusto un'istante prima di scontrarsi, con lei.

Sollevata tra le braccia possenti del centauro, riposava Ucchan, indenne.

Watanabe staccava d'altezza Ran-chan, di un metro e una spanna circa, per non parlare della stazza!

Scrutò Saotome e il porcellino, corrugando l'ampia fronte.

- Devo ringraziarti! - sorrise scoprendo una dentatura perfetta. - Senza di te l'avrei persa!

- Di-di cosa diavolo stai parlando?! - balbettò l'altra incredula, nel sentire il nuovo venuto prendersi tanta confidenza nei suoi confronti.

P-chan non resistette un secondo di più e spiccò un salto addosso al centauro, aggredendolo in pieno volto. Una semplice mossa e Fuuya lo rispedì al suolo, come se si fosse trattato di un moscerino.

- Non importa, ciò che conta è che, non me la farò portare via un’ altra volta! Ukyo-chan starà meglio con me, te lo assicuro!

Sa' il mio segreto! Considerò Ran-chan, avvertendo crescere il panico in corpo.

- Lasciala immediatamente se non vuoi farti male! - Fuuya sollevò appena percettibilmente un sopracciglio.

- Gancio stellare! - replicò tramortendola con una doppia scalciata, prendendo di mira il suo petto. La tattica mozzò il respiro della ragazza dai capelli rossi, tatuando i ferri degli zoccoli anteriori, nella sua giubba. Senza aspettare che quella si destasse, Fuuya ripartì al galoppo.

P-chan si avvicinò alla giovane svenuta, tirandogli un ciuffo di capelli con le zanne.

La testa di Ran-chan ciondolò, ma non si svegliò.

Il maialino tirò più forte tendendo le vene del collo nell'impresa, strattonandolo con tutte le forze rimastegli in quel goffo corpo tondetto.

- Aio!... Che succede?! - La ragazza col codino si alzò di scatto, grattandosi la nuca.

Il suino emise un rantolo rabbioso simile ad un ringhio canino, prima che quella perditempo spalancasse gli occhi ricordandoselo.

- Sbrighiamoci Ryoga! Ci serve dell'acqua calda, poi penseremo al resto!

 

Passò più di un ora, prima che Ukyo si svegliasse, Fuuya l'aveva anestetizzata con un fazzoletto imbevuto di una sostanza altamente soporifera.

Prima ancora di aprire gli occhi, avvertì un prepotente odore di fiele nell'aria.

Si sentì pungere sotto le dita, scoprendo d' essere sdraiata su un cumulo di paglia secca, quindi si sedette cauta sui talloni.

- Ben svegliata Ukyo-chan! - l'accolse una voce già memorizzata, una voce che dall'infanzia si era fatta più bassa e virile.

Quel posto, una stalla odorosa di fieno, a giudicare dai recinti vuoti, doveva essere disabitato da parecchio.

Le assi di legno del soffitto assorbivano il calore esterno, rigettandolo lì dentro con maggior veemenza.

L'afa inebetiva i suoi già deboli sensi.

Sciolse la coda oramai semi disfatta, estrapolando dalle ciocche arruffate alcune pagliuzze canarine.

Il ragazzo fece una genuflessione, servendole una tazza di tè fumante, doveva essere tornato al suo aspetto naturale, quando ancora lei dormiva.

- Non lo voglio Fuuya– furono le prime parole che gli riservò, scansando la tazza offerta.

Felice il giovane, non badò al suo tono acido, quanto al fatto inoppugnabile, che lei non l'aveva scordato.

- Fa nulla, avevo previsto la tua resistenza...- replicò asciutto il coetaneo, bevendola al suo posto.

Stava solo perdendo il suo tempo, se credeva d'intavolare una conversazione amichevole, come niente fosse.

La ragazza scese piano dal cumulo di paglia - Perché mi hai rapito?! Vuoi, forse impadronirti dell'okonomiyakiya? - si decise infine a proferire, parandoglisi davanti, stizzita.

Lei non avrebbe mai guardato il sole tramontare dietro la linea luminosa di un colle, o i fiori di un giardino appassire, lentamente. Lei non aveva pazienza, ecco perché si completavano, lui ne aveva in abbondanza per entrambi!

- Non lo indovini da te?

Quella sbuffò un: - Vuoi proprio rendermi le cose difficili – ed incrociò le braccia, lasciando che a parlare fosse la sua occhiata obliqua, così carina.

- Sei diversa dall'ultima volta che ti ho visto... - tergiversò ancora lo sconsiderato!

- Naturale! Avevamo sei anni, l'ultima volta che ti ho visto! - replicò l'altra, sul piede di guerra.

- Hai il seno più grosso! - l'ammirò disinvolto Watanabe, poi bevve un altro sorso del suo tè.

La cuoca prese la spatola e gli fece uscire l'infuso al limone, dal naso! Non sopportava d'essere presa in giro tanto deliberatamente!

L'indiano si massaggiò il capo, sorridendo – Di carattere, non sei cambiata affatto!

- E invece sì, e non sai quanto! - replicò quella in una smorfia.

Fuuya si disfò della camicia color sabbia, e glie l'annodò in vita attirandola a se, con un gesto veloce oltre che seducente.

- Devi liberarti dall'ossessione che riservi per Saotome! Io posso aiutarti, posso starti vicino...- le sussurrò all'orecchio, avvicinandola al torace nudo, ostentando i pettorali ben marcati.

Ucchan si dimostrò refrattaria, ma, percorsa da brividi di sorpresa, non riuscì a spingerlo via.

- Fuuya, non mi dirai che provi ancora qualcosa per me? - si lagnò appena.

Il ragazzo arrossì mentre lei finalmente arretrava, e concludeva ad alta voce un pensiero:

- Dopo tutto questo tempo... non ci posso credere...

Watanabe prese a grattarsi la cima della treccia, portando l'indice della mano libera ad indicarsi.

- Ukyo-chan? Potresti riamarmi?

La maschera già dura della cuoca, si fece ancora più edonica.

- Tu, spunti dopo dieci anni, mi rapisci, e pretendi una risposta, su due piedi, a una domanda così assurda?!

Fuuya non replicò subito, accennò dapprima un timido sorriso.

– Non è un no, quindi... ho ancora una possibilità!

Ukyo spalancò le iridi color del cielo – No! È proprio un no!

Spaventato dalla foga dell'amata, il compaesano si accucciò in un angolino e si mise a piangere.

- Come sei crudele! - intonò tra i singhiozzi, coprendosi le tempie con due pugni, per asciugare la pesante fuoriuscita delle lacrime.

La ragazza sospirò esasperata, facendo spallucce. - Mi dispiace di essere sparita senza lasciarti un bigliettino, ma fra noi non può nascere niente, capisci? - cercò di spiegargli, passandogli un fazzolettino.

- Se mai ti innamorerai di un amico, capirai come mi sento maltrattato!

Bastò quell'affermazione a farle trattenere il respiro, e tenendosi per sé l'umiliazione, si diresse verso l'uscita.

Sfilare la spatola dal dorso, era diventato un riflesso automatico, più che un azione volontaria.

La porta, chiaramente sigillata, non rappresentava un limite insormontabile, con un solo fendente avrebbe spazzato via i cardini in un baleno!

Forse, se non gli avesse dato le spalle, senza curarsene affatto, avrebbe funzionato...

Riflessi pronti, Fuuya le torse un braccio dietro alla schiena.

Agghiacciata, la ragazza lasciò cadere la spatola, che riecheggiò al contatto col suolo, prima che il rapitore la prendesse per precauzione.

Lei serrò forte le labbra, per non ritrovarsi a gridare.

Si accovacciò d’istinto, per allentare la fitta, dato che la presa ferrea dell'indiano non accennava a diminuire d'intensità.

- Non costringermi a comportarmi male con te Ukyo-chan, lo sai che non voglio! - sibilò quello, lasciandola poi a massaggiarsi il polso destro.

- Non puoi uscire. La porta è sprangata, faresti meglio a riposati... domattina partiremo per raggiungere il nostro villaggio! Non sei curiosa di rivedere il vicinato? - chiese in tono puramente retorico.

Kuonji non poté far altro che sbuffare, conficcandosi le unghie nei palmi chiusi, trattenendosi dall'aggredirlo. Sarebbe stato vano e stupido provarci.

- Esigo la mia spatola, ridamela subito Fuuya!

L'indiano si mise a rigirare l'impugnatura sul palmo della mano, sogghignando mentre il riflesso della lama lampeggiava.

- Il regalo di Akito, la formidabile spatola di Ukyo Tanaka...

Il ringhio di protesta di Ukyo-chan lo fece sobbalzare, seppure fosse convinto di avere lui, la spatola dalla parte del manico.

- Terrò gelosamente questo gingillino per me, finché non mi sposerai in una cerimonia formale... e la mia famiglia diventerà anche la tua, sì, saremo felici insieme!

La ragazza strinse nuovamente i pugni, maledicendo il giorno in cui aveva spiegato all'indiano la storia della spatola. Suo padre glie l'aveva regalata al compimento del suo quarto anno di età, in lei Akito rivedeva molto la moglie, morta per complicazioni poco dopo averla data alla luce.

Era stato difficile per il padre vederla crescere, sempre con un ombra nello sguardo, sempre pronto a consegnarla a chiunque ne avesse cura, per lui, al suo posto.

Fare leva sul suo dramma familiare, era terribilmente scorretto, ma decisamente astuto.

Fuuya doveva amarla alla disperazione se arrivava a tanto...

Era sempre stato cocciutissimo, e in quell'istante Ucchan ricordò un vecchio episodio, nitidamente.

- Ukyo-chan! Ukyo-chan! Guarda ho fatto l'impasto da solo!

La bambina represse la nausea, alla vista di quel miscuglio di farina, acqua e gusci d'uova male amalgamato!

- No Fuuya, non ci siamo! - lo sgridò senza rimorsi.

- Posso aiutarti a fare la tua, allora?

Nell'okonomiyaki che aveva preparato, Ukyo aveva disegnato due enormi occhi con la maionese, e una bocca sorridente con le foglie di cavolo. Il profumino che la sua opera mandava, benché semplicistica, era invitante.

- Questa non è roba per te! - gli aveva fatto la linguaccia la piccina.

- Ora lasciami sola, ho una sfida con Ranma, io! - spiegò prima di spedirlo in orbita con una spatolata. In quel momento era arrivata la madre di Fuuya.

La signora Shada teneva in braccio due gemelle di pochi mesi e al seguito gli altri setti figli, tutti sotto gli undici anni di età, mostravano i primi segni d'irrequietezza...

- Come sarebbe bello – insisteva la simpatica contadina col maestro delle okonomiyaki.

- Se in futuro Ukyo e Fuuya si mettessero assieme, non trova?

Nel frattempo i suoi bambini indio-nipponici più grandi sgraffignavano le crepes da sotto il banco.

Suo padre non si sarebbe mai imparentato con i Watanabe, quei sempliciotti gli avrebbero mandato in fallimento l'attività nel giro di pochi anni!

Il signor Kuonji si tamponò il viso sudato con un fazzoletto...

- Come mi dispiace signora Watanabe! Ucchan è già promessa!

La donna si piegò in avanti accigliata - E a chi?

Con un tempismo straordinario, il piccolo Ranma Saotome era tornato ad infastidire sua figlia!

L'uomo li studiò per una manciata di secondi.

Il bambino col codino riuscì a fregare Ukyo, pappandosi l'okonomiyaki, ma almeno quel Ranma era figlio unico!

Il cuoco barbuto lo indicò. - Con quel ragazzino, il figlio di Genma Saotome!


L'acqua ci aveva messo un'eternità a scaldarsi sopra il teppan.*

Ogni secondo perso voleva dire incancrenirsi lentamente alla tirannia del tempo.

Lasciarla sola in balia del ronzino, rischiando di mettere in mezzo a loro troppa distanza, per recuperarla!

Se fossi stato al locale, non le sarebbe accaduto niente... P-chan emise un sospiro mesto, appurando dalle lancette dell'orologio a muro, che era già passata una mezz'ora da quando erano entrati.

Ranma ragazza intinse un mignolo nel liquido incolore, poi rimise il coperchio sulla teiera e lo bagnò, incurante di gettargliene anche sulle narici!

Si abbottonò svelto i pantaloni, mentre Ran-chan recuperava le sembianze del ragazzo col codino.

Tornarono immediatamente sul luogo del loro ultimo incontro col nemico, il sole era al massimo dello splendore.

- Che fortuna! - aveva esclamato soddisfatto Saotome – Se seguiamo le tracce degli zoccoli, lo troveremo senza problemi!

- Dobbiamo fare in fretta, la neve si sto’ sciogliendo – gli fece notare apprensivo il girovago.

Seguirono la pista fino all'imbocco di un sentiero periferico, che si inerpicava fra la vegetazione brulla della campagna.

La neve lassù era più sfatta, le orme sbavate si confondevano con la fanghiglia del terreno. Dovevano fare più attenzione per non perderle o scambiarle con tracce affini.

- Ranma! Tu conoscevi quel tizio?

Il coetaneo si grattò il capo corvino. - Di sfuggita...

Ryoga lo colpì con un sonoro pugno. - Che significa di sfuggita?!

L'altro dopo avergli inveito contro, sembrò indifferente. – L'ho sempre visto volare via, Ucchan lo spediva in orbita, ma ogni giorno, lui tornava da lei come un boomerang... non so’ dirti nemmeno come si chiama! - disse.

Il vagabondo divenne livido dalla rabbia. - Ma come sarebbe che non sai niente di niente?

- Calmati! Abbiamo altro a cui pensare ora! - Purtroppo aveva ragione! Il giovane Saotome riprese a camminare lungo il sentiero, lasciando indietro il suo compagno sbalordito.

Forse, avrebbe dovuto lasciare che se la vedesse da solo contro Fuuya.

Tanto una volta concluso il combattimento, si farà consolare da Ranma, lo abbraccerà e poi chissà che altro...

Si voltò indietro, osservando la strada sbrecciata che aveva seguito. Era tentato, ma non riuscì ugualmente a muovere un passo in quella direzione!

Puoi fermarti da me quanto vuoi! questo aveva detto la cuoca prima che partisse, e quella frase era stampata a caratteri cubitali nella sua memoria.

Se... se lei avesse bisogno di me? ...Che assurdità!

- Ehi Ryoga, ti sembra questo, il momento di perdersi? - Guardò in su, in cima al colle dov'era salito Saotome. Cosa aveva quello sbruffone, più di lui?

Chissà per quale ragione, gli sovvenne uno dei pochi attimi in cui, lui e Ranma, il suo rivale di sempre, avevano parlato senza superficialità... confidandosi davvero l'un l'altro!

Si stava dando per vinto, nella foresta di Ryugenzawa e Saotome l'aveva incitato a non arrendersi.

Ora senza saperlo, l'aveva fatto ancora.


Non si dava per vinta, se Fuuya aveva scaldato del tè, doveva pur esserci una cucina da qualche parte!

- Ci sono altre stanze, vero?

- Sì, perché?

- E c'è una cucina? - gli si accostò con aria angelica l'ostaggio.

- Non è una granché come cucina, ci sono solo una vecchia gratella ed un camino, vuoi cucinarmi qualcosa, quale mia futura moglie? - Fuuya addolcì lo sguardo e l'ambra si fece più chiara nei suoi occhi.

Non immaginava il doppio gioco dell'amata. Proprio quello che mi ci vuole!

La cuoca lo prese a braccetto – Mi farebbe piacere, ho sempre con me degli ingredienti, beh allora? cosa aspettiamo?!

La cucina in effetti era piccola di dimensioni, però c'erano una dispensa, un tavolo da otto posti, qualche sedia e il camino in pietra.

Una volta davanti a quest'ultimo, Ukyo attuò il suo piano, e sferrò decisa il suo attacco.

- Tecnica dell'esplosione!

 

Un boato li distrasse, un nugolo di polvere si sollevò ad ovest, dove le tracce nella neve si perdevano definitivamente, lasciando il posto al verde dei prati, in aperto contrasto con l'ingrigirsi del tempo.

I due combattenti raddoppiarono il passo, nelle loro teste un comune obbiettivo: un rustico casolare semi-distrutto.

Non appena il fumo si diradò permettendo alla ragazza di respirare, quella rotolò sull'erba, riuscendo a recuperare la propria spatola.

- Ucchan!

- Ranma, sono qui! - Gridò agitando un braccio in aria, riprendendo a tossire.

- Stai bene? - berciò Hibiki sopraggiungendo in un secondo momento.

La cuoca annuì.- Ryoga anche tu qui...

Fuuya rispuntò dalle macerie e si frappose, nascondendola alla vista dei due contendenti, li fissò con odio viscerale.

- Peccato che non vi siate risparmiati la fatica... avreste dovuto immaginare che sarebbe stato tutto inutile, poi non dite che non vi avevo avvertito!

fine 11°cap.

Il teppan* è la piastra di cottura per le okonomiyaki.

L'angolo dell'autrice ^__^


Rieccoci qui, per l'ennesimo passaggio della storia. Ringrazio di cuore tutti i lettori, in particolare chi mi lascia la propria sincera opinione,

che ammettiamolo, fa sempre piacere ricevere... passo quindi a rispondervi, cercando di essere esauriente^^!

Lavs: Il fatto di andarci piano con Ryoga e Ucchan, è stato un casuale effetto della storia, che voleva essere divisa in più saghe... ad esempio, nella tua ff benché i tempi siano più lapidari (cosa che è necessaria di per se, dato la gravosa situazione principale)... dicevo, che pure nella tua ff, scorre tutto senza intoppi, in modo naturale, benché abbiamo adottato due misure diverse, la cosa mi aggrada^.^

In effetti poi la parte di Ukyo, è stata decisamente più divertente da scrivere di quella di Ryoga, nello scorso cap, sulle note di Mina, e della sua splendida "Portati via"

Maryku: Ukyo e Ryoga hanno un gran numero di problemi da risolvere, prima di tutto con se stessi, mi sono ritrovata spesso a fare i conti con le loro introspezioni, non sempre piacevoli da tirargli fuori^^;;;spero che Fuuya piaccia, quanto è piaciuto a me scriverlo ù__ù!

A presto!

Laila


   
 
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