L'inseguimento
- Ucchaaan! - gridò nel vuoto Saotome, distraendo lo strano rapitore che osservò stupefatto.
Aveva il corpo marmoreo di un cavallo,
dall'addome in giù, mentre il tronco, le braccia e la testa
di un qualsiasi essere umano dall'incarnato olivastro. Quando bruscamente scattò,
caricando su di loro, dilatò le pupille per il lungo tratto, che bruciò in brevissimo tempo.
Quasi che fosse più colpito da ciò che gli si
presentava d'innanzi, della ragazza col maialino.
Impennò giusto un'istante prima
di scontrarsi, con lei.
Sollevata tra le braccia possenti del centauro,
riposava Ucchan, indenne.
Watanabe staccava
d'altezza Ran-chan,
di un metro e una spanna circa, per non parlare della stazza!
Scrutò Saotome e
il porcellino, corrugando l'ampia fronte.
- Devo ringraziarti! -
sorrise
scoprendo una dentatura perfetta. - Senza di te l'avrei persa!
- Di-di cosa diavolo
stai parlando?! -
balbettò l'altra incredula, nel sentire il nuovo venuto prendersi tanta confidenza nei suoi confronti.
P-chan non resistette un
secondo di più
e spiccò un salto addosso al centauro, aggredendolo in pieno
volto. Una semplice mossa e Fuuya lo rispedì al suolo, come
se si fosse trattato di un moscerino.
- Non importa,
ciò che conta è
che, non me la farò portare via un’ altra
volta!
Ukyo-chan starà meglio con me, te lo assicuro!
Sa' il mio
segreto! Considerò
Ran-chan, avvertendo crescere il panico in corpo.
- Lasciala
immediatamente se non vuoi
farti male! - Fuuya sollevò appena percettibilmente un
sopracciglio.
- Gancio stellare! -
replicò
tramortendola con una doppia scalciata, prendendo di mira il suo
petto. La tattica mozzò il respiro della ragazza dai capelli
rossi, tatuando i ferri degli zoccoli anteriori, nella sua giubba.
Senza aspettare che quella si destasse, Fuuya ripartì al
galoppo.
P-chan si
avvicinò alla giovane
svenuta, tirandogli un ciuffo di capelli con le zanne.
La testa di Ran-chan
ciondolò,
ma non si svegliò.
Il maialino
tirò più
forte tendendo le vene del collo nell'impresa, strattonandolo con
tutte le forze rimastegli in quel goffo corpo tondetto.
- Aio!... Che succede?!
- La ragazza
col codino si alzò di scatto, grattandosi la nuca.
Il suino emise un
rantolo rabbioso
simile ad un ringhio canino, prima che quella perditempo spalancasse
gli occhi ricordandoselo.
- Sbrighiamoci Ryoga!
Ci serve dell'acqua
calda, poi penseremo al resto!
Passò
più di un ora,
prima che Ukyo si svegliasse, Fuuya l'aveva anestetizzata con un
fazzoletto imbevuto di una sostanza altamente soporifera.
Prima ancora di aprire
gli occhi,
avvertì un prepotente odore di fiele nell'aria.
Si sentì
pungere sotto le dita,
scoprendo d' essere sdraiata su un cumulo di paglia secca, quindi si
sedette cauta sui talloni.
- Ben svegliata
Ukyo-chan! - l'accolse
una voce già memorizzata, una voce che dall'infanzia si era
fatta più bassa e virile.
Quel posto, una stalla
odorosa di
fieno, a giudicare dai recinti vuoti, doveva essere disabitato da parecchio.
Le assi di legno del soffitto assorbivano il calore esterno, rigettandolo lì dentro con maggior veemenza.
L'afa inebetiva i suoi
già
deboli sensi.
Sciolse la coda oramai
semi disfatta,
estrapolando dalle ciocche arruffate alcune pagliuzze canarine.
Il ragazzo fece una
genuflessione,
servendole una tazza di tè fumante, doveva essere tornato al
suo aspetto naturale, quando ancora lei dormiva.
- Non lo voglio
Fuuya– furono le
prime parole che gli riservò, scansando la tazza offerta.
Felice il giovane, non
badò al
suo tono acido, quanto al fatto inoppugnabile, che lei non l'aveva
scordato.
- Fa nulla, avevo
previsto la tua
resistenza...- replicò asciutto il coetaneo, bevendola al
suo
posto.
Stava solo perdendo il suo tempo, se credeva
d'intavolare una conversazione amichevole, come niente fosse.
La ragazza scese piano
dal cumulo di
paglia - Perché mi hai rapito?! Vuoi, forse impadronirti
dell'okonomiyakiya? - si decise infine a proferire, parandoglisi
davanti, stizzita.
Lei non avrebbe mai
guardato il sole
tramontare dietro la linea luminosa di un colle, o i fiori di un
giardino appassire, lentamente. Lei non aveva pazienza, ecco perché si completavano, lui ne aveva in abbondanza per entrambi!
- Non lo indovini da te?
Quella sbuffò
un: - Vuoi proprio
rendermi le cose difficili – ed incrociò le
braccia,
lasciando che a parlare fosse la sua occhiata obliqua, così
carina.
- Sei diversa
dall'ultima volta che ti
ho visto... - tergiversò ancora lo sconsiderato!
- Naturale! Avevamo sei
anni, l'ultima
volta che ti ho visto! - replicò l'altra, sul piede di guerra.
- Hai il seno
più grosso! -
l'ammirò disinvolto Watanabe, poi bevve un altro sorso del
suo
tè.
La cuoca prese la
spatola e gli fece
uscire l'infuso al limone, dal naso! Non sopportava d'essere presa in
giro tanto deliberatamente!
L'indiano si
massaggiò il capo,
sorridendo – Di carattere, non sei cambiata affatto!
- E invece
sì, e non sai quanto!
- replicò quella in una smorfia.
Fuuya si
disfò della camicia
color sabbia, e glie l'annodò in vita attirandola a se, con
un gesto veloce oltre che seducente.
- Devi liberarti
dall'ossessione che
riservi per Saotome! Io posso aiutarti, posso starti vicino...- le sussurrò all'orecchio, avvicinandola al torace nudo, ostentando i pettorali ben marcati.
Ucchan si
dimostrò refrattaria, ma, percorsa da brividi di sorpresa, non riuscì a spingerlo via.
- Fuuya, non mi dirai
che provi ancora
qualcosa per me? - si lagnò appena.
Il ragazzo
arrossì mentre lei
finalmente arretrava, e concludeva ad alta voce un pensiero: - Dopo
tutto questo tempo... non ci posso credere...
Watanabe prese a
grattarsi la cima
della treccia, portando l'indice della mano libera ad indicarsi.
- Ukyo-chan? Potresti
riamarmi?
La maschera
già dura della cuoca,
si fece ancora più edonica.
- Tu, spunti dopo dieci
anni, mi rapisci, e pretendi una risposta, su due piedi, a una domanda così assurda?!
Fuuya non
replicò subito,
accennò dapprima un timido sorriso.
– Non
è un no, quindi... ho
ancora una possibilità!
Ukyo spalancò
le iridi color del
cielo – No! È proprio un no!
Spaventato dalla
foga
dell'amata, il compaesano si accucciò in un angolino e si mise a piangere.
- Come sei crudele! -
intonò tra
i singhiozzi, coprendosi le tempie con due pugni, per asciugare la
pesante fuoriuscita delle lacrime.
La ragazza sospirò esasperata, facendo
spallucce. - Mi dispiace di essere sparita senza lasciarti
un bigliettino, ma fra noi non può nascere niente, capisci?
-
cercò di spiegargli, passandogli un fazzolettino.
- Se mai ti innamorerai
di un amico,
capirai come mi sento maltrattato!
Bastò
quell'affermazione a farle
trattenere il respiro, e tenendosi per sé l'umiliazione, si
diresse verso l'uscita.
Sfilare la spatola dal
dorso, era
diventato un riflesso automatico, più che un azione
volontaria.
La porta, chiaramente
sigillata, non
rappresentava un limite insormontabile, con un solo fendente avrebbe
spazzato via i cardini in un baleno!
Forse, se non gli avesse
dato le
spalle, senza curarsene affatto, avrebbe funzionato...
Riflessi pronti, Fuuya
le torse un
braccio dietro alla schiena.
Agghiacciata, la ragazza
lasciò
cadere la spatola, che riecheggiò al contatto col suolo,
prima che il rapitore la prendesse per precauzione.
Lei serrò
forte le labbra, per
non ritrovarsi a gridare.
Si accovacciò
d’istinto, per
allentare la fitta, dato che la presa ferrea dell'indiano non
accennava a diminuire d'intensità.
- Non costringermi a
comportarmi male
con te Ukyo-chan, lo sai che non voglio! - sibilò quello,
lasciandola poi a massaggiarsi il polso destro.
- Non puoi uscire. La
porta è
sprangata, faresti meglio a riposati... domattina partiremo per
raggiungere il nostro villaggio! Non sei curiosa di rivedere il
vicinato? - chiese in tono puramente retorico.
Kuonji non
poté far altro che
sbuffare, conficcandosi le unghie nei palmi chiusi, trattenendosi
dall'aggredirlo. Sarebbe stato vano e stupido provarci.
- Esigo la mia spatola,
ridamela
subito Fuuya!
L'indiano si mise a
rigirare
l'impugnatura sul palmo della mano, sogghignando mentre il riflesso
della lama lampeggiava.
- Il regalo di Akito, la
formidabile
spatola di Ukyo Tanaka...
Il ringhio di protesta
di Ukyo-chan lo
fece sobbalzare, seppure fosse convinto di avere lui, la spatola
dalla parte del manico.
- Terrò
gelosamente questo
gingillino per me, finché non mi sposerai in una cerimonia
formale... e la mia famiglia diventerà anche la tua,
sì,
saremo felici insieme!
La ragazza strinse
nuovamente i pugni,
maledicendo il giorno in cui aveva spiegato all'indiano la storia
della spatola. Suo padre glie l'aveva regalata al compimento del suo quarto anno di età, in lei Akito rivedeva molto la moglie, morta per
complicazioni poco dopo averla data alla luce.
Era stato difficile per
il padre vederla crescere, sempre con un ombra nello sguardo, sempre pronto a
consegnarla a chiunque ne avesse cura, per lui, al suo posto.
Fare leva sul suo dramma
familiare, era
terribilmente scorretto, ma decisamente astuto.
Fuuya doveva amarla alla
disperazione
se arrivava a tanto...
Era sempre stato
cocciutissimo, e in
quell'istante Ucchan ricordò un vecchio episodio,
nitidamente.
- Ukyo-chan! Ukyo-chan!
Guarda ho fatto
l'impasto da solo!
La bambina represse la
nausea, alla
vista di quel miscuglio di farina, acqua e gusci d'uova male
amalgamato!
- No Fuuya, non ci
siamo! - lo sgridò
senza rimorsi.
- Posso aiutarti a fare
la tua, allora?
Nell'okonomiyaki che
aveva preparato,
Ukyo aveva disegnato due enormi occhi con la maionese, e una bocca
sorridente con le foglie di cavolo. Il profumino che la sua opera
mandava, benché semplicistica, era invitante.
- Questa non
è roba per te! -
gli aveva fatto la linguaccia la piccina.
- Ora lasciami sola, ho
una sfida con
Ranma, io! - spiegò prima di spedirlo in orbita con una
spatolata. In quel momento era arrivata la madre di Fuuya.
La signora Shada teneva
in braccio due
gemelle di pochi mesi e al seguito gli altri setti figli, tutti sotto
gli undici anni di età, mostravano i primi segni
d'irrequietezza...
- Come sarebbe bello
– insisteva la
simpatica contadina col maestro delle okonomiyaki.
- Se in futuro Ukyo e
Fuuya si
mettessero assieme, non trova?
Nel frattempo i suoi
bambini
indio-nipponici più grandi sgraffignavano le crepes da sotto
il banco.
Suo padre non si sarebbe
mai
imparentato con i Watanabe, quei sempliciotti gli avrebbero mandato
in fallimento l'attività nel giro di pochi anni!
Il signor Kuonji si
tamponò il
viso sudato con un fazzoletto...
- Come mi dispiace
signora Watanabe!
Ucchan è già promessa!
La donna si
piegò in avanti
accigliata - E a chi?
Con un tempismo
straordinario, il
piccolo Ranma Saotome era tornato ad infastidire sua figlia!
L'uomo li
studiò per una
manciata di secondi.
Il bambino col codino
riuscì a
fregare Ukyo, pappandosi l'okonomiyaki, ma almeno quel Ranma era figlio unico!
Il cuoco barbuto lo
indicò. -
Con quel ragazzino, il figlio di Genma Saotome!
L'acqua ci aveva messo
un'eternità
a scaldarsi sopra il teppan.*
Ogni secondo perso
voleva dire
incancrenirsi lentamente
alla
tirannia del tempo.
Lasciarla sola in
balia del ronzino, rischiando di mettere in mezzo a loro troppa
distanza, per recuperarla!
Se fossi stato
al locale, non le
sarebbe accaduto niente... P-chan
emise un sospiro mesto, appurando dalle lancette dell'orologio a
muro, che era già passata una mezz'ora da quando erano
entrati.
Ranma ragazza
intinse un mignolo nel liquido incolore, poi rimise il coperchio
sulla teiera e lo bagnò, incurante di gettargliene anche
sulle narici!
Si abbottonò
svelto i pantaloni, mentre Ran-chan recuperava le sembianze del
ragazzo col codino.
Tornarono immediatamente
sul luogo del
loro ultimo incontro col nemico, il sole era al massimo dello
splendore.
- Che fortuna! - aveva
esclamato
soddisfatto Saotome – Se seguiamo le tracce degli zoccoli, lo troveremo senza problemi!
- Dobbiamo fare in
fretta, la neve si
sto’ sciogliendo – gli fece notare apprensivo il
girovago.
Seguirono la pista fino
all'imbocco di
un sentiero periferico, che si inerpicava fra la vegetazione brulla
della campagna.
La neve lassù era più
sfatta, le orme sbavate si confondevano con la fanghiglia del
terreno. Dovevano fare più attenzione per non perderle o
scambiarle con tracce affini.
- Ranma! Tu conoscevi
quel tizio?
Il coetaneo si
grattò il capo
corvino. - Di sfuggita...
Ryoga lo
colpì con un sonoro
pugno. - Che significa di sfuggita?!
L'altro dopo avergli
inveito contro,
sembrò indifferente. – L'ho sempre visto volare
via, Ucchan
lo spediva in orbita, ma ogni giorno, lui tornava da lei come un
boomerang... non so’ dirti nemmeno come si chiama! - disse.
Il vagabondo divenne
livido dalla
rabbia. - Ma come sarebbe che non sai niente di niente?
- Calmati! Abbiamo altro
a cui pensare
ora! - Purtroppo aveva ragione! Il giovane Saotome riprese a camminare
lungo il sentiero, lasciando indietro il suo compagno sbalordito.
Forse, avrebbe dovuto
lasciare che se
la vedesse da solo contro Fuuya.
Tanto una volta
concluso il
combattimento, si farà consolare da Ranma, lo
abbraccerà
e poi chissà che altro...
Si voltò
indietro, osservando la
strada sbrecciata che aveva seguito. Era tentato, ma non
riuscì
ugualmente a muovere un passo in quella direzione!
Puoi fermarti
da me quanto vuoi!
questo aveva
detto la cuoca
prima che partisse, e quella frase era stampata a caratteri cubitali
nella sua memoria.
Se... se lei
avesse bisogno di me?
...Che assurdità!
- Ehi Ryoga, ti sembra
questo, il
momento di perdersi? - Guardò in su, in cima al colle
dov'era
salito Saotome. Cosa aveva quello sbruffone, più di lui?
Chissà per
quale ragione, gli
sovvenne uno dei pochi attimi in cui, lui e Ranma, il suo rivale di
sempre, avevano parlato senza superficialità... confidandosi
davvero l'un l'altro!
Si stava dando per
vinto, nella foresta
di Ryugenzawa e Saotome l'aveva incitato a non arrendersi.
Ora senza saperlo,
l'aveva fatto
ancora.
Non si dava per vinta,
se Fuuya aveva
scaldato del tè, doveva pur esserci una cucina da qualche
parte!
- Ci sono altre stanze,
vero?
- Sì,
perché?
- E c'è una
cucina? - gli si
accostò con aria angelica l'ostaggio.
- Non è una
granché come
cucina, ci sono solo una vecchia gratella ed un camino, vuoi
cucinarmi qualcosa, quale mia futura moglie? - Fuuya addolcì
lo sguardo e l'ambra si fece più chiara nei suoi occhi.
Non
immaginava il doppio gioco dell'amata. Proprio
quello che
mi ci vuole!
La cuoca lo prese a
braccetto – Mi
farebbe piacere, ho sempre con me degli ingredienti, beh allora? cosa
aspettiamo?!
La cucina in effetti era
piccola di
dimensioni, però c'erano una dispensa, un tavolo da otto
posti, qualche sedia e il camino in pietra.
Una volta davanti a
quest'ultimo, Ukyo
attuò il suo piano, e sferrò decisa il suo
attacco.
- Tecnica
dell'esplosione!
Un boato li distrasse,
un nugolo di
polvere si sollevò ad ovest, dove le tracce nella neve si
perdevano definitivamente, lasciando il posto al verde dei prati, in
aperto contrasto con l'ingrigirsi del tempo.
I due combattenti
raddoppiarono il
passo, nelle loro teste un comune obbiettivo: un rustico casolare semi-distrutto.
Non appena il fumo si
diradò
permettendo alla ragazza di respirare, quella rotolò
sull'erba, riuscendo a recuperare la propria spatola.
- Ucchan!
- Ranma, sono qui! -
Gridò
agitando un braccio in aria, riprendendo a tossire.
- Stai bene? -
berciò Hibiki
sopraggiungendo in un secondo momento.
La cuoca
annuì.- Ryoga anche tu
qui...
Fuuya
rispuntò dalle macerie e
si frappose, nascondendola alla vista dei due contendenti, li
fissò
con odio viscerale.
- Peccato che non vi
siate risparmiati
la fatica... avreste dovuto immaginare che sarebbe stato tutto
inutile, poi non dite che non vi avevo avvertito!
fine 11°cap.
Il teppan* è la piastra di cottura per le okonomiyaki.
L'angolo dell'autrice
^__^
Rieccoci qui, per l'ennesimo passaggio della storia. Ringrazio di cuore
tutti i lettori, in particolare chi mi lascia la propria sincera
opinione,
che ammettiamolo, fa
sempre piacere ricevere... passo quindi a rispondervi, cercando di
essere esauriente^^!
Lavs: Il fatto di
andarci piano con Ryoga e Ucchan, è stato un casuale effetto della storia, che voleva essere divisa in più saghe... ad esempio, nella tua ff
benché i tempi siano più lapidari (cosa che
è necessaria di per se, dato la gravosa situazione
principale)... dicevo, che pure nella tua ff, scorre tutto
senza intoppi, in modo naturale, benché abbiamo adottato due misure diverse, la cosa mi aggrada^.^
In effetti poi la parte di Ukyo, è stata decisamente più divertente da
scrivere di quella di Ryoga, nello scorso cap, sulle note di Mina, e della sua splendida "Portati via"
Maryku: Ukyo e Ryoga
hanno un gran numero di problemi da risolvere, prima di tutto con se
stessi, mi sono ritrovata spesso a fare i conti con le loro introspezioni, non sempre piacevoli da tirargli fuori^^;;;spero che Fuuya piaccia,
quanto è piaciuto a me scriverlo ù__ù!
A presto!
Laila
Il teppan* è la piastra di cottura per le okonomiyaki.
L'angolo dell'autrice
^__^
Rieccoci qui, per l'ennesimo passaggio della storia. Ringrazio di cuore
tutti i lettori, in particolare chi mi lascia la propria sincera
opinione,
che ammettiamolo, fa
sempre piacere ricevere... passo quindi a rispondervi, cercando di
essere esauriente^^!
Lavs: Il fatto di
andarci piano con Ryoga e Ucchan, è stato un casuale effetto della storia, che voleva essere divisa in più saghe... ad esempio, nella tua ff
benché i tempi siano più lapidari (cosa che
è necessaria di per se, dato la gravosa situazione
principale)... dicevo, che pure nella tua ff, scorre tutto
senza intoppi, in modo naturale, benché abbiamo adottato due misure diverse, la cosa mi aggrada^.^
In effetti poi la parte di Ukyo, è stata decisamente più divertente da
scrivere di quella di Ryoga, nello scorso cap, sulle note di Mina, e della sua splendida "Portati via"
Maryku: Ukyo e Ryoga
hanno un gran numero di problemi da risolvere, prima di tutto con se
stessi, mi sono ritrovata spesso a fare i conti con le loro introspezioni, non sempre piacevoli da tirargli fuori^^;;;spero che Fuuya piaccia,
quanto è piaciuto a me scriverlo ù__ù!
A presto!
Laila
Rieccoci qui, per l'ennesimo passaggio della storia. Ringrazio di cuore tutti i lettori, in particolare chi mi lascia la propria sincera opinione,