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Autore: LoveEverlack    15/12/2013    3 recensioni
NON CI SONO SHADOWHUNTER, SOLO PERSONE CHE VIVONO VITE NORMALI.
Clary si è appena trasferita dal cugino Magnus e iniziando a frequentare la nuova scuola scoprirà l'amore, persone del suo passato e suo padre, di cui sua madre non ha mai parlato entrerà nella sua vita con il fratello.
[.....]
-Mi chiamo Clarissa Fray, ho sedici anni, mi sono trasferita qui con mia madre e viviamo da mio cugino finchè non troviamo un appartamento-
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Scusate se non l'ho pubblicato ieri ma ho fatto compere per Natale.
Spero vi piaccia, perchè ci sarà Jonathan e il nuovo personaggio.
Recensite mi raccomando.




Il cuore batte veloce                                                                           Heart beats fast
Colori e promesse                                                                              Colors and promises
Com’essere coraggiosi                                                                       How to be brave 
Come posso amare quando ho paura di cadere                                How can I love when I’m afraid to fall


                                                    [A THOUSAND YEARS - CHRISTINA PERRI]

Simon corse a perdifiato verso la scuola, quella mattina si era svegliato tardi dopo che la madre era uscita e non c’era nessuno a casa che lo svegliasse, a peggiorare ancora la situazione c’erano stati i traslochi nella casa vicino che gli avevano fatto rallentare la sua uscita in bici –che poi aveva lasciato a casa per non perdere tempo-.
La borsa della palestra gli sbatteva sulla spalla a ogni suo passo, gli occhiali anche iniziavano ad infastidirlo talmente tanto che avrebbe voluto toglierli.
Sbuffò, imprecando contro Jace Herondale nonostante il ragazzo non centrasse nulla.
Quella notte lo aveva sognato mentre gli portava via la sua migliore amica che finiva con il non calcolarlo più. Ultimamente purtroppo stava succedendo proprio quello, Clary non lo chiamava più per sapere come stava ma passava il suo tempo con quell’Herondale e i Lightwood.
Iniziava a credere che della loro amicizia non ci fosse più traccia e che lei l’abbia completamente dimenticata per sostituirla con quella degli altri tre.
Ormai mancavano pochi passi alla scuola, doveva solo svoltare altre due volte l’angolo e l’avrebbe trovata davanti a sé infondo la strada.
Quello che però non vide fu la ragazza su cui andò a sbattere, nel momento esatto in cui girò l’angolo della strada, facendola quindi cadere a terra insieme alla sua borsa.
-Scusami, non volevo buttarti a terra ho solo svoltato l’angolo senza guardare se c’era qualcuno- le porse la mano mentre la ragazza si massaggiava la schiena dolorante, scostò la mano di Simon alzandosi da sola e raccogliendo la borsa come se nulla fosse.
-Beh la prossima volta starai sicuramente attento a dove andrai- la ragazza si pulì la maglia già pulita di suo, spolverando anche i leggins scuri nonostante non avessero una macchia.
Simon non sapeva se andarsene o rimanere, la ragazza lo fissò e lui notò subito gli occhi azzurro ghiaccio che spiccavano sui capelli color caramello della ragazza, corti e mossi.
-Allora? Senti farò tardi quindi se vuoi qualcosa chiedi in fretta ok? Sono abituata a quelli come te che mi chiedono ogni volta il numero, ma sappi che come per loro non lo darò neanche a te. Quindi se mi fai passare- la ragazza lo allontanò con un gesto della mano avviandosi verso la strada opposta a Simon.
-ASPETTA!- la ragazza sospirò fermandosi a metà strada e girandosi.
-Si?- mise una mano sul fianco, sarebbe risultata antipatica ma per qualche strano motivo a Simon era simpatica così le indicò la maglia azzurra che portava con la scritta “DIAMOND GIRLS” e che le arrivava a metà coscia.
-Chi sono le DIAMOND GIRLS?- la ragazza guardò la maglia sorridendo e allontanandosi.
-Il mio gruppo!- Simon sorrise rigirandosi e tornando verso la scuola, era tardi ormai ed era fortunato se la signorina Graymark non lo trovava per i corridoi.
 
Jonathan bussò alla porta della classe 105 come gli aveva detto Amatis Graymark, alla prima ora ci sarebbe stata la professoressa Maryse Lightwood che stando a quello che gli aveva detto suo padre non si sarebbe fatta problemi nel far entrare un nuovo alunno seppur in ritardo nella sua classe.
Dopo aver aspettato qualche secondo come sua padre gli aveva insegnato (anche se a lui sembrava una cosa alquanto stupida) entrò nella classe cercando di sembrare felice senza scomporsi più di tanto.
La signora che poteva avere l’età di Amatis, con la differenza che la prima portava una fede al dito, lo accolse con un caloroso sorriso cercando il suo nome sulla lista.
-Ciao, tu devi essere il nuovo alunno. Sei vediamo un po’, Jonathan Christofer Sebastian… Morg…Morgenster- Maryse balbettò un attimo prima di tornare normale e sistemare i fogli sulla cattedra con un sorriso finto.
Jonathan guardò la professoressa con un sopracciglio alzato aspettando di sapere cosa doveva fare, non era molto abituato a questo genere di cose avendo studiato in casa.
-Uh giusto, perdonami- si schiarì la voce -Presentati pure alla classe e accomodati accanto la signorina Clarissa dal momento che manca il suo compagno di banco-
Jonathan guardò in giro trovando una ragazza dai capelli rossi alzare la testa da un foglio sicuramente di compiti non fatti, l’unica inoltre a non avere un compagno di banco.
-Mi chiamo Jonathan Morgenster, amo i film horror e le ragazze- vide un ragazzo biondo dall’altro lato della classe sbuffare e guardare Clary, Jonathan rise tra sé mentre osservava quei due -soprattutto le rosse-
Vide il biondo alzare una mano e Maryse annuire concedendogli la parola, il biondo si alzò scostando la sedia e facendo rabbrividire una ragazza molto carina accanto a lui.
-Professoressa se lei permette proporrei di portare Jonathan vicino a Izzy che sarà una guida più che valida, mentre io potrei sedermi vicino a Clary in modo da poter discutere dopo del nostro progetto-
Maryse alzò la testa cacciando il registro informatico dal cassetto in cui era tenuto e mettendo quei fogli in precedenza ordinati nella borsa di pelle.
-Non mi sembra di aver assegnato alcun progetto Jonathan- il biondo si girò verso la professoressa -intendevo l’altro biondo, avete gli stessi nomi- continuò Maryse fissando Jonathan Morgenster girato verso di lei.
Jace sbuffando si risedette al suo posto mentre Maryse annotando alcune cose sul registro continuava a parlare.
-Quindi, supponendo che non siano materie scolastiche i vostri progetti…matrimoniali o altro non sono affari da dover discutere a scuola o nella mia ora. Jonathan vai pure a sederti sulla sedia vicino Clary-
La rossa nel frattempo era diventata rossa, cosa che Maryse non notò fortunatamente per lei.
Cercando di distrarsi continuò a concentrarsi sul suo disegno, non sentendo neanche il ragazzo avvicinarsi a lei.
-Sai di solito i compiti non si fanno durante l’ora scolastica- Clary rise alzando lo sguardo.
-Sono fortunata allora, visto che questi non sono compiti- il ragazzo sbirciò da sopra la sua spalla guardando i fogli che realmente non erano compiti ma schizzi artistici di fantastiche figure anche immaginarie.
Stava ammirando il modo in cui Clary disegnava i particolari, aggiungendo dettagli in ogni punto o anche solo arrotondando un po’ di più una curva facendo prendere una nuova vita al disegno.
-Sei brava- indicò i fogli sul tavolo mentre Clary con nonchalance si scostava una ciocca sfuggita al suo controllo che le solleticava il viso e rimettendo i fogli in un album.
-Grazie, merito di mia madre- Jonathan si appoggiò meglio al banco curioso di sapere di più sulla ragazza.
-Posso sapere altro?- Clary lo guardò indecisa se prenderla per una presa in giro o facesse realmente.
Iniziava a credere che non stesse scherzando e che volesse sul serio sapere di più sulla madre di Clary e di come questa abbia influenzato sull’arte che Clary maneggiava con grazia.
-È una bravissima disegnatrice. Ho imparato da lei, da piccola la guardavo disegnare e ho provato anch’io pian piano riuscendo ad acquistare un po’ della sua destrezza-
Jonathan rise guardando un foglio rimasto distrattamente sul tavolo e di come questo fosse un’opera d’arte e non un semplice disegno vuoto.
Il padre gli aveva insegnato a saper distinguere dalla semplice bellezza di un disegno al significato profondo che uno celava dietro anche solo una semplice riga.
Amare vuol dire distruggere, ed io ho distrutto l’amore di tua madre perché volevo diventare potente. Ora ho le mie industrie ma mi manca lei, quando disegnava sul prato davanti casa mentre io tentavo da giovane di rovinarle i ritratti facendola ridere ogni volta. Mi ero innamorato del suo sorriso e del suo modo di cogliere le immagini che riportava su carta, ma crescendo volevo solo di più e questo è il risultato.
Era stata una delle poche volte in cui il padre gli era sembrato realmente uomo, una delle poche volte in cui aveva desiderato che la madre fosse lì con loro e lo facesse ritornare come quando lo aveva conosciuto da piccolo, mentre cucinava le frittelle in cucina e si divertiva a combinare guai con Jonathan.
Quando poi il ragazzo aveva iniziato a crescere, Valentine si era allontanato perché nonostante quel suo essere cattivo e spregevole, ambizioso e potente… gli ricordava ancora troppo sua madre.
Amare vuol dire distruggere, lui aveva distrutto il suo amore perché era troppo ambizioso.
-Allora sarai molto fortunata ad avere una madre come lei- le disse poi ritornando a concentrarsi su Clary.
La ragazza sorrise e annuì, accorgendosi subito dopo del foglio e riponendolo nella cartella.
Furono distratti da un bussare alla porta e dall’entrata di Simon trafelato, era corso letteralmente in classe rischiando anche di cadere -Mi scusi professoressa, ho avuto un problema mentre venivo- Maryse annuì.
-Per oggi passi perché c’è un nuovo compagno, purtroppo per oggi ha avuto il tuo posto. Ti faccio portare un banco dal collaboratore- Simon guardò verso Clary, la salutò e la ragazza alzò la mano, poi un colpo di tosse scocciato di Maryse lo fece spostare dall’entrata della porta dove era stato portato il suo banco.
  
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