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Autore: funklou    15/12/2013    15 recensioni
Al Norwest Christian College le cose vanno così: o sei popolare, o non sei nessuno.
Ma c'è anche chi, oltre ad essere popolare, è anche misterioso, quasi pericoloso. E nessuno sta vicino al pericolo.
Tutti sapevano quello che Luke Hemmings e i suoi amici avevano fatto.
Ricordatevi solo una cosa: le scommesse e i segreti hanno conseguenze.
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Dal secondo capitolo:
"A me, invece, non sembri un tipo così pericoloso. Forse strano" affermò Avril, senza distogliere l'attenzione dal suo libro.
"Due." Si guardò intorno, in cerca di un banco libero.
"Due?"
"Due."
"Cosa significa?" Alzò lo sguardo e lo guardò confusa.
"Sinceramente? Nulla. Quando non so cosa rispondere, o quando non voglio rispondere, dico due." Scrollò le spalle, come se fosse la cosa più ovvia e si allontanò.
"Questo conferma la mia teoria, Hemmings."
Doped!Luke
Scene di droga esplicite. Se ne siete sensibili, non aprite.
Il trailer di Two: http://www.youtube.com/watch?v=NE35nheHyZY
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Heroin doesn't kill us.

I giorni a scuola non passavano mai. 
Avril aveva questa sorta di odio verso la scuola che la mandava in bestia. Quando a metà lezione iniziava ad annoiarsi sul serio, cominciava automaticamente anche ad innervosirsi e a continuare a cambiare posizione su quella scomoda sedia. Non ne poteva più. Ed è per questo che, quando suonò la campanella che segnava l'ora di pranzo, trillò un "Arrivederci!" alla classe ed uscì da quella gabbia odiosa. 
Quel mercoledì Vicky non era presente a scuola, così come non c'era stata il giorno prima, per via di una febbre improvvisa. 
Allo stesso momento, vide passare nell'altro corridoio parallelo Calum, seguito da Michael e Luke. Stava parlando di un qualcosa che non riusciva a capire, ma decise comunque di interromperlo.
"Ciao." li salutò con un sorriso, e gli altri ricambiarono con un sufficiente entusiasmo. 
"Andate a mensa?"
Calum si girò per scrutare le facce degli altri due, cercando forse una risposta di comune accordo.
"Per oggi sì, dai." affermò ed Avril gli sorrise.
Sotto lo sguardo sbalordito di tutti, entrarono in quell'aula enorme e si misero infila col proprio vassoio. Il vociare degli studenti era immediatamente diminuito, facendo sentire la ragazza in suggestione. Prese soltanto un piatto di pasta rigorosamente bianca, perché solo il guardare quel sugo le faceva rivoltare lo stomaco. Davanti a lei aveva Michael, che aveva un vassoio decisamente più pieno del suo, il quale si guardò attorno in cerca di un tavolo libero. Quando lo avvistò, si diresse verso esso e così Avril lo seguì. Si sedettero vicini, aspettando che anche Luke e Calum arrivassero.
Non era spiacevole la presenza di Michael: era il più delle volte silenzioso, con una maschera di freddezza che soltanto con loro toglieva, sorrideva piano, con compostezza. Tutto sommato era okay, e a quanto pare aveva anche chiarito tutto con Calum. Però c'erano anche giornate in cui non c'era. La maschera si dimenticava di toglierla, e passava tra i corridoi a fissare la gente con uno sguardo che, probabilmente lui non se ne rendeva conto, era a dir poco inquietante. Per fortuna, ultimamente lo faceva raramente.
"Ma mangi solo questo, tu?" le chiese distrattamente mentre iniziava a mangiare. 
Lei alzò le spalle e presero posto anche gli altri due, sedendosi goffamente.
"In questa mensa non si fanno mai i cazzi propri." sbottò Calum, accorgendosi di tutti gli occhi puntati sul loro tavolo. 
In effetti non era piacevole stare al centro dell'attenzione, ma Avril non si sarebbe mai lamentata a voce.
"Se te ne sei accorto solo ora, wow, complimenti." lo prese in giro Luke, guadagnandosi un leggero pugno sulla spalla. 
Luke alzò lo sguardo per dare un'occhiata ad Avril, e questa si rese conto solo in quel momento di starlo fissando da troppo tempo. Gli comparve un ghigno di chi la sa lunga, provocandole un rossore alle guance. 
C'erano così tante persone, in quella mensa, eppure Avril ne vedeva solo una. C'erano così tanti occhi puntati su di lei, eppure lei ne vedeva solo due, due occhi azzurrissimi.
All'insaputa di tutti, Avril e Luke si guardavano. E solo chi lo conosceva bene, sapeva che Luke non guardava mai nessuno negli occhi. 
Iniziarono a mangiare, nonostante tutti quegli occhi puntati, perché in fondo non gliene fregava niente. A fine pasto, si alzarono, già con le sigarette tra le mani per fumare nel cortile. Calum le porse il pacchetto, ma Avril rifiutò. Aveva fumato solo poche volte, quando era davvero nervosa.
"Okay." disse solo il moro, accendendosi la sua. 
"Io vado, ci vediamo durante le lezioni." annunciò Luke che, senza aspettare qualcuno che lo salutasse, rientrò in mensa ed uscì sul corridoio.
Allora Avril lo guardò andare via, sfuggirle come aveva sempre fatto. Osservò prima Michael, poi Calum.
"Come potete lasciarlo andare? Si sta ammazzando, e voi lo lasciate morire. Questo vuol dire che lo state ammazzando anche voi." 
E non potete lasciar che un altro vostro amico muoia.
Avril avrebbe voluto dirla, quella frase. Ma si morse la lingua e non lo fece.
Calum diventò serissimo e "Non vuole farsi aiutare. Ci abbiamo provato, l'abbiamo anche chiuso in casa, abbiamo fatto di tutto." sputò con una freddezza assurda. "Noi non lo stiamo ammazzando." concluse, mettendoci quanta più convinzione per riuscire a far credere quelle parole a se stesso. 
Avril lo sapeva, ma non disse niente, anche Calum era stanco. Si limitò a graffiarlo con lo sguardo, poi se ne andò. Se ne andò correndo, come se fosse una gara a chi arrivava per primo, a chi si salvava per primo. Corse, salì le scale due a due solo per Luke Hemmings. Entrò nel bagno dei maschi: silenzio. Si accovacciò a terra per riuscire a intravedere i suoi piedi, erano nel terzo, ma con tutto il corpo a terra.
"Vattene, Avril." biascicò, facendole salire il cuore in gola. L'aveva sentita.
"Fammi entrare. Anzi, ora io entro, non mi dai il permesso tu." osservava la porta bianca con l'indecisione negli occhi e nelle parole. Ci appoggiò la mano sopra.
"Io ora entro." ripeté a bassa voce, per farsi sentire da se stessa.
E quando la aprì, vide Luke rannicchiato su se stesso, appoggiato all'angolo del bagno. Ai suoi piedi c'era il necessario per ammazzarsi.
Solo Avril sapeva cosa aveva dentro.
Sentiva mani che le strappavano fegato, polmoni, cuore. Le sentiva davvero. Eppure, non pianse. Ricacciò dentro le lacrime, spostò la siringa e il cucchiaio e si sedette vicino a Luke. Luke che ora teneva la testa all'indietro, con la bocca semichiusa e una mano sul braccio. Lei scostò questa mano e guardò il buco ancora fresco, e lui non protestava nemmeno. Ma Avril avrebbe voluto che lo facesse, che si alzasse e dicesse: "Andiamo dagli altri." con un tono squillante, che la insultasse, che facesse qualsiasi altra cosa diversa dallo stare così. Luke era mezzo di qua e mezzo di là, e lei si rese conto di non poter fare realmente qualcosa. Non lo si può fermare, un bucomane.
Probabilmente, in quel minuscolo bagno, Luke le sembrava un morto. Con le occhiaie, il pallore, le labbra screpolate. E forse era per questo che proprio non ce la fece, sfogandosi con un pianto appena sentito, anche se avrebbe voluto urlare fino a gola secca. 
Luke era vigile, teneva gli occhi mezzi aperti.
"Un giorno ci rimani secco, io lo so." 
Avril non voleva più lasciare Luke Hemmings. Voleva far parte della sua vita, ma per farne parte, doveva esserci, una vita.
"Non piangere." farfugliò lui con una voce flebile, appena udibile. 
"Non frega un cazzo, a te, se piango o no. Non ci sei, non le vedi, le persone. La devi smettere, Luke, la devi smettere con l'ero." Avril parlava spinta dalla disperazione, con parole inciampate tra i singhiozzi. 
Faceva freddo, in quel bagno. Il pavimento era sporco, lurido, con le mattonelle spaccate. Ma per un attimo, Avril pensò che quel freddo lo cacciava fuori dalla sua anima.
Luke si scompose un po', forse la botta era andata leggermente via. Però era davvero pallido, di un pallido che faceva paura. 
"Lo so, io la devo smettere." 
E si sporse in avanti, con la poca forza che gli restava, e baciò Avril.
Le sue labbra non sapevano di niente. Quel bacio era contaminato dal freddo, dalla paura, dal grigio. Era un fottuto bacio in cui era rimasta incastrata tutta la disperazione, tutta la stanchezza nel volersi salvare. Forse erano le mattonelle gelate, ma Avril il pavimento sotto di lei non se lo sentì più. Luke le trasmetteva sempre lo stesso miscuglio di emozioni, che le stringeva lo stomaco, che faceva venire voglia di piangere ancora di più e allo stesso tempo sorridere fino al mal di faccia. Ti faceva sentire, Luke. 
Quando il bacio finì, Avril gli tirò giù con cautela la manica della felpa, raccolse tutta quella merda da terra e gliela mise nello zaino. 
"Ce ne andiamo a casa, okay?" gli disse, trovando il suo consenso. 
Luke si alzò con una lentezza inaudita, le gambe gli tremavano, ma Avril non disse niente. 
Spalancò la porta e i raggi che entravano dalla finestra li accecarono. Pensava che fosse proprio così: lei la luce, con accanto Luke, non l'avrebbe mai vista. Sarebbe morta insieme a lui ma, d'altronde, quella luce le provocava solo fastidio, l'accecava. Non le serviva.
Camminarono a passo svelto per i corridoi. La campanella era suonata da chissà quanto tempo, e loro nemmeno se n'erano accorti. Non c'era nessuno in giro, così riuscirono ad uscire tranquillamente dalla porta d'emergenza che s'affacciava sul giardino. Corsero, scavalcarono. Era tutto una merda. 
"Andiamo a casa mia." esordì Avril "Non c'è nessuno, tanto." 

Il viale di casa Mitchell era sempre silenzioso. Passavano macchine in continuazione ma, oltre al rumore dei pneumatici sull'asfalto, non si sentiva niente. Entrarono in casa senza dire niente, chiusi in loro stessi.
Questo era il grigio vero.
"Mi siedo, Avril. Sto male." la informò e si lasciò andare sul divano del salotto, buttando a terra il suo zaino. 
Avril soffriva.
Tutto dentro di lei urlava.
Ma prese un fazzoletto, lo bagnò e andò ad alzare la manica della felpa di Luke, scoprendo il braccio. Gli passò sul buco quel fazzoletto e lui la fissò.
"Che fai?"
"Non lo so, non mi piace vedere il sangue incrostarsi, diventare come la ruggine."
Luke non rispose, lasciò che facesse quello che si sentiva di fare. Però le sorrise, e anche se Avril non trovasse niente di divertente in quello, ricambiò.
Erano proprio un casino.
"Vuoi qualcosa?" gli domandò. 
Luke scosse la testa, ma lei comunque si alzò per andare a recuperare una coperta. Aveva le labbra viola. Lo coprì e vide la sua espressione perplessa, per poi tramutarsi in una un po' più rilassata. 
"Perché ti fai nei bagni della scuola, se poi stai così?" le uscì spontaneamente dalla bocca. 
Luke si strinse nelle spalle e "A casa non posso, mia mamma mi sta addosso. Mi va di farlo lì." proferì con calma. 
"Io non voglio che tu lo faccia più."
"Ma tu non mi conosci nemmeno, Avril. Con me ci si arrende subito."
Questo era stato l'ennesimo colpo che aiutò solo a far spaccare di più la crepa che si era formata in Avril. Faceva male, bruciava. Eppure "Appunto, tutti si sono arresi con te, io no." affermò. 
"Due." disse lui, tirandole giù il braccio e lasciandola sedere accanto a sé. La coprì facendola stare con lui sotto la coperta e Dio solo sapeva il macello che il cuore di Avril stava facendo. 
Sentiva il corpo di Luke attaccato al suo e non riusciva a concentrarsi su qualsiasi altra cosa. Luke era freddo, più freddo di lei. Però le passò un braccio intorno al collo e le avvicinò il viso sul proprio petto. Era troppo, per Avril, che percepiva il suo battito cardiaco. Era regolare, al contrario di quello della ragazza. Poi la mano di Luke andò ad accarezzarle lentamente la schiena, provocandole così tanti brividi da arrendersi, da smetterla di irrigidirsi per nasconderli, e lasciare che anche lui li vedesse.
Era tra le braccia di un drogato, di questo ne era consapevole. E non poteva dire di fregarsene, perché non era vero, però si sentiva paralizzata. Non poteva muoversi da lì. 
Infatti, Luke ed Avril si addormentarono proprio così, su quel divano, a cercare di infondersi più coraggio possibile.

Forse Avril fu svegliata dai rumori dei passi sulle scale, o forse dalla suoneria del cellulare che non voleva proprio cessare. Aprì di botto gli occhi e presa dal panico iniziò a scuotere il ragazzo che aveva di fianco. Luke strizzò gli occhi almeno tre volte, Avril si alzò di scatto.
"Alzati, sta entrando mia mamma. Alzati!"
Gli tolse la coperta e Luke, facendo peso sulle braccia, si alzò anche lui dal divano. 
"Seguimi, scendiamo dalla finestra." 
Lui non aprì bocca.
Camminarono velocemente fino ad arrivare nella sua camera. Aprì la finestra, percependo il vento sbatterle contro il viso. Non ci diede peso e si sedette sul davanzale, per poi girarsi verso il biondo.
"Salta." ordinò.
Luke la guardò un po' stranito, ma la affiancò e saltò anche prima di lei. Quando furono per strada, Avril rispose a quella fottuta telefonata.
"Pronto?" 
"Avril! Dove cazzo sei? Dove cazzo siete? Dio, dimmi dov'è Luke!"
Tutta quell'agitazione le mise ansia. Sentiva la gola secca.
"Io-io... Cioè, noi, noi siamo fuori casa mia. Vieni qua, Calum, vieni qua. Ne abbiamo bisogno." 
Non sapeva di cosa realmente avessero bisogno, da Calum. Però lui non rispose, attaccò la chiamata. 

E quel rumore di passi che sfregavano velocemente sull'asfalto la fece sentire subito meglio. L'avevano aspettato seduti, con la schiena poggiata al muro di casa sua, in modo che sua madre non potesse accorgersi di loro. 
Si alzò immediatamente, gli corse incontro, gli buttò le braccia al collo.
"Ehi, ehi. Va tutto bene." le accarezzò dolcemente la schiena e le diede un bacio tra i capelli. "Ora andiamo da Luke, sistemiamo tutto. Potevi chiamarmi prima, però. Ma non fa niente."
Allora lo lasciò, e lui si diresse verso quel ragazzo biondo che ora lo fissava. E quello sguardo sembrava urlare solo uno "scusa". 
"Come ti senti?" gli chiese subito, abbassandosi alla sua altezza, piegandosi sulle ginocchia.
"Io sto bene. Sto bene, sì." 
"Adesso andiamo al sasso, lì ci si sente davvero bene."
Si girò e guardò dal basso Avril. Si sorrisero: da quel giorno non sarebbe più stato solo il loro posto, ma anche quello di Luke.
Si mise in piedi, afferrò una mano al biondo e lo aiutò a tirarsi su. Salirono quelle famose scale, per poi sedersi proprio a fianco al sasso, poggiandoci la schiena. Era freddo, faceva anche un po' male, ma nessuno dei tre sembrò accorgersene. 
Stavano lì, a contemplare il panorama di tutta la città che avevano davanti. 
"Voglio smettere." esordì Luke.
"E allora smettila da oggi. Smettila di morire, smettiamola insieme. Torniamo ad essere noi, ad essere quelli che eravamo anche con Ashton." disse Calum con una speranza coperta, soffocata dalla tristezza. 
Avril non c'entrava proprio un cazzo con quel discorso, quindi stette zitta. 
Dopo quelli che sembrarono anni, "Io inizio da oggi. Lo giuro." affermò Luke determinato. 
Lei non lo sapeva perché, ma Calum non si dimostrò così entusiasta, rimase impassibile. Forse l'aveva detto troppe volte.
I loro pensieri, in quel silenzio, scivolavano nella sera. Il sole stava tramontando, ed Avril poté giurare di aver sentito un singhiozzo provenire da Luke. Si girò lentamente, lo guardò senza farsi scoprire, si stava passando il polso coperto dalla felpa sugli occhi. 
Luke Hemmings stava piangendo. 
E quelle lacrime le sembrarono tutto il veleno che gli usciva fino a bagnargli le guance, tutta la droga che lo stava ammazzando. 

Era vero. Luke iniziò la sua disintossicazione la sera stessa. C'erano Calum e Michael, con lui.
Il giorno dopo, a scuola, all'appello mancavano sia Luke, sia Michael.
Voleva smettere sul serio.
Calum, nei corridoi, le raccontò di quanto Luke stesse impazzendo, di quanto vomitò anche l'anima, di quanto il corpo gli prudesse. 
Avril non lo sapeva più cosa le stava succedendo. Piangeva, rideva, piangeva, rideva. Stava impazzendo anche lei, con lui. 
Così, non appena l'ultima campanella suonò, tra tutte le facce cercò quella di Calum. Si presero per mano, come se dovessero andare in battaglia, preparandosi al peggio. 
Le disse che i genitori di Luke ne erano al corrente, magari anche da tanto tempo, e che avevano deciso di aiutarlo anche loro. 
Suonarono il citofono, qualcuno aprì il cancelletto. Spinsero piano la porta di casa Hemmings, e subito vennero inghiottiti dal profumo di quello che la madre di Luke stava cucinando.
"Permesso." disse educatamente Avril, mentre il moro si fiondò subito sulle scale, accennando appena un "Buongiorno!" alla donna in cucina. 
"Ciao ragazzi." li accolse lei, soffermandosi di più sulla ragazza. 
Il moro sparì al piano di sopra, Avril si avvicinò e le porse la mano.
"Avril." si presentò.
"Liz." si asciugò la mano sul grembiule e gliela strinse, abbozzando un sorriso che fece rabbuiare Avril. Un broncio sarebbe stato sicuramente meno triste di quel sorriso. "Sei un'amica di mio figlio?"
"Uhm, si."
"Allora vai da lui, su." e mise su un altro sorriso, questo forse più convincente.
Avril fece proprio così. Salì le scale, spinse la maniglia ed aprì la porta. 
Michael
Michael era seduto su una piccola sedia, la sigaretta tra l'indice e il medio. La maschera s'era dimenticato di toglierla, quel giorno.
Calum.
Calum gli era a fianco. Aveva così tanta voglia di piangere che il labbro inferiore gli tremava. Accarezzava la fronte delicatamente al biondo.
E poi Luke, cristo santo.
Luke era completamente andato. Era sudato dalla testa ai piedi, aveva la pelle rossa, le caviglie quasi scorticate. Le occhiaie, le labbra screpolate, il pallore, quelli erano rimasti. Non stava fermo, si dimenava. Bestemmiava, ogni tanto urlava, poi piangeva. 
"C'è Avril." comunicò Calum col tono di voce basso.
Lui si bloccò, alzò la testa per verificare se fosse davvero vero, e si rimise sdraiato. Si sentì trapassare l'anima, con quegli occhi azzurri. 
Luke gli era entrato sotto pelle.
"Chiedile se può venire qua, ché io non posso. Non ce le ho più le gambe."
Avril si sentì di botto viva, sorrise come una deficiente. Non lasciò che Calum glielo chiedesse, perché aveva sentito bene. Si avvicinò a quel letto zuppo di sudore e Luke, senza neanche rifletterci, l'abbracciò. Si stava facendo abbracciare da un tossico, stava piano piano diventando un'ancora. Le sue braccia erano congelate, si chiedeva se ci passasse il sangue lì. 
Poi Luke si scansò e "Devo vomitare." annunciò.
Con un movimento automatico, Michael si alzò, gli porse una bacinella e aspettò che il biondo finisse. Avril si era girata, perché lei e il vomito non andavano proprio d'accordo. Calum le strinse la mano, lui lo sapeva. 
Aspettarono tutti e tre lì, con gli occhi puntati su Luke, fino a quando non si addormentò.
"Voi, se volete, potete anche andare. Ci sto io con lui." parlò Michael.
Scossero la testa, intenzionati a restare. 
"Se vado mi faccio del male." rifiutò Avril. 
Luke continuava ad avere degli spasmi incredibili, che le facevano battere il cuore a mille. Non poteva non guardarlo, e diamine, era bello anche così. 
Sei completamente fottuta se pensi che una persona sia bella anche mentre sta a rota.
Calum, nel frattempo, alzò tutti i libri nel cassetto, recuperando tutte le siringhe, i cucchiai, gli accendini, per poi buttarli, nel caso a Luke fosse venuta voglia di ricascarci. Michael aprì la finestra e buttò il mozzicone della sigaretta. Luke iniziò ad urlare nel sonno e Avril si tappò le orecchie, quando in realtà avrebbe dovuto tapparsi il cuore, ché l'amore per quel ragazzo le stava filtrando dentro come una delle peggiori droghe. 

Stettero lì quasi tutta la giornata. Avril tornò a casa solo la sera, dopo dieci chiamate della madre, che sembrava davvero incazzata.
Sbatté il bicchiere sul tavolo con tutta la rabbia che le circolava nel corpo e "Mi ha chiamato il preside, oggi!" urlò.
Avril trasalì all'istante, perché aveva visto sua mamma arrabbiata, ma mai in quel modo.
"Ha detto che il tuo rendimento scolastico è uno dei peggiori, e che per ben due volte ti sei allontana dalla scuola senza nessuna giustificazione." continuò gridando.
Avril non riusciva davvero a parlare. Voleva difendersi, ma non sapeva come ribattere, perché non poteva. Aveva ragione e basta. Si sentì una nullità, una delusione, pensava di iniziare a piangere lì sul posto. La voce di sua madre le entrava dentro il petto, glielo faceva vibrare, e gli entrava anche nella testa, provocandole dei giramenti.
"Dimmi cosa vai a fare quando te ne vai dalla scuola e con chi vai. Stai prendendo una brutta strada?" 
Respirò a fondo e "Non faccio niente, non ci viene nessuno con me." le rispose tenendo gli occhi bassi.
Sua madre diede un pugno sulla superficie del tavolo, facendolo vibrare. Anche Avril sobbalzò.
"Ti mando a Melbourne con tuo padre, se continui così. Ti ci mando davvero." affermò così decisa che la figlia rialzò lo sguardo. 
"No." 
"Non sei ancora maggiorenne, decido io per te. Forse tuo padre ha ragione, forse dovresti conoscere il figlio della sua compagna. Vorrei che tu assomigliassi a lui, anche solo poco." ora sua madre si era calmata. Usava un tono tranquillo, ma stanco. Probabilmente fu questo a ferire Avril. 
Avril era quella persona, e non poteva assomigliare ad un'altra.
Questo sua madre non lo accettava. 
Strinse i denti, sospirò, se ne andò in camera. 
Non fa niente. 

Non ci voleva andare a Melbourne. Aveva cancellato tutte le facce con cui doveva fare i conti prima di trasferirsi. Non le voleva nemmeno ricordare, voleva far finta che non fossero mai esistite. Faceva meno male così. 
Si rigirò nel letto così tante volte che nel cuore della notte si stancò. Rimase finalmente immobile, cercando di far diventare fumo tutte quelle facce che pensava si fosse lasciata alle spalle. Ma si sbagliava.

La mattina si svegliò col solo pensiero di star accanto a Luke. Vederlo in quelle condizioni la buttava giù, le appesantiva ogni sua buona intenzione. Le sembrava debole, innocuo: una figura così contrastante rispetto a quando lo aveva conosciuto, che poteva apparire anche cattivo. Non aveva più paura di lui, ora. 
Andò lo stesso a scuola, stando però da sola. Mancavano Vicky, Calum, Michael e Luke. Mancava tutti, e si sentiva. L'ora di scienze, solitamente movimentata, le era scivolata addosso come niente. Harvey non gridò neanche una volta, e Avril avrebbe preferito sentire tutti quei rimproveri verso Luke, piuttosto che quel silenzio.
Ma lui non c'era.

Come il giorno prima, a fine lezioni, si diresse verso casa Hemmings. Faceva così freddo che si ricordava di avere due mani solo perché le facevano un male cane. Suonò il citofono, le aprirono dopo neanche tre secondi. Quando entrò in casa provò una piacevole sensazione, avvolta dal caldo. Calum l'accolse sorridente, le diede un piccolo bacio sulla guancia e "Oggi sta meglio, credo." le disse.
Avril accennò un sorriso, ma quando salì in camera di Luke, lo vide sdraiato a pancia in su, con gli occhi spalancati. Non sapeva perché, ma quella scena le metteva angoscia. 
Gli si avvicinò, si sedette proprio di fianco al letto. Luke batté più volte gli occhi, probabilmente gli bruciavano.
"Ehi, Avril." biascicò a stento, per poi chiudere definitivamente quelle iridi azzurre. 
Avril sentì qualcosa salirle in gola e rimanere lì, bloccandole le parole. 
Luke non soffriva più, ma era spento.
"In realtà non lo so perché vieni qui, sai? Non sai quasi niente di me. Però mi va bene. E ora ho un po' di fame, non ce l'avevo da due giorni. Mi sa che mi fai bene, Avril. Mi sa di sì." Luke ormai articolava gli argomenti a caso, senza rendersene nemmeno conto. Sembrava abbastanza pazzo. 
Avril intanto aveva spalancato gli occhi. Magari non doveva farle così tanto effetto quella frase, eppure l'aveva fatta tremare. Aveva sentito un secondo pezzo di ghiaccio, attaccato al suo cuore da troppo tempo, spaccarsi e sciogliersi. 
Gli faceva bene.
"Io allora vado a prendergli da mangiare, mh?" intervenne Calum, che era rimasto vicino allo stipite della porta con uno stupido sorriso.
"No, ci ho già pensato io." Michael sbucò dalla porta all'improvviso con in mano pacchetti di patatine, pop corn, tavolette di cioccolato e mille altre cose. 
Tutti lo guardarono, lui sorrise. 
Si abbuffarono di tutte quelle schifezze per tutto il pomeriggio. Anche Luke aveva assaggiato qualcosa, ma stando comunque nel suo letto. Continuava a grattarsi in ogni parte del corpo, con una foga che ad Avril metteva i brividi.
"Ma non ti fai male?" gli aveva chiesto.
Lui aveva scrollato le spalle e "No." aveva risposto.
Poi si passava la mano tra i capelli biondi e disordinati, sudava come se fosse in una sauna e ogni tanto se ne stava completamente immobile. In quei casi faceva un po' paura.
Il suo cellulare continuava a squillare incessantemente, era Daniel che sicuramente era infuriato. Allora Avril glielo spense definitivamente.
"Stasera voglio uscire." esordì Luke.
Calum corrugò le sopracciglia. "Sei pazzo?" 
"Perché? Non esco di casa da giorni." 
"Non stai per niente bene, non puoi uscire stasera." affermò il moro autoritario. 
"Voglio andare a ballare." ribatté l'altro deciso, sedendosi.
Calum emise un verso di disapprovazione, facendolo sbuffare.
"Per favore, andiamoci." ritentò.
"Ma se non ti reggi quasi sulle gambe." questa volta fu Avril a parlare. Se ne pentì subito.
Infatti Luke le lanciò un'occhiata e "Te l'ho già detto, Avril. Tu non mi comandi." ribadì.
Lei si chiuse in se stessa, ferita da quella cattiveria. Anche se il biondo stava male, non era di certo diventato un'altra persona. Restava lo stesso stronzo.
"Non trattarla così, è qui per te mentre tu stai lì a cercare di sopravvivere." la voce di Michael echeggiò per quella stanza, seguita poi dal silenzio. 
"Ma vaffanculo. Che vogliate o no, io stasera a ballare ci vado."







Hei people!
Sei giorni. Sei. Direi che sì, sono diventata definitivamente puntuale lol
Questo capitolo mi fa un po' schifo. Forse un po' tanto. E' abbastanza lungo e non ho avuto tempo di controllare gli errori, perdonatemi.
Qui si vede quanto l'eroina abbia distrutto e dio mio, sarà davvero difficile farlo uscire completamente. 
Però lui ed Avril si sono avvicinati, rispetto a prima. Nel senso, non sono indifferenti. E' un passo avanti, probabilmente anche più di uno. Calum e Michael sono i pilastri che lo reggono, e io pagherei per avere qualcuno nella vita reale che si sforzasse così tanto per reggermi! Credo che Luke sia fortunato sotto questo punto di vista. 
Raga sono le undici, pubblico sempre tardi. Mi dispiace, faccio schifo negli orari.
Quindi smetto di blaterare e pubblico lol ciao bellezze! 
ily xx



E questo è il posto del sasso :)


 

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