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Autore: Cam17    16/12/2013    3 recensioni
Michael ha un figlio, Gary, alle prese con una malattia rarissima ed impossibile da curare. Il dolore e la tristezza di tale situazione condizioneranno tutta la sua vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Michael dava pugni di cemento contro il sacco di sabbia. Era il giorno prima del più importante combattimento della sua carriera di boxer: la finale del torneo dei pesi massimi degli Stati Uniti d’America. Gancio sinistro, gancio destro. Sinistro destro, destro sinistro.

Con grinta e forza si accaniva contro il sacco di sabbia che simboleggiava il suo futuro avversario, l’ucraino Igorek Ivanov.

E mentre i suoi pugni erano intenti a smuovere quel sacco tanto robusto, la sua mente era portata a fissarsi sul passato, su un terribile passato.

Suo figlio accusava dolori ed aveva la febbre alta. Fu portato in ospedale dopo vari giorni in cui la febbre non sembrava scendere. I medici capirono che era necessario verificare cosa avesse il piccolo di soli otto anni, perché i suoi sintomi sembravano influenzali, ma stentavano a diminuire di intensità. Dopo vari accertamenti il medico Langella gli si avvicinò con dei risultati sconvolgenti.

<< Lei è il signor Michael Gordon? >>.

<< Si, sono io >>.

<< Padre di Gary Gordon? >>.

<< Esatto >>.

Il medico fece un piccolo respiro a bocca chiusa, mentre sfogliava i fogli dei risultati.

Michael si sentiva andare in tachicardia.

<< Mi rincresce molto dirle che… gli esami che abbiamo fatto hanno rivelato una rara malattia in suo figlio >>.

Rimase paralizzato, con la bocca socchiusa. Le mani persero di sensibilità, mentre il medico stringeva le labbra, consapevole del dolore che quella notizia stava portando all’uomo di fronte a lui.

<< La malattia che ha colpito suo figlio è la fibrodisplasia ossificante progressiva, detta F.O.P. >>.

Michael era diventato una statua. Ingoiò faticosamente la saliva, diventata improvvisamente amara e disgustosa.

Il dottore continuò: << Questa malattia fa sì che ci siano varie cellule che generano tessuto osseo in varie zone del corpo come tendini, legamenti e tessuto muscolare. Suo figlio sente dolore perché il suo corpo si sta ossificando >>.

Il respiro divenne affannoso, i suoi occhi divennero rossi.

<< Mi dispiace, signore >>. Concluse il medico.

Michael dovette sedersi. Suo figlio non aveva molte speranze.

Sinistro, sinistro, gancio destro. I suoi colpi rimbombavano nel buio della notte e nel silenzio della palestra ormai vuota. I suoi denti, coperti dal paradenti, fuoriuscirono dalle labbra e le vene si gonfiarono parecchio.

Sua moglie si strinse a lui piangente e rabbiosa: << Perché? Perché proprio a lui? Non è giusto Michael, non è giusto! >>.

<< Mara… ti prego… fatti forza >>.

Non sapeva cosa dire: come alleviare il dolore di una persona che sa di dover affrontare una gravissima perdita? Forse un modo non c’è.

La F.O.P. colpisce una persona su due milioni. E’ una malattia rarissima che porta lentamente alla morte. Non c’è possibilità di salvarsi, almeno con le tecnologie moderne. Al piccolo Gary venivano somministrati FANS e corticosteroidi per inibire il dolore, ma era veramente l’unica cosa che i medici potevano fare. Rallentare la crescita delle ossa avrebbe provocato comunque problemi. Inoltre i medici sconsigliavano la rimozione delle parti ossificate, perché ci sarebbe comunque stata una veloce ricrescita, con complicazioni ben più gravi.

Entrambi i genitori erano distrutti.

Il piccolo Gary accusava sempre più il dolore.

<< Papà… fa male >>.

Michael era seduto accanto al suo letto, mentre Mara restava fuori, per evitare di farsi vedere piangere. La malattia stava strappando via un’altra vita.

<< Gary non temere. Andrà tutto bene >>. Disse lui, trattenendo le lacrime e cercando di tenere normale il respiro.

<< Quando… quando starò meglio… mi porti a comprare un pallone di calcio? >>.

Michael annuì, accarezzando la guancia del figlioletto.

Gary, debolissimo per le varie medicine, sorrise a fatica: << Sai… Ronaldo ieri ha fatto un gol stupendo. Voglio giocare a calcio proprio come lui. Voglio andare a scuola calcio >>.

Michael sorrise, cercando di controllare il tremolio delle labbra: << Ti ci porto non appena sarà tutto finito >>. E gli fece un occhiolino.

Gary sorrise: << Grazie papà >>.

<< Più forte! >>. Disse George Curtis, suo allenatore da oltre vent’anni si era appena alzato dalla sedia su cui, nel buio, lo aveva osservato << Ho visto puttanelle di strada fare di meglio! >>.

Colpo dopo colpo, il sacco di sabbia sembrava consumarsi e crollare a terra da un momento all’altro.

George era consapevole della situazione di Michael, ma doveva sforzarlo di dare il massimo, perché purtroppo, nella vita, gli eventi non sanno aspettarti: doveva prepararlo al meglio, anche se la situazione era terribilmente dura.

<< Ancora, ancora! >>.

Michael dava ancora più forza nei pugni sotto gli incitamenti del maestro, ma la sua mente era sempre rivolta indietro, nei ricordi.

Gary aveva preso una polmonite: era lo stadio finale della malattia.

La malattia è mortale perché crea crisi respiratorie, poiché la cassa toracica si ossifica tutta. Crisi respiratorie, polmonite, asfissia sono i principali assassini che caratterizzano la F.O.P.

Mara era senza energie, mentre vedeva morire suo figlio, senza poterlo aiutare.

Michael aveva persino comprato il pallone a suo figlio. Glielo fece vedere: aveva l’autografo di Cristiano Ronaldo.

<< Gary hai visto? E’ Ronaldo, l’ha autografato per te >>. Disse, cercando di sorridere il più naturalmente possibile.

Gary sorrise, ma non riuscì a dire una sola parola. Non ne era più capace.

Michael era abbastanza famoso da poter contattare Ronaldo e chiedergli un autografo. Il campione non ci pensò su due volte e gli spedì un pallone della nazionale portoghese con tanto di autografo.

Gary spense il suo sorriso non appena vide una lacrima rigare la guancia del padre, fino a scendere e a perdersi sotto il colletto della camicia.

Michael si asciugò velocissimo e lo abbracciò dolcemente, attento non fargli male.

Si sentiva strozzare in gola, si sentiva morire molto più di suo figlio: << Ti voglio bene Gary, ti voglio tanto bene >>.

Un gancio, un pugno. La mente troppo ingombrata. Un ricordo che lo mise ko: una piccola lapide. Le braccia che si appesantirono, le gambe che si inchiodarono a terra. E Michael smise di lottare. George scrutava incredulo il suo allievo, che era rimasto pietrificato. Respirava velocemente, con sguardo rabbioso e pugni stretti dentro i guantoni. La testa china in avanti e la voglia di combattere ormai spenta negli occhi.

George scavalcò le corde del ring e lo raggiunse in fretta, nonostante l’età.

<< Michael, figliolo! >>.

Michael guardava fisso a terra, George serrò i denti. Era sempre stato duro con lui, ma in realtà Michael era il figlio che lui non aveva mai avuto. Lo amava più di chiunque altro e vederlo in quelle condizioni lo distruggeva.

<< Ci ho provato >>. Ripeté più volte il boxer << Ci ho provato, George >>.

<< Tu... Michael… >>.

<< Mi manca George… >>. Strinse i denti, sforzandosi, ma le lacrime uscirono lo stesso << Mi manca un sacco >>.

L’anziano gli strinse la spalla lì vicino: << Michael… mi dispiace con tutto il cuore, lo sai… >>. Respirò pesantemente, per poi farsi forza, tirando fuori i denti ed iniziando ad urlare << ma tu devi combattere! Non darla vinta a questa disgrazia! Tuo figlio tifa per te in questo momento! Ora più che mai! >>.

Michael strinse le labbra.

<< Io… non permetterò che tu ti arrenda! Tu a quell’ucraino del cazzo gli fai un culo così! Se ti fermi ora non avrai nemmeno la soddisfazione di averci provato! >>.

L’allievo alzò il capo, guardandolo negli occhi.

George continuò: << Devi salire su quel ring! Per Mara, per te, per Gary! >>.

Michael sorrise tra le lacrime: << Io ce la metterò tutta, te lo prometto >>.

George sorrise, dandogli una pacca sulla stessa spalla di prima: << Bravo ragazzo. Coraggio >>.

Ed ecco che il giorno arrivò. Michael stava di fronte al suo avversario. Alto 2,08 metri, biondo e con occhi azzurri.

<< Buona fortuna >>. Disse Michael.

<< Anche a te >>. Rispose Igorek.

I due fecero il saluto con i pugni.

George urlò forte: << Spaccagli il culo! >>.

Mara guardava commossa suo marito dagli spalti

Michael era pronto: “Per te, piccolo mio”.

Ma questa storia non vuole parlare dell’esito di questo incontro, ma della risposta ad una semplice domanda: Cosa fa di un uomo un vincente?

Il vincente è colui che sa incassare i colpi, soffrire, cadere a terra, ma poi rialzarsi. Il vincente è colui che ha il coraggio di accusare un dolore, di non vergognarsi di soffrire. Il vincente è colui che sa rialzarsi e reagire. Il vincente è colui che non si arrende mai, nemmeno di fronte alla più grande sofferenza. Solo il vincente sa davvero che cos’è vivere.

Michael, scendendo in campo nonostante il dolore, ha dimostrato proprio questo. E poco conta se vincerà o perderà. Salire sul ring è già una vittoria.

Buona fortuna campione.

 

 

 

   
 
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