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Autore: LifeOfADirectioner    16/12/2013    1 recensioni
"Calmati piccola, adesso ci sono io qui con te e non ti lascio" mi disse stringendomi forte al suo petto lasciandomi quasi senza aria.
Era una sensazione strana e nuova per me,ma non mi dispiaceva affatto avere le sue braccia attorno al mio corpo,mi ricordava tanto il comportamento protettivo che aveva mia madre nei miei confronti prima che morisse.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO 

Ero appena tornata da scuola, l'ultimo anno del liceo era davvero faticoso e non so se sarei riuscita a sopportare ancora per molto l'infinitá di compiti per casa che ci davano ogni giorno. Entrai in camera mia e mi buttai a peso morto sul letto lasciando cadere lo zaino a terra, non badando a dove fosse finito.
Ero tremendamente stanca data l'ora in cui ero andata a letto la notte prima per colpa delle tante pagine da studiare e avevo una voglia immensa di cadere in un sonno così profondo da poter eliminare ogni singolo pensiero che girava per la mia testa.
Mi tolsi la giacca e mi misi comoda sul mio lettino. Cominciai a pensare alla mia mattinata a scuola: era stata davvero orrenda a causa dei brutti voti che avevo preso nel compito di fisica e di biologia. I miei pensieri cominciarono a farsi sempre più lontani e la pesantezza dalla mia testa scomparve.
Proprio quando stavo per addormentarmi, qualcuno, o meglio il rompi palle di mio fratello Louis,entrò di fretta in camera mia, senza badare al mio zaino che calpestò.

-Alice! Alzati, presto! - mi gridò con un tono abbastanza preoccupato tirandomi giù dal letto.
-Che succede Lou?- gli chiesi sbadigliando,avvicinandomi a lui.
-Mamma e Papà, hanno avuto un grave incidente stradale!

A quelle parole mi sentì cadere il mondo addosso, loro erano tutto ciò che avevo, non potevo perderli così.
Di fretta mi infilai un paio di converse e una felpa abbastanza pesante, presi la borsa e saltai in macchina con mio fratello per andare in ospedale.
Arrivati a destinazione,scesi dalla macchina lasciando lo sportello aperto e corsi subito verso l'entrata. Alla mia sinistra un'ambulanza era appena arrivata e degli infermieri stavano portando via una ragazza messa abbastanza male. Accanto alla barella una madre disperata piangeva e gridava con l'intento di farsi sentire dalla figlia che purtroppo era immobile. Tornai in me ed entrai dentro. Quell'ospedale faceva nascere in me una sensazione di infinita tristezza. Era così cupo e malinconico che sembrava quasi un carcere! Le parete erano grigie accompagnate da qualche quadro che raffigurava strani disegni inquietanti. Distolsi lo sguardo quando vidi davanti a me l'ascensore. Entrai subito dentro quella specie di gabbia che mi avrebbe portata al piano dov'erano i miei genitori e cominciai a fare vari giochetti con le dita per sfogare il mio nervoso. Finalmente arrivai al 3° piano e cominciai a girare per i corridoi in cerca di qualche dottore. Mi fermai quando vidi un infermiera,a cui spiegai subito la situazione.
Mi indicò una stanza non molto lontana da dove ero io: vari dottore la sorvegliavano e parlavano fra di loro. Sembrava quasi che stessero discutendo.
Senza perdere tempo cominciai a correre in quella direzione e quando arrivai davanti la porta di quella camera, chiesi ad un dottore come stavano i miei familiari.
La sua risposta fu come una lama al mio cuore.

"Mi dispiace, non ce l'hanno fatta..."

Quelle parole mi lasciarono senza aria.
Per un attimo ripercossi col pensiero vari momenti che avevo passato con mia madre e mio padre. Tutta la mia infanzia,tutte le risate,i pianti,le liti,gli abbracci,i baci. Ogni singola cosa che avevamo fatto insieme. Ero rimasta immobile davanti a quel dottore che mi guardava preoccupato. Era come se sapesse ciò che stavo provando in quel momento e dopo un po' mi incitò a sedermi.
Lo ascoltai mettendomi su una delle sedie che c'erano li vicino, guardando le infermiere che poco prima erano dentro quella stanza, portare via i corpi dei miei genitori su delle barelle coperte da un telo bianco.
A quello visione cominciai a piangere come non avevo mai fatto.
Pensai a quanto bisogno avevo di abbracciare mio fratello, ma non era ancora arrivato.
Dopo qualche minuto finalmente vidi Louis  correre frettolosamente verso di me. Mi chiese come stavano, se avevo qualche notizie su di loro e ansioso aspettava una risposta da parte mia che però non ricevette. I muscoli del mio corpo erano paralizzati,ero appena entrata in un trauma.
Continuava ad aspettare che io aprissi bocca, così mi presi di coraggio e lo guardai fisso negli occhi.
Con uno sguardo malinconico gli feci un segno con la testa che volesse dire "no" e lo vidi accasciarsi a terra,cominciando a piangere.
Mi sentivo così inutile in quel momento, avevo appena detto addio alle persone più importanti della mia vita, erano come un punto di riferimento, un esempio da seguire e mi sentivo tremendamente persa al solo pensiero che non ci sarebbero state più da quel maledetto giorno.
Presi per le braccia Louis che era inginocchiato a terra e lo feci sedere accanto a me: era distrutto, lo si vedeva dalla sua faccia disinvolta e bagnata dalle lacrime.
Gli misi una mano attorno alle spalle e lo avvicinai a me stringendolo forte: volevo fargli sentire il mio calore, volevo che capisse che ero li con lui e che non lo avrei abbandonato.
Una parte di me era appena morta insieme ai miei genitori,mentre l'altra stava combattendo fra il voler cessare e il voler aumentare il dolore che provavo.
Avevo quasi 18 anni e mio fratello 20, non eravamo pronti ad affrontare una vita senza di loro.
  
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