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Autore: SereNian08    16/12/2013    13 recensioni
Può l'amore non essere abbastanza? Ian e Nina non sono più insieme. Dopo una storia di tre anni...Si sono separati. Hanno scelto di intraprendere strade diverse... Strade che li portano lontani. Da loro stessi, da casa, da tutto quello che avevano insieme. I giornali parlano di una proposta di matrimonio rifiutata, di un impegno che non si è voluto prendere, di nuove relazioni...Ma nessuno conosce realmente al verità. Impegnati sui set dei loro rispettivi film, in giro per il mondo, o semplicemente in vacanza con gli amici...Mettendo continenti e mari fra di loro, evitando di vedersi per quasi due mesi, sembrano felici e tranquilli.Ma è fin troppo semplice in questo modo. L'inizio delle riprese della quinta stagione di The Vampire Diaries è vicino. E i due saranno costretti a rivedersi... Come reagiranno quando si troveranno di nuovo faccia a faccia? Cosa succederà quando gli occhi "da cerbiatta" di Nina incontreranno quelli di ghiaccio di Ian? Può un amore come il loro, essere finito in così poco tempo? O basterà una piccola scintilla, per riportarli l'una tra le braccia dell'altro?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25

I wanted to dance with you. 




POV. Ian 

Scavalco agilmente il corpo di Rick disteso per terra, tasto il suo torace alla ricerca di una chiave, che non trovo. Spingo lontano il tavolino in metallo accanto a noi, lasciando che il contenuto si riversi sul pavimento. Irrigidisco la mascella guardandomi intorno. Avanzo verso gli armadietti bianchi davanti a me, mentre Kay e Malcom mi seguono trasportando il microfono. Sento le telecamere muoversi silenziosamente. Apro il primo armadietto, cercando e gettando per aria oggetti indistinti, concentrandomi sulla reazione che Damon deve avare davanti alla possibilità di non riuscire a trovare Elena. Mi volto di scatto, e mi perdo nel guardare al di sopra della telecamera, mentre questa si avvicina sempre di più. 

<< STOP. Perfetto. Ian la tua espressione finale era davvero incredibile. >>  

Tendo il braccio verso Rick, ancora supino a terra. Si rialza al volo e con qualche passo veloce è dietro la telecamera. Si passa una mano dietro la nuca, leggermente imbarazzato.

<< Grazie Chris. Ma ormai ci siamo abituati no?  Damon non è Damon se non fa almeno una faccia del genere in ogni puntata. Bei tempi quelli in cui ballavo nudo in una stanza! >>

Tutti ridacchiano divertiti.

<< Abbiamo finito qui? >>

<< Si, puoi andare a cambiarti. Domani gireremo le scene del 1558. >>

<< Grazie a tutti ragazzi. >>

Stringo qualche mano e saluto le ragazze con un sorriso. Appena giro il corridoio, noto Nina correre nella mia direzione, trascinando con se Paul.

<< Eccoti, finalmente! >>

<< Fratello, ti prego. Prendila e portala a casa. >>

Sorrido divertito davanti alla scenetta.

<< Che succede questa volta? >>

Lei sta per dire qualcosa, ma Paul la blocca.

<< Te lo dico io. Continua a tormentarmi per quella questione dell’altro giorno. Pensavo che prima o poi se ne sarebbe dimenticata, ma non è così. E, non mi molla un secondo. >>  

Nina incrocia le braccia sul petto. Ha quello sguardo di sfida e determinazione che non lascia spazio a nient’altro che alla mia imminente disfatta.

<< Paul, non preoccuparti. Ci penso io a lei. Sei libero. >>

<< Grazie! >>

E in quest’ultima parola c’è tanta di quell’enfasi che scoppio a ridere. So perfettamente quanto sia incredibilmente insistente Nina quando ci si mette. Mi avvicino a lei, le avvolgo il braccio intorno alla vita per attirarla a me.

<< Quello che vuoi sapere posso dirtelo io. Ma non ora. Puoi aspettare? >>

Le sussurro all’orecchio mentre guardo Paul allontanarsi scuotendo la testa. Sento le mani di Nina risalire sul mio petto, lentamente.

<< Era così grave? L’ho davvero tormentato, ma ha mantenuto il segreto. >>

Sorrido contro la sua fronte.

<< Non è grave. E’ imbarazzante, forse. >>   

<< Nina! Tocca a te! >>

La voce di Chris risuona per tutto il set. Lei alza gli occhi al cielo e si stacca da me.

<< Ci vediamo dopo. >>

<< Io ho finito. Vado a casa. >> 

Si ferma per guardarmi di traverso.

<< Quale casa? La tua? La nostra? Oppure quella di Jess? Visto che ormai usi quell’aggettivo per qualsiasi edificio. >>  

La tiro di nuovo a me, portandola dietro una parete in legno. Le prendo il viso tra le mani e la bacio. La bacio fino a toglierle il fiato.

<< Ci vediamo stasera? Da me. Da te. Dove vuoi. >>

Le sussurro tra un bacio e l’altro.   

<< Da me. >>

<< Ok… >>

Riesco a lasciarla, le sistemo i capelli dietro le spalle e le sfioro il viso.  Mi fissa per qualche secondo di troppo, con i suoi occhi penetranti, prima di defilarsi e correre via. Proprio mentre sto per voltarmi, mi richiama.

<< Ian! Manca poco più di un mese a Natale! >>

Dice, come se avesse appena scoperto la cosa.

<< Si, lo so Looch. E allora? >>

Continua a camminare all’indietro, e mima il gesto di infilarsi un cappello. Scoppio a ridere, capendone il significato.

<< Non pensarci nemmeno! >>
 

Dicembre 2012.

Apro la porta di casa , richiudendola in fretta, cerando di tenere in equilibrio l’enorme scatolone che ho tra le braccia.

<< Ok, ci sono. Ci sono! >>

Mi affaccio sul salotto, e trovo Nina seduta sul pavimento in legno, con le gambe incrociate, proprio sotto l’enorme abete ancora spoglio. Ha un cappellino rosso di babbo natale, la mia felpa blu e il pantalone del pigiama a scacchi. Si volta velocemente e mi rifila uno sguardo arrabbiato e risentito.

<< Sei in ritardo! >>

Mi avvicino velocemente sfilandomi il giubbotto, gettandolo sul divano.

<< Lo so, lo so. Mi hanno trattenuto. >>     

Si alza al volo appena nota lo scatolone e mi raggiunge, scivolando sul pavimento con in legno lucido con i calzini morbidi.

<< Hai portato tutto? >>

Mi chiede sorridente. Il suo cambio repentino di umore riesce ancora a sorprendermi.

<< Si, tutto quello che sono riuscito a trovare. Se mettiamo insieme anche le cose dell’anno scorso potrebbe uscirne qualcosa di bello. >>

Mi sfila la scatola da mano, portandola sul pavimento accanto all’albero. Inizia a frugarci dentro.

<< Mi hai costretta a non comprare gli addobbi nuovi quest’anno. Quindi dovrai impegnarti insieme a me. >>

<< Sai quanta plastica si consuma ogni anno per creare delle palli… >>

Non mi da il tempo di terminare la frase che mi tira a se per baciarmi.

<< Shhh. Lo so. L’anno prossimo prendiamo quelle in legno riciclabili.D’accordo? Questo del resto è il primo albero, totalmente nostro. >>

Il suo entusiasmo mi contagia completamente. Saltella da una parte all’altra della stanza, tirando fuori ghirlande e palline colorate, insieme a varie lucette a risparmio energetico che ha comprato di nascosto.

<< Ohh! Dov’è Moke? Ho una cosa per lui. >>

Mi dice all’improvviso.  E proprio in quel momento, il nostro bambino spunta da dietro il divano con il suo passo lento e ciondolante.

<< Ahh eccoti qua. >>

Nina si avventa letteralmente sul mio bel micio, che ormai è diventato anche suo, e lo solleva, trascinandolo vicino a se.

<< Ti starà benissimo. >>

Prende un sacchetto posato sul divano e ci fruga dentro. Dopo poco la vedo armeggiare con quello che sembra essere un mini costume di Babbo Natale. Moke nel frattempo giocherella con una pallina che fa rotolare avanti e indietro. Salgo l’ultimo grandino del lungo scaletto, per posizionare in cima, gli ultimi addobbi. Qualche minuto dopo, quando torno a guardarla, Moke è totalmente in balia delle sue mani. Arrendevole si lascia infilare il costume, senza nemmeno provare ad opporsi. L’ho educato decisamente troppo bene. Scuoto la testa, mentre mi guardo intorno, sperando che Lynx si sia data alla fuga.

<< Ecco fatto! Guardalo Ian! >>

Salto dalla sedia, per guardarlo da vicino. Scoppio a ridere, trovandolo incredibilmente buffo.

<< Ehi, piccolo… Sei davvero carino. Vieni qua.. vieni. >>

Moke mi guarda da sotto il cappellino e si struscia contro Nina, facendo le fusa. E’ adorazione reciproca, la loro. 

<< Oh, ho una cosa anche per te. >> 

<< Ti avviso, non metterò nessun cappello di Babbo Natale. >>

Nina si alza velocemente e mi si avvicina.

<< Ma è come il mio. >>

<< Appunto. >>

Cerco di trattenere il sorriso, mentre mi guarda con gli occhi supplichevoli, e con il labbro inferiore proteso in un broncio.

<< Oh no. Non guardarmi in quel.. >>

Si alza sulle punte e velocemente mi strappa un bacio.

<< No, no. E no. >>

Ride. Ride mentre continua a spingermi, tra un bacio e l’altro.

<< Nemmeno per me? >>  

Sbatte le ciglia in modo studiato, per farmi capitolare. E il suo sguardo mi fa capire che già riesce a vedere la mia imminente resa.

<< Resta qui. >>

Mi dice, mentre corre verso il bancone per prendere l’ennesimo sacchetto. Tira fuori un cappellino identico al suo, solo leggermente più grande. Si avvicina di nuovo e io inconsapevolmente indietreggio.

<< Dai, non farti pregare. Solo per vedere come ti sta. >>

Alla fine lascio perdere, e lascio che si alzi sulle punte per sistemarmi quel ridicolo copricapo.

<< Ti rendi conto che ho 34 anni appena compiuti vero? >>

Le chiedo mentre sorride buttando la pallina bianca all’indietro. Il suo sorriso si spegne per qualche secondo, come ogni volta che le ricordo i dieci anni di differenza che ci separano.

<< Si, lo ricordo. Ma non vuol dire nulla. Ecco. Ti sta davvero… benissimo. >>

<< E adesso? >>

Stringo le braccia sul petto, alzando il mento. Sfidandola.

<< Adesso prepariamo i biscotti di Natale senza glutine e finiamo di addobbare l’albero. Come una famiglia normale. >>   

Dice le ultime due parole con esitazione, distogliendo lo sguardo, quasi imbarazzata.  Mi avvicino di più a lei, avvolgendola con le braccia. Poso la mia fronte contro la sua.

<< Famiglia eh? >>

I suoi occhi neri, incorniciati dalle folte ciglia, sono attenti e dolci.

<< Famiglia, si. >>

 
 

Busso un paio di volte, premo il campanello con insistenza, senza ricevere risposta. Guardo l’orologio. Le undici passate. Ho fatto davvero tardi. Busso ancora una volta, inutilmente. Prendo il cellulare e digito velocemente il suo numero. Uno squillo, due, tre, quattro, cinque.

<< Pronto? >>  

Musica e vociare in sottofondo.

<< Ehi… Dove sei? >>

Qualche risata, la musica che scema lentamente.  

<< In un locale, in centro. >>  

<< Da sola? >>

Le scappa una risata ironica.

<< Non hai proprio fantasia eh, Smolder? >>  

Cerco di tralasciare il significato della frase.

<< Ne ho abbastanza da essere fuori la tua porta. Avevamo detto… >>

<< Si. So che dovevamo vederci da me. E ti ho aspettato e aspettato. Ma, non sei arrivato. Dove sei stato fino ad ora? >>  

Alzo gli occhi al cielo. E finisco per poggiare la fronte contro il legno freddo.

<< Non è questo il punto. Ti raggiungo. In che locale sei? >>  

C’è una breve pausa. Sento la musica e il vociare alzarsi di nuovo, come se si stesse avvicinando di nuovo al gruppo di persone.

<< Forse dovresti tornare a casa, Ian. Ci vediamo domani sul set. >>

Non mi da il tempo di rispondere che ha già riattaccato. Stringo il pugno contro la porta, maledicendomi per aver dimenticato le chiavi, privandomi così della possibilità di aspettarla in casa. Chiuso fuori da una ragazzina che mi sta mandando fuori di testa. Resto qualche secondo fermo, imbrigliato in una realtà che non mi appartiene. E per un secondo, mi balza in testa un’idea insana, un’idea che mi fa vergognare di me stesso. Ma la accantono velocemente, mentre scendo di corsa le scale, chiudendomi il portoncino alle spalle. 


Tendo le braccia, le porto all’altezza del bilanciere e le fletto per sollevarlo sopra la mia testa. Il sudore mi scivola sulle tempie, mentre sbuffo per lo sforzo. Sento i muscoli bruciare, ma non importa. Mi spingo al massimo, continuando fino a togliermi il fiato.  Sento un rumore di passi leggeri. Volto la testa quanto basta per vedere il corpo flessuoso di Nina, avvolta in un completino blu chiaro aderente, entrare in palestra. Distolgo lo sguardo mentre sento il suono metallico del bilanciere posarsi per l’ultima volta.  
 

POV. Nina.

Lo guardo. Lo guardo mentre sbuffa e respira pesantemente, mentre continua a flettere le braccia. I bicipiti sono gonfi e tesi. Sembra sia allo stremo delle forze. Ma continua. Continua ancora, senza fermarsi. Avanzo lentamente verso di lui. Mi nota e distoglie subito lo sguardo, lasciando cadere il bilanciere pesantemente. Si alza a sedere, con le gambe divaricate sulla panca. Prende l’asciugamano accanto a lui e si friziona il viso e i capelli.  

<< Continueremo sempre così, adesso? >>

Gli chiedo, mentre lo guardo alzarsi e darmi le spalle. 

<< Non so di cosa stai parlando. >>  

La sua voce è lievemente affaticata e distaccata. 

<< Dov’eri ieri sera? >>  

Chiedo di nuovo. Si volta, finalmente, prestandomi attenzione. Ha gli zigomi arrossati, e gli occhi talmente chiari da sembrare di vetro azzurro. 

<< Vuoi davvero parlarne? Non mi sembra il caso. Ho fatto tardi e sei andata via. Non so dove, non so con chi. Non importa. Superiamo anche questa. >> 

La canottiera bianca aderente gli mette in risalto i muscoli del petto. Mi perdo per qualche secondo a contemplare la sua bellezza, oggi più consumata del solito. Una bellezza fine e rude allo stesso tempo.

<< Potresti semplicemente rispondermi… >>   

<< Ero con Jess, Nina. Ci siamo ritrovati a parlare di un nuovo progetto per la fondazione, e il tempo mi è sfuggito di mano. Non l’ho premeditato.  Se tu mi avessi aspettato, forse… >> 

Mi avvicino di più a lui, continuando a tenere lo sguardo fisso nel suo.

<< Forse? Saresti arrivato e mi avresti detto che ti dispiaceva. Io avrei lasciato correre. Come ho lasciato correre infinite volte. E questo, ci riporterebbe esattamente a sei mesi fa. >> 

Resta qualche secondo in silenzio.  

<< Mi chiese se era vero. >> 

Resto interdetta dal commento fuori luogo. Ma lui continua tranquillo.

<< Quattro anni fa, quel giorno, a Londra. Paul mi chiese se era vero. Se davvero non provassi nulla per te. Io dissi che eri minorenne, che eri troppo giovane, che eri la sorellina perfetta. Mi chiese ‘E se avesse venticinque anni? Come ti comporteresti? Non ci penseresti nemmeno in quel caso? ’ Gli risposi che, in quel caso, non ci avrei pensato due volte. Che probabilmente, se avessi avuto più coraggio, se avessi pensato di più a me, avrei fatto di tutto per conquistarti. Tutti non facevano altro che farci notare quanto eravamo uniti. Ricordi? E io non facevo altro che pensare a te. A come sarebbe stato baciarti la prima volta. Ma sono felice, da una parte, che tu non abbia ascoltato quella conversazione. Sarebbe stato tutto più difficile.  >>  

Si avvicina ancora di più, e riprende a parlare.

<< All’epoca, sapevo perfettamente in che guaio mi sarei cacciato, in che guai ti avrei cacciata, innamorandomi di te. Per questo non dovevi saperlo. Ho resistito, per quanto ho potuto. E so che l’hai fatto anche tu. Ti ho respinta. E so di averti anche fatta soffrire, qualche volta. Quando eravamo sul confine di non ritorno e io, puntualmente, mi tiravo indietro. Percepivo i tuoi sguardi, e li percepisco ancora oggi. E’ strano come le cose non siano cambiate, poi così tanto. >>  

Mi sfiora il viso con l’indice, percorrendo tutta la mia guancia.

<< Tu sei cresciuta. Pensavo che il tempo sarebbe passato. Che ci saremo incontrati a metà strada. Che avrei potuto… amarti. Ma tu lo sapevi già, vero? Non c’era bisogno di tormentare Paul. Sapevi, sai, tutto questo. >> 

Annuisco, contro il palmo della sua mano.

<< Non voglio che ci sia questa perenne tensione, tra di noi. Voglio che le cose tornino come prima. >>  

Sussurro, con il viso vicinissimo al suo. Scuote la testa lievemente. Un ciuffo di capelli neri gli ricade sulla fronte.

<< Niente tornerà come prima, Nina. Non è possibile. Prima inizieremo a capirlo, prima andremo avanti. >>  

Mi sfiora lievemente le labbra con le sue, e poi mi lascia andare.  Mi guarda un’ultima volta, e esce, senza voltarsi indietro. 
 


<< Avete già deciso la data? >>

<< Non di preciso. Ma non più tardi del prossimo anno. >>

Candice e Kat parlano vivacemente, mentre io resto in silenzio ad ascoltarle, sorridendo.  

<< Nina, sai già cosa farai per il ringraziamento? >> 

Alzo lo guardo verso gli occhi neri di Kat.

<< No, in realtà non ne ho idea. Non ancora. Aspetto con ansia questo week-end, per il momento. >> 

Candice mi guarda interrogativa , e io le indico il cartellino appeso al vestito attaccato accanto a lei.  Scoppia a ridere e manda indietro la testa. 

<< Avevo completamente dimenticato, il party per il nostro 100° Episodio. Wow. >> 

Scoppiamo tutte e tre a ridere.

<< Ho sentito che parteciperanno tutti. Ci sarà da divertirsi. >>

<< Si, e poi mi manca tantissimo Matt. Sarà uno spasso averlo di nuovo tra di noi, con l’alcool a disposizione! >>  

Scoppiamo di nuovo a ridere. Mi porto una mano davanti alla bocca, cercando di ignorare i ricordi e le infinite serate passate con lui e Ian a bere e divertirci. I miei pensieri vagano tornando ai primi tempi, alle prime carezze e baci che sapevano di drink consumati velocemente, quando il tempo sembrava sempre troppo poco, quando volevamo soltanto chiuderci in una camera d’albergo per fare l’amore.  

<< Nina? >>

La voce di Candy mi riporta al presente. Mi scruta con i suoi occhi azzurri chiarissimi, sembrando ancora di più una bambola di porcellana. 

<< Ti eri persa totalmente. E’ tutto ok? >>

Mi guardano con leggera preoccupazione. Kat in particolare, si stringe le mani in grembo, e non mi stacca gli occhi di dosso.

<< Io… Si, certo. Solo vecchi pensieri. >>

Annuiscono e sorridono, poco convinte. 

<< Ehi, Nina! Ragazze! >>

Ci voltiamo contemporaneamente. Rick avanza con passo deciso verso di noi. Lancio un’occhiata intorno, alle sue spalle, ma non c’è nessuno. Cerco di trattenere un sospiro mentre salto dalla sedia. Mi sgranchisco le braccia.

<< Rick, finito le famose scene sanguinolente? >>

Le rughe che ha intorno agli occhi chiari diventano più marcate, accentuandone il sorriso aperto che mi rivolge.

<< Si, una cosa assurda. Mai visto niente del genere. Volevo mostrarti una cosa. >>

Armeggia con l’iPhone, avvicinandosi a me. Le nostre teste quasi si sfiorano. Mi fa vedere una nostra foto modificata in modo buffo e scoppio a ridere. Rialzo per un secondo lo sguardo e noto Kat, che mi fa un segno con la testa, impercettibilmente, indicando qualcosa alle mie spalle. Lancio un’occhiata dietro di me, senza smettere di parlare con Rick. Ian è poco più in la, sta parlando con una ragazza sconosciuta, forse nuova, dai capelli biondi, riservandole dei sorrisi che farebbero arrossire chiunque. Mi perdo a contemplarlo, fino a quando i suoi occhi incrociano i miei. Ed è un secondo.  Distolgo lo sguardo velocemente, prestando attenzione a Rick, che continua a parlottare del più e del meno. Continuo a guardarlo e ad ascoltarlo. Rido anche alle sue battute, ma tutto il mio corpo è in tensione. Posso quasi sentire, impercettibilmente, Ian avvicinarsi. 

<< Smolder, com’è andata? >> 

Gli chiede Candice. Rick si volta verso di lui con un grande sorriso sulla faccia. 

<< Oh, bene! Almeno credo. >>

C’è una punta di modestia nel suo commento. Ho quasi l’istinto di alzare gli occhi al cielo, pensando al carisma infinito dell’uomo che ho di fronte. Capace di coinvolgere qualsiasi essere umano e non. Sento i suoi occhi addosso, e quando alzo i miei, quasi resto senza fiato. Il termine ‘mi sta spogliando con gli occhi’ non sarebbe abbastanza. Conosco fin troppo bene quello sguardo. Cerco di ascoltare la conversazione che Rick ha aperto, facendo ridere divertite sia Candy che Kat, ma mi risulta difficile. Ian si avvicina a me, lentamente, incurante. E come se niente fosse, mi sfiora leggermente un fianco, spostandomi più indietro, contro di lui. Mi irrigidisco totalmente, mentre sento il suo viso avvicinarsi al mio orecchio.

<< Mi stavi fissando, Looch? >> 

Scuoto la testa, mentre la sua mano, nascosta dalla sedia davanti a noi, si stringe intorno al mio polso, fino ad intrecciarsi alla mia. Sento un calore familiare irradiarsi per tutto il corpo, mentre con movimenti circolari, mi accarezza il palmo. E all’improvviso, così come mi ha preso, mi lascia andare. Si stacca completamente da me, lasciandomi in balia delle mie emozioni. Come sempre, del resto. Si allontana lentamente. Ed è in momenti come questo che mi sento totalmente piccola, indifesa, inadatta, vicino a lui. Perché riesce a condizionarmi, fisicamente, mentalmente e sentimentalmente, come nessun’altro.  


Mezz’ora dopo cammino velocemente sul selciato di ghiaia ai margini del complesso che ospita il nostro set. Apro velocemente la porta della mia roulotte. Mi ci vuole qualche secondo per mettere a fuoco la figura sul mio divanetto nero. Ian mi fissa, seduto sul bordo del divano, mentre si sta infilando una maglietta a maniche corte grigia. Mi sorride, facendo spuntare piccole rughe d’espressione intorno agli occhi e sugli zigomi. 

<< Cosa ci fai qui? >>

Gli chiedo incuriosita, mentre gli passo davanti, per arrivare all’armadio. Vedo il suo riflesso attraverso lo specchio.

<< Sai come si dice? Le vecchie abitudini sono dure a morire. >> 

Poggia la testa contro il divano.

<< Ma se vuoi, vado via. >>

Mi volto di scatto, fin troppo velocemente, punta da quelle parole.

<< Non ho detto questo. >>  

Sorride, maliziosamente, rifilandomi lo sguardo di poco fa. Mi volto di nuovo, continuando a frugare per finta, nell’armadio. Lo sento alzarsi e avvicinarsi. Mi mantiene per i fianchi, sfiorandomi la pelle nuda tra la canottiera e il pantalone.

<< Sei strana, oggi. Sembri… tesa. >>

Richiudo l’armadio, continuando a dargli le spalle.

<< Tesa? Non sono certo io quella che stamattina ha detto ‘Niente tornerà come prima, Nina’. >>  

Imito al meglio la sua voce, per smorzare questa tensione di cui tanto parla. Ma non ci riesco. Si avvicina ancora di più. Sento il calore del suo corpo contro il mio.

<< Perché prendi tutto quello che dico in modo sbagliato? Non tornerà come prima. Ma potrebbe andare meglio. >>  

Abbasso lievemente la testa, chiudendomi in un silenzio che dura qualche secondo.

<< Oppure potrebbe andare peggio… Non è così? >>

Sussurro, mentre mi aggrappo alle sua mani, aggrappate ai miei fianchi.  
Non risponde. Continua a stringermi contro di lui. Posa le labbra sul mio collo, scende fino alla spalla, e poi risale, lasciando una scia di leggeri baci.

<< Non andrà peggio. >>  

La sua voce è talmente lieve, dolce. Le sue mani scendono sempre di più, fino a sfiorarmi il ventre. 

<< Ian, è tardi… Dobbiamo tornare a lavoro. >>

<< Dimmi che non stai pensando a questo da stamattina, Nina. >>

Sento il sangue fluirmi sul viso. Le nostre mani si intrecciano.

<< Mi dispiace deluderti Smolder, ma non tutti pensano sempre e solo al sesso. >> 

Sogghigna divertito contro la mia guancia.

<< Infatti non parlavo del sesso. Parlavo di questo. >>

Cerco di trattenere un fremito. Mi volto verso di lui, tra le sue braccia, mentre mi spinge verso il tavolino sotto lo specchio. Il suo bacino contro il mio. Le sue mani sulla mia schiena. La sua bocca sul mio collo. Punto le mani sul suo petto, cerco di scostarlo da me, giusto per il gusto di resistergli. Per cercare di prendere il controllo della situazione. Ma lui mi stringe ancora di più. Afferro il bordo della sua maglietta e la sfilo velocemente. Finisco contro lo specchio, appoggiata al tavolino. Le gambe strette intorno alla sua vita. Cerca le mie labbra, ma continuo a negargliele.

<< Chi era quella bionda di prima? >>

Porto una mano dietro la sua nuca. Il suo sguardo mi sfiora, mi manda fuori di testa.

<< La nipote di Chris… Una fan. >>  

Mi bacia poco sotto le labbra, e le cerca di nuovo, trattenendo qualche sospiro spezzato, mentre faccio scivolare le mie mani sul suo ventre. Geme piano, prigioniero dei suoi desideri. Lascio cadere il discorso, e porto le sue labbra, finalmente, all’altezza delle mie. Ma lui si ferma, poco prima che possa realmente sfiorarle.

<< Ho notato il modo in cui Rick ti guarda. E anche come ti guardava Kendrick. Sono tutti pazzi per te, Dobrev. Non sei nella posizione di farti prendere dalla gelosia. >>

Abbasso lo sguardo sulle mie gambe, sulla mia maglietta alzata, sul suo petto nudo.

<< Hai ragione, non sono proprio nella posizione adatta.  E tu dovresti smetterla di farti trovare mezzo nudo nella mia roulotte. >>  
Trattiene un sorriso. Le sue mani corrono sulle mie gambe. E io, finalmente, riesco a unire le nostre bocche.
 

POV. Ian.

<< Allora Ian, cosa ci dici del fatto che Damon e Elena sono ufficialmente la coppia più bella di tutti i tempi? >> 

Ultima intervista. Ultima domanda. Questa graziosa giornalista bionda continua ad inclinare il sopracciglio. Trattengo un sorriso.

<< Sinceramente? Penso che sia incredibile. Eravamo contro non so quante coppie e abbiamo vinto. E’ una grande responsabilità. Ed è chiaro che abbiamo i fan più fedeli del mondo! >>  

Sorride, felice di avermi strappato una dichiarazione così sentita, probabilmente. E ancora mi chiedo dove finisca, e dove inizia, il confine che mi separa da Damon, per molte persone. Mi richiamano, chiedendo la mia attenzione, per l’ultima foto di gruppo.

<< Perfetto. Ok, sistematevi tutti in fila. Stringetevi un po’. >>

Ci stringiamo tutti, di fronte a decide di fotografi e giornalisti, pronti ad immortalare questo momento. Nina è accanto a me, avvolta in un vestitino colorato, super aderente, che lascia poco spazio a qualsiasi tipo di immaginazione. Le lunghe gambe brune si muovono avanti e indietro per tutto il red carpet, sotto gli sguardi ammirati dei presenti. L’uno accanto all’altra, spalla e spalla, pronti a rispondere alle domande di routine. Lei con le braccia incrociate strette al petto. Niente vita privata, niente di insostenibile o imbarazzante.  

<< Ian, devi guardare da questa parte. >>

Mi urla Jess da un lato delle transenne. Sospiro, mentre ci stringiamo ancora di più. Nina ha il braccio intrecciato a quello di Kevin. E’ pericolosamente in bilico. Mi faccio di lato, per farle più spazio. Le sfioro la vita con la mano. Volta leggermente la testa per guardarmi. Mi sorride. E’ raggiante. Bellissima. Tanto bella da farmi male. Faccio risalire la mano lungo il suo braccio, e la stringo intorno alla sua spalla. Le sfioro la clavicola, e l’avvicino ancora di più a me. Dura un secondo, il tempo di un paio di foto, e poi la lascio andare. Ci disperdiamo di nuovo tutti quanti, Matt mi si avvicina, mi da una pacca sulla spalla. Tutti si congratulano con tutti.  Scuoto la testa leggermente, dirigendomi verso l’entrata del party, mentre gli altri, sono ancora intenti a farsi fotografare. Vedo Nina uscire dal gruppo, poco avanti Kevin. Continuo a guardarla, mentre sorride, saluta e si sbraccia per qualcuno. Avanzo lentamente, come se il tempo stesse scorrendo ad un ritmo diverso dal solito, ed è in quell’attimo. Lei si volta, mi inchioda con quello sguardo scuro, luminoso, leggermente umido di emozione. Inclina la testa di lato e mi sorride ancora di più. Sembra voler dire ‘Guarda dove siamo arrivati’. Così, senza pensarci, a pochi metri da lei, allungo le braccia verso le sue. La invito tra le mie, senza un motivo preciso. Non si limita a stringermi piano. Non si limita ad un semplice abbraccio tra colleghi. Mi butte le braccia al collo. Affondo il viso nei suoi capelli mossi e profumati. E per un secondo, solo uno, mi perdo in questo momento. Chiudo gli occhi, senza pensarci, e mi lascio cullare dal suo calore familiare.

<< Sono così felice di essere qui. >>

Mi sussurra contro l’orecchio. Non rispondo, mentre sciolgo la nostra stretta. E’ contenta di essere tra le mie braccia, dopo tutto questo tempo, nonostante tutto. E so come si sente. Quando abbiamo iniziato questo viaggio, nessuno si sarebbe aspettato un successo del genere per il nostro show. Questo amore, questa passione, sparsi per il mondo. Come non mi sarei mai immaginato di sentirmi così legato a tutto questo. Così legato a lei. Un piccolo punto fermo, in mezzo a tutto il resto.


POV. Nina.

<< Allora, brindiamo… A questi 100 Episodi! A tutte le cadute che ha preso Nina, a tutte le barrette energetiche di Steven, e a tutti i discorsi sull’ambiente di Ian, che ci hanno accompagnato giorno dopo giorno! >>

La voce di Michael risuona forte, sopra la musica e al vociare confuso. Tutti scoppiano a ridere, mentre facciamo scontrare i bicchieri.

<< Oh, e non dimentichiamoci dei capelli di Paul! >>

Aggiunge Matt, scatenando un’altra scia di risate. Dopo il taglio della torta e le varie foto, siamo finalmente liberi di fare baldoria per conto nostro, senza che nessun giornalista tra i piedi. Ed è proprio questa, la parte della festa che preferisco. In un turbinio di risate, scintillii, bicchieri che si scontrano, mi guardo intorno, cercando visi familiari, salutando persone poco meno sconosciute e conosciute. Ci sono tanti abbracci, tanti complimenti, tante domande velate, tante lacrime trattenute e versate. Cerco Ian, tra tutte queste persone, e non mi è difficile trovarlo. Sempre al centro dell’attenzione. Mi avvicino al gruppo  con cui sta parlando. Candice e Kat lo guardano rapite, ascoltando con attenzione. Così come Matt e Zach.

<< Quindi ha aperto la bottiglia in questo modo, e il tappo e schizzato per aria! >>  

Tutti scoppiano a ridere.  Gli sfioro il braccio, impercettibilmente, ma tanto basta. Si volta verso di me, sorridendo. Ha le guance rosse, così come le labbra. Gli occhi lucidi e i capelli scompigliati ad arte. Fa scontrare il suo bicchiere contro il mio, continuando a sorridere. Mi avvicino di più a lui.

<< Sei già brillo, Smolder? >>

<< Sai che non mi ubriaco facilmente. >>

Mi fa l’occhiolino, mentre prende al volo un bicchiere pieno, da sopra il tavolo accanto a noi, e se lo scola velocemente. Regge l’alcool in modo incredibile, anche se la sua pelle chiara, tradisce sempre ogni minima alterazione.  La musica viene alzata di qualche tono, e qualcuno scende in pista, improvvisando qualche mossa. Julie fa qualche giravolta su se stessa, accompagnata da Matt, e tutti ridono piegati in due. Mi volto di nuovo verso Ian. Continua a fissarmi, e poi guarda il centro dalla sala. Per un secondo, sono quasi tentata di chiedergli di portarmi a ballare. Per un secondo, vorrei solo trascinarlo con me. Ma sarebbe inappropriato. Stringo le mani, reprimendo l’istinto di toccarlo ancora. E mi chiedo, se sia giusto, continuare a reprimere qualcosa di così forte solo per paura di essere respinta. Ian non si lascia scappare questo mio nervosismo velato. Mi posa delicatamente una mano dietro la schiena, e avvicina il viso al mio orecchio.

<< Vieni con me… >>  

Prendo al volo la mia pochette dal tavolo. Mi sospinge con lui discretamente, attraversando l’enorme sala piena di gente. Sembra che nessuno faccia caso a noi. Troppo impegnati con l’alcool e i festeggiamenti. Ma magari sono solo io, che non faccio caso a loro. Arriviamo all’estremità della sala e attraversiamo le porte d’ingresso. Sento il calore della sua mano irradiarsi per tutto il mio corpo. Arriviamo nel grande corridoio finemente arredato, completamente deserto. La musica continua a riecheggiare attraverso le pareti. Ian è di fronte a me, tranquillo, calmo, imperscrutabile. Con quell’alone di carisma e fascino che sempre lo accompagna.

<< Allora? >>  

Mi chiede, all’improvviso. Inclino un sopracciglio, non capendo il senso dell’affermazione. Ultimamente, è sempre così. Mi fissa ancora per qualche secondo.

<< Non devi dirmi nulla? Poco fa, sembrava che volessi dirmi qualcosa. >>

<< Per questo mi hai portata qui fuori? Pensavi che volessi un po’ di privacy? >>

<< Più o meno. A cosa stavi pensando? >>

La situazione mi sembra fin troppo familiare.

<< Non devo dirti nulla, Ian. Avrei voluto… ballare con te. Avrei voluto che tu mi invitassi a ballare. Tutto qui. Ma non è l’occasione adatta. E’ una cosa, abbastanza sciocca. >>

Mi passo una mano tra i capelli, stringendo forte la pochette, nell’altra.

<< Si, lo è. >>

Risponde, con sguardo fermo. Non si scompone. Continua semplicemente a guardarmi, con quel leggero sorriso sul volto. Fa un paio di passi in avanti, quanto basta da farmi avvolgere dal suo profumo. Mi sfila la pochette dalle mani, e la poggia sul pavimento. Mi porta, contro di lui. Posando la mia mano sulla sua spalla destra. Mi ritrovo tra le sue braccia, con il viso all’altezza del suo. Fa scivolare la mano destra sul mio fianco, cingendomi in una stretta dolce. Iniziamo a dondolarci sul posto, con studiata lentezza. Sfioro la stoffa della sua giacca, lisciandone il tessuto sotto i polpastrelli. Continuo a sostenere il suo sguardo, così pieno di tante parole non dette. Poggia la sua testa contro la mia, sfiorandomi lo zigomo con un bacio leggero. Un bacio che sa di dolcezza. Ma anche di tristezza e nostalgia. Ricordo perfettamente l’ultima volta in cui ci siamo ritrovati in una situazione del genere.


<< Ti amo.. >>

Mi sussurra contro il collo, poco prima di farmi fare la giravolta, e farmi ritornare tra le sue braccia. Sorrido divertita. Felice della condivisione di questo momento, abbastanza raro, visto gli impegni che lo tengono sempre così lontano da me.

<< Ah, ho una cosa per te. >>

Mi lascia da sola, in mezzo al salotto, con la musica in sottofondo, per sparire in camera da letto. Quando torna, ha tra le mani una bustina che riconosco subito.

<< Buon Anniversario, amore. >> 

Prendo la bustina, e tiro fuori il piccolo astuccio quadrato di velluto nero. Deglutisco. Lo apro, e mi ritrovo meravigliata davanti al bellissimo cerchietto d’argento, costeggiato da vari diamanti. Alzo gli occhi, e getto le braccia al collo di Ian, prima di baciarlo appassionatamente.

<< Grazie. >>

Mi prende la mano destra e indica il cerchietto d’oro, identico a quello appena ricevuto.

<< E’ la parte mancante. >>

Sfila il gemello argentato dalla custodia, e lentamente, lo accompagna accanto a quello dorato. Mi guardo la mano, sorridendo. E lui fa lo stesso. Quando alzo di nuovo gli occhi verso i suoi, noto un cambiamento d’espressione. Continua a fissarmi la mano, e a sfiorarmi la guancia. Quando il suo sguardo incrocia il mio, c’è una consapevolezza diversa, profonda.

<< Nina, devo chiederti una cosa. >>  

Sgrano gli occhi, e sono quasi tentata di ritrarmi, ma non lo faccio. Mi prende le mani tra le sue.

<< Oggi sono tre anni, e tutto questo non era premeditato. Ma, mentre ti guardo… Non riesco a pensare a nient’altro. Non riesco a pensare a nessun’altro modo, a nessun’altro posto in cui vorrei essere. Ed è così tanto tempo che lo penso… Così tanto. Non voglio più separarmi da te, Nina. Non voglio. Non posso. Voglio poterti avere con me, ovunque, per sempre. >>

Prende fiato, continuando a sfiorarmi il viso.

<< …Vuoi sposarmi? >>
 
 

Scaccio velocemente il ricordo, prima che mi assalga dal tutto. Ma ci pensa lui, a distrarmi.

<< Era da tanto tempo, che non ti tenevo in questo modo… >>  

Sussurra contro il mio orecchio. Annuisco, cercando di trattenere delle stupide lacrime, che vuoi per commozione, emozione, o altro, stanno cercando di uscire dai miei occhi.

<< Mi dispiace, Nina. Avevo detto che ci sarei sempre stato, per te. Ma.. >>

Stringo di più la sua spalla.

<< Non c’eri. >>  

Incrocio di nuovo gli occhi con i suoi, incatenandolo.

<< Non c’eri Ian. Quando volevo conferme. Quando la tua mancanza mi uccideva. >>  

<< Ma sono qui, ora. Anche se non riesci a perdonarmi. >>

Ed è ancora una ferita aperta, la mia. I suoi occhi sono tristi, colpevoli.

<< Vorrei davvero che fosse abbastanza. >>  

Sta per dire qualcosa, ma il suono del mio cellulare, ci disturba. Spezzando il momento. Ian si abbassa per estrarlo dalla borsa, già pronto a cedermelo. La sua espressione cambia in un secondo, sgrana gli occhi, fissando lo schermo illuminato. L’icona dei messaggi fa capolino sul salvaschermo, con le prime parole, e riesco a scorgere il nome del mittente. Derek.

‘Congratulazioni per il 100° Episodio tesoro! Non vedo…’

Prendo il cellulare dalla mano di Ian, senza guardarlo negli occhi. Noto solo un sorriso amaro, dipinto sulla sua bocca.

<< Non vede l’ora di rivederti, suppongo. >> 

Ha uno sguardo di ghiaccio. Gelido. Sprezzante. Privo di tutto il calore di poco prima.  

<< Non è come sembra. >>

Cerco di giustificarmi, anche se so perfettamente che non ho niente da giustificare.

<< No, certo. Siete amici, giusto? Magari vuole solo fare due chiacchiere. Magari ha smesso di pensare di volerti portare a letto. >>
Il commento mi colpisce come uno schiaffo, togliendo in me tutto il senso di colpa.

<< Si.Proprio come tutte quelle che tu ti sei portato a letto. Magari anche loro hanno solo voglia di chiacchierare e parlare d’ambiente. >>

Una finta risata gli esce dalle labbra, mentre già mi pento delle parole appena pronunciate.

<< Io almeno, non ho intrattenuto rapporti seri con nessun’altra. Non ho dato a nessuna la speranza di avermi in esclusiva! >>  

<< Lui sa perfettamente che non… >>

Mi passo le mani sul viso, sospirando forte.

<< Dannazione Ian! Non lo capisci? Sono quasi due mesi che non volo a LA! Smettila… Smettila di guardarmi in quel modo! Pensi che non lo sappia? Sei ferito. Sei così ferito e ti impedisci di perdonarmi. Ti impedisci di darci, concretamente, una seconda possibilità. Parli tanto di andare avanti, di dimenticare il passato… Ma non lo fai! >>

Sgrana gli occhi.

<< Come posso farlo se questo passato continua a correrci dietro?! Pensi che io voglia tutto questo? Ma, ogni volta… Ricordo. Ricordo che magari ti sei fatta toccare da lui, proprio come ti tocco io. Immagino le tue labbra sulla sua bocca. E i tuoi sorrisi riservati a lui. E impazzisco, Nina. Impazzisco! E tutto quello che vorrei, è riuscire a perdonarti! >>  

Gli prendo il viso tra le mani, portandolo vicino al mio.

<< Non conta nulla. Non ha mai contato nulla! Io amo te. >>  

I suoi occhi si addolciscono, sembrano così… infiniti.

<< Lo so. Vorrei davvero che fosse abbastanza. >>

Usa le mie stesse parole, scioglie la mia stretta, e si incammina verso le porte della sala, lasciandomi da sola.

 











ANGOLO AUTRICE. 

Ci credete? Io no... No davvero. (Sempre in notturna, sempre quando dormite)


Questo è forse, il capitolo meno programmato della storia. Iniziato più di due settimane fa, scritto riga per riga, quando l'ispirazione bussava e faceva capolino

Non so precisamente come sia venuto fuori, e non mi applico a pensarci più di tanto. Volevo scrivere del party, e l'ho fatto. Volevo mettere in mezzo nuovi/vecchi problemi, e l'ho fatto. 

Volevo ributtarmi nei miei personali Nian, e lasciarmi trascinare, ma non ne avevo la forza, ne il tempo, ne la voglia. 

E scoprire, che questa storia vi ha preso così tanto da farla diventare la più popolare sul sito, ha dato solo la spinta finale. 

Vi ringrazio, una per una. Dalle mie lettrici più fedeli, a quelle nuove, che arrivano giorno dopo giorno, mangiandosi tutta la storia in un pomeriggio. 

No penso di essere una grande scrittrice. Sono abbastanza obbiettiva nell'ammetterlo. Ma mi basta emozionarvi, e farveli vedere attraverso i miei occhi. Mi basta sapervi, anche solo un po, coinvolte da tutto questo. 

Grazie, davvero, per tutto. 

Aspetto recensioni, pareri, critiche, qualsiasi cosa. Come sempre. ♥
E UN GRAZIE ENORME A LUCIA PER IL BANNER BELLISSIMO. 
(Che ho da più di due mesi) 
  
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