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Autore: Mania    16/12/2013    2 recensioni
{ Loki/Sigyn ● Ambientata antecedentemente al primo film ● Raccolta di one-shot ● Rating arancione in riferimento al capitolo conclusivo }
_____ Dal primo incontro della Fedeltà e dell’Inganno, lungo tutti gli inevitabili snodi salienti della loro conoscenza – perché l’amore è accettazione, non cambiamento.
| O3 • E poi c’è chi da importanza a cose diverse |
«Sigyn era persona razionale, nonostante il fascino che il principe sortiva su di lei, mai le avrebbe offuscato la vista e quando aveva pronunciato quella richiesta aveva perfettamente messo in conto i rischi che correva, dunque, non si sentì in alcun modo umiliata, perché, anche se in modo diverso da quello da lei espresso, aveva ricevuto qualcosa da lui e ciò era più che sufficiente. Dunque semplicemente sorrise, radiosa più di quanto potesse mai immaginarsi Loki, relegato a un mutismo per quella reazione inspiegabile.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La fedeltà sbocciata da un cuore di sale '
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PROLOGO



▬ C A P I T O L O 2
“ L'arte segreta dell'impressionare



Aveva molti segreti, Lady Sigyn, più dei boccoli che si era amputata, più dei sorrisi serafici che sfoderava al posto di parole di replica acida che ci si sarebbe aspettati dopo insinuazioni sulla sua abilità in combattimento, più delle rivalse di gesti e non di frasi che si era conquistata in battaglia. Non amava i gioielli, ma considerava preziosi, come le gemme che componevano i decori sfarzosi delle altre dame di Asgard, tutto ciò che mai aveva mostrato, custodendolo al riparo del suo cuore delicato.
Erano prevalentemente memorie, antiche immagini di un mondo perso nella decadenza della casata nobile di cui aveva fatto parte, durata per secoli nella sua maestosità e che aveva cominciato a creparsi prima ancora della sua nascita, aspettando la sua infanzia per crollare rovinosamente, rubandole una serenità di cui gli anni da bambina si sarebbero dovuti fare portatori. Aveva imparato a non rimpiangere più una famiglia di cui era stata privata dai componenti stessi, l’unica cosa che era perdurato nel suo animo era il desiderio di forza – non solo dello spirito, in modo che alcuna lacrima potesse nascere dall’abisso oscuro dei suoi occhi, ma anche del corpo. Per questo era diventata una guerriera di Asgard, per questo si era innalzata al di sopra della media, profondendo ogni briciolo della sua energia per giungere a dimostrare, non agli altri, ma a se stessa di potersi forgiare con le proprie mani. E ora che vigilava sul palazzo del Padre degli Dei, facendo parte della Guardia Reale, scelta per la divisione più vicina alla famiglia di Odino, sapeva di essere come non mai vicina al suo nuovo traguardo.
Una novità relativa, in realtà, solo secondo la vita degli asgardiani, perché era un secolo e mezzo che provava a impressionarlo e sperava di poterci finalmente riuscire da un giorno all’altro. Per questo si allenava fino allo sfinimento, con i corti capelli d’oro ad appiccicarsi al collo, attaccati alla pelle dal sudore, sporcandosi di terra per quante volte finiva nel fango dell’arena, rialzandosi immancabilmente.
Nonostante le iridi di Sigyn fossero più nere della notte – come i sentimenti più tetri -, Lady Sif si accorse che ardevano come braci perpetue in quel pomeriggio in cui l’aria era piena del profumo dei mandorli in fiore. La osservò per ore prima di decidere di avvicinarsi a lei, allontanando il suo avversario – non degno per la bravura della tecnica astuta della piccola guerriera – per poter essere la sua nuova meta da sorpassare.
Com’era logico aspettarsi, Sigyn non riuscì nemmeno a toccare la pelle di Lady Sif, ma la giovane non demorse nemmeno per un attimo davanti alla differenza di abilità e il suo sguardo non venne scalfito dalla demoralizzazione, che sarebbe stato naturale sentimento davanti a tale sconfitta - totale. Un nuovo fendente tentò di penetrare nella difesa della dea della guerra, ma tale era il suo titolo e molto tempo sarebbe dovuto ancora trascorrere prima che Lady Sigyn potesse combattere quanto meno maggiormente alla pari con lei – e sarebbe stato il tempo della loro amicizia, quando il sole avrebbe brillato e illuso ognuno con la più grande della menzogna: la speranza che nulla sarebbe mutato mai in quell’idillio di felicità precaria.
«Come ti chiami?», glielo domandò sorridendo con soddisfazione incredula, vedendola rialzarsi una volta in più, dopo che tanto veemente l’aveva colpita al fianco. Non sapeva se fosse ricoperta maggiormente dalla fanghiglia a rapprendersi anche tra i mezzi ricci, o dai lividi che le aveva provocato dopo averla costretta a piegarsi ai suoi piedi – e nonostante avesse rotto ogni sua mossa, infranto ogni difesa e attacco, nessuno degli spettatori aveva esultato per Lady Sif o schernito Lady Sigyn, perché la dignità tremendamente testarda con la quale quest’ultima perseverava, zittiva le chiacchiere. Affascinava, con la sua perseveranza inscalfibile, forse perché pareva essere esageratamente immensa rispetto al corpo sottile nel quale risiedeva, o forse perché sarebbe stato eccessivo per qualsiasi contenitore – come se tutta la cocciutaggine dell’universo si fosse riversata in lei.
«Sigyn, mia signora» rispose la guardia reale, abbandonando la posizione di guardia per raddrizzare la schiena, ammorbidendo i lineamenti del volto e riportando alla serenità sornione gli occhi risaltati dal trucco.
«Non chiamarmi così, sono solo Lady Sif» la rimproverò la donna, prima di proseguire nei suoi quesiti per comprendere l’anima di quella strana ragazza. «Come mai sei entrata nell’esercito?»
«Perché non farlo, mi sono domandata» ambigua, Sigyn sviò da ciò che le era stato chiesto con innocenza. Non intendeva dissetare la curiosità del suo superiore, nemmeno sotto ordine perentorio, perché i suoi segreti erano una collezione privata e sua madre le aveva confidato, nel cuore di una notte nella quale entrambe non riuscivano a prendere sonno, che le vere donne erano coloro che avevano misteri con il quale adornarsi, perché solo chi non ne possedeva ripiegava sulle perle e diamanti. Lady Sigyn ne aveva parecchi, li amava e coltivava, se ne era vestita ovunque andasse, mischiandoli all’aria di gran dama decaduta – un contegno nobiliare, così stridente con il suo essere guerriera, eppure, così ben sintetizzato nelle sue movenze.
«La tua non è una risposta.»
«Forse non ne ho una che possa soddisfarvi, Lady Sif.»
Lady Sif storse il naso, chinandosi appena verso la più giovane, domandandosi se la stesse deliberatamente prendendo in giro. Le aveva fatto comprendere chiaramente di non amare i formalismi, e Sigyn l’aveva ignorata nella stessa maniera gentile con la quale stava evitando di soddisfare le sue richieste di conoscenza sulla sua persona.
«Qual è il tuo scopo?» chiese semplicemente, pensando potesse essere più semplice ottenere qualcosa di chiaro da parte di Lady Sigyn, ma si ingannava.
«Impressionare
Solo chi le aveva ordinato di provare in quell’impresa avrebbe potuto comprendere una simile risposta, ma Loki non era presente e solo a sé rimase perfettamente limpida l’unica parola che pronunciò. Riempì il silenzio nel quale Lady Sif continuava a scrutarla, cercando di scavare nell’inchiostro dei suoi occhi per trovare ciò che negava di rendere visibile in modo tanto semplice, efficace, da non poterle essere mosso nemmeno un rimprovero, con un sorriso delicato. Aveva cancellato dalla propria persona la foga razionale con la quale aveva combattuto fino a qualche precedente attimo, riportando la quiete tra i contorni del volto ovale, lasciando che sommergesse la tempesta di determinazione che aveva tentato di travolgere, inutilmente, la guerriera infinitamente più esperta e capace di lei. Era rimasta talmente sorpresa che Lady Sif le concedesse l’onore di allenarsi con lei – o forse sarebbe stato più corretto asserire allenarla – che non poté fare a meno di esprimerle gratitudine per aver sprecato il suo tempo libero, dedicandolo a lei.
Il risultato fu che Lady Sif fu solo più confusa riguardo il quadro generale della giovane, così tanto che l’immagine di quella ragazzina piena di terra, con i capelli impiastricciati, gli occhi ardenti marcati dalla matita nera a vibrare di passione, e con il corpo esile di una bambina, le si appiccicò alla mente per il resto della giornata, ammaliandola nelle contraddizioni rimaste irrisolte.
«Oggi ho incontrato una strana ragazza tra le guardie di palazzo» asserì in mezzo alla cena, senza seguire il filo della conversazione portata avanti da Fandral e assecondato dagli altri, chi con più interesse e chi solo perché sospinto dalla discussione.
«Hai lanciato la moda delle donne guerriere, mia buona amica» scherzò Volstagg, dissetandosi con l’ennesimo calice di vino – il numero di quale esso fosse, ormai, faceva parte di un conteggio obnubilato dai fumi dell’alcol.
«Non credo sia merito mio», in un primo momento anche lei aveva pensato qualcosa di simile a ciò a cui alludeva il compagno di battaglie, ma in realtà era giunta alla conclusione che nonostante le frasi di ringraziamento per essersi accorta di lei, tanto da spingersi a farle da avversario, non erano ciò a cui tendeva Lady Sigyn. Per quanto fosse apparsa soddisfatta per aver attirato lo sguardo di Lady Sif, quest’ultima era certa di non aver appagato quel desiderio espresso ambiguamente nell’ultima risposta.
«Come mai ti ha tanto colpito?» chiese Thor, incuriosito da come quella sconosciuta guardia avesse attirato tanto lo sguardo di una delle guerriere più prodi di tutta Asgard.
«Forse perché lei stessa desidera tanto impressionare» osservò Lady Sif, senza accorgersi che con tale risposta aveva ora conquistato l’attenzione dell’altro principe, i cui occhi versi di spostarono su di lei per ascoltare con maggiore interesse le parole. «Anche se non credo di essere nuovamente io il destinatario.»
Inconsapevolmente, esortata dalla battuta di Fandral nel sapere se si trattasse di una bella donna, Lady Sif raccontò il suo incontro con Sigyn a chi era il reale soggetto delle attenzioni a distanza di quest’ultima.
Di come aveva notato il rispetto dei suoi commilitoni racchiuso nel non trascurabile gesto di non beffarsi della sua perdita, come se vi fossero altri meriti sconosciuti per i quali la tenevano in così alta considerazione – ed era quella sua tenacia il valore aggiunto ad aver creato tale stato di generale ammirazione. E durante la narrazione dell'amica, Loki fu l’unico a non commentare in alcun modo, neanche sottilmente come suo solito, distaccandosi più del consueto dalla conversazione comune – celando così la curiosità suscitata nuovamente in lui da Sigyn, nonostante la lontananza di tempo dall’ultima volta in cui le loro strade si erano intrecciate.
Ancora non lo sospettava, il dio degli inganni, ma era un nodo quello formato dalle loro rispettive vite che non si sarebbe potuto sciogliere, nemmeno con la fine dei Nove Regni. E se lo avesse saputo ne avrebbe avuto timore per la profondità di un tale legame, tanto da evitare che l’interesse di cui era vittima – e artefice, perché era stato lui a incitarla a prodigarsi per compiacerlo – lo guidasse, il giorno successivo, a cercarla tra i corridoi del palazzo. La osservò a distanza, nel suo ruolo di comando fissato a metà della gerarchia, posizione del tutto degna data la sua età, impressionante vista l’assenza di minacce a scaturire dalla sua figura, destreggiarsi abilmente tra l’impartire e l'eseguire gli ordini, del tutto a suo agio. Era naturale nei suoi piccoli tic – tirare lievemente gli angoli delle labbra, per una fazione di secondo, quando era invisibilmente contrariata; puntellarsi il polpastrello del pollice con l’unghia del medio; sfiorare l’elsa della spada, cimelio di famiglia, con la noncuranza di un gesto intriso di pacatezza aggressiva -, ed era come ricordava fosse la sua persona, fusa in una regalità ancestrale e la sua anima di guerriera.
«E così stai iniziando a suscitare l’interesse dei tuoi superiori», la colse, come al loro primo incontro, di spalle, senza avvisarla della propria presenza. Ma questa volta lei non rischiò di cadere, né la sorpresa durò tanto da renderle la risposta arrancante; ebbe il solo effetto di far esplodere il sorriso sulle sue labbra dipinte di scarlatto, con tonalità talmente sincere, fuoriuscite dagli abissi dei suoi segreti sepolti, da essere accecante come i riflessi dei suoi capelli.
«Faccio del mio meglio, principe.»
La scrutò, limitandosi a tenere imperturbabile il ghigno sulla bocca, mentre cercava di penetrarla con il verde lacerante dei propri occhi, mordendo la superficie quieta di cui Sigyn si rivestiva. Era cresciuta dall’immagine che serbava di lei, diventando l’affascinante donna che aveva scorto nei lineamenti di un’appena ragazzina secoli prima, conservando la sua femminilità come le aveva suggerito. Ma aveva serbato la brutta abitudine di tagliare via i ricci delineati tanto sapientemente dalla natura, e anche se ora compensava tale perdita con il trucco a sottolineare la bellezza dei propri lineamenti, mentre gli abiti, non essendo più quelli omologanti dei soldati semplici, ma personali di chi aveva guadagnato il privilegio di rendere palese la propria unicità, le fasciavano le forme del corpo, Loki continuava inspiegabilmente a sentirsi contrariato per quell’atto che considerava sacrilego.
«Continui a tagliarti i capelli» osservò con tono piatto, puntellato da fastidio, mentre tornava a sfiorare le punte d’oro come durante quel giorno di fine primavera perso nelle loro memorie.
«Ho seguito il vostro consiglio.»
«Molto bene, anche» commentò Loki, senza che la soddisfazione per la riuscita di tale semplice impresa alterasse la contrarietà per l’atto di deturpazione. «Eppure, persevero nel ritenere che sia un tale spreco che la tua chioma venga così guastata.»
«Sono onorata che vi piacciano tanto i miei capelli» asserì cercando di nascondere di essere compiaciuta, ma alle gote era affluito più flusso sanguineo di quello che potesse essere un quantitativo ragionevole, rendendo palese quanto quella preoccupazione – se tale afflizione per le sorti dei suoi capelli poteva essere definita tale – fosse capace di illuminarle lo sguardo, al punto da stravolgere la quiete composta di cui sempre si ricamava.
Di poco, vedendola incapace di contenere le emozioni di liquida purezza, dense nella loro essenza, prive di macchie a contaminarle, offuscando la loro dirompenza come spesso capitava a lui, Loki tirò maggiormente gli angoli del sogghigno con il quale si gustava il risultato sorprendente che sue stesse parole avevano avuto su lei – erano attecchite, più radicalmente e differentemente di quanto avesse immaginato.
«Allora, se veramente lo sei e se continui a desiderare di impressionarmi, accontenta il tuo principe e non tagliarli più» proseguì Loki, abbassando la mano dal riccio mozzato a metà giro, per lanciare una sottile sfida e vedere come quella volta si sarebbe trasformata – se di nuovo avrebbe scelto di compiacerlo. «Fammi vedere se anche con i boccoli a scorrere oltre le tue spalle, sai essere ugualmente una guerriera di valore.»
Mentre si allontanava senza aspettare replica, lasciandola sola nel corridoio maestoso e deserto, con gli ultimi sbuffi di sole cremisi a irrompere all’interno del palazzo, dipingendola con sfumature calde, riempiendola esteriormente di quel fuoco che sapeva far fremere l’intero suo essere, Loki era concentrato sul se delle azioni di Sigyn. Ma come avrebbe imparato a comprendere, mai avrebbe dovuto dubitare dell’esecuzione di una richiesta che le avrebbe impartito, ma il come sarebbe stata realizzata.
Sigyn aveva dei segreti e tra questi vi era quello del suo amore per i capelli ereditati dalla madre, ma il desiderio di essere forte l’aveva portata ad amputarseli come erbacce, gettandoli via con sofferenza. Tra gli altri vi era la sua silente ammirazione per Loki e per quella serie di strafottenti consigli – o sfide – che ogni volta le lanciava addosso, forse non perché davvero apprezzava la bellezza della sua chioma, ma perché era incuriosito dal sondare fino a dove si sarebbe spinta pur di accontentarlo. E in quel repertorio di gemme personali, vi era anche la gratitudine verso di lui per averle chiesto di tornare a farsi crescere i boccoli, dimostrandogli che non erano qualche decina di centimetri di fili biondi a impedirle di essere una gloriosa guerriera. Sguazzando tra altri suoi segreti, vi era quello di desiderare di compiacerlo, ma di non dargliela vinta, perché Sigyn, anche se era giovane e di Loki conosceva poco, aveva intuito che quello era l’unico modo per impressionarlo. Era solo un’intuizione, ma una manciata d’anni dopo, Loki si sarebbe ritrovato con la fronte aggrottata in un disappunto divertito, osservando la donna camminare per il corridoio, dopo essere stata nella sala del proprio comandante a far rapporto sugli scontri in province lontane alle quali era stata assegnata, per mettere alla prova la sua valenza come capo di un battaglione – riuscendo egregiamente nell’intento di mettersi in evidenza, tanto da donarle l’aria compiaciuta che raramente le si delineava tanto platealmente sul viso. E vedendo la treccia laterale accarezzarle la guancia, ricadendo sul suo petto, realizzò come Sigyn fosse la più scaltra delle creature in cui si era imbattuto fino a quel momento della sua vita – escludendo, ovviamente, se stesso.
«Non mi vuoi proprio concedere il piacere di vederli sciolti, mia devota Sigyn?» le domandò con fin eccessiva aria contrita, ostentazione a rendere teatralmente ambigue le sue parole, ottenendo l’unico risultato di farla ridere – e fu la prima volta che Loki provocò tale scoppio di acqua scrociante, e ne fu celatamente incantato, quasi quanto dai suoi dorati capelli.
«Avete chiesto di farli crescere, non avete imposto altra condizione» osservò la donna, mantenendo un sorriso dolce rivolto unicamente a lui – per lui.
«Sei meno delicata di quello che appari, Sigyn» asserì Loki, senza specificare in alcun modo la sua constatazione, lasciandola galleggiare nell’aria, quasi per prendere lui stesso coscienza di una tale realtà fino a quel momento sfuggita. E non poteva che apprezzare il modo che aveva avuto di accontentarlo ed insieme negargli parzialmente ciò che aveva richiesto, talmente semplicemente da essere affascinante in quella continua sintesi di poli opposti – motivo che l’aveva indotto, quando ancora era una recluta, a rivolgerle la parola. «Riconosco di essere lievemente impressionato»
«Ne sono felice, principe», e Sigyn gli sorrise con prepotente gioia sentendo quell’ultima affermazione. Riuscendo, un po’ meglio dell’ultima loro conversazione, a contenere maggiormente l’imbarazzo felice per ciò che alle sue orecchie appariva come uno dei più bei complimenti che le potessero essere rivolti. Per bilanciare l’impossibilità di contenere le proprie emozioni, Sigyn decise che era arrivato il suo turno di lanciare una piccola sfida a se stessa – e anche a lui. «Cercherò di farvi levare quell’avverbio la prossima volta.»
Alzando un sopracciglio mentre lasciava un sorriso sbilenco a piegargli gli angoli delle labbra, accarezzando con la punta delle proprie dita la treccia per un pugno di secondi, Loki si abbassò un poco verso di lei per tagliare via lo spazio vuoto in eccesso, cercando di affondare maggiormente nell’anima di quella bizzarra creatura che riusciva addirittura a catturare il suo interesse. E prima di allontanarsi, le rivolse una preghiera che sapeva ancora una volta di ordine: «Non farmi aspettare troppo, Sigyn, sono curioso di scoprire come ci riuscirai.»





M A N I A’ s W O R D S
Lo avevo detto che mi sono incantata con loro, e infatti rieccomi con un’altra shot Loki/Sigyn. Anzi, come noterete ho proprio trasformato la prima one-shot in una raccolta, perché mi sembra assurdo infestare la sezione con mille piccole storie, per altro tutte collegate tra loro, quando potevo riordinarle. Inoltre, dato che sto lavorando alla preparazione di una long che vuole riprendere i film ma anche il filo del rapporto tra Loki e Sigyn da me inventato con queste piccole fic, mi sembrava una scelta migliore.
Come avevo già precisato nell’altra shot, Sigyn è praticamente una mia elaborazione originale, perché non conoscendo assolutamente niente dei fumetti e basandomi unicamente sui film e in parte quel pochetto che so della mitologia norrena, alla fine è un mio personaggio. Quindi non ha alcuna pretesa di adattarsi alla visione né dei fumetti né tanto meno della mitologia, ma solo e unicamente ai miei headcanon che mi sono creata a furia di pensare a lei e Loki. E lo stesso lo sono tutti gli accenni che ho fatto su altri fatti - tipo la famiglia di Sigyn o la sua amicizia con Sif -, che probabilmente riprenderò in altre shot o nella long a cui sto pensando.
E tra questi headcanon ho quello dei capelli. Questo dettaglio lo riprenderò anche in altre shot probabilmente, perché mi fa tanta tenerezza trovo la trovo molto intima come cosa, senza contare che è un elemento che mi permettere di mettere in evidenza aspetti caratteriali di entrambi – l’egoismo di Loki, ma anche una capacità di attenzioni fatte a proprio modo, nascoste; e la dedizione di Sigyn a voler risaltare agli occhi di lui, ma in una chiave che non la vede succube.
Ok, penso di aver finito di vaneggiare inutilmente. Volevo solo ringraziare infinitamente chi ha letto la precedente shot, e soprattutto chi l’ha commentata, mi avete resa veramente felice! Quindi non siate timidi e lasciatemi un piccolo parere ~

Note aggiuntive del 17/12/2013: Ho creato un piccolo banner con le mie alquanto scarse capacità di grafica, ma ne vado comunque orgogliosa, quindi pregherei che nessuno se ne appropriasse indebitamente. L'attrice scelta per far da presta volto alla mia Sigyn è Chloe Grace Moretz - so che non ha i capelli ricci e corti, ma il viso lo immagino come il suo e non ci sono immagini di questa attrice con la pettinatura che vedo per Sigyn, datemela buona!


Mania



  
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