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Autore: Lady Atena    16/12/2013    3 recensioni
Partecipa alla challenge La sfida dei duecento prompt di msp17.
Una piccola raccolta di momenti che vedono come protagonisti Clint Barton e Natasha Romanoff, con la probabile partecipazione di altri Avengers di passaggio.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nido di falco, tela di ragno.'
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Clint aprì la porta, si poggiò allo stipite incrociando le braccia al petto e osservò Natasha. Natasha fece il nodo allo stivale destro che le arrivava al ginocchio, lo poggiò in terra facendo ticchettare il tacco alto tre dita e tintinnare la serie di borchie dei pantaloni attillati neri. Mise una ciocca rossa dietro l'orecchio, si piegò in avanti lasciando intravedere una porzione di seno dalla maglia scollata e sporse le labbra rosse osservandosi allo specchio rotondo. Storse la bocca, afferrò un orecchino e inarcò un sopracciglio.
“Volevi qualcosa?”.
Clint osservò i lacci che coprivano la schiena di Natasha guardando la pelle pallida risaltare sotto la stoffa nera, seguì con lo sguardo la curva della spina dorsale osservando il solco delle natiche intravedersi dai pantaloni attillati e deglutì alzando il capo verso lo specchio; intravedendo gli occhi ghiaccio della donna.
“Vai in discoteca?” chiese Clint.
Sogghignò arricciando le sopracciglia con la fronte tesa, intrecciò le caviglie tra loro tenendo la punta dello stivale destro sul pavimento con la pianta sollevata; strusciando la suola dello stivale sinistro in terra.
“O solo a caccia?”.
Natasha roteò gli occhi, mise l'orecchino e si rizzò facendo finire la ciocca di capelli davanti al gioiello. Si voltò per metà, mise la mano sul fianco scoperto e allargò le dita sfiorando uno dei nastri che stringeva il corpetto nero.
“Non frequento le discoteche per divertimento da prima che tu nascessi, Clint”.
Clint sbuffò dal lato del labbro, si scostò dalla porta e avanzò tenendo le braccia incrociate. Inarcò un sopracciglio socchiudendo le iridi grigio-azzurre, sporse la bocca di lato arricciandola.
“Vuoi dirmi che sai cosa significa divertirsi, o che hai già cacciato in una discoteca?”.
Natasha strinse le labbra rosso sangue, poggiò l'unghia sul nastro nero e lo tirò verso il basso facendo scivolare la mano lungo il fianco.
“Credevo di avertelo detto” sussurrò con tono basso.
Sfilò il nastro del tutto facendo aprire il corpetto su una maglia nera che la copriva fino a metà seno, afferrò due dei pugnali appesi ai lati del corpetto e saltò ruotando sopra Clint. Lui si voltò, sfilò il coltello a lama ricurva dallo schienale parando i due pugnali della donna. Natasha si sporse in avanti, socchiuse gli occhi e le iridi azzurro ghiaccio brillarono; piegò il collo verso l'altro sogghignando.
“Una discoteca è un luogo di caccia fin troppo noioso” sibilò.
Diede una ginocchiata al gomito di Clint, lui gemette e lasciò andare il coltello indietreggiando. Natasha infilò i due pugnali ai lati del corpetto tra altre armi, rotolò in terra afferrando l'arma di Clint e rizzò in piedi puntandogliela alla gola. Clint alzò il collo, sorrise e portò una mano dietro di sé.
“E dire che sembra piacerti ballare” disse.
Natasha aderì con i seni al petto dell'uomo, gli poggiò una mano sulla spalla sporgendo il collo verso l'alto e socchiuse gli occhi.
“Non in posto popolati come una discoteca” sussurrò.
Clint infilò la mano nello stivale, ne prese una freccia e premette la punta tra due lacci della schiena di Natasha, contro la pelle pallida.
“Paura di essere presa alle spalle?” chiese.
Sogghignò, risalì con la punta della freccia fino a sentire la resistenza del laccio e lo tirò all'indietro allentandolo. Natasha strinse le labbra, abbassò il coltello e piegò le ginocchia. Balzò all'indietro, poggiò le mani in terra e si diede la spinta mettendosi ritta. Infilò il coltello dietro uno shuriken accanto a due pugnali, chiuse il corpetto e riannodò il nastro chiudendolo; i seni ondeggiarono leggermente e la pelle pallida sporse attraverso il nastro intrecciato.
“Non aspettarmi alzato. In discoteca si fa molto tardi” disse.
Clint soffiò dal naso, infilò la freccia nello stivale e ticchettò con il piede in terra. Incrociò le braccia, strinse le labbra e scosse il capo.
“Credo che lo farò, invece”.
Le passò accanto, sogghignò e piegò la testa di lato.
“Una volta mangiato le vedove non hanno più fame, giusto?” sussurrò.
Le fece l'occhiolino, si rizzò e superò la porta uscendo dalla stanza.

  
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