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Autore: Road_sama    16/12/2013    2 recensioni
-Sei una causa persa…senti, non vorrei chiederti questa cosa ma sono a corto di personale o meglio…non mi vengono idee migliori e poi-
-Inghilterra che c’è?-
-E’ un problema per te venire da me una settimana?-
{{UsUk}} /Accenni di RusAme e FrUk/
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hello guysss! La Road è tornata dopo un mesetto bello e buono con questa storia! Ebbene siamo agli sgoccioli perché, beh è ilsesto giorno, la settimana è finita! Ma non per questo ci sarà da tranquillizzarsi, anzi!  Diciamo che forse questo è il penultimo capitolo...nel senso che visto che siamo sotto natale potrei fare un capitolo speciale solo per voi :')
L'ho scritto abbastanza in fretta perché, ahimè, è il periodo delle pagelle e non si sa mai che strani piani avrà in mente mia madre per il mio computer xD quindi se trovate errori scrivetelo e spero che questo capitolo vi piaccia lo stesso! :)
Buona Lettura! :D



Un Alfred da Compagnia!
 

Day 6

America si sentiva pesante, molto pesante. Respirava a fatica e con la stessa fatica muoveva braccia e gambe. Socchiuse gli occhi e la tenue luce che penetrava dalle tende gli rivelò che quello che provava non era l’inizio di un’influenza, ma solo Inghilterra.
Era tutto molto strano, a partire da loro che dormivano insieme…di nuovo. Certo, come aveva detto l’inglese, ora era diverso. Nonostante questo preoccupasse molto America, non riusciva a fare a meno di quello. E solo ora si rendeva conto di quanto gli fosse mancato.
Gli era mancato intrecciare le dita con i suoi capelli morbidi, gli era mancato stringerlo a se, gli erano mancate le attenzioni dell’inglese.
Si abbassò e gli poggiò un breve bacio sulla fronte. Lo sentì borbottare qualcosa, poi i loro occhi, seppur nella penombra si incrociarono. America non riusciva a vedere l’espressione dell’altro, ma era sicuro che stesse sorridendo.
Anche se per poco.
-Mi hai svegliato, accidenti…!- l biondo sbadigliò, stiracchiandosi debolmente.
-S-Stavo pensando…- disse tra il sorpreso e l’assorto, America.
-Oh, pensi anche…-
-che mi sei mancato..-
L’ironia pessima dell’inglese si bloccò a quell’affermazione.
-C-Cosa?-
America, come avesse dato voce ad un suo pensiero, si riscosse e fissò Inghilterra interrogativo.
-Cosa “Cosa”?-
-Quello che hai appena detto!-
-Non ricordo…-
-Ah, idiot.- America rise rumorosamente.
-Tsk, al posto di ridere perché non mi cambi e vai a prepararmi la colazione?!-
-Zubito, padrone!- ripetè il più piccolo imitando la voce dell’altro.
-Non farmi il verso, maledetto yankee!- Alfred, che nel frattempo si era alzato, uscì dalla stanza con un rumoroso e irriverente “bla, bla, bla”.
In fin dei conti il loro rapporto non era stato compromesso, facevano le stesse cose che facevano sempre. Perché preoccuparsi?
Inghilterra si mise in piedi e sistemò un po’ il letto. Era da una vita che non dormiva così bene e così in pace. Ancora non ci credeva a ciò che aveva fatto il giorno prima. A dirla tutta, era stato lui a far entrare America nella vasca da bagno, quindi quello che avevano fatto dopo era stato in parte colpa sua…però era stato così dannatamente bello. Non si ricordava nemmeno quando l’avesse fatta una scopata così…se mai l’avesse fatta. Ora si chiedeva dove America avesse imparato a muoversi così bene. Insomma, a suo tempo lui gli aveva insegnato come si fa tra un uomo e una donna, ma mai tra due uomini.
-Oh my God…- sussurrò non appena si rese conto che molto probabilmente c’era stato già qualcuno prima di lui. Diventò rosso di rabbia. America era sempre stato suo. Non aveva mai pensato che Alfred avesse potuto essere di un altro.
-Aaaaaaartie, è pronto! Muoviti!-
-Non mi chiamare così, idiot!- respirò a fondo. Beh, era normale. Anche lui aveva avuto qualcuno. Era normale. Certo, moriva dalla voglia di sapere chi fosse, ma allo stesso tempo era convinto di non poterlo chiedere ad Alfred…almeno non direttamente.
E aveva già in mente a chi chiedere.
 
Compose il numero di Lituania sudando freddo, se America l’avesse scoperto sarebbe stato fritto e non avrebbe avuto modo di giustificarsi in nessun modo.
La curiosità questa volta superava il suo buon senso di inglese.
-Pronto? Qui Lituania.-
-Ehy, che ci fai ancora qui? Devo proprio prenderti in braccio come una donzella?-
-No idiota, no sono al telefono lasciami!-
-Pronto? Chi parla?- chiese il lituano.
-Con chi?- domandò America.
-Lascia stare!- Inghilterra riattaccò pur di non farsi scoprire.
 
Alla fine l’inglese non era riuscito a scoprire nulla. Aveva comunque una fitta rete di spionaggio, quindi non sarebbe stato molto difficile scoprirlo. Tutto a suo tempo.
-Come sono le crépes?-
-Mmm…accettabili…- disse con aria di sufficienza Arthur.
-e…?- chiese con gli occhi luccicanti l’americano.
-E…buone.- affermò rassegnato il biondo. America non aspettava altro e prese subito a blaterare cose come “queste cose sono fondamentali per un eroe” e “devo farmele più spesso per colazione al posto di andare al Burger King più vicino”.
-Ehi Artie?- disse ad un certo punto il biondo.
-Cosa?- disse mescolando lo zucchero nel suo tè, l’inglese.
-Maa…cosa ci faceva Francis con una rosa davanti a casa tua?-
Ecco un altro pregio di America: la perspicacia. Anche se certe volte era proprio un difetto. La mattinata era andata così bene, perché doveva rovinarla in quel modo tirando fuori Francia? Però glielo doveva…insomma, gli doveva delle spiegazioni. Non gli avrebbe mai detto che Francis era il suo “passatempo”, ma gli avrebbe detto parte di verità.
-Era venuto per vedere come stavo..-
-Con una rosa?-
-In realtà, io e Francia ci “vedevamo”, ogni tanto, così, quando qualcosa andava storto.-
-Uhm…- Alfred si fece pensieroso. –E’ il tuo scopa-amico?-
Dannazione. Perché era così perspicacie e…sfacciatamente diretto?!
-Più o meno…però non è nulla di serio, insomma, io odio Francia e qualche volta…quando riusciva ad ubriacarmi mi fregava.-
-Ieri era dispiaciuto- disse America posando i piatti della colazione nel lavandino.
-Perché si illude che io possa mai starci con lui. Tsk, figurati se quella rana venisse a vivere qua, o peggio, se io andassi la!-
America ridacchiò.
-Si sapeva tutto di voi ai meeting.- Inghilterra ingurgitò il tè per non urlare un “come cazzo facevate a saperlo?!”. Non appena appoggiò sul tavolo la tazza però, si trovò Alfred vicinissimo al viso.
-Però non si può resistere al fascino dell’hero, eheh- l’americano gli poggiò un bacio sulle labbra senza preavviso. Poi, con altrettanta velocità con la quale l’aveva baciato si staccò e appoggiò il resto delle stoviglie sul lavandino.
-Sei solo un’idiota, ecco cosa.- sbuffò l’inglese alzandosi scocciato. America ridacchiò, lo raggiunse e lo baciò di nuovo. Questa volta con più dolcezza e trasporto. Arthur apprezzò.
-E tu?- domandò l’inglese staccandosi appena.
-Io cosa?- sorrise noncurante il più alto.
-Tu…ti vedevi con qualcuno? Insomma…quello che è successo ieri non era previsto e…era più che comprensibile essere già “occupati”.- disse Inghilterra con un falso sorriso sulle labbra. Non avrebbe mai ammesso che se America avesse avuto qualcuno si sarebbe incazzato come una iena e avesse perseguitato chiunque questo fosse.
Dal canto suo Alfred non sapeva che rispondere. Non sapeva quale reazione sarebbe stata quella di Arthur se gli avesse detto di Russia. Magari, non l’avrebbe più voluto. E questo gli avrebbe fatto molto male. Non voleva allontanarsi da lui ancora.
Ma soprattutto non voleva farlo soffrire…ancora.
-No…non avevo nessuno.- rise –Sei stato fortunato!-
 
-Cosa facciamo oggi?- chiese impaziente America.
-Non so…non avevo nulla di particolare in mente…- Alfred gli sbottonò la camicia del pigiama con una smorfia.
-Andiamo al parco?- Arthur arrossì.
-Sei pazzo?!-
-Perché?- disse sorpreso l’americano togliendogli completamente la maglietta e lasciando completamente scoperto il petto.
-Così sembriamo…una coppietta!-
Il biondo rise, poi senza preavviso si abbassò a baciare la pelle liscia e calda della scapola dell’inglese.
-C-Che fai…idiota?- disse con voce leggermente tremante Arthur. America alzò di poco il viso, quello che bastava per riuscire a vederlo in faccia. Dal canto suo l’inglese si vedeva fissare da due intensi occhi azzurri. Inutile dire che qualsiasi cosa avrebbe detto e fatto Alfred, lui l’avrebbe assecondato senza pensarci due volte.
-Forse ho trovato un modo per impiegare la mattinata…- disse con lascivia e leccandosi accuratamente le labbra. La gola dell’inglese si fece improvvisamente secca.
-O-Ok…- riuscì a dire soltanto. Dopo secoli e secoli di esperienza l’unica cosa che riusciva a fare davanti ad Alfred era dire “Ok”.
 
-Sai che io sono in convalescenza, vero?-
-Si.-
-E sai anche che ti sei appena approfittato della mia momentanea debolezza, vero?-
-Si. Anche se mi pare che tu abbia apprezzato.- ridacchiò America.
-N-Non è vero! Cioè…non del tutto…ah, che affermazione era?!-
-Aspetta…mi sembrava dicessi proprio “Ahhh Alfred, così!”- disse l’americano imitando la voce di Arthur.
-Non è vero idiota!- Inghilterra arrossì fino alla punta dei capelli. America non doveva fare così…era imbarazzante, accidenti!
-Ehi Arthur…?- disse ad un tratto America.
-Che vuoi ora?- Alfred si mise sopra di lui.
-Sei pronto per il secondo round?- Inghilterra sgranò gli occhi. Scherzava?
-Mi stai prendendo per il culo?-
-No…più o meno…-
-Ma sei instancabile?-
-Dai dopo vado a preparare il pranzo!-
-Ma la mia schiena!- disse lagnandosi Inghilterra.
-Daiii! L’ultima!- disse con tono ancora più lagnoso America.
-Lo so io che ti vizio troppo!- disse infine rassegnato l’inglese baciando senza ritegno l’altro.
 
Era già scuro fuori anche se erano solo le cinque e il freddo era pungente. Sembrava che da un momento all’altro si stesse per scatenare una tempesta di neve. Poco male, Alfred era dentro in casa, al caldo, con il suo Arthur e niente avrebbe potuto rompere quell’equilibrio. Avevano passato una giornata quasi normale a parte per le prime ore del mattino. Sembravano quasi…una coppia normale.
-Che film guardiamo, Al?-
-Mmm, che ne dici di Hunger Games 2?-
-Non lo so…che ne dici di Lo Hobbit?-
-Nah! Hunger Games! Please, England!- Inghilterra sospirò.
Qualcuno bussò alla porta. All’interno risuonavano solo tonfi ovattati per nulla frettolosi o innervositi.
-Va bene, vada per Hunger Games. Vai ad aprire che io metto il film!-
-Yeeees!-
Il sorriso di America si spense non appena aprì la porta.
-Privet America!-
 
Arthur controllò che tutto fosse apposto. Doveva essere una bella serata, perché lui non aveva voglia di arrabbiarsi, ma voleva solo farsi coccolare. Non gli dispiaceva per niente passare le giornate così. Si sedette, ma America non arrivava. Chi poteva essere?
-Al chi è?-
Nessuna risposta. Aspettò ancora un po’ per poi si alzò.
-America chi diavolo…-
-Ciao anche a te Inghilterra!-
 
-I-Ivan?-
-Si, te l’avevo detto che ci saremo visti presto, no?- il russo sorrise.
-Tu..! Che cazzo ci fai qui? Se Inghilterra ti vede sono morto!-
-Che problema c’è? Magari mi invita a restare, così potrò rapirti.-
-Non hai capito. Io non vengo da nessuna parte! E tu non mi rapirai!-
-Se gli dico che voglio solo scopare ti lascerà andare?-
-Tu non hai capito una minchia. Tu non devi dire niente ad Inghilterra di noi due, capito?!-
-Oh, oh! Come mai?- America strinse i denti.
-Lui…non deve sapere…non ora fuck..-
-Ciao anche a te Inghilterra!- disse Ivan con il medesimo sorriso che aveva avuto per tutta la durata della conversazione con Alfred.
-Che ci fai qui Russia?- disse l’inglese avvicinandosi alla porta.
Ivan sorrise, poi prese l’americano per il polso e lo alzò per mostrarlo ad Inghilterra.
-Sono venuto per portarmi via America!-
-Che diavolo dici?- Arthur cercò di sfilare il polso di Alfred dalla mano dell’altro, ma era troppo forte.
-Tranquillo te lo riporto tra qualche ora, sennò ci presti una camera da letto e facciamo anche prima.- l’inglese guardava confuso prima lo sguardo violaceo di Ivan, poi quello azzurro di Alfred, ma non capiva cosa stava succedendo.
-Non dire cazzate! America forza liberati e sbattilo fuori di casa…!-
-I-Ivan per favore non fare stronzate…ti prego, vai via..- sussurrò America fissando il pavimento. Non aveva il coraggio di guardare gli occhi di Arthur.
Russia ghignò poi prese il mento dell’americano con una mano e lo baciò con la lingua, mostrando chiaramente ogni singolo movimento. Il biondo cercava di divincolarsi, ma ad un tratto la presa sulle sue guance si fece così forte che la sua bocca si aprì e la lingua così fredda dell’altro scivolò all’interno delle sue labbra senza trovare più alcun ostacolo. Era confuso, tremendamente confuso. Gli piacevano i baci di Russia, ma gli piacevano ancora di più quelli di Inghilterra. Dannazione perché doveva essere così indeciso?! Non appena Ivan lo lasciò guardò Inghilterra con sguardo freddo.
-Come…non te l’ha detto? Lui è mio.- America non reagiva, non riusciva a reagire. Non riusciva a guardare in faccia Arthur, aveva paura di quello che avrebbe visto.
-A-Alfred c-che sta dicendo?- l’americano aprì la bocca e la richiuse senza trovare il coraggio di parlare.
-Guardami dannazione!- urlò Arthur. Finalmente Alfred riuscì a guardarlo e, come aveva previsto, gli fece male. Inghilterra aveva gli occhi semi lucidi e lo guardava incredulo, sconvolto.
-T-Tu mi hai mentito.- disse tra i denti. –Stai veramente con lui…è per questo che non mi rispondi…!-
-E-England io non sapevo come avresti reagito, insomma…non so nemmeno io a cosa pensare.. non ci capisco più nulla.- mormorò Alfred cercando di limitare i danni.
-P-Per favore vattene.-
-Ma Inghilterra…-
-Esci.-
America lo fissava, gli occhi spenti, il cervello scollegato per non dover pensare a tutto quello. Alla fine ci era riuscito a far soffrire di nuovo Inghilterra. Come poteva definirsi “eroe” dopo tutto quello?
Alfred pese la sua giacca di pelle, osservò per l’ultima volta Arthur, poi si chiuse la porta alle spalle immergendosi nel freddo pungente delle prime sere di Novembre.
  
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