BUON
COMPLEANNO NEE-CHAN!
Alias Silvia, alias HarryHerm,
alias la più sfegatata NaruSaku che io abbia mai
conosciuto! *_*
Ho iniziato ben 3 shot
con questa, indecisa al massimo sul genere… e non so
se l’ho azzeccato, ma volevo qualcosa di leggero, per un compleanno…
le lacrime le spargiamo un’altra volta, ok? Non mi sembra l’occasione! XD
Lo so che è una sciocchezzuola…
chissà a cosa hai pensato, come regalo… e se sei delusa… ;__;
Lo so che non vale molto (e nonostante ciò ho
faticato a ricostruire un aeroporto, dato che ci sono andata due volte in tutta
la mia vita! XD), lo so che è una piccola cosa… ma il
pensiero è quello che conta, vero? ^^;
Un abbraccio… sei un po’
più grande! *_* (se penso alla tua età e alla tua abilità di scrittrice, mi
vengono i brividi… quando avrai la mia età quanto
sarai brava?! Ò_ò)
Con affetto,
Letizia, ergo la Nee-san ù.ù
Her Eyes Danced
<<
Monsieurs, quelque chose à boire, snacks, café?* >>
Il carrellino stretto e lungo scivolava lento
lungo l’angusto corridoio tra due file monocromatiche di sedili; la hostess che
lo spingeva faceva attenzione a non urtare i passeggeri seduti verso il centro
dell’aereo, sorridendo formalmente a quella varietà di facce nuove che
cambiavano ad ogni volo.
<< Monsieurs?
>>
Il sorriso dell’hostess si fece traballante quando
incontrò sulla strada il gomito di un uomo particolarmente in carne che
sporgeva dal sedile appuntito e fastidioso, bloccandole la via; riuscì ad evitarlo in un modo poco chiaro anche
a lei stessa.
Si concesse un piccolo borbottio, inudibile, di
dissenso e continuò la sua traversata dell’aereo, sorriso di plastica e
tailleur in tinta con i sedili dell’aereo, blu elettrico, un colore che stonava
con i suoi capelli color cicca, stretti in una crocchia molle alla base del
collo.
<< Cafè? >>
continuò a domandare con voce soffice, per non disturbare i passeggeri intenti
a sfogliare il giornale o semplicemente a dormire.
<< Here, miss!*
>>
La hostess vide sventolare una mano un paio di
sedili più in là e fece scivolare le rotelline che sostenevano il carrello
lungo lo stretto corridoio fino a giungere nella giusta fila.
Un ragazzo all’incirca sui venticinque anni
l’aspettava sorridendo sghembo, gli occhi cerulei lucenti e la zazzera bionda
coperta da un cappellino da baseball blu, in tinta con un giubbotto di jeans
sgualcito e jeans a vita alta fuori moda.
<< Do ya speak English?* >>
le domandò, con voce squillante.
Sakura annuì, professionale, nonostante il ragazzo
le avesse parlato con una certa famigliarità, cosa che la indispettì.
<< Sì, certo. Desidera qualcosa? >>
<< Oh, per fortuna, non capisco un cavolo di
francese! >> confessò senza imbarazzo lui, osservandola senza farsi molti
problemi. << Anche se una canzoncina su di lei la canterei…* >>
Sakura avvertì un leggero calore alle guance, ma
la risposta fu fredda e tagliente.
<< Non offro certi servizi, signore. Solo
caffè e snacks. Se vuole qualcosa me lo dica o
continuo il mio giro. >>
<< Un caffè! >> gridò quello impetuoso
e l’hostess gli allungò il bicchierino da caffè e un cucchiaio di plastica.
<< Vuole latte? Zucchero? >>
<< Sì, per f – ahia! >>
La hostess aprì gli occhi, inorridita davanti al
disastro combinato: senza volerlo aveva inclinato troppo il caffè, che le era
sfuggito dalle mani, caldo, riversandosi sul giubbotto del ragazzo che era
letteralmente saltato sulla sedia, trattenendo imprecazioni colorite.
<< Oddio, mi scusi! >> si affrettò a prendere
dei fazzoletti e a tamponarli contro il ragazzo, pulendolo e cercando di
cancellare la macchia. << Che imbranata! >> mormorò costernata,
sentendosi lo sguardo di tutti addosso, accusatore.
Il ragazzo la scostò gentilmente, sorridendo.
<< Tranquilla, faccio anche di peggio, io!
>> rise. << Mi dai un paio di fazzoletti? Se vuoi ci penso io, ora,
anche se è stato piacevole essere toccati da te. >> le fece l’occhiolino,
malizioso, e Sakura gonfiò le guance, indecisa se rispondergli o scusarsi
nuovamente. Decise di porgendogli la carta senza aggiungere altro.
<< Le offro il caffè. >> disse,
infine, allungandogli un bicchiere nuovo.
Il ragazzo la guardò interrogativo, pulendosi alla
cieca il giubbetto. << Eh? Ma lo ripago! >>
La hostess scosse la testa e un ciuffo rosa le
cascò sulla guancia, dispettoso.
<< La colpa è mia, la risarcirò, signore.
>>
<< Non sia mai che sia l’uomo a cui è
offerto un caffè! Accetto solo se posso ricambiare! >> ammiccò,
irritandola. Ancora. << E poi
bando ai formalismi! Io sono Naruto Uzumaki e tu…
>> Il ragazzo assottigliò gli occhi, leggendo la targhetta con il suo
nome. << Sakura eh? Bel nome! >>
<< Le ho detto di non provarci con me
signore. >> lo freddò secca lei, lasciandogli sul grembo il bicchiere di
caffè ben sigillato. << E questo lo offro io senza secondi fini. Buon
viaggio. >> augurò ostile, e scappò con il carrellino in mano, battendo i
tacchi bassi contro la moquette, furente con se stessa e con i passeggeri
fastidiosi.
*
<< Un volo piacevole. >> commentò
sorridente Tenten, la sua collega dai capelli mori tirati in due codine sul
capo. << Abbiamo fatto un ottimo atterraggio, vero? >>
Sakura annuì, camminando diritta per le sale
gremite di persone dell’Aeroporto Charles de Gaulle di Parigi, distinguibile in
quella folla variegata solo per l’uniforme e l’esotica capigliatura che pareva
attirare l’attenzione delle persone, che annoiate attendeva il proprio volo.
<< Il capitano Kakashi è un ottimo pilota, solo
un po’ strano, con le sue manie pervertite… >>
la ragazza crucciò le labbra, mentre ripensava al biondino che aveva incontrato
sul volo. << E pare che non sia l’unico a provare con un approccio
diretto di familiarizzare con le
hostess di turno… >>
Tenten rise e i codini sopra la testa vacillarono,
insicuri.
<< Oddio, intendi il biondino? >>
<< Proprio lui. >> ringhiò Sakura, in
risposta.
Tenten alzò appena le sopracciglia scure,
fermandosi davanti al nastro scorrevole su cui giacevano le valigie del loro
aereo. << A me sembrava carino e non dico solo di aspetto fisico… >>
Sakura spalancò gli occhi, inviperita.
<< Era solo uno stupido arrogante! >>
Tenten scosse le spalle leggermente troppo larghe,
da nuotatrice, e prese a fissare i bagagli che scorrevano veloci, man mano
presi da qualcuno.
<< Arrogante è Neji! A me è sembrato… carino e gentile a modo suo, ecco. Un po’ troppo esuberante,
certo, ma un bravo ragazzo in fondo. >>
Il viso irritato di Sakura fu coperto dalla
frangetta lunga, che le scese sugli occhi infastidendola.
<< Mah. È una tua opinione…
oh, ecco la mia valigia! >>
La mano dell’hostess scattò in avanti e strinse la
cinghia di una valigia arancione di medie dimensioni; Sakura se la portò al
fianco e strappò con un gesto secco il nastro appiccicaticcio attaccato ad
essa.
Tenten chinò appena il busto verso di lei. <<
Che fortuna! Di solito le prime valigie caricate sono le ultime ad arrivare!
>> commentò senza rancore, amabilmente.
Sakura sorrise, senza malizia, e alzò il manico
nero del bagaglio.
<< Già… vedrai che
presto arriverà anche la tua! >> si lasciò andare in un sospiro, alzando
gli occhi verso il cartello che segnava l’uscita. << Non vedo l’ora di
buttarmi nel letto dell’albergo… >>
Dalle labbra di Tenten sgorgò una risata forte e
decisa. << Non ne dubito, è quello che sto sognando io da dieci ore! A dopodomani,
Sakura! >>
Lei sorrise e strinse la mano che Tenten le
porgeva.
<< Ciao Tenten! Spero di averti più spesso
come compare di viaggi, l’hai reso meno faticoso! >>
La brunetta le regalò un ampio sorriso furbo.
<< Vale anche per me! Goditi Parigi! >>
<< Lo farò! >> assicurò Sakura mentre
sventolava in aria la mano camminando verso l’uscita dell’aeroporto. Si fermò
solo per controllare meglio la sua collocazione, servendosi dei tabelloni
elettronici sopra la testa che indicavano gli Arrivi; si dovette spostare di
lato e cercare una cartina dell’aeroporto, per capire la direzione da prendere.
<< Ehi Sakura! >>
Un’esclamazione la fermò mentre seguiva con un
dito la linea che indicava l’uscita, memorizzandola. Sakura alzò gli occhi
smeraldini, chiedendosi che potesse conoscere il suo nome, e subito imprecò
sottovoce quando vide una nota zazzera bionda avvicinarsi a lei di gran lena.
Girò i tacchi e cominciò a fuggire, sperando di
confondersi tra la folla.
Ci mancava solo un rompiscatole!
<< Sakura! ehi, Sakura, c’mon! Dove stai andando?! >> si
sgolò l’inglese, seguendola tenacemente nonostante tutti i contorti giri che
stava eseguendo per confonderlo.
Accidenti!
Sakura si fermò, rassegnandosi a dover dar corda a
quel ragazzo troppo spigliato ed esuberante, per i suoi gusti.
Lo attese in un angolo con le braccia incrociate
sul seno piccolo e un piede coperto da scarpe dal basso tacco che picchiava
contro il pavimento.
Il biondo le arrivò vicino e si tolse il cappello
americano, asciugandosi il sudore con un sospiro.
<< Ehi, ma dove dolevi scappare? >> le
sorrise, sornione. << Non mordo mica, sai? >>
<< Non si può mai dire. >> rispose a
denti stretti Sakura, sistemando una ciocca di capelli dietro l’orecchio, con
evidente irritazione. << Cosa vuoi? Muoviti che non ho tempo da perdere… e se è per il mio numero di telefono, te lo puoi
scordare. >>
L’Uzumaki spalancò gli occhi cerulei e prese a
ridere, buttando indietro la chioma leonina bionda, mentre al contrario Sakura
strinse le labbra, per nulla divertita.
<< Che hai da ridere?! Dimmelo così mi
diverto anch’io! >>
<< Oh, che permalosa! >> commentò
ancora sogghignante Naruto, calcandosi il capellino da baseball sulla frangia
chiara. << Comunque non volevo nulla del genere, anche se questa tua
resistenza mi ha spezzato il cuore! >> piagnucolò teatralmente.
Sakura roteò gli occhi al cielo, esasperata.
<< Senti non ho tempo – >>
Naruto si chinò all’altezza dei suoi occhi; Sakura
percepiva appena un vago odore di sapone e caffè che le pizzicò il naso,
piacevolmente. Arrossì suo malgrado per la vicinanza non voluta.
<< Sono qui per uno scambio di valige.
>>
Sakura sbatté le palpebre, inebetita. << Eh?
>>
Naruto ridacchiò e indicò con un dito la valigia
in mano a Sakura e la sua. Identiche.
Uno strano presentimento la scosse e Sakura
dovette alzare gli occhi verso Naruto, e poi sulla sua valigia, per accertarsi
che i suoi timori fossero fondati.
<< Non dirmi che…
>>
<< Eh sì >> rispose anticipandola
Naruto, sempre con il sorriso sulle labbra. << Hai preso la mia valigia,
Miss Sakura. >> concluse allegro, porgendola la valigia che aveva in
mano.
Sakura inarcò le sopracciglia, perplessa, e
controllò la targhetta su quella che credeva la propria valigia: Uzumaki Naruto.
Si era sbagliata. E aveva attaccato per nulla per
ragazzo.
Questo la faceva sentire vagamente in colpa. Quello strano movimento dello stomaco però era
solo dettato dalla fame, si disse silenziosa.
<< Certo che sei proprio diffidente, tu!
>> esclamò il ragazzo, squadrandola curioso. << Sei strana. La
prima hostess che non mi abbia concesso attenzioni particolari…
>>
Sakura avvertì il fuoco bruciarle le guance
morbide e gli porse in malo modo la valigia, per nascondere l’imbarazzo.
<< Non vedo perché dovrei dedicarti
attenzione! >> bofonchiò, riprendendo la propria valigia in mano, attenta
a non avere alcun tipo di contatto fisico con il biondino.
Lui parve non prenderla più di tanto per questo, e
lei si sentì quasi sollevata e un po’ più grata a quel ragazzo.
<< Ho capito, niente battutine. Però sei noiosa… >> si lagnò Naruto, mettendo le mani
intrecciate dietro il capo, osservandola mentre premeva le labbra insieme,
tormentata.
“Sei
noiosa, Sakura.”
<< Ehi, dolcezza >> la chiamò delicatamente,
con un sorriso sghembo. << Guarda che scherzavo. >>
Sakura scosse la testa, e premette una mano sugli
occhi, stanca.
<< Non è colpa tua, tranquillo…
sono solo molto stanca, tutto qui. Mi spiace per essermela presa con te.
>> si scusò, sincera, accantonando indietro i ricordi e concentrandosi
solo su quell’inglese dalla parlata energica e dallo sguardo grande,
accogliente.
Naruto le sorrise. << Nah,
so essere pesante lo riconosco. Credo che siamo partiti con il piede sbagliato,
Sakura. >> Le tese la mano grande e abbronzata. << Che ne dici di
ricominciare? Magari con quel caffè che ti devo? >> propose, con un
sorriso genuino.
Sakura guardò ripetutamente la mano e i suoi occhi
azzurri, come per sincerarsi delle sue buone intenzioni.
<< Un’ora in un bar dell’aeroporto. Non
chiedo di più. >>
Cedette, infine, e strinse le dita con quelle di
Naruto, scoprendo che lui aveva una mano calda e asciutta. Una piacevole
sensazione di calore l’avvolse.
<< Direi che è il minimo per farmi scusare.
>> Gli sorrise per la prima volta con sincerità. << Sakura Haruno.
Piacere. >>
Lui sogghignò. << Naruto Uzumaki. Il piacere
è tutto mio. >>
*
Sakura dovette ammettere per una volta che la sua
famosa capacità di giudizio a priori per una volta si era sbagliata.
Nonostante l’aspetto trasandato e il linguaggio
troppo informale e senza filtri, Naruto Uzumaki era un ragazzo piacevole,
divertente e un po’ tonto, che faceva di tutto per attirare la sua attenzione e
apparire un po’ spaccone, risultando buffo la maggior parte della volte, come
quando aveva appoggiato il mento sul palmo aperto della mano e vi era scivolato
sopra, rovesciando con il gomito la saliera e facendola ridere.
Dopo l’imbarazzo e la diffidenza iniziale, Sakura
si era trovata a suo agio con lui, anche quando avevano cominciato a parlare di
loro stessi: aveva scoperto che Naruto era di origini irlandesi – avrebbe
dovuto intuirlo dall’accento forte e pittoresco – e che viveva da solo a
Dublino, anche se spesso era fuori per lavoro, e lei si era riscoperta a
raccontargli dell’infanzia in Francia, della fattoria dei suoi genitori, del
suo sogno di viaggiare e vedere il mondo, o di diventare dottoressa.
<< Come mai non sei andata all’università?
>> le domandò Naruto, staccando le labbra da dalla cannuccia colorata,
infilata dentro una lattina di coca-cola.
Sakura fece spallucce, giocherellando con lo
yogurt alla fragola comprato nel bar, come magro dessert.
<< I miei non avevano i soldi necessari e
non volevo rischiare di perdere dieci anni della mia vita a studiare e fare
lavoretti per pagarmi l’affitto. Così scelsi una veloce facoltà di lingue e
venni assunta per fare la hostess… ed eccomi qui.
>>
Il cucchiaino emerse dal mare cremoso e fu portato
dentro la bocca schiusa di Sakura, rimuginante.
<< E tu? Hai fatto l’università? >>
Naruto scosse la testa, intristito.
<< Perché? >> chiese Sakura, succhiando
leggermente il cucchiaio di plastica.
Naruto fece una piccola risata, imbarazzato, e
prese qualche sorso di bibita.
<< Mi hanno negato la borsa di studio… il motivo è più o meno il tuo. Soldi. >>
sbuffò nella cannuccia, muovendo l’acqua e facendo le bolle, come un bambino.
<< Ed ora faccio il commerciante per una stupida azienda di detergenti,
la Uchiha Com. Una noia… >>
Sakura strinse le dita attorno al vasetto di
yogurt, turbata.
Naruto la guardò, interrogativamente, riscuotendola
da torpore in cui era caduta.
<< E cosa volevi fare all’università?
>> domandò, per rigirare l’argomento.
Naruto appoggiò la lattina sul tavolino, con un
leggero rumore metallico, e si avvicinò a lei, porgendole il busto.
<< Che hai Sakura? Ho detto qualcosa di
male? >>
Lei scosse la testa, con un sorriso di plastica.
<< No, no… ecco, conoscevo un Uchiha, da
ragazzina. Hanno una tenuta estiva poco distante dalla mia fattoria, e… diciamo che avevo una cotta per il signorino Sasuke.
>>
<< Gran bastardo. >> commentò senza
problemi Naruto, guardandola fisso con gli occhi azzurri scuriti, penetranti,
che le diedero un brivido istintivo. << Ti ha fatto qualcosa, Sakura?
>>
Lei scosse la testa, facendo oscillare il
caschetto chiaro.
<< No, credo che il problema fosse il
contrario: non ha mai fatto nulla. >> rise, per smorzare l’attenzione.
<< Era solo una cotta infantile, su! >>
Naruto non commentò, ma le prese una mano a tradimento,
portandosela dalla sua parte del tavolo e stringendola nelle sue.
Sakura provò ancora quella scossa, bollente
stavolta.
Il palmo pareva bruciare, nascosto tra le grandi
mani del ragazzo, leggermente ruvide.
<< Non capisco come possa esserti rimasto
indifferente, Sakura >> le disse serio, e lei roteò gli occhi, cercando
di sganciarsi dalla presa gentile ma ferma.
<< Non ho bisogno di consolazioni, Naruto.
>> disse, piccata. << Ho passato il trauma infantile, non ti
preoccupare. >>
Lui tentennò, ma un’occhiata inceneritrice lo
convinse a lasciarla andare.
Sakura finì in fretta l’ultimo cucchiaio di yogurt
e si alzò, prendendo la borsetta e la valigia frettolosamente.
<< Devo andare a casa, sono stanca. Addio,
Naruto. >> salutò frettolosa.
<< Aspetta! >>
Si girò, seccata, facendo oscillare i capelli rosa
attorno alle orecchie. << Cosa? >>
Naruto sospirò, affranto.
<< Perdonami, non so quando chiudere la
bocca. È che… non volevo immischiarmi dei tuoi
affari, davvero! >> farfugliò, grattandosi la guancia arrossita,
deliziosamente in imbarazzo. Sakura lo fissò, stranita da quel lato infantile,
piacevolmente stordita dalle sue parole. << Solo…
è un cretino, non sa quello che si perde. Ti conosco da poco ma ho capito che
sei una persona generosa… anche se un po’ sclerata, ecco. >>
Sakura assottigliò gli occhi e Naruto socchiuse
gli occhi, cercando di ostentare un sorriso accondiscendente.
<< Scherzavo, scherzavo! >> alitò, per
placare le sue ire. << Era così per dire! Insomma, sei una persona
speciale, Sakura. Sono contento di averti conosciuto…
e mi scuso per esserti sembrato invadente, ecco. >>
Come si faceva a resistere a quei grandi occhi
azzurri luccicosi? Sakura non avrebbe potuto, nemmeno
volendo.
Prima che se ne accorgesse, con il volto e il
cuore ammorbidito dalla tenerezza che le ispirava in quel momento Naruto, gli
si avvicinò e gli prese una mano. Il ragazzo sussultò, preso alla provvista, e
la fissò stranito mentre scarabocchiava qualcosa sul suo palmo.
<< Uh? >>
Sakura sorrise e mise la borsetta sul braccio,
allontanandosi senza salutare.
<< Ehi! Ehi Miss! >> la voce di
Naruto, in lontananza, era festosa. Sakura immaginò il suo sorriso, una fila di
denti dritti e bianchissimi, e sentì le labbra piegarsi all’insù trattenendo
una risata. << È il tuo numero?! >>
Alzò la mano, e lo salutò, pigramente.
<< Ci sentiamo, Uzumaki! >>
Un urlo di trionfo si espanse per l’aeroporto.
*
[Sei mesi dopo]
<< Ehi
Miss? >>
Sakura mosse svelta il passo elegante,
avvicinandosi al passeggero del volo con aria professionale e il solito sorriso
di convenienza.
<< Sì? >>
<< Dov’è il bagno, per favore? >>
<< Davanti all’aereo, mi segua prego.
>>
<< Ok. >>
Sakura avanzò nello stretto corridoio, attenta a
non svegliare i passeggeri del suo volo notturno, e si fermò davanti ad una
piccola porticina bianca, chiusa.
<< Eccoci, signore. >>
<< Grazie. >>
<< Di nulla. >>
Un braccio le avvolse la vita, premendola appena
contro l’uscio. Gli occhi chiari di Sakura saettarono verso il viso del
passeggero, omicidi.
<< Naruto…
>> ringhiò. << Non qui! >>
Il ragazzo sogghignò e la lasciò andare un
secondo, il tempo di aprire la porta e portarsela dentro il bagno, piccolo e
poco pulito. Sakura si dibatté contro il torace tonico, i capelli leggermente
scarmigliati e il cuore nelle orecchie.
<< Ma ci sentiranno! Non possiamo! >>
protestò vivacemente, irrigidendosi appena quasi sentì le labbra di Naruto
sulla pelle del collo, e il click della serratura, chiusa.
Il biondo sorrise contro la sua pelle, aspirandone
il profumo, come per drogarsene.
<< Ma dai, tutti ‘sti
vecchi dormono e c’è il rumore del film in sottofondo…
e nel caso Tenten può reggerti il gioco, no? Tu lo hai fatto per lei… >>
Sakura sbuffò e fece per protestare, ma Naruto fu
più veloce e alzò il viso fino a far cozzare piuttosto goffamente le loro
labbra, per impedirle parole inutili, preferendo che parlasse – o gemesse –
contro le sue labbra, piuttosto che per inveire contro di lui.
Sakura tentò di allontanarsi da quel corpo caldo,
ma un’improvvisa debolezza la colse quando Naruto le accarezzò languidamente la
schiena, come se stesse accarezzando un gattino, e si permise di miagolare
sfregando le labbra contro quelle di lui, solamente appoggiate contro le sue.
<< Naruto…
>>
<< Shhh >>
le baciò l’angolo della bocca rosea, seguendo il contorno delle labbra a cuore.
<< Se fai così certamente ci scoprono, amore. >>
Sakura infilò le mani sotto la camicia del biondo,
aggrappandosi alla sua schiena, nuda, già tesa sotto il suo tocco. Socchiuse
gli occhi appena appannati e fece uscire uno sbuffo dalle labbra, libere dalla
bocca di Naruto, intenta a succhiare la pelle alla base del collo, ora
formicolante e febbricitante.
<< Sarai tu a gridare, tesoro. >> sussurrò, di sfida.
Naruto sorrise, facendo scivolare una mano sotto
la gonna e alzandola, piano piano, facendo camminare
due dita sulla calza color carne fino ad alzarla sopra la vita e prendere
l’elastico delle calze, facendole scivolare lungo le gambe nivee di Sakura.
Lei affondò le unghie nella sua schiena, inarcando
il bacino verso di lui, istintivamente.
Lo sentì sogghignare e baciarle il succhiotto che
– ne era certa – le aveva procurato.
<< Sei proprio sicura, Miss? >>
Gli occhi di Sakura danzarono, maliziosi, intrigati.
E Naruto, osservandola dal basso mentre le
scioglieva i capelli, morbidi al tatto, giurò di non aver mai visto una
tonalità di verde che gli ricordasse così tanto la vita.
*^*^*
* Signori, qualcosa da bere, snack, caffè?
* Qui, signorina!
* Sai parlare inglese?
* che canzoncina, vi chiederete voi. Ovviamente
l’unica che può conoscere un irlandese: voulez-vous coucher avec moi
cette soir? XD!
Spero di non aver sbagliato nulla in francese,
dato che non lo rispolvero da un annetto! ._.
Ringrazio tutti coloro che si sono fermati a leggere… un piccolo commentino, come sempre, fa piacere:
per cui cliccate qui sotto per favore? ^^
Bye,
Kaho