Auguri Silvia,
piccola ed orgogliosa usuratonkachi!
> U s u r a t o n k a c h i <
Per Naruto era diventata quasi un’abitudine, un classico. Ormai
quella fastidiosa sensazione di angoscia che gli
contorceva lo stomaco ogni volta che varcava quei cancelli era entrata nella
sua routine quotidiana.
Preciso e
matematico, tutto si svolgeva uguale ogni santo e dannato giorno, senza
eccezioni.
Si alzava
maledicendo la sveglia, cadeva rovinosamente dal letto mentre
cercava invano di trovare le sue comode e calde pantofole, raggiungeva a
tentoni la cucina e, troppo inebetito per scaldarsi il ramen
avanzato la sera precedente, afferrava il caffè freddo che si trovava accanto
ai fornelli e lo trangugiava tappandosi il naso, senza nemmeno zuccherarlo. Successivamente si dirigeva in bagno, si lavava faccia e
denti (e dietro le orecchie), poi si vestiva, prendeva cartella e libri ed
usciva di casa.
Fin qui era tutto
pressoché accettabile, a parte l’acuto trillo che l’aveva strappato ai suoi
sogni. Nulla di strano e nulla di così fastidiosamente angosciante.
Il peggio
cominciava man mano che si avvicina a scuola. Nonostante non fosse uno studente brillante -anzi, la
definizione adatta sarebbe “pessimo soggetto”- era arrivato alla conclusione
che la distanza da quell’innominabile edificio era
inversamente proporzionale al terrore che suscitava in lui.
Tutto ciò naturalmente
voleva dire che più lontano da lì si trovava, meglio era per lui.
Ovviamente questo
ragionamento tralasciava qualche particolare, come ad esempio che lui era
iscritto alla suddetta scuola e che, in quanto studente, aveva l’obbligo di
frequenza.
Ed ora era lì, lui
che fissava lei e lei, con il suo sprezzante
orologio e quelle strafottenti
bacheche studentesche, lo fissava a sua volta.
Questa aveva
proprio l’aria di essere una battaglia all’ultimo sangue.
Lei lo sfidava ad
entrare. Era come se dicesse “Forza Naruto, sappiamo entrambi che non
hai studiato. Sappiamo che non hai fatto i compiti, né
toccato libro… Hai il coraggio di entrare? Secondo me no”.
A questo punto lui
assottigliava gli occhi azzurri, passava una mano tra i capelli e poi se le
portava entrambe sui fianchi.
“Io ho sempre il coraggio. Ma non cederò a questa tua bieca provocazione, no. Io rimarrò qui, non mi faccio raggirare così
facilmente, tsk!”.
“Codardo. Fingi di sfidare me, in realtà non
vuoi entrare perché ti sei scordato di scrivere la relazione di biologia,
quella che vi è stata assegnata ben due settimane fa. Ammettilo moccioso, e ti
sentirai meglio”.
Naruto digrignava i denti, sentendo le viscere
contorcersi ancora di più. Ecco cosa si era dimenticato, la relazione di
biologia!
Perdere quel duello
contro di lei avrebbe significato la morte, la fine immediata e piuttosto
dolorosa della sua esistenza. E non avrebbe nemmeno
fatto a tempo a scrivere un testamento decente.
…ecco. La sua
routine.
Arrivare
a scuola e scoprire, suo malgrado, che c’era sempre qualcosa che non andava. Qualcosa che andava
fatto e che lui si era scordato di fare. Qualcosa che era certo non andasse fatto e invece era da fare. Insomma,
qualcosa che comprometteva giorno
dopo giorno la sua già triste carriera scolastica. Non
che lo facesse apposta.
Semplicemente gli
capitava.
Anche quella mattina Naruto
si era trovato immobile davanti alla sua nemica di sempre, in un duello degno
di un film western. Era più che certo di aver terminato tutto, anche
l’esercizio 189b che si trovava sull’ultima pagina del
libro di matematica, anche la risposta all’ultima disgraziata domanda sugli
effetti della rivoluzione russa nelle steppe siberiane. Tutto.
Sicuro come non mai
si tolse lo zaino, lasciandolo cadere a terra, per poi sedersi accanto ad esso.
Era libero da ogni
preoccupazione, ma nonostante questo non poteva perdere.
“N-Naruto-kun” lo chiamò timidamente
Hinata, vedendolo seduto proprio di fronte alla
scuola “c-cosa stai facendo? Ti stanno guardando tutti”.
Hinata ammirava Naruto,
però certe volte si comportava in modo davvero bizzarro. Proprio come quando
fissava ostinatamente l’istituto con sguardo deciso, probabilmente facendosi
dei profondissimi e interessantissimi discorsi mentali.
“Sto cercando di
vincere una sfida!” affermò lui orgoglioso, senza distogliere gli occhi dal
grande orologio della scuola “scusa, ma non mi posso distrarre”.
La ragazza aveva
balbettato delle scuse alquanto impacciate ed era corsa in classe, attendendo
l’inizio delle lezioni. Naruto sospirò,
avrebbe dovuto farlo anche lui.
Improvvisamente una
figura di frappose tra lui e l’oggetto delle sue
attenzioni, con aria piuttosto seccata.
“Che
diavolo stai facendo?” chiese, richiamando la sua attenzione “Hai intenzione di
rimanere qui e saltare le lezioni? Non è un comportamento molto maturo da parte
tua”.
Sakura. Ancora non riusciva a capire come tanta
integrità morale potesse essere concentrata in una sola persona. Però doveva ammetterlo, i lunghi capelli chiari della
ragazza e suoi brillanti occhi verdi rendevano sempre molto piacevoli le sue
ramanzine da studentessa modello. Purtroppo in quell’occasione
Sakura gli era di ben poco aiuto: nemmeno lei poteva
capire a pieno cosa stesse succedendo.
“È una sfida”
rispose telegrafico, allungando il collo per tornare ad osservare l’edificio.
“Non dirmi che ti stai di nuovo battendo con Sasuke?”
domandò lei nuovamente, piuttosto divertita “Ah uomini, non vi capirò mai. Ci vediamo in classe, vedi di non mancare, intesi?”.
“Si, certo Sakura-chan”.
Quando la figura della ragazza su confuse nella
moltitudine degli studenti in divisa, Naruto tirò un
sospiro di sollievo: ora poteva ricominciare con la sua sfida, sperano di non
essere nuovamente interrotto.
Battersi con Sasuke? Certo, ci mancava solo che quel dobe
si intromettesse nei suoi problemi scolastici per
completare il quadro in…
“Ehi, Usuratonkachi”
…bellezza.
Sasuke Uchiha, si disse,
arrivava sempre nei momenti meno opportuni. Meno opportuni tipo quello.
“Non chiamarmi usuratonkachi, teme”.
“E
tu non chiamarmi teme, baka”.
“Hai intenzione di
andare avanti per molto? Io avrei altro da fare”.
“Tipo?”.
“Tipo fatti miei”.
Durante il silenzio
che seguì questo scambio di frasi Naruto non staccò gli occhi dalla scuola, nemmeno per guardare il
suo nuovo interlocutore. Ovviamente nemmeno lui poteva capire.
“Dai, Usuratonkachi, alzati” disse di nuovo Sasuke
“…te lo faccio copiare io il riassunto di letteratura”.
Ah.
Riassunto.
Di.
Letteratura.
Naruto si congelò.
Non poteva essere… Aveva perso.
“Sbrigati Baka. O preferisci rimanere qui a
litigare mentalmente con un edificio? Guarda che il posto per quelli come te si
chiama ospedale psichiatrico!”.
Purtroppo per lui, Sasuke Uchiha aveva capito tutto.
Perfettamente.
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Ok, lo ammetto: questa FF è delirante.
Ho iniziato a
scriverla senza nemmeno sapere dove andare a parare. Però sono fiera di me, fate caso ad un po’ di cose:
- nessuno muore
- nessuno si lascia
- non accadono cose
tristi e angosciose
- nessuno si
dispera ed entra in emo-mode
XD
Sto migliorando,
vero? <3
Clà malvagia e caotica