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Autore: milly92    16/12/2013    2 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Dedicato a tutti i ragazzi senza "attributi" che ognuna di noi ha
incontrato almeno una volta nella vita...
E a te, che mi hai dato la conferma del fatto che se
uno interessa a me, deve essere per forza un "Coniglio".


29 Maggio 2012

Elisabetta Gastrini era una ragazzina minuta, magrolina e con i capelli di una tonalità diversa ogni mese.
Questo era tutto ciò che sapevo di lei fino a luglio del secondo anno, onestamente.
Sembrava simpatica, dava l'aria di una che ha mille amici perchè la vedevo sempre in giro con persone diverse o appiccicata al cellulare, e spesso mi sorrideva, ma forse solo perchè le avevo prestato degli appunti di Antropologia Culturale di una lezione che si era persa.
La beccavo sempre a guardare in mia direzione, e, cieca com'ero, non avevo capito che guardasse il mio ragazzo.
Mi sorrideva, mi faceva un cenno, e io pensavo che fosse solo per gratitudine visto che mi aveva raccontato distrattamente che l'esame di Antropologia fosse andato bene, quando ci incontrammo vicino al distributore.
Tuttavia, un giorno di fine maggio, notai che era radiosa mentre ridacchiava con alcune amiche fuori l'aula: gesticolava, si ravviava i capelli, quasi saltellava per la gioia.
Io ero sola, le ragazze sarebbero arrivate a momenti e Matteo era impegnato con un suo amico, da quel che mi aveva detto.
Chissà cos'era successo a Elisabetta!
Ripensandoci, anche lei era mancata alle lezioni precedenti; l'avevo notato perchè spesso si sedeva poco distante da noi e io avevo iniziato anche a credere che fosse interessata a Dario, solo che non si era fatta avanti perchè stava con Daniela.
Elisabetta si voltò, mi vide, si rigirò e scoppiò a ridere più forte che mai, e una sua amica fece lo stesso.
Non comprendendo, feci finta di nulla e presi il cellulare perchè mi era appena arrivato un sms.
"Sono ancora impegnato, amore, e domani vado in palestra... Ci vediamo la sera magari".
Ero cieca, sì, perchè ero così accecata dall'amore che non riuscii a leggere tra le righe...

*°*°*°

Tutti ci guardano, ed io sento qualcosa che mi fa male, che mi ha ferita profondamente. No, non è il dolore sulla guancia causatomi dallo schiaffo di Elisabetta – anche perché ultimamente mi schiaffeggerei anche io da sola, volentieri – bensì da ciò che si cela dietro, il dolore, la confusone, l’incertezza.
“Sei pazza?” riesco solo a dire, boccheggiando, facendo un passo indietro e posandomi una mano sul viso, sul punto colpito da quella mano con le unghie lunghe e perfettamente ricostruite.
“No. Tu sei una sgualdrina, invece!” mi rimbecca lei, totalmente convinta delle sue parole. “Sei soddisfatta, eh? Finalmente te lo sei scopato, ci sei riuscita, brava!”.
Cercando di non diventare ancora più paonazza, le rido in faccia, seppur nervosamente. “E’ lui che è venuto da me e…”.
“Ma sai che ti dico?” mi interrompe, con una sadica luce negli occhi che la fa sembrare una vera e propria strega uscita da un telefilm taroccato, “Siamo pari, anzi, ho vinto io perché tu te lo sei fatto dopo che ci siamo lasciati, mentre io ci sono riuscita quando stavate ancora insieme. Ecco la causa della vostra rottura, contenta?” sibila.
Senza riuscire a trattenersi, la mia mano si alza e la colpisce in piena faccia con uno schiaffo sonoro come quello che mi ha rifilato lei; guardo malissimo Matteo, che ha la bocca spalancata e sembra un pesce lesso decisamente stupido.
“Complimenti. Sono scema io che ti ho dato troppa fiducia e mi sono sforzata di non pensare male quando ti ho visto con lei un mese dopo la nostra rottura. Mi fai schifo, tu non mi meriti!” urlo, sentendo un’energia assurda dentro di me che potrebbe condurmi a fare qualche pazzia, ragion per cui esco dall’aula, con lui che mi segue come un cagnolino bisognoso di cure e disperato ed Elisabetta che rimane in aula, immobile.
“Ma ora ti amo sul serio, davvero, ho capito che sei tu quella giusta, Elisabetta non è mai stata importante!” mi supplica, fermandomi per un braccio e trattenendomi per la manica del giubbino.
Siamo nel bel mezzo del corridoio, e a tutti sembrerebbe una giornata normale, particolarmente soleggiata,come tutte quelle che ci sono ad aprile a Napoli.
Solita giornata di lezioni, spiegazioni, numerosi caffè bevuti in compagnia e appunti prestati con un sorriso in cambio… Per me no. Questa è la mia giornata, quella in cui, dopo aver toccato il fondo, posso solo iniziare a risalire con eleganza e con la consapevolezza di meritare di meglio, di più rispetto al viscido idiota che ho davanti.
Dopo quasi un anno, è arrivato il giorno in cui non me ne starò zitta a vedere Matteo che mi riduce a pezzi per l’ennesima volta, in cui reagirò e farò valere le mie ragioni di donna ed ex ragazza innamorata.
“Tu non sai quello che vuoi Matteo, mentre io sì. Io voglio qualcuno al mio fianco che mi apprezzi per quella che sono, che non mi cerchi solo quando è annoiato o perché pensa che io sia cambiata. Sono sempre io, sono sempre la ragazza che hai conosciuto tre anni fa! Se sono stronza ora è perché mi ci hai fatto diventare tu, ma sappi che supererò tutto questo e sarò felice, magari anche da sola, ma almeno rispettando me stessa! Stare con te significa rinnegare me e le mie potenzialità. Tu sei un emerito coglione viziato che si diverte a confondere la gente con i suoi sorrisi e le sue manie improvvise, mentre io ho voglia di stabilità, ne ho bisogno. Io sono la mela sulla cima dell’albero, e di sicuro tu ora diventerai la volpe che non arriva all’uva e inizia a disprezzarla, ne sono certa! Non mi aspetto che tu capisca i riferimenti che sto facendo, ed è un altro motivo per cui non vai bene per me. Abbiamo chiuso!” esclamo, e, non trattenendomi nemmeno questa volta, gli do uno schiaffo, completando il quadretto e sentendomi alquanto soddisfatta.
Sento una mano sulla mia spalla, mi volto e vedo che non è altro che uno strabiliato Dario, che mi guarda orgoglioso, con aria di approvazione.
“E visto che si parla di mele e uva… Ora vattene, idiota, sono certo che troverai subito qualche scema a cui potrai offrire la tua banana immatura” dice, alquanto soddisfatto per la sua battuta non proprio fine ed elegante.
Senza parole, e umiliato, Matteo sibila un deciso “Non finisce qui!” per poi andarsene chissà dove, mentre il mio migliore amico mi trascina in un angolo deserto vicino le scale del primo piano.
Mi guarda, fiero e incredulo, e poi mi abbraccia con un calore assurdo, che mi avvolge completamente.
“Avevi ragione, Dario. Sei sempre stato l’unico che aveva capito Matteo dall’inizio… Ha fatto sesso con Elisabetta quando stavamo ancora insieme” rivelo, stringendolo forte, felice di averlo vicino a me come non mai.
Lo sento sospirare, poi mi accarezza i capelli con delicatezza, posando un bacio su di essi.
“Sei stata fenomenale, sei sul serio la mela sulla cima dell’albero, te l’ho sempre detto” mormora.
“Sì, ma l’ho capito solo adesso. Ieri… Ieri ho scoperto che lui aveva mollato Elisabetta, si è fatto trovare fuori casa mia e… L’abbiamo fatto. E oggi Elisabetta mi ha uno schiaffo, mi ha detto la verità, ed io le ho dato uno schiaffo a mia volta e… E ora ho paura. Ho paura di rimanere sola, per sempre, di non incontrare mai l’amore, quello vero” mormoro, sentendo una valanga di lacrime premere per uscire.
Non le trattengo, e inizio a singhiozzare come non mai, in preda a tutte le paure provate in questi mesi di solitudine e angoscia.
“Lo troverai, anzi, lui troverà te. Devi solo credere in te stessa, perché vali molto e lo sai” mi risponde Dario, separandosi da me e offrendomi un pacchetto di fazzoletti che estrae con rapidità dalla sua borsa a tracolla.
“Non mi rimproveri per esserci andata a letto?” chiedo, sorpresa.
Temevo la sua reazione, onestamente, come temo quella che potrebbe avere se gli dicessi di me e Leo…
Sembra trattenersi per un istante, poi scuote il capo, sorridendo sarcasticamente. “Ma no! Poverina, non infierirei mai dopo che hai dovuto sorbirti ancora quella banana immatura…”.
Rido tra le lacrime, facendolo sorridere. “Quella battuta è stata fenomenale, rimarrà negli annali!” esclamo.
“Erano anni che avrei voluto farla, onestamente. Comunque… Che ne dici di venire da me? I miei lavorano, puoi startene in pace fino a stasera e magari, non so, sentirti meglio” propone, con il suo tono rassicurante che adoro.
Annuisco, visto che per ora non riuscirei a starmene nella mia stanza che mi ricorda il pomeriggio passato con Matteo, e senza aggiungere altro ci dirigiamo verso l’uscita.
Dario mi circonda le spalle con le braccia e mi lascia un bacio sulla fronte, proprio mentre ci troviamo davanti la sua ex che ci ignora dopo la sua solita occhiata sospettosa.
“Chi ha inventato gli ex?” chiede lui, alzando gli occhi al cielo.
“Non me ne parlare” sbotto, tuttavia stringendomi a lui e sentendomi, finalmente, un po’ più al sicuro mentre ci ritroviamo nel bel mezzo di Via Nuova Marina, il solito traffico e la solita marea di studenti.
E’ un giorno normale per tutti, sì, nessuno sa che oggi qualcosa è cambiata definitivamente per qualcuno come me dopo quasi un anno.
Mentre me ne sto seduta comodamente sul divano del soggiorno di casa Boni in compagnia di una confezione di Pringles alla Paprika e di un episodio di “New Girl”, la chioma bionda di Trudy fa capolino nella stanza e Dario la segue, dopo averle aperto la porta d’ingresso.
“Non so quante lezioni hai saltato questo mese, tra uno spotted e l’altro e una schiaffeggiata con certe oche, quindi sappi che ora sì mi piaci, ragazza!” esclama la mia amica, per poi gettare all’aria le buone maniere e gettarmisi addosso, rischiando di sfondare il divano.
“Trudy!” dico solo, ricambiando la sua stretta.
Ci guardiamo e, come due bambine, ci perdiamo in un sorriso che vale molto di più rispetto a tante e stupide parole che sarebbero superflue.
“Mi dispiace per oggi, per quello che ti ho detto, mi sono espressa male…” inizia in quarta, dopo aver, ovviamente, mangiato una patatina. “Tu non meriti quell’idiota, e…”.
“E’ tutto ok, Trudy, anche io esagerato, ero confusa” mormoro.
“Perdonami, per favore. So che ci stai male, ho saputo cosa è successo grazie alle ragazze, ma non devi abbatterti perché il mondo è pieno di ragazzi che sapranno apprezzarti come meriti” continua, con una veemenza smisurata.
“Lo spero” biascico, scrollando le spalle. “Avrei solo voluto saperlo prima, che lui se l’è fatta con quella mentre stava ancora con me… Me ne sarei fatta una ragione subito, senza aspettare per mesi alla ricerca di una risposta” dico, esponendo il pensiero che mi perseguita da tutto il pomeriggio.
“Sono due viscidi e basta, gli auguro di tornare insieme e di tradirsi a vicenda ogni giorno!” dichiara Trudy, alzando la voce e battendo un pugno sul ginocchio, convinta.
“Finirà così, ne sono sicuro. E Lena si farà le migliori risate alla faccia loro” s’intromette Dario, incoraggiante, dal fondo della stanza da cui ci sta guardando come se fossimo un buffo cartone animato degli anni Novanta.
“E noi contribuiremo a queste grasse risate!”.
“Vi voglio bene” dico all’improvviso, esternando un pensiero che è sempre nella mia mente, giorno dopo giorno.
“Oh, te ne vogliamo anche noi!” replica Trudy, piegando la testa di lato e mostrando la sua dentatura candida.
“Io di più” dice Dario, avvicinandosi.
“No, io di più!” protesta Trudy.
“Ok, mi rimangio tutto” ridacchio.
“Eh, no, no!”.
Come un gruppo di bambini dell’asilo, così, senza sapere come e dove ci ritroviamo stretti in un abbraccio di gruppo, in cui non si capisce quali braccia siano di chi.
“Sono contenta di tornare a Caserta, tra due giorni” mormoro circa tre ore dopo, mentre mangio la favolosa torta al cocco che Trudy ha preparato per me.
La mia amica prende posto sul divano accanto a me, con in una mano a sua volta un piattino con il dolce.
Annuisce con fermezza. “Ti ci vuole, sono sicura che sarà bello tornare a casa per un po’ e staccare la spina”.
“Oh, sai… Tornare tra le mura del mio liceo, dover incontrare gente della mia città che mi sta antipatica e avere a che fare con i miei ex prof sarà uno schifo, ma è tutto migliore se paragonato alle assurdità degli ultimi tempi” le rispondo, scrollando le spalle. “Oh, e dovrò anche andare alla festa di laurea di Chiara” aggiungo, scuotendo la testa.
Trudy sgrana gli occhi e quasi si strozza con un pezzo di torta per la sorpresa. “Cos… Coff Coff… Cosa?” chiede, mentre le do delle pacche sulla schiena per farla stare meglio. “Chiara, tua cugina, la fashion blogger stra convinta che sta all'Accademia di Belle Arti da otto anni si laurea?”.
Sorrido, annuendo. Io e lei abbiamo passato delle serate stra divertenti a vedere i servizi fotografici di mia cugina che si ritiene una guru della moda, nonostante i risultati alquanto pietosi.
“Sì, l’ho saputo due giorni fa, me lo ha detto mamma. Gli zii sono così fieri di lei!”.
“Era ora, eh, otto anni per una triennale mi sembrano un po’ eccessivi”.
“No, sono fieri perché temevano che mi sarei laureata prima di lei. In tal caso avrebbero detto a tutta Caserta che io ho scelto una facoltà semplicissima in cui regalano gli esami mentre la loro figlioletta si spacca la schiena sui libri…”.
“Mamma mia. Che cattiveria!”.
“E’ colpa loro, volevano una figlia laureata a tutti i costi, mentre a lei non può fregar di meno dello studio”.
“Falla conoscere a Dario, di sicuro andranno d’accordo!” ridacchia Trudy, facendomi l’occhiolino.
Rido a mia volta, pensando sul serio che le prossime due settimane saranno migliori rispetto a questi ultimi giorni.
Continuo a mangiare, e la mia coinquilina mi imita, così che in sottofondo si senta solo il rumore della televisione che è sintonizzata su MTV.
Poi, dopo un paio di minuti, dalla tv proviene un motivetto di una canzone a noi nota, che entrambe adoriamo.
“Somebody said you got a new friend... Does she love you better than I can?".
E' "Dancing on my Own" di Robyn, e l'abbiamo ascoltata la prima volta in un episodio di "Girls", telefilm che amiamo e che seguiamo in diretta con l'America.
“La amo!” esclamo, posando il piattino sul tavolino adiacente al divano.
“Anche io! E mi sembra perfetta per te!” aggiunge Trudy, alzandosi di scatto.
“Eh?”.
“Ma sì… Che te ne frega, meglio ballare da sola che con un idiota come Matteo! I keep dancing on my own... I'm just gonna dance all night, I'm all messed up, I'm so out of line. Stilettos and broken bottles, I'm spinning around in circles...” inizia a cantare, aggiungendoci dei saltelli.
I'm in the corner, watching you kiss her... I'm right over here, why can't you see me? I'm giving it my all, but I'm not the girl you're taking home... I keep dancing on my own !” inizio a cantare a mia volta, aggregandomi alla strana danza della mia amica e trasformando, così, il nostro salotto in una pseudo discoteca alquanto rustica.
I keep dancing on my own!”.
Continuiamo a ballare, come se non ci fosse nessun problema, nessun idiota e nessuna questione che ci affligge, lasciandoci sopraffare dal magnifico e potente potere della musica…
Questo è il potere dell'amicizia, quello che ti fa passare dall'urlarsi addosso le cose con sincerità al chiarirsi e aiutarsi a vicenda nei momenti di difficoltà, senza rancore e questioni inutili.
Adoro Trudy, e sento che una volta partita per il tirocinio mi mancherà, perchè i giorni che trascorrerò a Caserta verranno sottratti ai giorni che ci restano da passare insieme prima del suo trasferimento a Torino.
Tuttavia, questa volta ne sono convinta, so che la distanza non ammazzerà la nostra amicizia e che continueremo ad essere sempre le stesse...
“Scusami se sono scomparsa”.
Dopo circa venti giorni, sono seduta davanti a Leo, sul divano che fu testimone del nostro primo bacio quasi due mesi fa. Mi sembra passata una vita, e alla luce degli ultimi avvenimenti sento che la confidenza che c’era tra noi si sia dissolta nel nulla.
Lui, sorridente e bello come sempre, con una camicia bianca che accentua i suoi lineamenti signorili, scrolla le spalle e incrocia le braccia.
 “Ma no, ti capisco, sei stata molto... Busy con lo studio” risponde.
“Sì… Poi, sai, c’è stata una questione particolare con il mio… Ex” ammetto, imbarazzata.
Da quando ci vediamo, abbiamo sempre parlato di “storia leggera”, “senza pretese”, non abbiamo mai messo nulla in chiaro, come se si trattasse di una relazione aperta, e, al contrario delle mie aspettative, lui sembra decisamente rincuorato, tanto che si lascia scappare un respiro che mi sembra di sollievo.
Faccio tanto la santarellina, ma anche io posso dire di aver avuto una sorta di "Amico con benefici", non c'è più scusa per negarlo.
“E’ finita definitivamente, ma prima ci sono andata a letto” rivelo tutto d’un fiato, tuttavia senza sentirmi in colpa data la nostra decisione di non avere chissà quale legame.
“Anche io ho visto un’altra” dice subito Leo, torturandosi le mani seppur sollevato dalle mie parole precedenti.
“Oh, bene”.
Ovvio, no? Un quasi trentenne affascinante e pieno di risorse come lui mica poteva rimanersene bello e buono senza vedere nessuno?
La cosa non mi tocca per nulla, ragion per cui gli sorrido a mia volta.
“Ma è diverso…” continua, e per la primissima volta da quando ci conosciamo lo vedo preoccupato, alquanto insicuro.
La cosa non gli dona affatto, perchè la cosa che più lo caratterizza è il suo sorriso perfettamente candido e rassicurante, e senza di esso il volto sembra perso.
“In che senso?”.
“Lei mi piace davero, really, e… Divento uno scemo quando stiamo insieme, erano anni che non mi sentivo così. Avrei dovuto parlartene, scusami. Cioè, tu mi hai subito colpito quando ci siamo visti ma…”.
“Leo, non devi giustificarti, so che tra noi c’è stata una specie di relazione esclusivamente fisica. Mi fa piacere sapere che hai trovato una ragazza che ti interessi così tanto” lo interrompo, per fargli capire che di certo non me la prenderò o contesterò la sua decisione.
Alla fine Leo è umano come tutti noi, e sta dimostrando che anche un libertino alla fine può cedere al grande mistero dei veri sentimenti.
“Ma tra un mese me ne andrò, cioè, me ne dovrei andare e vorrei chieder lei di venire in America con me” ammette.
Cavoli, a quanto pare non si tratta di una semplice infatuazione! Sono sorpresa, fin troppo, ma decido di infondergli coraggio con un sorriso sincero.
“Beh, provaci, non si sa mai. Sei bravo a convincere le persone, se hai convinto me a vederci senza pretese puoi fare miracoli” cerco di tirarlo su, mettendo in ballo la mia autoironia, sentendo che, probabilmente, alla fine di questa assurda storia mi ritroverò con un nuovo amico.
“Ma dai!”.
“Sono seria, Leo, anzi, devo ringraziarti. Tu mi hai aiutato a capire quanto valgo, mi hai incoraggiata, e se in questi mesi sono cambiata un po’ lo devo a te, sul serio. Sei una persona speciale e meriti di essere felice” esclamo, sicura delle mie parole, sincere al massimo.
Leo mi ha aiutato ad andare avanti, a sentirmi più sicura, a superare qualche paura, e probabilmente ora, senza di lui, mi starei ancora piangendo addosso senza fare nulla.
Senza dire nulla, così, mi abbraccia, e mentre lo stringo sento un gran rimorso: perché non riesco a dirgli che sono una sua alunna, ora che è finito tutto? Sarebbe il momento perfetto, così potrei chiudere la nostra stramba relazione e andare avanti con la mia vita.
“Grazie, Lena. Quindi immagino che ora siamo… Amici, no?” dice Leo, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
“Certo” rispondo mio malgrado, con la coscienza che mi urla i peggiori insulti.
Sto fingendo fin troppo bene, e la cosa non mi piace, anzi, mi fa alquanto paura...
*°*°*°
Salve! Sono in ritardo, lo so, scusatemi, ma ho avuto dei giorni non proprio facili...
Il capitolo è molto di passaggio, a parte l'inizio, in cui sappiamo perchè Matteo ha mollato Lena.
Scusatemi ma non dirò altro, se non che ora pubblicherò ogni settimana fino al 29/12 e poi la storia sarà in pausa per 2 mesi a causa degli esami...
L'episodio della "Mela sulla cima dell'albero" è narrato qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2091088&i=1
Grazie per il supporto, spero che il capitolo, seppur breve, sia di vostro gradimento :)
A domenica!
milly92
  
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