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Autore: Ged    16/12/2013    2 recensioni
Sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di te, in agguato. Ti cerca. Ti cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heartless, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xehanort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, KH Birth by Sleep
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gedo senki - Le cronache di guerra di Ged'
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Ecco qua il terzo capitolo! Scusate l'attesa ma ho avuto una settimana davvero impegnativa in cui non avevo mai tempo di mettermi a scrivere T.T... Per farmi perdonare ecco un po' di disegni fatti da me...
Qui un ritratto di Ged, che se non si fosse capito indossa la stessa veste nera dell'Organizzazione XIII: https://lh3.googleusercontent.com/-Hwm9sfH_oi0/Uq9XlEtziXI/AAAAAAAAAA0/WE-yCnQW8zg/w433-h577-no/13+-+1

Qui un mio disegno di Montblanc, con vestiti inventati sul momento: https://lh6.googleusercontent.com/-PKPkoJ8SD4s/Uq9XlAiWAdI/AAAAAAAAAA8/ksrIJRQ4u5k/w433-h577-no/13+-+2

Anche se per la descrizione nel secondo capitolo mi son basato su questa foto: http://static2.wikia.nocookie.net/__cb20071015100427/finalfantasy/images/f/f7/TA2_Montblanc.JPG

E qui per ultimo un disegno un po' alla cazzo di Ged, Montblanc e Sif insieme: https://lh3.googleusercontent.com/-HvqVNGRLEWc/Uq9XlCv58RI/AAAAAAAAABE/hFd5D5D5viY/w769-h577-no/13+-+3

Fatemi sapere se riuscite a vederli, visto che è la prima volta che ci provo.. Spero vi piacciano! Bene iniziamo!

 

Capitolo 3- Per tre fagioli


"La dimora del mago distava alcuni giorni dal villaggio natale di Ged, questo gli diede l'opportunità di imparare a conoscere quelli che sarebbero stati i suoi nuovi "coinquilini".
Merlino è un vecchio con una lunghissima barba a punta bianca, ridicola secondo il ragazzo, ed ha anche dei lunghi baffi, che ha il vizio di accarezzare quando pensa, oppure quando si vanta. Talvolta riesce ad essere modesto, ma solo a volte. Sembra che se la prenda molto quando qualcuno mette in dubbio i suoi poteri, per il resto sembra un tipo tranquillo. Ha pochi capelli raccolti sotto uno strano cappello blu a punta. E' molto magro, ha infatti una corporatura che si può definire ossea, parzialmente nascosta da una lunga tunica completamente blu, che è molto larga sulle braccia, e che gli copre il corpo fino alle caviglie. Ai piedi porta delle lunghissime scarpe, sempre blu. Porta anche un paio di occhiali circolari. Si porta in giro una strana valigia rossa, chissà cosa contiene..
Tutto di quel vecchio parla di bizzarro.
"Avrò fatto davvero bene a seguirlo?"
Dopo una lunga camminata, si accamparono verso sera, ormai stremati. Decisero di dormire all'aperto sotto le stelle.
<< Ehi, vecchio! Io conosco questi territori: spesso passano i lupi da queste parti in cerca di qualche preda. Non penso sia saggio fermarci qui per la notte.>> disse Ged al mago.
<< Non ti preoccupare: la mia magia ci proteggerà. Ora dormi...>> e detto questo, si addormentó subito, come un qualunque vecchietto.
Ma il ragazzo della sua magia non si fidava affatto, quindi rimase sveglio tutta la notte a fare la guardia, ravvivando il fuoco ogni tanto.
Prima che Tenar andasse a dormire, Ged restó a parlare un po' con lei difronte al piccolo fuoco. Quella gli chiese della sua vita. A prima vista sembra una ragazza molto gentile, dai toni pacati, ma che sa essere anche decisa quando serve, pronta a difendere i propri ideali con tenacia. È una ragazza davvero simpatica: "Questo renderà i giorni passati con quel vecchiaccio meno duri. Devo dire che è anche molto carina.", si ritrovó a pensare il ragazzo.
Il volto è ancora infantile, quello di una bambina. Una fronte alta, intorno alla quale i capelli si aprivano come un sipario. Capelli lunghi e scuri, raccolti in una treccia che faceva ricadere sul seno leggermente accennato. Occhi scuri e profondi in cui perdersi dentro, che celano forse un passato doloroso, che nasconde dietro a un sorriso, a volte falso, a volte sincero. Un corpo esile. "Il tipico corpo di uno studioso a quanto pare", pensó Ged.
Lei rimase in silenzio ad ascoltare fino alla fine la storia del ragazzo, poi i due parlarono del più e del meno. Quando quello cercava di chiederle del suo passato tendeva a sviare sempre il discorso, chissà come mai... Alla fine anche lei andó a dormire e lui rimase solo. Nessun problema: ci era abituato.

Passarono le ore.

Nessun lupo in vista.

Ged si annoiava, così si alzó e andó a fare un giro. Lì vicino scorreva un ruscello. In un punto, un cerchio di pietre aveva reso l'acqua quasi stagnante, si era creata così una piccola polla d'acqua. La luna splendeva metallica in cielo, rendendo quella pozzanghera abbastanza riflettente.
Quando era un barbone non era solito specchiarsi, aveva paura di vedere gli effetti della fame sul proprio corpo, per questo tendeva a guardare il cielo ed in generale quello che lo circondava, più che a sè stesso. Riprese a guardare il proprio aspetto solo dopo il cambiamento avvenuto nei suoi capelli.
Si sporse un po' titubante per vedere il proprio riflesso nella piccola polla d'acqua. Per certi versi rivise Tenar in sè: stesso viso infantile, che stona invece con gli occhi scuri e profondi che parlano di un passato doloroso e un'infanzia non vissuta pienamente. Dentro, entrambi avevano dovuto crescere in fretta. Il mondo non ti aspetta di certo: se volevano sopravvivere dovevano adattarsi.
Capelli corti e scompigliati di un colore bianco con riflessi argentei, il marchio che la Morte aveva lasciato sul suo corpo, che ancora era magro ed esile a causa della fame. Pian piano stava recuperando, prese così la decisione che una volta arrivato alla casa del mago, oltre allo studio, avrebbe preso anche ad allenarsi, per rimettersi in forma e fare qualche muscolo: non aveva intenzione di diventare un tipo tutto pelle e ossa come il vecchio.
Ritornó quindi dai due e riprese il turno di guardia.
Come promesso nessun lupo attaccó durante la notte.


Al quarto giorno di viaggio il gruppetto arrivó finalmente al limitare di una foresta, davvero oscura e inquietante. Si addentrarono, la casa era situata a circa un miglio verso l'interno. Come Ged immaginava, le case dei maghi sono ben nascoste da tutto e tutti, forse per isolarsi nello studio delle arti arcane. Ne giravano di leggende e strane storie intorno ai maghi e di certo quel Merlino non ne rispecchiava neanche una. Si era sempre immaginato in modo diverso un mago, forse per questo non era ancora convinto dei suoi poteri...

Arrivarono alla dimora, finalmente. Ged entró. Era completamente vuota.
"Ma che scherzo è mai questo? Mi ero immaginato una stanza piena di libri e altre cose strane, e invece...".
Guardando meglio il ragazzo si accorse che non era completamente vuota: c'era una piccola casetta appesa al muro, forse la dimora di qualche uccello.
Il vecchio entrò ed appoggió a terra la valigia rossa misteriosa che si portava dietro da tutto il viaggio e la aprì. Iniziò poi a cantare una specie di filastrocca che intonava "Igitus Figitus..." o qualcosa del genere... Era un momento davvero stupido. Ged si voltó con fare interrogativo verso Tenar, che non lo degnó di uno sguardo. Era impegnata a guardare il suo Maestro, tutta attenta e divertita, battendo le mani a tempo.
"Che cavolo sta succedendo?! E perché pure Tenar sta dando retta a quel vecchio rimbambito?!"
Improvvisamente iniziarono a uscire dalla valigia un sacco di oggetti: mobili, sedie, una tavola rotonda, due letti, l'argenteria, libri, ancora libri, pergamene, strani oggetti, ancora libri, un sacco di altra roba... Troppa da elencare...
In un batter d'occhio, a filastrocca conclusa, la stanza fu piena d'ogni sorta di oggetto, e i tre si trovarono seduti difronte alla tavola a bere del té. Come cavolo era successo?
Mentre Ged si guardava intorno incredulo, si accorse di avere vicino un gufo.
<< Oh, che bel gufo impagliato!>> e fece per toccarlo.
<< I-I-Impagliato?! Bada a come parli!>>
<< Ma parla!>>
<< E sicuramente molto meglio di te!>>, detto questo il gufo, offeso, si andò a rifugiare nella sua casupola.
<< Oh, andiamo, Anacleto... Sii carino, adesso! Vieni fuori: voglio presentarti Ged.>> dicendo questo il mago porse al giovane una tazza di té da offrire al gufo.
<< Vedi, devi perdonarlo, è soltanto un ragazzo...>>
<< Ragazzo?! Ragazzo?! Haha! Non vedo nessun ragazzo!>> e rubó la tazza dalle mani di un Ged incredulo.
<< Ma cos'ha?>> chiese quello al vecchio.
<< Fa nulla, lui è un po' permaloso.>>
Il gufo tiró fuori la testa dal nascondiglio: << Permaloso?! Eh?! Chi?! Cosa?!>>.
<< Dai non fare l'antipatico, Anacleto!>> disse Tenar sorridendo.
<< Stai fuori due settimane lasciando la cura della casa a me, e poi te ne torni con un altro vagabondo?! Quando imparerai?>>, ma il mago non stava ascoltando il gufo al momento.
<< Veniamo a noi, Ged. Hai una certa quale istruzione?>>
<< Ovviamente sì, sto studiando affondo l'arte del barbone e come impietosire gli adulti per farmi sganciare più soldi.>>
<< Oh sì, molto bene... Questo è... Questo è un... Oh no! No no no! Io intendevo una.. Una vera istruzione! Matematica! Storia! Biologia! Scienze Naturali! Geografia! Latino! Francese!...>>
<< ... Sì va bene, ho capito! Ora sono il tuo allievo: sono nelle tue mani.>>
<< Quindi domani mattina di buon ora inizieremo ad orario pieno! Otto ore al giorno: sei di lezione e due di studio! Per il momento sarà Anacleto il tuo insegnante.>>
<< Ma come? Pensavo di essere venuto qui ad imparare da te la magia!>>
<< La magia non può essere insegnata irresponsabilmente: nelle mani sbagliate causerebbe più danni che altro! Per questo, innanzitutto, bisogna che tu acquisisca cultura, saggezza! Istruzione superiore, ecco quello che ci vuole!>>
<< Ma io...>>
<< Tenar, tu sei già avanti alcuni mesi rispetto a Ged... Non ti dispiacerebbe riprendere dalle basi per aiutare il nostro nuovo apprendista?>>
<< No, nessun problema, Maestro.>> rispose quella.
<< Bene, brava ragazza, in cambio ti darò qualche lezione privata alla sera: ti insegneró a leggere le Rune Antiche, che sono indispensabili per la lettura degli antichi tomi. Conoscerle ti permetterà di accedere a un sapere superiore.>>
<< Grazie, Maestro.>>
<< Ma io...>> disse Ged, cercando ancora di intromettersi nel discorso.
Stavolta fu Anacleto ad interromperlo: << Bene, ragazzo. Inizieremo dalla lettura di questi libri.>>, indicandone una catasta, simile ad una montagna.
<< Ma io non so leggere.>>
<< Cosa cosa cosa?! E suppongo che tu non sappia nemmeno scrivere!>>
<< No.>>
<< Be', cosa sai fare allora?>>
<< Be', io...>>
<< Ah, lascia perdere, lascia perdere... Cominceremo dallo zero! Dall' A, B, C!>>


"È un sogno?"


<< Merlino! Guarda: so scrivere!>>
<< Oh sì, sì, non c'è male ragazzo...>>
<< Zampe di gallina! Nient'altro che zampe di gallina! Avanti!>> picchiettó invece Anacleto sulla testa del giovane.


"... Oppure sono ricordi?"


Un improvviso cambio di scenario. Ged non sapeva se in quel momento stesse indossando il corpo di un ragazzino di dieci anni oppure di un ventenne, ma poco importava.
Si trovava in quella che sembrava una palude, dove l'acqua nera come la pece gli arrivava fino alle ginocchia e non si vedeva nulla oltre a sè, perché i giunchi limitavano la visuale.
"Fa sempre parte dei miei ricordi anche questo posto?"
Con difficoltà, Ged cominciò ad avanzare senza una meta, deciso a far luce sul quel luogo che non gli sembrava di conoscere, ma che gli ricordava vagamente quella collina che tempo fa aveva visitato e che separava il mondo dei vivi da quello dei morti. Era di nuovo finito nella Terra Arida? Il cielo era nero e cosparso di stelle a lui sconosciute ed immobili, in quella terra dove il tempo non passa e tutto è destinato ad un'immutabilità perenne. Nessun suono, neppure dall'acqua che smuoveva ad ogni passo. Solo un silenzio assordante. Non c'erano dubbi: era di nuovo finito nel Regno dell'Oscurità. E stavolta non avrebbe avuto nessuno a tirarlo fuori da lì.
<< Sembra che tu abbia bisogno di un mano.>>, una voce fluttuava nell'aria.
<< Chi sei...?>>
<< Qualcuno che ti vuole aiutare.>>
Comparve una piccola sfera di luce, che svolazzava qua e là, indicando a Ged la via. Quello cominciò a seguirla, anche se rischió più volte di perderla d'occhio a causa dei folti giunchi che impedivano la vista e dell'acqua che limitava i movimenti. Come una falena attirata dalla luce, lui continuò a percorrere il sentiero che quella gli mostrava, e nonostante continuasse a chiamarla, lei non rispose mai. Finché il globo di luce non si fermò.
<< Finalmente ti ho raggiunto... Si può sapere chi sei?>>, chiese Ged ansimante e visibilmente provato a causa del terreno particolarmente impervio.
Ma quella al contrario non lo ascoltó, ma anzi, disse un'unica parola: << Scappa.>>
<< Che...?>>
Un rombo simile ad un ruggito spezzó il silenzio. Si voltó. L'Ombra stava acquattata tra la scura vegetazione.
"Mi ha seguito fino a qui?!"
Sulle prime il corpo di Ged non volle rispondere, come paralizzato da qualche forza maligna, e d'altro canto nemmeno il Guardiano sembrava volerlo attaccare. Entrambi stavano fermi a fissarsi. Fu l'Ombra la prima ad avvicinarsi. Ged voleva scappare, ma i muscoli, i tendini, e tutto il suo corpo che fino ad allora avevano fatto parte di lui, ora si rifiutavano di ascoltarlo, come se avessero trovato un altro padrone. Il fiato gli si era smorzato in gola e qualunque parola provasse ad uscire dalle sue labbra moriva di lì a poco. Invece Lei aveva tutta la libertà del mondo, nessuno avrebbe potuto fermare la Bestia in quel momento.
<< Geeed...>>
Di nuovo quella voce. Non gli risultava che una creatura delle tenebre potesse parlare, ma tuttavia Lei poteva, sebbene non avesse mai detto altro oltre al suo nome, probabilmente per il collegamento che li univa. E forse era meglio così: già era terrificante pensare a una creatura istintuale, se fosse stata dotata pure di intelletto tale da riuscire a formulare frasi di senso compiuto, questo avrebbe significato per Ged il non poter prevedere le mosse di un essere dall'intelligenza e volontà proprie.
Quella protese il braccio verso di lui, andando a toccare con l'indice il petto del giovane, all'altezza del cuore. Ma non era un gesto aggressivo, anzi, sembrava quasi materno. Ged guardó l'Ombra con fare interrogativo, sperando di poter scrutare in Lei le risposte di cui aveva un disperato bisogno... Nulla. Quei suoi occhi inespressivi non lasciavano trasparire proprio nulla. Perché non lo stava aggredendo? Il ragazzo non riusciva a spiegarsi quel comportamento anomalo.
Tuttavia non ci fu tempo di pensarci: l'acqua nera come la pece aveva lasciato il posto invece a un'Oscurità densa ed informe, che fa sprofondare qualunque cosa al suo interno. Come se fossero sabbie mobili, Ged affondó fino al petto cercando di dimenarsi e di trovare un appiglio, ma niente sembrava poterlo salvare.
Ad un certo punto fece un gesto che non si aspettava, spinto dall'istinto di sopravvivenza, allungó la mano proprio a Lei. Sarebbe andato bene chiunque pur di non morire inghiottito da quella Oscurità. Certo, era come gettarsi dalla padella alla brace, ma non gli importava: al poi ci avrebbe pensato dopo. Vivere al presente, questa era la sua filosofia di vita.
E contrariamente a quello che si aspettava, pure il Guardiano allungó la mano. Ged era ormai completamente affondato nell'Oscurità, quando vide il Suo braccio immergersi in essa. Tuttavia quello non era il braccio di una Bestia, ma di un essere umano. Lei lo prese per mano, liberando una luce intensa e calda, rischiarando così il buio che stava intorno. Vide un volto in quel bianco accecante: sorrideva. Urló quindi il suo nome, il nome dell'Ombra."


Ged si svegliò con il braccio ancora teso nel vuoto.
<< Cosa succede, kupó? Ti ho sentito urlare come un forsennato...>>
Intanto era giunto Montblanc a controllare la situazione. Ora ricordava: lui e quello strano Moguri si erano accampati la sera prima nella pianura, erano diretti alla casa di Merlino nella foresta affinché lui potesse imparare il Teletrasporto per poter viaggiare tra i Mondi.
<< Niente, è stato solo un brutto sogno... Tranquillo, torna pure a dormire...>>
Quello non se lo fece ripetere due volte e contento di essere stato "utile" al compagno di viaggio, si coricó supino ritornando di nuovo a ronfare.
Ged, d'altro canto invece, se ne stette ancora sveglio per una buona mezz'ora fissando le stelle, immerso nei propri pensieri. Da una parte c'erano loro: Tenar, Merlino ed Anacleto. Nonostante non si ricordasse ancora molto di loro, sentiva come uno strano calore al cuore quando ci pensava, una sensazione che aveva provato solo molti anni prima quando ancora aveva una famiglia. Sopratutto quando pensava a Tenar, il calore si faceva più forte e quel sentimento coesisteva peró con uno strano senso di vuoto che provava il giovane. Chissà cosa voleva dire? Qualunque fosse il significato, una cosa era certa: voleva rivederli.
E dall'altra c'era Lei: la sua Ombra. Fino a quel momento la aveva sempre vista come un entità malefica, che, per non si sa quale motivo, lo inseguiva e voleva divorarne il cuore. Però nel suo sogno Lei era completamente diversa: non c'era intento omicida nelle sue azioni, anzi sembrava volesse proteggerlo ed aiutarlo, come quando gli aveva teso la mano mentre affondava nell'Oscurità. Il suo braccio in quell'istante era diventato quello di un essere umano... Cosa voleva significare? Chi o cosa è la sua Ombra?
Ed ancora: chi era quella luce che era comparsa per mostragli la strada? Per dove poi? E perché mentre il suo corpo e il suo cuore rimangono nel Regno della Luce, la sua mente tuttavia continua a vacillare tra i due Regni, quello della Luce e quello dell'Oscurità?
E mentre si aggirava ancora tra queste domande, la sua coscienza cadde invece nel buio, verso sonni più tranquilli.


Quando riaprì gli occhi, Ged si trovó davanti alla faccia niente poco di meno che il Moguri a fissarlo con un espressione da ebete.
<< Ma che fai?!>>, urló il ragazzo alzandosi di scatto dallo spavento.
<< Stavo guardando quella cicatrice, kupó!>>
Non ci aveva più fatto caso, ma in effetti quella ferita era davvero particolare: si era cicatrizzata il giorno stesso che gli era stata inferta da Xehanort. Strano... Gli risultava che i tagli ci mettessero di più per rimarginarsi, fosse c'entrava che fosse contaminata dall'Oscurità?
<< È stranissima, kupó! È tutta nera, sembra un tatuaggio!>>
Il mago fece comparire una piccola bolla d'acqua a partire dall'umidità del terreno, e ci si specchió. Montblanc non mentiva: la cicatrice era diventata davvero completamente nera partendo da sotto l'occhio sinistro fino ad arrivare quasi all'orecchio. Eppure non gli faceva assolutamente male.
"Dovró trovare quel vecchio pelato e farmi spiegare un bel po' di cose...", i pensieri del ragazzo furono interrotti però da un improvviso brontolio allo stomaco, "... ma prima devo assolutamente mangiare, è da ieri sera che non metto qualcosa sotto i denti!"
Ged mandó quindi Montblanc alla raccolta di qualche frutto per la colazione, ed intanto si rimise sdraiato ad ammirare il sole che stava sorgendo in quel momento. L'alba era la parte della giornata che gli piaceva di più: vedere il sole sorgere pian piano dall'orizzonte rischiarando il cielo con quel colore rosato, quel momento in cui Luce e Oscurità convivono alla perfezione e non c'è conflitto tra loro, ma solo un eterno Equilibrio, o almeno così avrebbe voluto Ged. Peró il tutto non è destinato a durare. Anche il tramonto è simile all'alba in questo: stesso cielo rosato, stesso momento di indefinitezza e compensazione tra le due forze, ma poi inevitabilmente una delle due prevale sull'altra come è giusto che sia e come sono abituati a fare fin dall'antichità, Luce e Oscurità son sempre state in conflitto. E questo in un certo senso rispecchiava la vita di Ged che al momento era come il tramonto, mentre il bagliore del suo cuore scappa prima di essere sopraffatto dal buio del suo inseguitore. Per questo a lui piaceva così tanto guardare l'alba, il momento in cui è la luce a prevalere sulle tenebre, in questo modo si illude che un giorno i ruoli si invertiranno davvero e sarà lui con il suo cuore a risplendere sull'Oscurità, scacciando l'Ombra che tanto teme. Ma forse rimarrà una speranza mai destinata ad avverarsi, come molte altre.

Il sole si era già alzato da un pezzo quando Montblanc ritornó con un cesto pieno di mele.
<< Ottimo, queste dovrebbero bastarci per un po'... Almeno a qualcosa servi davvero...>>, commentó sovrappensiero Ged, ma il Moguri ignoró la frase acida e rispose con il suo solito tono allegro e il suo sorriso tipico che non aveva mai smesso di mostrare da quando si erano conosciuti: << Ce ne è un albero pieno più avanti, kupó! Perché non passiamo di lì dopo?>>.
<< No, non c'è tempo...>>, continuó secco il mago dopo aver dato un morso alla propria mela, staccandone i pezzi voracemente. Non aveva un secondo da perdere.
<< Quanto dista ancora la casa di questo Merlino, kupó?>>
<< Sta a meno di un giorno... In volo ci metterei poche ore, ma scommetto che tu non sappia volare altrettanto velocemente...>>
<< No, infatti.>>
<< Lo dicevo che avresti portato solo seccature...>>, e detto questo il giovane mago si voltó ritirandosi nei propri pensieri alla ricerca di una soluzione: non voleva aspettare un secondo di più, voleva incontrare Tenar e gli altri, solo così avrebbe conosciuto il suo passato e magari avrebbe trovato una soluzione per sconfiggere l'Ombra che lo inseguiva.

Invece Montblanc restó a fissare il ragazzo di spalle. Cominciava a sentirsi a disagio. Lo aveva accettato come compagno di viaggio e allora perché non lo accettava anche come amico? Continuava a trattarlo come una nullità, sempre a parlargli in quel modo distratto e distaccato. Non sembrava importargli il fatto che lui stesse cercando di aiutarlo, ma anzi sembrava gli stesse antipatico o che per qualche motivo fosse arrabbiato con lui. Anche se più probabilmente era solo arrabbiato con il mondo. Ma nonostante potesse capire le ragioni che lo portavano a trattarlo in quel modo, di certo non poteva approvare questo tipo di comportamento e non sapeva per quanto ancora avrebbe potuto sopportarlo. Era necessario fargli un discorso.
<< Senti, Ged. Ho bisogno di parlarti...>>
Ma il ragazzo non gli rispose. Il Moguri decise comunque di continuare.
<< ... So della tua situazione e delle tue disgrazie che ti sono capitate e che continuano tutt'ora a seguirti... Ma non devi abbatterti, kupó! Come dico sempre, la vita va presa di petto ed affrontata senza mai distogliere lo sguardo! Solo così riuscirai un giorno a superare tutti gli ostacoli che ti capitano lungo il cammino! È così che si vive la vita, non serve a nulla continuare a fuggire: i problemi non si risolveranno da soli! Capito, kupó?>>
Il suo bel discorso però finì per infrangersi contro il muro di silenzio del ragazzo. Ma lui non si sarebbe arreso.
<< Inoltre non è corretto il modo in cui mi stai trattando, lo sai, kupó?! Dovresti avere più rispetto, considerando che ho deciso di seguirti nel tuo viaggio! Lo so che nessuno me l'ha chiesto, ma sono fatto così: se vedo una persona in difficoltà, la aiuto! Questo è il mio credo, kupó! Nessuno ti obbliga a vedermi come un amico, peró se mi hai accettato come compagno di viaggio, abbi almeno la coerenza di trattarmi come tale! Perché non è così che mi stai trattando! Capito, kupó?!>>
Ancora silenzio.
<< Ehi, Ged! Sto parlando con te, kupó!>>
<< Ho trovato!>>
<< ... Eh?!>>
<< Il modo per permettere a tutti e due di viaggiare velocemente! Perché non ci ho pensato? La risposta era sempre stata sotto il mio naso!>>, e detto questo il mago protese il braccio nel vuoto, spalancando improvvisamente la mano. Un lampo accecante, e come dal nulla comparì un enorme lupo grigio alto quanto Ged.
<< Anche se era stato sconfitto in combattimento, Sif non era stato ucciso. Useremo questo demone-lupo come mezzo per muoverci più velocemente... Tu sei d'accordo nel trasportare due persone?>>, stavolta rivolto al lupo accarezzandogli il mento, << ... Ma che dico? Una persona e mezza! Di sicuro non avrai problemi, ahah!>>.
<< Quindi non hai sentito nulla di quello che ti ho detto prima...?>>, chiese il Moguri perplesso.
<< Avevi parlato? Scusa ero immerso nei miei pensieri, ho sentito solo "kupó-qualcosa".... Di sicuro non era nulla di importante, se no l'avrei sentita. Bene e ora proseguiamo!>>
"Ma mi prende in giro, kupó?! Tutta quella tensione per niente?! Gli ho fatto quel discorso con il cuore in mano, temendo pure la sua reazione, e invece lui... Non ha sentito nemmeno una parola?!", Montblanc rimase pietrificato dalla constatazione di quanto inutile fosse stato il suo sfogo con il ragazzo...
"Col cavolo che lo aiuto ancora!"


Salirono entrambi sul lupo e partirono. Sif era velocissimo e riuscirono a ricoprire diverse miglia in poche ore, e come aveva promesso Ged, presto arrivarono in vista di una foresta oscura ed inquietante.
"Proprio come quella del sogno.", pensó il ragazzo.
<< Dai ancora un piccolo sforzo, bello... Ci siamo quasi!>>, disse lui chinandosi per poter accarezzare la folta pelliccia del lupo situata tra il petto e il collo.
Quello ripartì e in pochi balzi furono dentro. La foresta era molto spessa, e gli alberi non lasciavano filtrare nemmeno uno spiraglio di luce. Alle prime può sembrare un posto inquietante a causa della scarsa visibilità, ma dopo essersi abituati non è poi così male.
Nel frattempo il giovane mago diede indicazioni a Sif su dove andare, basandosi sulla direzione che avevano preso lui, Tenar e Merlino nel suo sogno. La foresta non era cambiata di una virgola da allora, per questo fu facile orientarsi e in men che non si dica si trovarono difronte alla casa del mago.
Vicino all'edificio era situato un piccolo pozzo per l'approvigionamento d'acqua, proprio come se lo ricordava.
L'abitazione era di medie dimensioni: la struttura portante in legno era circondata lungo il perimetro da salde mura in pietra, il tetto invece era in paglia, la quale non ripara affatto la testa da eventuali imprevisti, come uccelli feriti o scoiattoli fin troppo audaci nei loro salti che finivano per cadere tutte le volte inevitabilmente nella loro casa.
Per fortuna apparte questo, in genere era un buon tetto, abbastanza robusto da resistere ad un eventuale pioggia, cosa a dir poco improbabile visto il manto impenetrabile degli alberi sopra le loro teste.
Ged bussó alla porta in legno. Finalmente avrebbe rincontrato Tenar, Merlino ed Anacleto. Non sapeva ancora cosa aspettarsi, ma il cuore gli diceva che loro tre erano di certo delle persone importanti per lui.

Nessuna risposta.

Dall'esterno l'abitazione  puó apparire alquanto spoglia, ma è l'interno la vera parte sorprendente della casa: non c'è un singolo spazio vuoto, tanto da chiedersi come sia possibile che tanti oggetti possano essere messi tutti insieme in uno spazio così piccolo. Fare un elenco dettagliato di tutto sarebbe una cosa a dir poco estenuante. Si parte da libri, pergamene, teschi di animali, scaffali,  fino ad arrivare ad ampolle contenenti strane sostanze e a  modelli di marchingegni non ancora inventati nella nosta era. E molte altre cose ancora.
O almeno così era come se la ricordava lui.

Bussó ancora.

Di nuovo nessuna risposta.

<< Magari non è in casa, kupó...>>, commentó Montblanc.
<< Strano... La porta è aperta.>>
I due entrarono.
La casa era completamente vuota. Stavolta non c'era nemmeno la casetta del gufo. Tutte le speranze che Ged si era fatto, scomparirono nel nulla e del resto forse un po' se l'aspettava... Non gli andava mai tutto bene a lui...
<< Guarda, c'è qualcosa al centro della stanza, kupó!>>, disse il Moguri andando a raccogliere l'oggetto dal terreno, << È un libro, kupó! E c'è pure un bigliettino...>>.
<< Passa qua!>> disse il ragazzo strappandoglielo dalle mani.
Lesse ad alta voce: << "Scusami Ged, se me ne vado così senza preavviso. Ma vedi, c'è questo ragazzo Semola... Ehm, volevo dire Artù, che è destinato a grandi cose, io lo so, l'ho visto! Tuttavia ha bisogno di qualcuno che lo educhi al bene, quindi ho preso la decisione di seguirlo per diventare il suo Maestro, come ho fatto tempo fa con te... A proposito è molto che non ti vedo, da quasi un mese ormai. Spero tu stia bene, e nel caso tu abbia trovato questa lettera, ti prego di capirmi. Quel ragazzo ha bisogno di me.
Distinti saluti, Merlino.
Ps. Quasi dimenticavo! Non so per quale motivo, chiamiamolo sesto senso, ma ho avuto come il presentimento che questo libro ti sarebbe servito un giorno, quindi te lo  cedo volentieri. Fanne buon uso!">>
<< Non dirmi che...?>>
<< Sì, questo è il libro del Teletrasposto... Deve aver visto qualcosa nel futuro...>>
<< Ahah! Forte quel vecchio, kupó! Mi sarebbe piaciuto conoscerlo!>>
<< Per favore, sta zitto. Non c'è un secondo da perdere, cercherò di imparare quest'incantesimo nel minor tempo possibile, quindi mi serve silenzio per concentrarmi...>>
<< Ok, muto come un pesce, kupó!.... Pesceeee.....>>, un sottile strato di bava aveva iniziato ad uscire dalla bocca del Moguri.
<< Montblanc!>>
<< Ah scusa! Ok vado fuori a fare un giro, non ti disturbo più! Promesso, kupó!>>, e se ne andò.
Passó poco tempo prima che il Moguri ritornasse: << Quanto pensi di metterci?>>
<< Non ti preoccupare... Libri come questo li divoro in un attimo, dammi tempo due ore e credo di riuscire ad impararlo...>>
<< Sembra un incantesimo complicato, davvero sei così bravo...?>>
<< Sì, stupido coniglio ed ora per favore vattene, ho bisogno di concentrarmi senza qualcuno che continui a ronzarmi intorno!>>
<< Ok ricevuto.>> e se ne andò.
Pochi secondi e la sua testa si sporse di nuovo da dietro il muro: << Sicuro sicuro?>>.
<< Montblanc!>>
<< Okeeei!>>


Viaggiare per i Mondi era qualcosa che davvero pochi potevano fare, se non usando dei metodi speciali, tra i quali quello più sicuro e più sensazionale era di sicuro il Teletrasporto, che solo i maghi più potenti potevano usare. Infatti l'incantesimo si riveló da subito una sfida per Ged, ma niente che non potesse superare. Doveva solo sgarbugliare qualche formula qua e là. Magari per un mago qualunque sarebbe sembrato un procedimento complicato, ma non per un allievo di Merlino e Genio, quale era. Riuscì quindi ad imparare l'incantesimo nel tempo che si era prestabilito, finendo anzi con una ventina di minuti in anticipo. Chiamó quindi Montblanc per spiegargli la procedura.
<< Il Teletrasporto è un incantesimo complicato da realizzare, ma non sto qui a raccontarti nel dettaglio... In sostanza però posso dirti che servono principalmente due elementi indispensabili: una grande quantità di magia, e per quello non c'è problema, e avere in mente la destinazione a cui si vuole giungere... Qui le cose si fanno più complicate...>>
Il Moguri scosse la testa facendo segno di non capire.
<< Il problema è che io non ho la minima idea di dove andare, perché non conosco nessun'altro Mondo oltre al mio... Capisci dove voglio arrivare?>>
Quello scosse ancora la testa.
<< Potremmo capitare dovunque... Potremmo essere fortunati e giungere in un Mondo, come invece essere sfortunati e capitare nello spazio o tra le Vie Interdimensionali, dove moriremmo schiacciati dall'Oscurità...>>
<< Un attimo... Hai detto "morire", kupó?!>>
<< Sì, non lo trovi eccitante?!>>
<< Ma sei impazzito?! Ti dev'essere venuto un gran mal di testa, ti avevo detto che leggere troppo fa male!>>
<< Ma non capisci? Presto potremo uscire da questo Mondo e scoprirne molti altri! Conoscere altra gente, la loro terra, la loro cultura... Tantissimi nuovi posti ancora da esplorare! Stiamo per accedere ad una riserva di sapere!>>, gli occhi di Ged brillavano all'idea di scoprire cosa ci fosse fuori oltre al suo piccolo Mondo. Montblanc scoprì così una parte del suo carattere che non si aspettava, completamente diversa dal ragazzo menefreghista e distaccato che si era dimostrato finora. A quanto pare esisteva qualcosa che entusiasmava anche lui. Non riuscì quindi a dirgli di no.
<< Va bene... Pronti a partire, kupó!>>
<< Ok!>>
Ged lo prese per la sua giacca verde.

Duró un istante. Non ebbe il tempo di rendersene nemmeno conto.



Il paesaggio che si trovarono davanti era a dir poco desolante. Era una vera e propria terra arida, dove non cresceva nulla e nemmeno avrebbe potuto. In questo posto simile ad un deserto, comparivano a tratti delle piccole case, probabilmente appartenenti a qualche contadino, ma per lo più disabitate.
<< Che posto da schifo...>>
L'entusiasmo di Ged venne subito meno, e ritornó il ragazzo chiuso e freddo di sempre.
<< Va be', vediamo di esplorare un po'... Magari troviamo qualcosa di interessante...>>, continuó il ragazzo, che voltandosi si accorse di non avere più il Moguri vicino.
<< Montblanc, dove sei?!>>, urló leggermente preoccupato, non per lui in sè, figuriamoci, solo non voleva avere un'altra morte sulla coscienza dopo le numerose che aveva causato la sua Ombra.
"Che lo abbia perso durante il tragitto e sia finito per sbaglio in qualche Via Interdimensionale?", pensó Ged, ipotetizzando il peggiore dei casi possibili.
<< Montblanc?!>>
<< Ngh....>>
Il ragazzo si voltó nella direzione da cui proveniva la voce e lo scorse in lontananza... Immerso a testa in giù nella sabbia?! Come cavolo ci era finito?! Corse subito a tirarlo fuori prima che soffocasse.
<< Tu e il tuo Teletrasporto! Ho rischiato di morire davvero, kupó!>>
Ma Ged non lo stava ascoltando.
<< Hai idea di dove siamo?>>
<< Ovviamente no, che domande, kupó...>>
Il mago intravise in lontananza una strada, in parte alla quale giaceva un cartello che fra poco cadeva a pezzi. Si leggeva a mala pena, ma c'era scritto: "Valle Felice".
"Pff... Valle Felice? Questa sembra più Valle della Miseria!"
Decisero comunque di seguire il sentiero per vedere dove portasse. Il paesaggio però non cambiò con il procedere dei due: stessi campi aridi ed incolti e case abbandonate.
Finché da una di queste videro uscire una sorta di papero antropomorfo che teneva nascosta un'ascia dietro la schiena, mentre si avvicinava ad una inconsapevole mucca. Dopo aver borbottato qualcosa di incomprensibile, il papero uscì improvvisamente di testa cominciando a menare colpi di ascia a caso, diretti contro il povero animale che intanto si era rifugiato su un albero. Per fortuna arrivano altri due contadini, un topo e una sorta di cane, a bloccare l'amico impazzito.
<< Calmati, Paperino!>>, urló il topo, ed insieme al cane cercarono di immobilizzarlo, mentre il papero cercava ancora di mordere la coda della mucca, con gli occhi iniettati di sangue.
<< Lasciatemi!!!.... Non ne posso più... Ho fame!>>, disse tra le lacrime il papero, o almeno questo era quello che capì Ged, visto che quello parlava in una maniera davvero incomprensibile. Finita la scenata, i tre ritornarono nella loro casa, trascinando un Paperino completamente esaurito psicologicamente.
<< Poverini, sembra che si trovino in una situazione davvero disperata...>>, commentó il Moguri difronte alla scena.
Ged sapeva benissimo dove sarebbe andato a parare quel discorso...
<< Dovremmo aiutarli, kupó!>>
"Ecco ci risiamo!"
<< Ma anche no.>>
<< Perchè?!>>
<< Non sono affari che ci riguardano. Mica abbiamo scritto sulla fronte "Agenzia aiuta-gente a caso".>>
<< Io vorrei, kupó!>>
<< Ah, lasciamo stare... Proseguiamo.>>
<< No! Io vado a vedere cos'hanno, kupó!>>, e detto questo Montblanc se ne andò.
<< Che scocciatore... E va bene!>>, subito seguito a ruota da Ged.

Fu lui infatti a bussare per primo alla porta dei tre contadini, che era così vecchia e mal ridotta che al solo tocco si staccò dai cardini e cadde per terra.
"Perfetto, gli ho pure rotto la porta a sti poveracci!"
I tre si voltarono spaventati verso l'estraneo.
<< Chi sei?>>
<< Piacere... Io sono Ged, il Mago... E questo coniglio rompiscatole è Montblanc...>>
<< ... E siamo qui per aiutarvi, kupó!>>, concluse quello.

I tre, che di nome facevano Topolino, Paperino e Pippo, raccontarono la loro storia e quella della loro "Valle Felice". Si chiamava così perché tutti i suoi abitanti erano felici. Questo posto era bellissimo, uno di quei paesaggi benedetti dalla natura, racchiuso tra colline verdeggianti e attraverso la quale scorreva un ruscello gorgogliante. I viattoli e i sentieri erano fiancheggiati da alti alberi, fiorivano campi lussureggianti e ricche praterie dappertutto. E in cima alla collina, che dominava la valle, era situato un grande castello, all'interno del quale c'era una cosa molto preziosa: un'arpa magica, che sapeva cantare. Infatti, la voce soave ed angelica di quest'arpa teneva tutta la valle sotto un incantesimo. La felicità e la prosperità regnavano. Ma era troppo bello per durare, perché un giorno un ombra misteriosa caló sulla valle e accade una cosa terribile... Quando l'ombra si dileguò, l'arpa magica non c'era più e Valle Felice non era più felice. Senza quella voce a mantenere l'incantesimo, tutto cadde in rovina e la terra inaridì: i campi di grano dorato si trasformarono in cenere e il ruscello gorgogliante si prosciugó. Passarono i giorni e le settimane, ed ora in tutto il regno c'erano solo contadini.
I tre si sedettero intorno al tavolo per concludere il pasto che avevano iniziato prima che il papero desse di matto. Ormai erano dei poveri e disperati agricoltori, attanagliati dai morsi della fame. Ancora vivi, quasi, costretti a dividersi una misera crosta di pane. Passavano tutti i giorni a dividere e a guardare nel vuoto e di nuovo dividere... Probabilmente a questo punto si sentivano vinti e avevano perso ogni speranza. Fra di essi e la morte non rimangono che pochi fagioli, anzi uno. Almeno ne avessero avuti tre... Divisero quello che avevano in tre fette e la distribuirono ad ognuno.
<< Scusate, se non vi offriamo niente, ma ne abbiamo a mala pena per noi...>>, disse Topolino rivolto ai due ospiti.
<< Non ti preoccupare, abbiamo già mangiato.>>, mentì Ged, maledicendosi nel frattempo per aver dimenticato nel suo Mondo il cesto di mele visto che erano partiti in fretta e furia.
Il ragazzo capiva benissimo quello che stavano provando i tre contadini, perché anche lui c'era passato da piccolo... Fare il barbone, soffrire i morsi della fame, non sapere se riuscire ad arrivare al domani... Ged guardó Paperino prendere le due sottili fette di pane e mettere al suo interno il pezzo di fagiolo, richiudere il tutto e prepararsi a mangiarlo. Era un papero davvero infelice, nient'altro che piume ed ossa... Il ritratto della disperazione. Ma lui non sopportava più la situazione.
<< Non ne posso più!!!>>, urló il papero iniziando a fare a pezzi il piatto e a mangiarlo.
Topolino e Pippo intervenirono subito per far sputare il tutto all'amico.
<< Calma Paperino! Su, sta buono! Sta buono...>>, lo calmó il cane.
Il topo si rivolse quindi a Ged: << Hai detto di essere un mago... Puoi far comparire dal nulla del cibo per noi?>>.
Era una cosa davvero triste, ma doveva pur dir la verità: << Non pensare che la magia possa risolvere tutti i tuoi problemi... Se adesso facessi comparire del cibo dal nulla, sarebbe solo un illusione... Niente del genere può saziare davvero uno stomaco, sono mille volte meglio i cibi veri.>>.
I tre ritornarono disperati a guardare nel vuoto.


Stava giungendo la sera. I tre contadini avevano deciso di vendere la mucca, in questo modo avrebbero avuto i soldi per poter comprare qualcosa di decente da mangiare, al posto della solita fetta di pane e fagioli. Fu Topolino a partire per il viaggio, accompagnato da un vivace Montblanc, che voleva a tutti i costi dare una mano.
"Se fossi in loro, non mi fiderei a farmi aiutare da quel Moguri... Non so perché, ma ho un brutto presentimento..."
E mentre i due erano partiti baldanzosi con la mucca, Ged, Paperino e Pippo erano rimasti invece a sorvegliare la casa. Erano in corso grandi festeggiamenti, tuttavia lui si ritiró in un angolo della stanza a leggere il libro che gli aveva lasciato Merlino. Chissà cosa stavano facendo lui, Tenar e Anacleto in questo momento... Avrebbe tanto voluto rivederli prima di lasciare il suo Mondo, ma non aveva idea di dove abitasse questo Semola, inoltre se anche li avesse trovati, non avrebbe potuto fermarsi a lungo con loro perché avrebbe rischiato di attirare l'Ombra in quel luogo. No, finché non si fosse liberato di Lei, non avrebbe potuto ritornare a casa da quella che sempre più vedeva come una seconda famiglia. Continuó quindi a leggere il libro, in cerca di indizi su come migliorare la propria esecuzione dell'incantesimo del Teletrasporto.
Passarono le ore, ma i due non erano ancora ritornati. Cominciavano a farsi sentire i morsi della fame.
Poi Ged pensó a Xehanort: gli aveva detto che lo avrebbe aspettato nel Mondo Esterno, ma dove di preciso? Ci sono migliaia di Mondi oltre al suo, e su questo non lo aveva ancora incontrato. Certo, che anche questa Valle Felice era un luogo davvero strano, con tutta quella storia dell'arpa magica, che teneva sotto un incantesimo tutto il Mondo. Era una figura interessante, avrebbe voluto conoscere quest'arpa un giorno...
Intanto Pippo e Paperino avevano iniziato a cantare dalla felicità, visto che presto avrebbero avuto della vera carne in tavola: << Pastasciutta al burro col ragù! Pollo arrosto con le patatine!.... Voglio mangiar, voglio mangiar, voglio mangiar fino a crepar!...>>, intanto la porta si era aperta ed entrarono Topolino e Montblanc, << ... Pastasciutta al burro col ragù! Pollo arrosto con le patatine! Vitamina B e C! Calorie fino a bruciar!>>.
<< ... Fagioli!>>, urló il topo.
<< ... Fagioli? Come sarebbe a dire...?>>, chiese perplesso Pippo.
Intanto Ged si era appena riscosso dalla lettura e stava guardando la scena.
<< Sì, amici! Ho barattato la mucca con dei fagioli magici!>>
"Ecco lo sapevo che non c'era da fidarsi! Ma quel Moguri non doveva controllarlo?!"
<< Ma Paperino, questi non sono semplici fagioli, kupó! Sono fagioli magici! Se si piantano sotto la luce della luna piena, sapete cosa succederà?>>, disse tutto convinto Montblanc.
Paperino urló qualcosa di incomprensibile in preda alla rabbia, prese la scatola contenente i tre fagioli dalle mani del topo e la gettó per terra, facendoli cadere in un buco nel pavimento.
"Se lo sono meritati."
Certo che mandare a fare quel lavoro ai due meno furbi del gruppo...
<< Dovevi andare con lui per aiutarlo e non per assecondarlo nei suoi errori. Ma dove avevi la testa?>>, lo riproveró Ged.
<< Era così convincente, kupó...>>, rispose invece Montblanc, che si sentiva in colpa per quello che era accaduto. Che crudeltà, li hanno proprio derubati. Scambiare la loro mucca per tre miseri fagioli... Ingannare così un povero contadino...
I cinque andarono quindi a dormire senza cena.


Tuttavia i fagioli erano davvero magici, e quando furono colpiti dai raggi della luna piena che penetravano dalla finestra fino al buco nel pavimento, crebbe una pianta. E questa continuó a crescere e a crescere, sempre più grossa e sempre più in alto, tanto da staccare perfino la loro casa dalle proprie fondamenta, la quale continuò a salire in cielo per tutta la notte.

Quando venne l'alba, i cinque sbalorditi si trovarono difronte un castello gigantesco costruito sopra le nuvole. Ma chi lo abiterà? Un uomo oppure un mostro? Una principessa oppure un drago? Chiunque fosse, magari poteva dare loro qualche avanzo.
Ged si scusó con Montblanc per essersi sbagliato ed averlo sottovalutato... Ma lo fece solo perché sapeva che era giusto, in realtà in quel momento il ragazzo aveva in mente solo di voler esplorare quel castello, e quel paesaggio incantato sopra alle nuvole. Non credeva potesse esistere qualcosa del genere! C'erano tantissime cose da scoprire di quel posto! Partì così verso il castello, seguito a ruota da Montblanc e dai tre contadini.

Nel frattempo, dall'alto della pianta di fagioli, sopra ad una delle enorme foglie, stava un vecchio pelato dal pizzetto grigio che osserva incuriosito i cinque addentrarsi nella foresta di fili d'erba.
<< Che cosa ci trovi in quel ragazzo, Xehanort?>>
Una figura misteriosa con la veste nera, la stessa che il vecchio aveva dato a Ged, si avvicinò all'uomo da dietro.
<< È un ragazzo interessante, lui e la sua Ombra. Potrebbe tornarmi utile per molti scopi...>>
<< Del tipo?>>, un altra figura si era avvicinata ai due, uscita da un varco oscuro. Anche questa indossava la veste nera. Entrambi comprivano il proprio volto con il cappuccio.
<< Non sono affari che vi riguardano...>>
<< Hai qualche piano anche per lui?>>, chiese improvvisamente la figura incappucciata, la prima ed essere arrivata.
<< Chi? Parli del piccolo Re del Castello Disney?>>
<< Sì.>>
<< No, non mi è di alcuna utilità... Non mi risulta nemmeno che al momento abbia con sè il Keyblade, sarà divertente vedere lui e i suoi amici essere fatti a pezzi dal gigante del castello.>>
I tre scoppiarono in una sonora risata.
Infine il vecchio si voltó verso le due figure misteriose e disse: << Pensateci voi a Ged... Lui lo voglio vivo, gli altri potete pure ucciderli.>>
<< Sissignore!>>
I due scomparirono in un Corridoio dell'Oscurità.











( Angolo Autore)
E così si conclude il terzo capitolo! L'Ombra è un essere umano? Boh, fra poco non lo so nemmeno io, e se lo sapessi non ve lo direi! :P ... E le due figure misteriose chi saranno? Vi lascieró con il dubbio u.u .. Ah il mondo è tratto dal film "Topolino e il fagiolo magico", che trovate per intero su youtube.. Se non lo avete mai visto, guardatelo! È carino e non dura neanche tanto: una mezzoretta.
Stavolta non ho molto da dire, anzi, vi ricordate quando ho detto che avrei rispettato gli eventi della Spada nella Roccia? Ecco qui una breve timeline della vita di Merlino per comprendere meglio: fino a 30 anni prima di KH, non si sa niente della sua vita; a 30 anni incontra Ged che diventa il suo allievo e lo addestra per 10 anni (nel frattempo Semola era nato da poco); a 20 anni prima di KH Ged se ne va per non si sa quale motivo, Merlino lo aspetta invano per un mese circa ma niente, finché non incontra Semola (che intanto ha circa 11 anni, per intenderci Ged ha l'età di quel l'antipatico di Caio nel film ;D) e deciderà di seguirlo al suo castello (vedi il film); poi fate conto che lo addestri per 1 anno, e magari sia rimasto almeno due o tre dopo che era diventato Re per dargli consigli ed insegnargli a fare quel ruolo, a circa 15 anni prima di KH Merlino decide di lasciare il suo Mondo nelle mani ad Artù e parte per i suoi numerosi viaggi per poi trasferirsi al Giardino Radioso, dove incontrerà Terra, Ventus e Aqua in Birth by Sleep... Poi vedi gli eventi principali di KH, dove lui insegna la magia a Sora, ecc... Spero di essere stato abbastanza chiaro, ciao alla prossima con tanto sangue (credo/spero) muahahahah >:D!
Aspettatevi pure un disegno! Non so se di Tenar e Merlino, oppure dei due incappucciati... Ci penserò!
  
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