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Autore: Ged    08/12/2013    3 recensioni
Sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di te, in agguato. Ti cerca. Ti cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heartless, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xehanort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, KH Birth by Sleep
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gedo senki - Le cronache di guerra di Ged'
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Eccomi qua con il secondo capitolo, è piuttosto lungo e su alcune cose sto andando molto in fretta... Il motivo è che voglio passare velocemente al nuovo Mondo! XD.. Ah, il nome del capitolo si riferisce alla fine, tranquilli non son diventato pazzo u.u .. Bene, iniziamo!


Capitolo 2 - Animale di peluche?


Xehanort si avvicinava, lento e inesorabile come il tempo. Tuttavia Ged non scappava, nè avrebbe potuto: che senso avrebbe avuto ormai? Era esausto e senza Potere, se anche avesse tentato una fuga disperata, quello lo avrebbe ucciso dopo poco. Sarebbe servito solo a ritardare l'inevitabile, tanto valeva stare fermi ed accettare stoicamente quello che il destino aveva in serbo per lui. Era solo questione di secondi, dopotutto.
"Da quando son diventato così arrendevole?", si domandó. Non si ricordava del suo passato, ma sapeva che la resa non faceva di certo parte del suo carattere, e allora perché aveva iniziato a tenere così poco alla propria vita?
"Non è questione di arrendersi. Si tratta semplicemente di accettare l'evidenza: la vita per me è finita già tempo fa, quando l'Ombra ha iniziato ad inseguirmi...", si rispose da solo. Chi ha detto che la speranza è l'ultima a morire? Schiocchezze! Ci sono momenti nella vita quando le difficoltà si fanno così alte e insormontabili che l'unica soluzione a cui si giunge è mollare tutto ed arrendersi. Tutti almeno una volta ci sono passati, e in quei casi la speranza è la prima a buttarsi giù dal burrone con un cappio stretto intorno al collo!
<< Non sembri granché in forma...>>
"Cavolo quel tipo è un genio!", pensó il ragazzo.
<< ... Ma stai tranquillo: presto sarà tutto finito.>>
"Grazie mille, eh! Alla faccia della magra consolazione..."
Ged era pronto a morire, ma non sopportava che avvenisse per mano di quel vecchio pazzo e rompiscatole.
Quello evocó il proprio Keyblade, grigio e dalle sembianze mostruose. Sembrava che quell'arma provenisse direttamente dall'Oltretomba: un alternativa alla comune falce del Dio della Morte, ma dopotutto il ruolo che si apprestava a compiere era pur sempre quello.
Vide la chiave alzarsi e restare sospesa in aria. Si sentì come un giustiziato prima dell'esecuzione del boia, mentre aspetta che l'ascia ricada violenta sul proprio collo.
Chiuse gli occhi.
Per quei brevi secondi si sentì l'uomo più libero del mondo: l'Ombra non avrebbe osato seguirlo nel posto in cui sarebbe andato. L'uomo è solo difronte alla morte.

Aspettó... Aspettó... Il colpo non sembrava arrivare.

Riaprì gli occhi solo per vedere il solito ghigno soddisfatto sul volto di Xehanort, prima che questo facesse calare la propria arma.

Un taglio poco più largo di un dito e profondo qualche centimetro comparve sotto l'occhio sinistro del mago.
Un improvviso urlo di dolore.
<< Ma che... ?!>>
<< Questa...>>, lo interruppe il vecchio, << ... Questa sarà la promessa che ci rivedremo ancora.>>
Ged sentiva emanare una profonda Oscurità da quella ferita. Perché non lo aveva ucciso? Che cosa voleva quell'uomo da lui?
<< Vieni a cercarmi nel Mondo Esterno. Solo allora troverai le risposte che cerchi.>>
<< Aspetta, Xehanort! Che cosa intendi dire?! Rispondimi!!!>>, ma ormai quello era già scomparso in un Corridoio dell'Oscurità, lasciando il giovane mago con più dubbi che risposte.



Era passato qualche minuto. Ged era ancora steso a terra, mentre il suo cervello cercava ancora di rielaborare le numerose informazioni. Il dolore lancinante al taglio inferto dal Maestro del Keyblade peró lo riportó alla realtà. Al momento non aveva nulla con cui medicarsi decentemente, se fosse stata una ferita "normale", avrebbe potuto curarla con la propria magia, ma questa era diversa: era contaminata dall'Oscurità. Non aveva idea di come affrontare un caso del genere, probabilmente sarebbe guarita da sola. Strappó una striscia di stoffa dal proprio mantello e se la legó al volto per fermare la fuoriuscita di sangue.
"Rimarrà una cicatrice...", pensó Ged.
Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto d'ora in poi, ma non se ne curava: lui pensava solo al presente. Del resto era a questo che portava il fatto di vivere alla giornata. Da quando l'Ombra aveva iniziato a cercarlo erano cambiate molte cose.
Innanzitutto doveva andarsene, perché presto sarebbe arrivata una moltitudine di gente dal torneo, attirata dal rumore assordante del tuono che aveva evocato.

Fu una sensazione. Un presentimento.

Un senso di oppressione e timore gli appesantivano il cuore, e questo voleva dire una cosa sola: l'Ombra era vicina.

Lui era parte di Lei come Lei era parte di lui, era logico quindi pensare che come il ragazzo potesse avvertire la vicinanza dell'Ombra, anche quella potesse fare lo stesso. Probabilmente era stata attirata dall'enorme rilascio di Potere. Un Potere che Lei conosceva.

Ged si avvió quindi a passo svelto per le vie della Capitale. Doveva andarsene e al più presto.

"Calma! Calma!"

Ogni angolo della strada sembrava celare una minaccia. Per quanto non volesse, la paura era più forte di lui, costringendolo a voltarsi ad ogni passo per controllare se qualcosa lo seguisse.

"Questo non vuol dire che Lei sia qui! È solo una mia stupida sensazione, figurati se mi ha già trovato!..... Oh al diavolo, ma chi voglio prendere in giro!? Lei è qui!"

Ged affrettó il passo. Ogni ombra sembrava la Sua ombra. Senza che se ne accorgesse, aveva iniziato a correre.

<< Geeed...>>

Una voce non d'uomo, ma di bestia sembrava, che roca e senza labbra tenta di parlare.
Improvvisamente da un pozzo di Oscurità emerse Lei, pronta a sbarrargli la strada. La vide prendere forma dal suo peggiore degli incubi. Apparve inizialmente come un buco oscuro e profondo apertosi nel terreno, dal quale uscì una mano. Poi un'altra.
<< Geeed...>>
Appoggió le mani al suolo e, come qualcuno che cerca di scavalcare un alto muro, si tiró su pian piano. Direttamente dal Regno dell'Oscurità emerse così una figura grottesca e dagli occhi gialli inespressivi. Per certi versi il suo aspetto ricordava quello di un Heartless, anzi, se non ne avesse conosciuto la sua vera natura, forse lo avrebbe scambiato davvero per uno di loro: un comune essere delle tenebre. Enorme rispetto ad un uomo, anche il suo Guardiano era nero come la pece, mettendo in risalto le venature blu che pulsavano sul viso partendo dalla fronte fino a quelle che potevano sembrare due grosse corna, ma che invece si restringevano via via disposte a zig-zag all'indietro rivelando la loro funzione di antenne. In questo assomigliava ai comuni Neo-Shadow. Ma il suo Guardiano diversamente era avvolto da alcune bende sul petto e sul viso, riunendosi ad X difronte alla bocca, non riuscendo tuttavia a nascondere i suoi denti esterni aguzzi e ben visibili come quelli di un teschio. Ed ecco il suo segno che lo cottraddistingue e lega il suo destino a doppio filo con quello del mago: non aveva gambe, il corpo convergeva in un punto andandosi dissolvendo verso la fine. Dove l'ombra di Ged si fermava inconclusa, da lì prendeva forma il Guardiano, concludendo l'opera.
Ma come al giovane mago mancava un ombra, a Lei mancava un cuore, e questo si poteva riscontrare nell'enorme buco a forma di esso, che, all'altezza del ventre, lo passava da parte a parte: attendeva solo di essere riempito.
<< Geeed...>>
L'Ombra allungó le braccia verso il ragazzo, protesa a ghermirlo. Le bende si scostarono dalla bocca, permettendole di aprirla. Sembrava un movimento quasi meccanico, muovendo la mascella a scatti come se fosse passato molto tempo dall'ultima volta che l'aveva usata. Era una scena raccapricciante e terrificante. Vedere quelle fauci spalancarsi, con il chiaro intento di puntare al cuore, fece cadere Ged nel panico più totale. Quella non aspettó un secondo di più e si gettó sul giovane mago cercando di afferrarlo. Lui si voltó di scatto e corse via.

Fuggì disperatamente, con il Guardiano un passo dietro, incapace di raggiungerlo ma senza tuttavia perdere terreno. Il giovane continuava a correre, ma era provato dal combattimento precedente, troppo fiacco persino per pensare a una via di fuga da quella terribile situazione.
"Proprio ora doveva trovarmi?!"
Ged la avvertiva dietro di sè, vicinissima, tuttavia non si guardó mai le spalle: provava troppo terrore, in più sarebbe stata solo una perdita di tempo ed un errore fatale, se nella foga del momento si fosse voltato magari inciampandosi, l'Ombra l'avrebbe preso. Doveva pensare solo a fuggire. Nient'altro importava.

Corse verso gli edifici sperando in un qualche nascondiglio, anche se sapeva che non sarebbe servito. La paura gli stava annebbiando i pensieri.
L'Ombra continuava a chiamarlo. Non aveva alcun potere su di Lei, non poteva fermarla.

Continuò a correre.

C'erano solo loro per quelle strade: il cacciatore e la sua preda.

Ged ormai era esausto. Il respiro gli bruciava la gola e non correva più ma arrancava, barcollando e incespicando di continuo. L'avrebbe raggiunto a momenti. Doveva cedere. Doveva arrendersi. Doveva fermarsi.
Perchè prolungare oltre quello strazio di vita?
Il ragazzo cominció a rallentare. L'Ombra riuscì quindi ad afferrarlo per il mantello, cercando di catturarlo.
Lui provó a divincolarsi. Se dentro di sè si sentiva morto e avrebbe mollato tutto e si sarebbe arreso, il suo corpo invece non ne voleva proprio sapere di soccombere. Si tolse il mantello e riprese a correre.
"Non voglio morire. Non voglio morire. Non voglio morire."
Ecco ciò che realmente pensava.

Fu una distrazione.

Inciampó e cadde. Si voltó verso il Guardiano che in pochi secondo gli fu addosso.
Lo afferró con la sua enorme mano, sollevandolo qualche metro da terra. Divincolarsi era inutile: la morsa dell'Ombra non lasciava via di scampo. Aveva intenzione di stringerlo talmente forte da fargli perdere i sensi, solo allora avrebbe mangiato il suo cuore.
Ged sentiva le forze venirgli meno e la vista annebbiarsi. Stava lentamente perdendo conoscenza.
"Forse alla fine è meglio così... Questa storia non era destinata a continuare..."
Socchiuse gli occhi. Il viso di quella Bestia fu l'ultima cosa che vide.





<< Che scena patetica...>>
Un taglio bene assestato e l'Ombra sparì, ritornando nell'Abisso delle Tenebre dalla quale proveniva.
Ged cadde a terra, riprendendo improvvisamente fiato dalla morsa del Guardiano.
Alzò lo sguardo. Dinnanzi a lui stava quel vecchio pelato di sua conoscenza.
<< Non pensavo di rivederti così presto eheh...>>
<< Zitto, o ti ammazzo con le mie mani.>>, il vecchio non volle cogliere la frecciatina del ragazzo.
<< L'hai distrutta...?>>, chiese infine Ged ritornando di nuovo serio.
<< No... Come hai detto tu, non può essere distrutta da altri. Ritornerà.>>
La scintilla di speranza come comparsa si spense e lo sconforto lo riprese.
<< ... Perché mi hai salvato?>>, la domanda arrivò diretta.
<< Ti ho visto in difficoltà. Come potevo assistere alla morte di un ragazzo così promettente senza far nulla? Io ti voglio aiutare, credimi. Insieme faremo in modo che... >>
<< Stai mentendo, vecchia vipera! Ti ricordo che ti ho letto dentro, e ora so quanto tu sia bugiardo ed infido.>>
Il vecchio rimase a fissare per qualche momento il ragazzo.
<< ... Oh, al diavolo! Se no ci saresti cascato come un allocco come tutti gli altri!>>
<< Permaloso, il nonno! Eheh!>>
<< Basta ti uccido.>>, disse quello puntando il Keyblade contro il ragazzo.
<< Oh, andiamo! Certo che il senso dell'umorismo ti manca proprio!>>, disse alzando le braccia in segno di discolpa.
<< Perché mi hai salvato?>>, ripetè il giovane mago.
<< Non sono affari che ti riguardano.>>

Stettero in silenzio qualche minuto. A quanto pare il ragazzo non sarebbe riuscito ad estorcergli nessuna informazione.
Fu il vecchio a interrompere il silenzio.
<< Tieni!>>, e gli sbattè in faccia una veste nera.
<< Cos'è?>>
<< Viene usata di solito per passare indenni attraverso i Corridoi dell'Oscurità, per impedire che il proprio cuore venga consumato da essa.>>
<< E a cosa mi serve? Io non uso quei passaggi, non sono in grado di controllare il potere dell'Oscurità.>>
<< E sai perché il cuore non viene corrotto indossando questa veste quando si passa attraverso l'Oscurità? Perché serve per confondersi con essa. Indossala: in questo modo farai perdere le tue traccie all'Ombra. Anche se non durerà per sempre...>>
Il ragazzo gli prese le mani entusiasta, facendogli le feste come un cane: << Davvero faresti questo per me, nonno?! Grazie! Grazie! Grazie!>>.
<< ... E staccati! Non farmi rimpiangere di averti aiutato.>>
Il cane ritornó al posto.
<< Detto questo, me ne vado. La mia offerta è ancora valida, mi raccomando. Ti aspetto nel Mondo Esterno.>>, e così scomparve nell'Oscurità, stavolta per davvero.


Il mago era di nuovo solo. Decise subito di provarsi il nuovo set di vestiti che gli aveva lasciato in dono Xehanort. Indossó quindi un paio di pantaloni neri come la notte, e degli stivali anch'essi neri, ma dalle bordature argentate, come quelli del vecchio. La parte superiore era costituita da una canottiera nera, non che si vedesse comunque, visto che il tutto era coperto dalla veste nera col cappuccio. Se lo tiró su.
Era davvero comoda e soffice al suo interno, donando un lieve ma piacevole tepore al suo possessore. Ma non era quello l'unico motivo del suo benessere. Xehanort non mentiva: il senso di timore e oppressione che prima gli appesantivano il cuore in ogni momento, ora erano svaniti. Anche se consapevole che l'Ombra non era scomparsa, l'idea di avere anche solo un po' di libertà riaccese la speranza nel ragazzo. La sua vita cominciava ora, e da quella veste.
Dove si sarebbe diretto ora, cosa avrebbe fatto, non lo sapeva. L'idea era di raggiungere il vecchio nel Mondo Esterno come gli aveva proposto, anche se non sapeva ancora bene il perché. Certo, il pelato gli aveva donato la speranza, ma lo conosceva abbastanza per sapere che non fa nulla per gli altri senza secondi fini. L'avrebbe tenuto d'occhio.

Non si ricordava nulla, ma istintivamente sapeva che c'erano diversi modi per viaggiare tra i Mondi, nonostante normalmente sia impossibile in quanto sono protetti da barriere dimensionali che non permettono ad esterni di accedervi. In tutto questi modi erano cinque: il primo consisteva nell'usare una Gummiship, in quanto composta da frammenti di queste barriere è capace di passare attraverso esse, ma lui non ne possedeva una; per il secondo metodo sarebbe servito un frammento di stella, capace di trasportare il possessore attraverso i Mondi, talvolta in maniera casuale, ma lui non possedeva nemmeno quello; il terzo metodo invece consisteva nell'usare i Corridoi dell'Oscurità come il Maestro Xehanort, ma lui non era capace di usarli; per il quarto invece sarebbe servito un Keyblade per trasformarlo in un veicolo come fanno alcuni, ma purtroppo non era uno dei Prescelti.
Era rimasto un solo metodo che solo lui, come altri in quanto esseri dalle capacità magiche, poteva usare: il Teletrasporto.
Tuttavia non aveva mai imparato ad usarlo.
Durante il suo duello con Xehanort gli era parso di ricordare di aver avuto un Maestro. Doveva trovarlo, solo così avrebbe appreso quell'incantesimo, solo non aveva la minima idea di dove andare a cercarlo.
Non aveva ancora recuperato tutto il suo Potere, ma ne aveva abbastanza per eseguire una comune Metamorfosi. Si trasformò quindi in falco e prese il volo: forse una visuale dall'alto lo avrebbe aiutato a ricordare qualche posto del passato a lui familiare.

Voló per diverse ore. Ormai era ben lontano da Londra. Decise di scendere in uno dei villaggi sparsi per la pianura per fare una pausa e cenare, visto che non aveva più mangiato niente da quando era giunto alla Capitale nel primo pomeriggio. Una volta riprese sembianze umane, il mago fece comparire dal nulla il sacco in cui aveva lasciato le provviste. Un pezzo di pane indurito, del formaggio e un po' d'acqua. Di sicuro non si poteva chiamare un pasto da re, ma poteva bastare per riprendere un po' di energie.
Ora che finalmente non era più costretto a fuggire continuamente decise di godersi il momento andando a fare una passeggiata per il villaggio. Vedere la gente fare compere al mercato, camminare per le strade, parlare tra di loro, ridere, scherzare, gli ricordava quanto fosse bello avere una vita normale, privilegio che a lui era stato tolto per non si sa quale motivo. Stavolta però almeno poteva respirare davvero a pieni polmoni quell'aria di felicità senza sentirsi fuori posto: gli era mancato vivere in modo sereno dando per scontato il domani, cosa che non poteva permettersi di fare quando era continuamente seguito dall'Ombra.
<< Guarda, caro! Ma quello non è Ged?>>
Una donna insieme al marito si erano fermati per la strada a guardarlo.
<< Chi?>>
<< Massì dai, quel ragazzino che aveva perso i genitori nell'incendio. Saranno dieci anni che non lo vediamo, ma non puoi dimenticarti di una persona così facilmente!>>
<< Dici? Sarà, ma io me lo ricordo in maniera differente...>>
<< Sì, in effetti non aveva i capelli bianchi... Peró il viso, seppur cresciuto, è lo stesso!>>
<< Scusate, mi conoscete?>>, aveva chiesto il giovane intromettendosi nei loro discorsi.
Fu così che la coppia gli raccontó del suo passato: questo era il suo villaggio natale, in cui aveva vissuto fino a dodici anni, ma dopo che la sua casa aveva preso fuoco e i suoi genitori erano morti nell'incendio, lui scomparve. Strano, non ricordava nulla. La donna gli fece quindi fare un giro del villaggio, in particolare si fermarono davanti al luogo dove una volta si ergeva la casa di Ged. Tuttavia in quel posto ormai era già stata costruita un altra casa, rendendo il luogo perfettamente estraneo al ragazzo. Quello invece riconobbe un ponte, non lontano da lì, che passava sopra a un fiumiciattolo neanche tanto importante. Gli parve di vedere un ragazzo intento a chiedere l'elemosina ai lati della strada, che scomparve tra la folla come se non fosse mai esistito.
"Un illusione?"
Si strofinó gli occhi. Il ragazzo compariva e poi scompariva. Era tutto così familiare... Gli pareva di conoscerlo...
"Ma sono io."

Un dolore lancinante alla testa. Succedeva sempre così quando cercava di ricordare. La mente così cadde nel buio, scivolando a dieci anni prima.

"Erano tempi oscuri senza legge nè ordine. Gli uomini vivevano nel terrore l'uno dell'altro, poiché il più forte opprimeva il più debole.
In tempi del genere, un orfano come Ged aveva vita dura.
Era un giorno d'inverno. Stava seduto al lato della strada a chiedere l'elemosina nel suo villaggio d'origine. Il freddo si faceva sempre più intenso ed era a digiuno da giorni ormai. Avrebbe venduto l'anima per un pezzo di pane, ma apparte quella non aveva altro da offrire, e si sa: la gente comune di un'anima di un ragazzino non se ne fa niente. Ridotto com'era non avrebbe superato la notte, anzi forse non ci sarebbe arrivato nemmeno. Si accasció al suolo mentre la neve continuava a scendere copiosa. Sarebbe rimasto lì a terra, dimenticato da tutto e da tutti. Lasciato morente ai lati della strada come un cane, sepolto dalla neve perché non aveva nessun'altro che potesse farlo. Era solo.

Fu allora che li incontró.

Si trovava sulla sommità di una collina. Era notte, e l'unica fonte di luce, benché lieve,  erano le stelle immobili nel cielo. Stelle che però non aveva mai visto. Stelle senza nome.
Non si udiva alcun suono. Nessun vento soffiava su quella Terra Arida.
Davanti a lui si ergeva un muretto di pietre, non più alto del ginocchio di un uomo.
Il muro separava i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Inconsciamente lo comprendeva, ma nonostante tutto ero attirato verso il muretto, passo dopo passo, si avvicinava. Era l'unica cosa a muoversi in quel deserto del nulla. Solo.  Oltre il muro, il pendio continuava ripido senza fine.
Pochi passi e fu difronte ad esso. Sapeva che valicarlo sarebbe significato morire, ma non gli importava più niente ormai. La sua vita non aveva senso, morire significava liberarsi di tutte quelle seccature. Niente più problemi. Niente più dolore.
"Ironico quanto sia sottile il confine tra la vita e la morte: un semplice passo. Facile come scavalcare un piccolo muretto...", si ritrovó a pensare. E così fece, e salì in piedi sul basso muro. Fece per scendere, appoggió il piede sinistro. Si trovava letteralmente a un passo dalla morte. Stava per scendere anche con l'altro, ma qualcosa o qualcuno lo afferró per il polso, strattonandolo indietro. Perse l'equilibrio, ma, contrariamente a quello che pensava, il suo corpo non toccò affatto il suolo... Continuó a cadere nel vuoto. Il resto fu solo Oscurità.

Il ragazzo si sveglió all'interno di una stanza sconosciuta. Doveva aver perso conoscenza.
Il focolare era acceso, riscaldando l'ambiente con un lieve tepore. Quello su cui era sdraiato era un letto, uno di quelli veri. Era da tempo immemore che non si sdraiava su uno di essi. Prima di perdere i genitori. Prima di perdere tutto.
Guardó fuori dalla finestra situata accanto al letto e vide la bottega del fabbro. Conosceva quella strada, doveva essere stato portato nella locanda del villaggio, ma da chi?
D'improvviso la porta si aprì, rispondendo al suo quesito: entrarono un vecchio dalla barba lunga ed uno strano cappello appunta, e una ragazzina, circa della sua età, dai capelli scuri raccolti in una treccia che faceva ricadere sul seno lievemente accennato.
<< Oh, ti sei svegliato!>> affermó il vecchio.
<< Maestro, guardi! I suoi capelli sono diventati bianchi!>> disse la ragazzina.
<< Oh, ragazza mia, i miei capelli sono bianchi già da alcuni secoli ormai!>>
<< Non i suoi, Maestro.... Quelli del ragazzino!>>
<< Ah... Ma certo, ma certo! Ovviamente lo sapevo. >>
"Che vecchio svampito" pensó Ged.
La ragazzina porse uno specchio al ragazzo, che si osservó.
I suoi capelli corti e scompigliati di color nero avevano lasciato posto invece a un colore bianco dai riflessi argentati.
Cosa gli era successo? Allora non stava mentendo, i suoi capelli erano diventati davvero bianchi!
<< Si dice che questo fenomeno accada quando una persona si avvicina pericolosamente alla Morte e riesce, nonostante tutto, a sfuggirne...>> disse il vecchio.
"Ero davvero messo così male? Chissà se avevo sofferto molto durante la mia incoscienza..."
Nemmeno si era accorto di star morendo, forse avrebbe vissuto il tutto  come un sogno, l'ultimo prima della fine.
<< ... Alcuni lo considerano una maledizione, altri come la prova di un avvenuto miracolo. Ti consiglio di vivere, portandolo come vanto: sei uno dei pochi ad aver fatto ritorno da un viaggio del genere.>>
<< C-Chi siete...?>> chiese Ged. Le parole gli uscivano a fatica. Era la prima volta che parlava dopo tanto tempo, da un lato perché non molti erano disposti ad iniziare una conversazione con un barbone, quale era; dall'altra, più banalmente, perché aveva la gola secca per la troppa sete.
Fu la ragazzina la prima a prender parola: << Io mi chiamo Tenar e lui è il mio Maestro. Si chiama Merlino ed è il mago più potente del mondo! Ma che dico, dell'universo!>>
E mentre il vecchio si gonfiava il petto tutto orgoglioso, aspettandosi dal ragazzo forse un'ammirazione smisurata, fu colto alla sprovvista invece da una sonora risata: << Quel vecchietto svampito un grande mago?! Ahahahahahahah ma se fra poco non riesce a reggersi neanche in piedi! Non mi sorprenderei se ci inciampasse in quella lunghissima barba!>>.
<< Ogni tanto lo fa.>> aggiunse la ragazzina divertita, e insieme scoppiarono a ridere, per poi ritrovarsi entrambi sotto una valanga di neve evocata dal vecchio.
<< Che diavolo combini, Maestro?!>> esclamò Tenar.
<< Diciamo che ho improvvisato una bella tormenta...>> disse Merlino orgoglioso, accarezzandosi i baffi.
<< Una bufera in casa? E con ciò? Sarebbe stato più sorprendente se la avessi evocata nel mese di luglio, ahahah!>>
Merlino, leggermente infastidito che un ragazzino mettesse in dubbio i suoi poteri, scomparì improvvisamente.
<< Cos'è? Si è offeso e se ne è andato il vecchio?>>, chiese quello ironico.
<< Me ne sono andato, eppure non me ne sono andato eheh...>>, una voce vibrava nell'aria, << ... così se me ne vado non potrete mai essere sicuri che me ne sia andato davvero, non è così?>>
<< Ammetto che questo trucchetto non è niente male ahah...>>, rispose Ged divertito, << ... e va bene hai vinto, sei un buon mago.>>
<< Solo buono?>>, rispose il vecchio ricomparendo dal nulla, << beh per il momento ci si può accontentare.>>
<< Ah, non mi sono ancora presentato... Io sono...>>
<< ... Ged.>> concluse Merlino.
<< Come fai a conoscermi?>>
<< Beh vedi, io sono un mago! Un veggente! Un pronosticatore! Io ho il potere di vedere nel futuro. Secoli e secoli nel futuro! Io ci sono perfino stato, ragazzo, e ho visto tutte queste cose.>>
<< Ma allora puoi vedere tutto prima ancora che accada?>>, chiese il ragazzino per la prima volta vivamente interessato.
<< Sì, tutto quanto.>>, rispose il mago.
<< Cala cala, Merlino!>>, lo corresse Tenar.
<< E-Ehm... No, non proprio tutto. Non sapevo ad esempio che aspetto tu avessi, o dove sarebbe avvenuto di preciso il nostro incontro, ma come vedi conoscevo il tuo nome, la tua età intorno ai dodici anni, e conoscevo pure il villaggio in cui ti avrei trovato. Per fortuna sono arrivato giusto in tempo.>>
<< Quindi sei stato tu... prima... sulla collina?>>
<< Mh?>>
<< Nah niente... E come mai saresti venuto a cercarmi?>> chiese al mago, incuriosito.
<< Il Destino ha in serbo grandi cose per te, Ged. Anche tu, come questa ragazzina, hai del Potere. Entrambi, il Destino vi a guidati fino a me affinché io possa, a mia volta, guidarvi nel vostro legittimo posto nel mondo.>>
" Pure la ragazzina è una maga?"
<< E sono venuto fin qui anche per farti una proposta: diventa mio allievo.>>
<< ... >>
Ged guardó fuori dalla finestra: la neve scendeva ancora, avvolgendo il paesaggio in una soffice coperta bianca.
<< Ok accetto. Del resto questo è un posto troppo noioso dove continuare a vivere.>>

E fu così che iniziò il suo apprendistato come mago sotto quel vecchietto così svampito di nome Merlino."

La testa pulsava dal dolore... Una parte del suo passato gli era appena stata rivelata, ma perché tutti questi ricordi repressi? Come mai aveva perso la memoria?
Tuttavia non c'era tempo per le domande: ora aveva un presentimento. Non sapeva cosa lo spingeva, ma ora sentiva come di avere una bussola dentro di sè, che gli indicava la direzione da prendere. Non aspettó un secondo di più, ringrazió e salutó la coppia e poi partì.



Si accampó in una prateria al calare del sole, sarebbe stato inutile continuare la ricerca di notte al buio. Raccolse un po' di legna e qualche sterpaglia e accese il fuoco.
Aveva ancora un leggero languorino: il pasto di prima non era bastato, ed aveva lasciato il villaggio così in fretta che si era dimenticato di far rifornimento di provviste. Doveva quindi andare a caccia. In genere evitava di mangiare la carne perché, potendosi trasformare egli stesso in animale, gli faceva un certo senso immaginare che qualcuno lo mangiasse, ma la natura è la natura. Il più forte mangia il più debole, si tratta di semplici meccaniche di sopravvivenza, e siccome non sembravano esserci alberi da frutta nei dintorni, optó per la carne di qualche animale. Con la magia diventó invisibile e silenzioso e potè così aggirarsi indisturbato per la prateria in cerca di qualche preda. Il sole era quasi tramontato e la visibilità era quindi limitata, perciò ci mise più del previsto per individuare una forma di vita decente da mangiare.
Finalmente, dopo una ventina di minuti passati in perlustrazione, notó qualcosa muoversi fra i cespugli. Lo inseguì. Gli parve di vedere due orecchie spuntare fuori: probabilmente era un coniglio. Non se lo sarebbe lasciato scappare, decise  quindi  di sparargli una piccola sfera di fuoco dall'indice. Dopotutto doveva solo tramortirlo. Posizionó quindi la mano a pistola.
"Bang!", pensó il mago sparando il colpo.
<< Ahi! Ma sei impazzito, kupó?!>>
<< Ma che...?>>, il mago intanto era ricomparso.
Dal cespuglio uscì uno strano essere, massaggiandosi il sedere leggermente abbrustolito.
<< Ma che diavolo sei?! Un animale di peluche parlante?!>>
<< Animale di peluche? Io sono un Moguri, cosa credi, kupò!>>
<< Ah.>>
<< E non fare come se non te ne fregasse niente! Hai appena tentato di uccidermi!>>, sbraitó il Moguri impazzito.
<< Non è colpa mia se assomigli stra maledettamente a un coniglio!>>
In effetti era molto diverso dai classici Moguri che era abituato a vedere Ged.
Questo sembrava più un coniglio, alto poco più del ginocchio del ragazzo. Dalla pelliccia di un marrone chiaro, ad eccezione delle macchie scure poste sulla punta di ciascun orecchio, l'essere aveva le ali da pipistrello e il ponpon di un colore arancione, contrariamente ai normali Moguri che ce l'hanno di un colore rosso accesso. Un altro tratto distintivo da quelli comuni, era il fatto che avesse dei capelli! Un folto ciuffo color biondo sporco sparato all'indietro spuntava infatti dalla sua piccola testa. Ed aveva pure dei vestiti: una giacca verde, con colletto alto ed elaborati polsini bianchi, e un paio di pantaloni marroni larghi sulle cosce. Indossava inoltre guanti marroni senza dita, stivaletti marroni a punta metallica, e una cinta con attaccata una bisaccia.
Quello lo osservava con quei suoi occhi magnetici di un grigio metallico.
<< Me li ricordavo un po' diversi i Moguri...>>
<< Vengo da Ivalice. Il mio nome è Montblanc, kupó!>>
"Ivalice? Che sia un altro Mondo?"
<< P-Piacere mio... Io sono Ged, il Mago.>>

Il giovane sospiró: << Insomma sei un Moguri esotico...>>
<< Già!>>
<< Bene, be' è stato un piacere conoscerti ma ora devo proprio andare, sai com'è, ho un impegno urgente... Ho dimenticato l'acqua sul fuoco... Già...>>, si giró e fece per andarsene.
<< Ehi tu, aspetta! Non vedi?>>
<< Vedere cosa?>>
<< Che il nostro incontro è stato voluto dal Destino, kupó!>>
"Un altro tipo appiccicoso... Oggi non è proprio giornata..."
<< Io non credo nel Destino e robe simili, quindi se non ti dispiace avrei qualche preda da cacciare, ciao...>>
<< Ma non ti interessa nemmeno sapere perché sono qui e qual'è il mio scopo?>>
<< No, a dir la verità no, quindi ciao...>>
E mentre Ged cercava un modo per liberarsi di quel coniglio troppo cresciuto, ebbe come la sensazione di avere una mano appoggiata sulla spalla ed un fiato fetido alitarli sul collo. Si voltó. Non c'era nessuno. L'Ombra doveva essere ritornata dall'Abisso delle Tenebre.
"Stai calmo! Dopotutto, anche se è tornata, finché avrò questa veste, Lei non mi troverà tanto facilmente.", pensó il mago e si strinse ancora di più nel cappotto nero, come paralizzato.
<< Sembra che tu invece abbia molti problemi.>>, disse Montblanc.
<< Niente che ti riguarda. Me la cavo da solo.>>
<< Da quella cicatrice non si direbbe, kupó.>>,  la frase del Moguri lo trafisse diretto come una lama affilata.
Il ragazzo sospiró...
<< E va bene, coniglio impiccione... Ecco la mia storia.>>


<< Quell'Ombra è proprio una brutta gatta da pelare...>>, disse infine Montblanc una volta terminato il racconto, << ... e noi Moguri odiamo i gatti! Sono così astuti e perfidi! Attentano sempre al nostro ponpon, noi lo sappiamo, kupó!>>
<< Concentrati, Montblanc. Non stiamo parlando di gatti!>>
<< Ah, scusa... Be' in questo caso c'è un unica cosa da fare...>>
<< Ovvero?>>
<< Chiaramente hai bisogno di aiuto, kupó! Per questo ho deciso di accompagnarti nella tua avventura!>>, proclamó il Moguri.
<< Ehi, no aspetta un momento... Ti fidi di ogni singolo sconosciuto che incontri?>>
Il Moguri sorrideva.
"Ok, questo è fuori..."
<< Senti...>>, riprese il mago, << ... questo viaggio è troppo pericoloso per te, inoltre io non mi fido affatto del primo sconosciuto che incontro, mi dispiace.>>
<< E se ti aiutassi come amico, kupó?...>>
<< Amici? Non è mica così facile...>>, ma il Moguri non lo stava ascoltando.
<< ... Inoltre non dovresti sottovalutare la forza di un Moguri, kupó!>>
<< Pff...>>
<< Ma lo stai già facendo!!!>>
<< Poi quel "kupó" cosa significa? È una specie di tick? Perché mi sta dando sui nervi.>>
<< Kupó?>>
<< Ah lasciamo perdere...>>, il mago si era arreso, quel Moguri era troppo cocciuto... << E sentiamo cosa sapresti fare? Dammi un valido motivo per prenderti con me.>>
<< Io? Io so fare di tutto, kupó! Animista, ladro, artigliere, pure il giocoliere, perfino mago nero e mago del tempo!>> e nel mentre pronunciava le varie classi, faceva comparire e scomparire nella sua mano le più svariate armi: da uno strumento musicale fino ad arrivare a un pugnale, un fucile, vari coltelli da lancio, e pure uno strano bastone ricurvo coperto di edere e ghiande.
"Pure mago?", ma il Moguri non mentiva. Ged usó la Percezione su di lui, e, per quanto discreto, aveva davvero del Potere.
<< Come dico sempre: nel mondo bisogna sapersi adattare, kupó! Perché quello di certo non si adatta a te! Ahahah!>>, e il Moguri scoppió così in una sonora risata.
Ged non fece in tempo a parlare che quello subito riprese: << Ma la mia specialità resta il Cavaliere Moguri!>>
<< Cavaliere Moguri?>>
<< Cavaliere Moguri, kupó.>>, disse evocando una spadone fra poco più grande di lui, e dalle strane incisioni in una lingua che lui non conosceva. Di sicuro quella era un'arma pregiata, ed emanava pure una sorta di aura magica...
<< Va be' sembra che farti cambiare idea sia tanto difficile quanto toglierti quel "kupó" dalla testa...>>
<< Vuol dire che posso venire con te, kupó?!>>
<< Mi arrendo... Sei dei nostri.>>






(Angolo Autore)
Ed ecco arrivare il piccolo ma tenace Montblanc a portare un po' di allegria a quel depresso di Ged! XD.. Che Kingdom Hearts sarebbe stato senza almeno un personaggio di Final Fantasy? Peccato che essendo la storia ambientata 20 anni prima, tutti i personaggi di Final Fantasy apparsi finora nella saga, ad eccezione di Cid, o erano ancora bambini o non erano proprio nati... Così ho deciso di introdurre Montblanc da FF 12 e da Tactis Advance, spero vi piaccia il piccolo Moguri perchè a me tantissimo XD
Ultima cosa, che ho dimenticato l'ultima volta: l'intenzione di questa trama... Questa storia vuole essere il più verosimile possibile, cioè che sarebbe potuta avvenire e non una storia alternativa come molti fanno, per questo non farò comparire i personaggi in eventi dove nella realtà non dovrebbero esserci nella saga (questo per quanto riguarda la trama della Spada nella Roccia e per gli eventi principali di Kingdom Hearts, riguardo agli altri mondi sarò molto più flessibile ;).. ).
Penso sia tutto, ciao ci vediamo al prossimo capitolo con un nuovo Mondo! Cosa avrà in mente Xehanort? Scopritelo continuando a seguirmi ahahah! (mi sento come uno di quei narratori alla fine della puntata di un anime/cartone giapponese ahahah!)
Ah, quasi dimenticavo! Nel prossimo capitolo ci sarà un bel disegno del protagonista! (sempre se riuscirò a capirci qualcosa di come inserirlo... -.-" )
  
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