Il
suono incessante della sveglia lo fa sbuffare. Non ha voglia di alzarsi
dal letto, ha fatto troppo tardi la sera prima e, come se non bastasse,
i postumi della sbornia si fanno sentire. Si
alza velocemente e un capogiro lo costringe a sedersi. Si ripete sempre
che deve smettere di ubriacarsi e fare tardi ogni sera, ma non mantiene
mai la parola. Sbuffa di nuovo e lentamente cerca di rialzarsi. Si
dirige verso il bagno prendendo il cambio dall’armadio. Si
butta sotto la doccia senza aspettare che l’acqua si scaldi,
l’acqua fredda gli fa rabbrividire la pelle, ma lo aiuta a
svegliarsi. Rimane un po’ sotto l’acqua ignorando
già le grida mattutine dei suoi genitori. Esce dalla doccia
e si veste in fretta, asciugando i capelli e lasciandoli un
po’ arruffati. Dopo essersi vestito corre in camera infila le
scarpe, un cappellino di lana e poi afferra la sua tracolla buttandoci
dentro il pacchetto di sigarette e l’accendino.
-Zayn
dove stai andando? Perché non porti le tue sorelle a
scuola?.- Trisha guarda il moro con uno sguardo curioso.
-Perché
per una volta non fai la madre e le porti tu? Io mi sento poco bene.-
il moro la sfida con lo sguardo.
-Bastardo,
non rispondere così a tua madre.- Yaser lascia il braccio
della moglie e punta un dito contro il petto di Zayn. Quando parla
l’alito che puzza d’alcool invade le narici di Zayn.
-Sei
ubriaco fradicio, non mi toccare stronzo.- il moro si allontana dal
padre e mentre prende la borsa della palestra, poggiata vicino la
porta, con un urlo chiama le sorelle più piccole che escono
dalla cucina sorridenti. Safaa gli stringe la mano destra mentre con la
sinistra tiene il suo zainetto delle principesse. Waliyha invece esce
direttamente di casa con lo zaino nero in spalla. Esce senza salutare e
a piedi accompagna prima Waliyha e poi Safaa a scuola.
-Zayn
io non voglio andare a scuola sono cattivi con me, voglio venire te.-
la piccola Malik porta le sue mani paffute a stringere forte lo
zainetto mentre guarda negli occhi il fratello.
-Safaa
ti prometto che ti vengo a prendere come finisco scuola. Lasciali
perdere sono gelosi perché tu sei una principessa bellissima
e loro no. E asciugati questi lacrimoni le principesse non piangono.-
Zayn sorride alla sorellina mentre abbracciandola le asciuga le lacrime.
-Però
non far venire papà ok? Lui mi tratta male io non voglio.-
Safaa lo guarda e gli lascia un bacio sulla guancia mentre riprende il
suo zainetto tra le manine paffute.
-No
non verrà lui te lo prometto.- il moro la guarda e sorride
perché pensa sia così indifesa e bellissima nella
sua innocenza tipica dei bambini.
Mentre
cammina s’infila le cuffie e lascia che la musica lo
accompagni fino a scuola. Cammina per un paio d’isolati e
pensa a quanto vorrebbe dare una svolta alla sua vita, vuole aiutare le
sorelle, allontanarle da quella famiglia che non merita nulla, fare
come ha fatto Doniyah solo che senza abbandonare le sorelle. Zayn
vorrebbe fare così tante cose eppure l’unica cosa
che riesce a fare è distruggere se stesso. Si rende conto di
essere arrivato quando vede l’insegna con il nome della
scuola spiccare tra quelle mura grigie. Si ferma in mezzo alla strada
levandosi le cuffie e riponendole nella tracolla tirando fuori le
sigarette, fa per accenderne una ma una goccia che cade sul suo naso
gli fa riporre tutto nella tracolla e lo fa correre dentro. Se
c’è una cosa che odia dell’Inghilterra
è proprio il tempo, odia non sapere quando piove e quando
c’è il sole, odia che una giornata bella si
trasformi in due minuti in una giornata piovosa. Il tempo è
un po’ come il suo animo è sempre indeciso e anche
quando è sereno finisce per essere oscuro. Come varca la
soia della porta si dirige al suo armadietto, posa la tracolla e poi
senza salutare nemmeno Josh se ne va in classe stringendo il suo blocco
da disegno tra le mani.
Zayn
esce dalla presidenza sbuffando, è stanco dei continui
richiami e ancora non sa perché va dietro a quel coglione di
Josh se tutto questo porta solo guai. Sperava di cavarsela, come
sempre, con una nota disciplinare e una strillata che faceva finta di
ascoltare per poi fare tutto da capo la settimana dopo. Ma no quella
volta l’aveva combinata grossa, sapeva che l’idea
di allagare la macchina della professoressa di biologia e fare un
murales negli spogliatoi sarebbe stato troppo ma, come sempre, aveva
dato retta a Josh. Quindi adesso si ritrovava alle quattro passate
ancora a scuola per fare uno stupido corso sulla psicologia infantile.
Impreca e con un botta secca apre la porta tirando fuori dalla tasca
del giacchetto il pacchetto di sigarette. Non fa in tempo a mettere
piede fuori che qualcuno lo fa cadere a terra.
-Ehi!-
grida indignato mentre osserva il ragazzo alzarsi da terra. Osserva i
suoi capelli color miele, ogni tratto del viso. Osserva le spalle
larghe e per un attimo si perde nel cioccolato di quegli occhi marroni,
caldi e accoglienti.
-S..scusa.-
balbettò il castano, raccogliendo da terra dei fogli. Zayn
si affretta ad aiutarlo e mentre lo fa le loro mani si toccano. Una
scarica di brividi percorse la schiena di Zayn e allontanò
la mano di scatto mentre il castano piantava gli occhi nei suoi per poi
distoglierli un istante dopo. Il moro sorride con fare stronzo e -Dove
vai così di fretta?-sussurra languidamente, continuando ad
osservarlo. Il castano non gli risponde e il ghigno sulla faccia di
Zayn si allarga mentre le guance del ragazzo davanti a se
s’imporporano leggermente. -A quella lagna di lezione pure
tu? Chi ti ha costretto?- chiede il moro costatando che
l’unica lezione quel pomeriggio è proprio quella
di psicologia infantile. Lentamente poggia la schiena alla colonna
dietro di lui e tira fuori una sigaretta accendendola.
-Nessuno..io..io
ho scelto di andarci.- finalmente il castano risponde, con fare
impacciato ma risponde e Zayn non sa perché ma non riesce a
distogliere lo sguardo da lui.
-Dio,
tu devi essere proprio matto per andarci.- e si sa il moro non
è uno che si tiene le cose per se, da sempre voce ai suoi
pensieri e anche stavolta lo fa, ridacchiando.
-Tu
non fumi spesso, vero? Lo fai perchè sei agitato.- il
castano ignorò il commento del moro e se ne uscì
così guardandolo come se fosse l’affermazione
più normale del mondo. Zayn rimase un attimo sorpreso
perché nessuno lo aveva mai capito credevano tutti lo
facesse per sentirsi figo e sapere che uno sconosciuto lo avesse capito
lo destabilizzava. Così decise di cambiare discorso -Sei
strano...ma interessante. Come ti chiami?- dice e lo guarda
intensamente perché gli piace guardarlo negli occhi.
-Liam,
Liam Payne.- Liam risponde e lo guarda aspettando che quello faccia lo
stesso rivelando il suo nome.
-Io
sono Zayn, Zayn Malik.- sorride e gli allunga la mano vedendolo a
disagio. Quando strinse la mano di Liam tra la sua una malsana voglia
di toccare ogni centimetro di quella pelle gli balzò nella
mente ma cercò di mandarlo via. Sorrise di nuovo quando
notò il rossore sulle guancia di Liam. Amava mettere a
disagio le persone, avere il controllo.
-Ci
vediamo in giro Liam.- e anche se amava farlo con il castano sembrava
diverso perché più lo guardava più
pensava che fosse terribilmente dolce.
-Ci
vediamo in giro.-sottolineò Liam, sorridendogli ma poi parve
svegliarsi quando rigirandosi chiese. –Non vieni in classe?.-
alzando un sopracciglio.
-Umh...forse.
Devo trovare un buon motivo.- fu la risposta di Zay che
ridacchiò perché era più forte di lui
mettere in soggezione le persone. Si allontanò senza
aspettare che Liam gli rispondesse e quando, girandosi, lo vide
sorridere pensò tra se e se credo
di averlo il motivo ma
niente di tutto questo uscì dalle sue labbra.
Liam Payne // Light
Liam
si svegliò entusiasta, era il suo primo giorno
all'univeristà a Londra. Dopo tre anni di college in
America, e due in Italia di sociale, Liam volò a Londra per
specializzarsi e diventare psicologo. Amava aiutare le persone e capire
cosa avevano. Lo faceva sentire bene, lo faceva sentire una persona
buona. Velocemente si fece una doccia fredda, per svegliarlo
completamente, e si vestì. Corse in cucina a prepararsi
qualcosa prima di andare. Mentre
faceva soffriggere il bacon nella padella con due uova, la suoneria di
Liam si diffuse in tutta la casa. "It’s like you’re my mirror
My mirror staring back at me I couldn’t get any bigger With
anyone else beside of me And now it’s clear as this promise
That we’re making two reflections into one Cause
it’s like you’re my mirror My mirror staring back
at me, staring back at me."
Mentre
prendeva il cellulare per rispondere a un numero che non aveva nella
rubrica, riflettè su quelle parole. Non aveva mai avuto una
persona che poteva definire il suo riflesso, la parte che lo
completava. Pensava che nessuno potesse amarlo, lui non meritava
l'amore di una persona. Si portò il telefono all'orecchio e
-Pronto?'-disse, mettendo il cellulare fra la testa e la spalla.
-Mamma? Ma questo non è
il tuo numero...ah si..ancora?..Si, si, sto bene...e tu?....No! Non
ritorno! Oggi è il mio primo giorno di università
e sai quanto mi è costato!.....Si, mi sono sistemato, tutto
a posto. Nessuna ragazza ma'...No, nemmeno un ragazzo...Sì!
Sono davvero entusiasta! Mi specializzerò in psicologia
infantile al progetto e all'università quella in
generale...Calma mamma. Chi ha parlato di
bambini?-ridacchiò, spegnendo il fuoco e prendendo un piatto.
-Mamma. Li avrai, forse...Sai bene che non sono pronto..e non
voglio...non mi sento adatto.-disse balbettando, iniziando a mangiare.
-Umh..certo ma'...ci sentiamo.-sussurrò inespressivo,
chiudendo la chiamata. Sospirò, ripensando alla mamma. Lei
si aspettava grandi cose da lui. Laurea. Matrimonio. Bambini. Tutto
questo gli faceva girare la testa, lui non era in grado. Lui, non era
forte. Bevve un bicchiere di acqua fredda come per congelare tutti quei
pensieri, tutti quei ricordi. Prese la giacca di pelle e la
infilò, si mise d'avanti allo specchio e si
guardò. Non era male, se non fosse per le occhiaie per le
nottattacce, e quello sguardo spento. Sorrise forzatamente al suo
riflesso, ravvivandosi il ciuffo. Doveva essere amichevole, sorridere e
salutare tutti. Essere il Liam Payne che tutti conoscono. Impeccabile,
servizievole, il bravo ragazzo che tutti vorrebbero accanto. Si morse
un labbro, per non piangere. Lui non era così. Lui non
credeva affatto di essere l'angelo di tutti i bimbi che visitava, per
quante volte loro e la mamma lo dicessero. Sorrise, e uscì,
dopo aver preso lo zaino e le chiavi.
Parcheggiò
di fronte al primo edificio, sulla cui entrata spiccava il car-tello
«Segreteria». Non c'erano altre auto,
perciò era senz'altro zona vietata, ma decise di entrare a
chiedere la strada, invece di girare in tondo sotto la pioggia come
un'idiota. Uscì di malavoglia dall'abitacolo caldo dell'auto
e seguì un sentierino di ciottoli tra due siepi scure. Prima
di aprire la porta fece un respiro profondo. All'interno c'erano
più caldo e luce di quanto avesse sperato. L'ufficio era
piccolo: una minuscola area con sedie pieghevoli imbottite che faceva
da sala d'attesa, moquette scura variegata di arancione, le pareti
tappezzate di avvisi e graduatorie, il pesante ticchettio di un grosso
orologio a muro. C'erano piante ovunque, in grossi vasi di plastica,
come se fuori non ci fosse abbastanza verde. La stanza era divisa in
due da un lungo bancone, disseminato di cestini metallici pieni di
moduli e volantini colorati incollati dappertutto. Dietro il bancone
c'erano tre scrivanie, una delle quali era occupata da una donna
imponente, occhialuta e rossa di capelli. Indossava una maglietta
viola. La donna dai capelli rossi alzò lo sguardo.
-Posso esserti utile?-.
-Sono Liam Payne.-precisò, e lei subito disse -Certo-.
Rovistò con la mano in una pila molto precaria di documenti
sulla scrivania, finché ne estrasse quello che stava
cercando.
-Qui c'è il tuo orario, assieme a una pianta della scuola-.
Sistemò sul banco parecchi fogli e glieli mostrò.
Gli indicò sulla pianta le aule delle sue lezioni e il
percorso migliore per raggiungerle, poi gli diede un modulo da far
firmare a ognuno dei suoi professori e da riportare in segreteria a
fine giornata. Gli sorrise e gli augurò di trovarsi bene,
lì a Londra. Le rivolse il sorriso più
convincente che potesse. Ritornò all'auto e fece un giro
intorno alla scuola. Gli studenti iniziavano ad arrivare, e appena
trovò un parcheggio libero, parcheggiò.
Sceso dall'auto, cercò di memorizzare per bene la cartina
della scuola, così non avrebbe dovuto girare tutto il giorno
con la cartina sotto il naso per trovare le aule. Fece un bel respiro e
-Non mordono mica, posso farcela- si disse, infilando la cartina nello
zaino. Con delle grandi falcate arrivò alla classe 3, vicina
alla mensa, ed entrò. L'aula era abbastanza piccola. Insieme
a Liam arrivarono due ragazze, bionde, alte e magre, con gli occhi
azzurri. Gli sorrisero spostandosi una ciocca di capelli oro dietro
l'orecchio, ridacchiando. Le salutò velocemente, dando il
modulo a un uomo alto e calvo, di nome Mr. Brilliant, secondo la
terghetta. Lo guardò con uno sguardo tutt'altro che
incoraggiante e -per sua fortuna- lo fece sedere in ultima fila, senza
presentargli i compagni. La lezione del giorno prevedeva delle basi di
psicologia, ma Liam sapeva già tutto, quindi si
concentrò sul ticchettio della pioggia sulla finestra. Aveva
degli appunti sull'argomento, ma li aveva lasciati a casa. Dopo qualche
ora, le lezioni finirono, e Liam portò il modulo alla
segreteria per poi ritornare a casa sua.
Il
pomeriggio arrivò presto, e Liam era emozionato. Adorava i
bambini, e fare quel progetto lo rendeva entusiasta. Guardò
il documento che gli era stato dato la mattina a scuola, dove c'erano
segnati tutti gli orari e la scuola dove si teneva il progetto. La
scuola era King's College London, a pochi chilometri da casa sua. Dopo
essersi dato una sistemata, prese il necessario per seguire la lezione
e andò in macchina, fece tutto velocemente, si era concesso
un pisolino ma aveva perso la cognizione del tempo ed era in ritardo.
Arrivato, scese dall'auto e controllò l'orario sul Iphone
bianco. Le 16:15, era in ritardo di quindici minuti. Corse verso l'aula
5, e mentre correva, sbattè contro qualcuno, che andava con
calma verso l'uscita.
-Ehi!-gridò indignato il ragazzo. Liam si alzò da
terra e lo scrutò. Capelli neri corvini alzati in un ciuffo
perfetto, occhi..gli occhi erano indefinibili, può dire solo
che sono estremamente belli, magnetici. Labbra piene e un fisico magro
e snello.
-S..scusa.-balbettò Liam, raccogliendo da terra dei fogli.
Il moro cominciò ad aiutarlo, posando la mano su un foglio,
mentre Liam lo stava prendendo, e il castano alzò gli occhi,
incatenando il suo sguardo a quello del ragazzo. Liam
deglutì, sentì un forte nodo alla gola,
sopratutto quando questi gli sorrise. -Dove vai così di
fretta?-sussurrò languidamente, dandogli il foglio. -Al
progetto di psicologia infantile.-disse velocemente Liam, alzandosi con
fare impacciato, aveva il difetto di imbarazzarsi facilmente, ma con
questo misterioso ragazzo aveva anche un nodo alla gola, incapace di
scioglierlo, ed era perso negli occhi profondi e caldi del moro.
-A quella lagna di lezione pure tu? Chi ti ha costretto?-
domandò, appoggiandosi a una colonna, mentre accendeva una
sigaretta.
-Nessuno..io..io
ho scelto di andarci.-disse impacciatamente, era in ansia; per essere
un tipo decisamente puntuale, stava facendo un ritardo enorme.
L'orologio segnavano le 16:35.
Il
moro ridacchiò, quasi per prenderlo in giro. -Dio,
tu devi essere proprio matto per andarci.-ridacchiò,
buttando fuori il fumo. Liam scrutò il suo sguardo e la
posizione del suo corpo. Stava fumando perchè era teso,
ansioso e agitato. Amava quando riusciva a scrutare in fondo le
persone. -Tu non fumi spesso, vero? Lo fai perchè sei
agitato.- sputò quella sua diagnosi così, senza
pensarci, e il moro lo guardò sorpreso.
Tossicchiò, e lo guardò intensamente.
-Sei strano...ma interessante. Come ti chiami?-lo guardò in
modo così intenso che Liam dovette spostare il suo sguardo
altrove.
-Liam, Liam Payne.- disse velocemente, deciso a chiudere quella
conversazione il prima possibile.
-Io Zayn, Zayn Malik.- sorrise,
porgendo la mano al castano. Liam la stinse, e notò
quant'era morbida e calda. Le sue guancie avvamparono leggermente, e
per sua fortuna Zayn non lo notò. -Ci vediamo in giro
allora.-disse Zayn, rimanendo lì appoggiato al muro, finendo
la sigaretta. -Ci vediamo in giro.-sottolineò Liam,
sorridendogli.-Non..non vieni in classe?-domandò, sorpreso,
alla fine. -Umh...forse. Devo trovare un buon
motivo.-ridacchiò il moro, allontanandosi, salutandolo con
un cenno della testa. Liam era frastornato. Ma in senso buono. Sorrise
-stranamente- guardando l'orario. Le 16:40. Non gli importò
di essere in ritardo, anzi. Era contento; avrebbe potuto rivedere Zayn
presto.
NOTE AUTRICI:
Ok non so cominciare e non so cosa dire ma devo pur farlo. Io e Light abbiamo avuto quest’idea di scrivere questa long e ci siamo messe a lavoro, io ci ho messo una vita a scrivere la parte di Zayn sono lentissima e se continuerete a leggere la nostra storia lo scoprirete HAHAHAHHAHAH be su quest’inizio non ho molto da dire, è tutto molto vago volevo rimanere nel mistero perché il personaggio che ho in mente per Zay è un personaggio complicato e misterioso. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno con quello che ho scritto. Ci tengo molto alle cose che scrivo, scrivere è la mia passione mi aiuta ad evadere dal mondo. Non so che altro dire perché non c’è molto da dire su questo capitolo/prologo. Andando avanti cercherò di allungare quello che scrivo e i capitoli verranno più lunghi. Spero che la storia vi piaccia se vi va diteci cosa ne pensate. A presto.
-Moon. xx
Non so in realtà cosa devo aggiungere alle parole dette da Moon HHAAAHHAHh. Mi era venuta l'idea di scrivere una long con la piccola cucciola qui sopra e lei ha accettato e quindi eccoci qui! Vorrei ringraziare voi che avete letto questo primo capitolo e spero di non aver deluso nessuno! Poi vorrei ringraziare Moon per avermi aiutato a portare avanti questa idea. Spero che la long vi piaccia e che continuerete a seguire questa pazzia. E poi, vorrei ringraziare quei due idioti innamorati che mi danno sempre nuovi spunti per nuove idee. Lots of love,
-Light.
xx