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Autore: _MoonLight_93    16/12/2013    3 recensioni
Tratto dal testo:
Si allontanò senza aspettare che Liam gli rispondesse e quando, girandosi, lo vide sorridere pensò tra se e se credo di averlo il motivo ma niente di tutto questo uscì dalle sue labbra.
[...]
-Ma papà non ci lascia, vero?-chiese tremolante il piccolo, rivolgendosi a Zayn, che era in lacrime.
Zayn lo accarezzò, e lo strinse a sè.
[...]
-Non potevo davvero diventare grande senza te.-gli sussurrò, accarezzando il suo braccio.
[...]
[Ziam; Larry; NiallxJosh]
Genere: Angst, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zayn Malik // Moon

                                                                                                                                      





Il suono incessante della sveglia lo fa sbuffare. Non ha voglia di alzarsi dal letto, ha fatto troppo tardi la sera prima e, come se non bastasse, i postumi della sbornia si fanno sentire.  Si alza velocemente e un capogiro lo costringe a sedersi. Si ripete sempre che deve smettere di ubriacarsi e fare tardi ogni sera, ma non mantiene mai la parola. Sbuffa di nuovo e lentamente cerca di rialzarsi. Si dirige verso il bagno prendendo il cambio dall’armadio. Si butta sotto la doccia senza aspettare che l’acqua si scaldi, l’acqua fredda gli fa rabbrividire la pelle, ma lo aiuta a svegliarsi. Rimane un po’ sotto l’acqua ignorando già le grida mattutine dei suoi genitori. Esce dalla doccia e si veste in fretta, asciugando i capelli e lasciandoli un po’ arruffati. Dopo essersi vestito corre in camera infila le scarpe, un cappellino di lana e poi afferra la sua tracolla buttandoci dentro il pacchetto di sigarette e l’accendino.

-Zayn dove stai andando? Perché non porti le tue sorelle a scuola?.- Trisha guarda il moro con uno sguardo curioso.

-Perché per una volta non fai la madre e le porti tu? Io mi sento poco bene.- il moro la sfida con lo sguardo.

-Bastardo, non rispondere così a tua madre.- Yaser lascia il braccio della moglie e punta un dito contro il petto di Zayn. Quando parla l’alito che puzza d’alcool invade le narici di Zayn.

-Sei ubriaco fradicio, non mi toccare stronzo.- il moro si allontana dal padre e mentre prende la borsa della palestra, poggiata vicino la porta, con un urlo chiama le sorelle più piccole che escono dalla cucina sorridenti. Safaa gli stringe la mano destra mentre con la sinistra tiene il suo zainetto delle principesse. Waliyha invece esce direttamente di casa con lo zaino nero in spalla. Esce senza salutare e a piedi accompagna prima Waliyha e poi Safaa a scuola.

-Zayn io non voglio andare a scuola sono cattivi con me, voglio venire te.- la piccola Malik porta le sue mani paffute a stringere forte lo zainetto mentre guarda negli occhi il fratello.

-Safaa ti prometto che ti vengo a prendere come finisco scuola. Lasciali perdere sono gelosi perché tu sei una principessa bellissima e loro no. E asciugati questi lacrimoni le principesse non piangono.- Zayn sorride alla sorellina mentre abbracciandola le asciuga le lacrime.

-Però non far venire papà ok? Lui mi tratta male io non voglio.- Safaa lo guarda e gli lascia un bacio sulla guancia mentre riprende il suo zainetto tra le manine paffute.

-No non verrà lui te lo prometto.- il moro la guarda e sorride perché pensa sia così indifesa e bellissima nella sua innocenza tipica dei bambini.

 

Mentre cammina s’infila le cuffie e lascia che la musica lo accompagni fino a scuola. Cammina per un paio d’isolati e pensa a quanto vorrebbe dare una svolta alla sua vita, vuole aiutare le sorelle, allontanarle da quella famiglia che non merita nulla, fare come ha fatto Doniyah solo che senza abbandonare le sorelle. Zayn vorrebbe fare così tante cose eppure l’unica cosa che riesce a fare è distruggere se stesso. Si rende conto di essere arrivato quando vede l’insegna con il nome della scuola spiccare tra quelle mura grigie. Si ferma in mezzo alla strada levandosi le cuffie e riponendole nella tracolla tirando fuori le sigarette, fa per accenderne una ma una goccia che cade sul suo naso gli fa riporre tutto nella tracolla e lo fa correre dentro. Se c’è una cosa che odia dell’Inghilterra è proprio il tempo, odia non sapere quando piove e quando c’è il sole, odia che una giornata bella si trasformi in due minuti in una giornata piovosa. Il tempo è un po’ come il suo animo è sempre indeciso e anche quando è sereno finisce per essere oscuro. Come varca la soia della porta si dirige al suo armadietto, posa la tracolla e poi senza salutare nemmeno Josh se ne va in classe stringendo il suo blocco da disegno tra le mani.

 

Zayn esce dalla presidenza sbuffando, è stanco dei continui richiami e ancora non sa perché va dietro a quel coglione di Josh se tutto questo porta solo guai. Sperava di cavarsela, come sempre, con una nota disciplinare e una strillata che faceva finta di ascoltare per poi fare tutto da capo la settimana dopo. Ma no quella volta l’aveva combinata grossa, sapeva che l’idea di allagare la macchina della professoressa di biologia e fare un murales negli spogliatoi sarebbe stato troppo ma, come sempre, aveva dato retta a Josh. Quindi adesso si ritrovava alle quattro passate ancora a scuola per fare uno stupido corso sulla psicologia infantile. Impreca e con un botta secca apre la porta tirando fuori dalla tasca del giacchetto il pacchetto di sigarette. Non fa in tempo a mettere piede fuori che qualcuno lo fa cadere a terra.

-Ehi!- grida indignato mentre osserva il ragazzo alzarsi da terra. Osserva i suoi capelli color miele, ogni tratto del viso. Osserva le spalle larghe e per un attimo si perde nel cioccolato di quegli occhi marroni, caldi e accoglienti.

-S..scusa.- balbettò il castano, raccogliendo da terra dei fogli. Zayn si affretta ad aiutarlo e mentre lo fa le loro mani si toccano. Una scarica di brividi percorse la schiena di Zayn e allontanò la mano di scatto mentre il castano piantava gli occhi nei suoi per poi distoglierli un istante dopo. Il moro sorride con fare stronzo e -Dove vai così di fretta?-sussurra languidamente, continuando ad osservarlo. Il castano non gli risponde e il ghigno sulla faccia di Zayn si allarga mentre le guance del ragazzo davanti a se s’imporporano leggermente. -A quella lagna di lezione pure tu? Chi ti ha costretto?- chiede il moro costatando che l’unica lezione quel pomeriggio è proprio quella di psicologia infantile. Lentamente poggia la schiena alla colonna dietro di lui e tira fuori una sigaretta accendendola.

-Nessuno..io..io ho scelto di andarci.- finalmente il castano risponde, con fare impacciato ma risponde e Zayn non sa perché ma non riesce a distogliere lo sguardo da lui. 

-Dio, tu devi essere proprio matto per andarci.- e si sa il moro non è uno che si tiene le cose per se, da sempre voce ai suoi pensieri e anche stavolta lo fa, ridacchiando.

-Tu non fumi spesso, vero? Lo fai perchè sei agitato.- il castano ignorò il commento del moro e se ne uscì così guardandolo come se fosse l’affermazione più normale del mondo. Zayn rimase un attimo sorpreso perché nessuno lo aveva mai capito credevano tutti lo facesse per sentirsi figo e sapere che uno sconosciuto lo avesse capito lo destabilizzava. Così decise di cambiare discorso -Sei strano...ma interessante. Come ti chiami?- dice e lo guarda intensamente perché gli piace guardarlo negli occhi.

-Liam, Liam Payne.- Liam risponde e lo guarda aspettando che quello faccia lo stesso rivelando il suo nome.

-Io sono Zayn, Zayn Malik.- sorride e gli allunga la mano vedendolo a disagio. Quando strinse la mano di Liam tra la sua una malsana voglia di toccare ogni centimetro di quella pelle gli balzò nella mente ma cercò di mandarlo via. Sorrise di nuovo quando notò il rossore sulle guancia di Liam. Amava mettere a disagio le persone, avere il controllo.

-Ci vediamo in giro Liam.- e anche se amava farlo con il castano sembrava diverso perché più lo guardava più pensava che fosse terribilmente dolce.

-Ci vediamo in giro.-sottolineò Liam, sorridendogli ma poi parve svegliarsi quando rigirandosi chiese. –Non vieni in classe?.- alzando un sopracciglio.

-Umh...forse. Devo trovare un buon motivo.- fu la risposta di Zay che ridacchiò perché era più forte di lui mettere in soggezione le persone. Si allontanò senza aspettare che Liam gli rispondesse e quando, girandosi, lo vide sorridere pensò tra se e se credo di averlo il motivo ma niente di tutto questo uscì dalle sue labbra.




      


               Liam Payne // Light 



                                                                                                         

Liam si svegliò entusiasta, era il suo primo giorno all'univeristà a Londra. Dopo tre anni di college in America, e due in Italia di sociale, Liam volò a Londra per specializzarsi e diventare psicologo. Amava aiutare le persone e capire cosa avevano. Lo faceva sentire bene, lo faceva sentire una persona buona. Velocemente si fece una doccia fredda, per svegliarlo completamente, e si vestì. Corse in cucina a prepararsi qualcosa prima di andare. Mentre 
faceva soffriggere il bacon nella padella con due uova, la suoneria di Liam si diffuse in tutta la casa. 
"It’s like you’re my mirror My mirror staring back at me I couldn’t get any bigger With anyone else beside of me And now it’s clear as this promise That we’re making two reflections into one Cause it’s like you’re my mirror My mirror staring back at me, staring back at me." 
Mentre prendeva il cellulare per rispondere a un numero che non aveva nella rubrica, riflettè su quelle parole. Non aveva mai avuto una persona che poteva definire il suo riflesso, la parte che lo completava. Pensava che nessuno potesse amarlo, lui non meritava l'amore di una persona. Si portò il telefono all'orecchio e 
-Pronto?'-disse, mettendo il cellulare fra la testa e la spalla.
 -Mamma? Ma questo non è il tuo numero...ah si..ancora?..Si, si, sto bene...e tu?....No! Non ritorno! Oggi è il mio primo giorno di università e sai quanto mi è costato!.....Si, mi sono sistemato, tutto a posto. Nessuna ragazza ma'...No, nemmeno un ragazzo...Sì! Sono davvero entusiasta! Mi specializzerò in psicologia infantile al progetto e all'università quella in generale...Calma mamma. Chi ha parlato di bambini?-ridacchiò, spegnendo il fuoco e prendendo un piatto. 
-Mamma. Li avrai, forse...Sai bene che non sono pronto..e non voglio...non mi sento adatto.-disse balbettando, iniziando a mangiare. 
-Umh..certo ma'...ci sentiamo.-sussurrò inespressivo, chiudendo la chiamata. Sospirò, ripensando alla mamma. Lei si aspettava grandi cose da lui. Laurea. Matrimonio. Bambini. Tutto questo gli faceva girare la testa, lui non era in grado. Lui, non era forte. Bevve un bicchiere di acqua fredda come per congelare tutti quei pensieri, tutti quei ricordi. Prese la giacca di pelle e la infilò, si mise d'avanti allo specchio e si guardò. Non era male, se non fosse per le occhiaie per le nottattacce, e quello sguardo spento. Sorrise forzatamente al suo riflesso, ravvivandosi il ciuffo. Doveva essere amichevole, sorridere e salutare tutti. Essere il Liam Payne che tutti conoscono. Impeccabile, servizievole, il bravo ragazzo che tutti vorrebbero accanto. Si morse un labbro, per non piangere. Lui non era così. Lui non credeva affatto di essere l'angelo di tutti i bimbi che visitava, per quante volte loro e la mamma lo dicessero. Sorrise, e uscì, dopo aver preso lo zaino e le chiavi.

 

Parcheggiò di fronte al primo edificio, sulla cui entrata spiccava il car-tello «Segreteria». Non c'erano altre auto, perciò era senz'altro zona vietata, ma decise di entrare a chiedere la strada, invece di girare in tondo sotto la pioggia come un'idiota. Uscì di malavoglia dall'abitacolo caldo dell'auto e seguì un sentierino di ciottoli tra due siepi scure. Prima di aprire la porta fece un respiro profondo. All'interno c'erano più caldo e luce di quanto avesse sperato. L'ufficio era piccolo: una minuscola area con sedie pieghevoli imbottite che faceva da sala d'attesa, moquette scura variegata di arancione, le pareti tappezzate di avvisi e graduatorie, il pesante ticchettio di un grosso orologio a muro. C'erano piante ovunque, in grossi vasi di plastica, come se fuori non ci fosse abbastanza verde. La stanza era divisa in due da un lungo bancone, disseminato di cestini metallici pieni di moduli e volantini colorati incollati dappertutto. Dietro il bancone c'erano tre scrivanie, una delle quali era occupata da una donna imponente, occhialuta e rossa di capelli. Indossava una maglietta viola. La donna dai capelli rossi alzò lo sguardo. 
-Posso esserti utile?-. 
-Sono Liam Payne.-precisò, e lei subito disse -Certo-. Rovistò con la mano in una pila molto precaria di documenti sulla scrivania, finché ne estrasse quello che stava cercando. 
-Qui c'è il tuo orario, assieme a una pianta della scuola-. Sistemò sul banco parecchi fogli e glieli mostrò. Gli indicò sulla pianta le aule delle sue lezioni e il percorso migliore per raggiungerle, poi gli diede un modulo da far firmare a ognuno dei suoi professori e da riportare in segreteria a fine giornata. Gli sorrise e gli augurò di trovarsi bene, lì a Londra. Le rivolse il sorriso più convincente che potesse. Ritornò all'auto e fece un giro intorno alla scuola. Gli studenti iniziavano ad arrivare, e appena trovò un parcheggio libero, parcheggiò. 
Sceso dall'auto, cercò di memorizzare per bene la cartina della scuola, così non avrebbe dovuto girare tutto il giorno con la cartina sotto il naso per trovare le aule. Fece un bel respiro e -Non mordono mica, posso farcela- si disse, infilando la cartina nello zaino. Con delle grandi falcate arrivò alla classe 3, vicina alla mensa, ed entrò. L'aula era abbastanza piccola. Insieme a Liam arrivarono due ragazze, bionde, alte e magre, con gli occhi azzurri. Gli sorrisero spostandosi una ciocca di capelli oro dietro l'orecchio, ridacchiando. Le salutò velocemente, dando il modulo a un uomo alto e calvo, di nome Mr. Brilliant, secondo la terghetta. Lo guardò con uno sguardo tutt'altro che incoraggiante e -per sua fortuna- lo fece sedere in ultima fila, senza presentargli i compagni. La lezione del giorno prevedeva delle basi di psicologia, ma Liam sapeva già tutto, quindi si concentrò sul ticchettio della pioggia sulla finestra. Aveva degli appunti sull'argomento, ma li aveva lasciati a casa. Dopo qualche ora, le lezioni finirono, e Liam portò il modulo alla segreteria per poi ritornare a casa sua.

 

 Il pomeriggio arrivò presto, e Liam era emozionato. Adorava i bambini, e fare quel progetto lo rendeva entusiasta. Guardò il documento che gli era stato dato la mattina a scuola, dove c'erano segnati tutti gli orari e la scuola dove si teneva il progetto. La scuola era King's College London, a pochi chilometri da casa sua. Dopo essersi dato una sistemata, prese il necessario per seguire la lezione e andò in macchina, fece tutto velocemente, si era concesso un pisolino ma aveva perso la cognizione del tempo ed era in ritardo. Arrivato, scese dall'auto e controllò l'orario sul Iphone bianco. Le 16:15, era in ritardo di quindici minuti. Corse verso l'aula 5, e mentre correva, sbattè contro qualcuno, che andava con calma verso l'uscita. 
-Ehi!-gridò indignato il ragazzo. Liam si alzò da terra e lo scrutò. Capelli neri corvini alzati in un ciuffo perfetto, occhi..gli occhi erano indefinibili, può dire solo che sono estremamente belli, magnetici. Labbra piene e un fisico magro e snello. 
-S..scusa.-balbettò Liam, raccogliendo da terra dei fogli. Il moro cominciò ad aiutarlo, posando la mano su un foglio, mentre Liam lo stava prendendo, e il castano alzò gli occhi, incatenando il suo sguardo a quello del ragazzo. Liam deglutì, sentì un forte nodo alla gola, sopratutto quando questi gli sorrise. -Dove vai così di fretta?-sussurrò languidamente, dandogli il foglio. -Al progetto di psicologia infantile.-disse velocemente Liam, alzandosi con fare impacciato, aveva il difetto di imbarazzarsi facilmente, ma con questo misterioso ragazzo aveva anche un nodo alla gola, incapace di scioglierlo, ed era perso negli occhi profondi e caldi del moro. 
-A quella lagna di lezione pure tu? Chi ti ha costretto?- domandò, appoggiandosi a una colonna, mentre accendeva una sigaretta. 
-Nessuno..io..io ho scelto di andarci.-disse impacciatamente, era in ansia; per essere un tipo decisamente puntuale, stava facendo un ritardo enorme. L'orologio segnavano le 16:35. 

Il moro ridacchiò, quasi per prenderlo in giro.  -Dio, tu devi essere proprio matto per andarci.-ridacchiò, buttando fuori il fumo. Liam scrutò il suo sguardo e la posizione del suo corpo. Stava fumando perchè era teso, ansioso e agitato. Amava quando riusciva a scrutare in fondo le persone. -Tu non fumi spesso, vero? Lo fai perchè sei agitato.- sputò quella sua diagnosi così, senza pensarci, e il moro lo guardò sorpreso. Tossicchiò, e lo guardò intensamente. 
-Sei strano...ma interessante. Come ti chiami?-lo guardò in modo così intenso che Liam dovette spostare il suo sguardo altrove. 
-Liam, Liam Payne.- disse velocemente, deciso a chiudere quella conversazione il prima possibile.
 -Io Zayn, Zayn Malik.- sorrise, porgendo la mano al castano. Liam la stinse, e notò quant'era morbida e calda. Le sue guancie avvamparono leggermente, e per sua fortuna Zayn non lo notò. -Ci vediamo in giro allora.-disse Zayn, rimanendo lì appoggiato al muro, finendo la sigaretta. -Ci vediamo in giro.-sottolineò Liam, sorridendogli.-Non..non vieni in classe?-domandò, sorpreso, alla fine. -Umh...forse. Devo trovare un buon motivo.-ridacchiò il moro, allontanandosi, salutandolo con un cenno della testa. Liam era frastornato. Ma in senso buono. Sorrise -stranamente- guardando l'orario. Le 16:40. Non gli importò di essere in ritardo, anzi. Era contento; avrebbe potuto rivedere Zayn presto.












NOTE AUTRICI:

Ok non so cominciare e non so cosa dire ma devo pur  farlo.  Io e Light abbiamo avuto quest’idea di scrivere questa long e ci siamo messe a lavoro, io ci ho messo una vita a scrivere la parte di Zayn sono lentissima e se continuerete a leggere la nostra storia lo scoprirete HAHAHAHHAHAH be su quest’inizio non ho molto da dire, è tutto molto vago volevo rimanere nel mistero perché il personaggio che ho in mente per Zay è un personaggio complicato e misterioso. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno con quello che ho scritto. Ci tengo molto alle cose che scrivo, scrivere è la mia passione mi aiuta ad evadere dal mondo. Non so che altro dire perché non c’è molto da dire su questo capitolo/prologo. Andando avanti cercherò di allungare quello che scrivo e i capitoli verranno più lunghi. Spero che la storia vi piaccia se vi va diteci cosa ne pensate. A presto.

-Moon. xx

Non so in realtà cosa devo aggiungere alle parole dette da Moon HHAAAHHAHh. Mi era venuta l'idea di scrivere una long con la piccola cucciola qui sopra e lei ha accettato e quindi eccoci qui! Vorrei ringraziare voi che avete letto questo primo capitolo e spero di non aver deluso nessuno! Poi vorrei ringraziare Moon per avermi aiutato a portare avanti questa idea. Spero che la long vi piaccia e che continuerete a seguire questa pazzia. E poi, vorrei ringraziare quei due idioti innamorati che mi danno sempre nuovi spunti per nuove idee. Lots of love, 


-Light. xx

  
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