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Autore: The_Last_Smile    16/12/2013    2 recensioni
"Non risposi. Troppe emozioni che si sovrapponevano, troppi pensieri, troppe domande che si ammucchiavano nella mia mente e che non mi facevano fare pensieri razionali e logici.
- hai paura del buio forse? – continuò a chiedere lui facendosi sempre più vicino. Adesso i nostri nasi si sfioravano. “avvicinati di più. Ti prego…”. L’unica movimento che riuscii a fare fu quello di prendergli la mano, come per supplicarlo.
Non avevo paura del buio, ma di quello che c’era dentro.
Sorrise e si avventò dolcemente sulle mie labbra."
La storia è tratta da un sogno che ho fatto tempo fa. fatemi sapere se vi piace tramite una recensione C:
Genere: Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo avermi fatto bere da una fialetta un liquido rosso, fluido e dolciastro, un tocco forte e pesante, anche troppo, mi colpì violentemente la testa e l’unica cosa che riuscii a sentire fu l’asfalto bagnato e freddo che sembrava mi stesse abbracciando. Mi sentii trascinare giù, sprofondare sempre più infondo, e inerme mi feci trasportare via, incapace di reagire, e in un attimo finì tutto, non percepii più niente.

Non c’era niente.

Vuoto totale.

 

 

-condoglianze figliolo- sentivo parole provenire dalle mie vicinanze ma non riuscivo a distinguere nulla… era tutto così confuso, così strano…

-grazie, grazie…- sentii dire da una voce familiare e chiaramente sconvolta “svegliati Nicole, cazzo!”.

Ci furono diversi minuti di silenzio, ed io stavo cominciando a capire dove ero finita.

Stavo su un letto. Incapace di muovermi.

Poi la prima voce disse - davvero, mi dispiace - “ma che cazz…?!”.   Ora alle parole si era aggiunto un pianto, ed io, nella mia consapevolezza stavo cominciando a prendere di nuovo possesso dei miei arti e del resto del mio corpo, ma oltre a quest’ultima consapevolezza, avevo l’assoluta certezza di essere diventata strana. La mia testa sembrava vuota, con informazioni e dati insufficienti e sentivo il mio corpo cambiare.

“Al diavolo!” cercai di muovermi. Ebbi successo. “Bene.” Aprii gli occhi “e adesso su!” mi misi a sedere come se nulla fosse.

Un urlo.

Un rumore tonfo come di chi cade a terra.

Erano tutti li, seduti attorno al letto in cui giacevo, sbalorditi e increduli. Mia madre era a terra svenuta, mentre il grido era stato prodotto da mia sorella. Li fissai, prima mio padre e poi mia madre, per capire cosa stava accadendo.

IL MIO FUNERALE.

Mio padre, il più razionale e coraggioso si ricompose e prese parola - tu… eri morta - si avvicinò ed io di scatto mi scostai lontano da lui sul bordo del letto rannicchiandomi. C’erano poche persone, solo la mia piccola famiglia.

La mia espressione era calma, indifferente e morta… morta… come? Perché?  “oh mio Dio! Devo scappare! Se resto qui saranno guai per tutti” mi venne quasi spontaneo: mi misi a gattoni sul letto e saltai dall’altra parte ritrovandomi  per terra in piedi “ma che cavolo?!”, corsi verso la  prima via di fuga che vidi “ una finestra”  quindi saltai di nuovo e sta volta mi ritrovai fuori. Corsi il più veloce possibile, troppo veloce… la velocità che avevo acquisito sembrava non essere umana… poi, ormai distante abbastanza da casa mia una voce mi fermò, e un uomo comparve dinanzi a me – Nicole -. Spaventata, caddi all’indietro.

Gli mostrai una faccia pensierosa e indecisa, e lui non esitò ad avvicinarsi era un uomo slanciato e di bell’aspetto, dai capelli corvini e occhi verdi.

Stava a pochi passi da me, e sentivo una strana energia avvolgerlo.

 Era tutto così… raccapricciante…

-eppure mi sembrava di avertelo detto che da quella sera in poi saresti stata diversa- disse sorridendo e poi mettendosi le mani in tasca continuò - permettimi di dirti che la morte ti fa incantevole… -

“manteniamo la calma Nicole…”

 -insomma, guardati… quando ti avevo conosciuto avevi qualche chilo di troppo se non sbaglio… ma il tuo viso è rimasto lo stesso splendido, incantevole e meraviglioso viso di quando eri umana-.

- tu…! Cosa diavolo mi hai fatto?! Perché ero su un letto di morte?! Perché faccio queste cose strane?! - ero furiosa.

- sei stata tu a volerlo! - disse trattenendosi nel dire altro.

- ero ubriaca, Santo cielo! – gridai mentre cercavo di alzarmi ma, sfortunatamente non ci riuscii.

Quell’uomo si prostrò verso di me, mi prese in braccio con facilità e poi continuò - ma l’hai chiesto lo stesso… - cercai di liberarmi da quella presa, ma era forte, troppo forte per me, quindi gli affidai me stessa, o quel che di me rimaneva - devo spiegarti un po’ di cose, ma prima dobbiamo trovarti un abbigliamento decente e devo portarti in un posto più sicuro… Questo vestito sarà 3-4 taglie in più di quello che sei adesso -. Cominciò a correre e, quando mi fece scendere, barcollai per qualche istante. Eravamo in una strada sterrata e isolata, dove c'era parcheggiata una BMW. Aprì la porta bagagli e tirò fuori un vestitino color limone striminzito. Ora, guardandomi meglio, notai che il mio corpo si era perso in quel grande vestito nero e che sembravo ingombrante… mi porse il vestito - ti giuro che non sbircerò - lo scrutai negli occhi e acconsentii... dopo tutto cos’altro poteva accadermi? .

Avevo sempre desiderato poter indossare uno di questi vestitini senza dovermi preoccupare delle mie abbondanti forme, senza nessuno che mi prendesse in giro perché ero grassa, e ora che lo possedevo, ebbi dei ripensamenti ma nonostante ciò mi nascosi dietro gli alberi che davano sulla strada sterrata e velocemente mi svestii e m’infilai l'abitino. Poi mi avvicinai alla macchina e vidi quell’uomo impegnato in una conversazione al telefono -si, è con me-. Poi feci notare la mia presenza e ricevetti i complimenti da quest’ultimo, dopo si avvicinò alla portiera del passeggero e m’invitò a salire.  

- spero che tu stia scherzando! - dissi tirandomi indietro -non ho nessuna intenzione di seguirti in questa folle impresa! Io me ne torno a casa! I miei genitori... saranno preoccupati!- dissi quasi gridando.

Lui scoppiò a ridere e poi, quasi con le lacrime agli occhi mi disse -scordati dei tuoi genitori. Ho come l'impressione che non li rivedrai più, o almeno per un po’... - poi ricevetti un colpo sulla nuca e caddi per terra.

 

Quando mi svegliai, ero sistemata su un letto morbido e comodo, con lenzuola fresche e odoranti di lavanda.

 Intorno era buio, ma nonostante ciò riuscivo a vedere come se fosse pieno giorno. Non mi curai particolarmente dei miei poteri e scesi dal letto perlustrando con attenzione tutto quello che mi circondava. Andai verso l’interruttore e accesi la luce per abitudine.

“Avrei dovuto aspettarmi che prima o poi quell’uomo che mi aveva trasformata mi avrebbe colpito di nuovo per farmi perdere i sensi e manovrarmi a suo piacimento! Stupida Nicole!”. Dovevo stare più attenta e scrutare con cura qualunque cosa in modo tale dal poterla usare a mio favore. "Che cavolo di situazione assurda" pensai mentre aprivo il gigantesco armadio di legno che stava a sinistra del letto. "mhm... Camicie da uomo... Pantaloni... scarpe..." chiusi l'armadio e proseguii con la mia attenta perlustrazione "come farò adesso?  ho solo 16 anni... Sono ancora fondamentalmente piccola... Ho bisogno della  mia famiglia, non li ho nemmeno salutati come si deve" dei passi proveniente da fuori interruppero il flusso dei miei pensieri.

-speriamo si sia calmata…- questa era la voce di quel verme. Silenziosamente presi un vaso in mano... "entra brutto idiota, entra…"  girò la manovella e spinse la porta "adesso!" lanciai il vaso con tutta la forza e quest’ ultimo andò a frantumarsi in mille pezzi dove un millesimo di secondo prima era posizionata la sagoma. "cazzo l'ho mancato".

-agguerrita eh?- disse la sua stupenda voce. Mi voltai verso di lui e lo vidi seduto sul bordo del letto guardarmi mentre sorrideva. " già lo odio" pensai tra me. -chi cavolo sei tu?! Cosa mi hai fatto?! E soprattutto, perché continui a colpirmi?!- chiesi avvicinandomi ad un altro vaso che stava al lato della porta.

– oh, giusto...Ethan Cooper, piacere... - poi appoggiò i gomiti sulle cosce e continuò - tu invece sei la splendida Nicole Gray, capelli neri, occhi castani, momentaneamente rossi, un metro e settanta -  fece una piccola pausare - Famiglia benestante, pochi ma buoni amici, temporaneamente irritata - sorrise. Sì, ero irritata come non mai -come diavolo fai a sapere tutte queste cose?! -

-non è difficile - fece spallucce e si alzò dal letto. "Momentaneamente rossi, Metafora? " dovevo calmarmi e ragionare con attenzione - e tu in tutto questo tu cosa c'entri? - chiesi sfinita.

 - io, piccola Nicole, sono un tizio che cerca di rendere migliore l'esistenza di quelli come noi-

 - per adesso me la stai complicando- azzardai a dire.

- non hai nemmeno la minima idea di quello che ti sarebbe aspettato se…- mi ammonì ma ad un certo punto si bloccò come se stesse cercando di tenermi qualcosa segreto. Alzai gli occhi al cielo e sentii la gola bruciare, poco dopo avvertii una fitta allo stomaco.

 - Ho fame- gli dissi quasi vergognandomi.

 Lui mi scrutò per vedere se dicevo il vero e poi disse - prima di portarti a mangiare devi fare una scelta -  si diresse verso il comò in legno per specchiarsi - scelta A : odi questo stile di vita a tal punto di volerlo abbandonare…-  si allontanò dallo specchio e si tolse la giacca lasciandola cadere sul letto - scelta B: vieni con me in America per qualche mese in modo da poterti abituare alla tua nuova vita. Ti ricordo che se scegli la A non potrai rivedere mai più i tuo genitori né nessun altro - . M’irrigidii, voleva davvero mettermi alle strette. “voglio vivere cazzo!” -portami a mangiare-. Sorrise - vieni - e uscimmo dalla stanza. Lo seguii fino alla porta d’ingresso pensierosa della scelta che avevo fatto.

Usciti, ci ritrovammo in un gigantesco giardino, si girò verso di me e mi raccomandò - adesso sei un vampiro. Quello che mi aspetto da te è una cosa sola: non uccidere nessun essere umano, pertanto berrai solo sangue animale fino a quando non avrai pieno controllo di te stessa -. Sgranai gli occhi - woh woh woh! Vai piano… io non bevo sangue - .

- beh… se la metti così…  -  cacciò fuori dalla tasca una boccetta riempita di sangue e la stappò.

Il delizioso odore che ne scaturì bastò per farmi impazzire, bastò per farmi perdere il lume della ragione e avventarmi su quel minuscolo oggetto. Gliela strappai di mano e lui non oppose resistenza. Restai a guardarla per un attimo famelica e affamata, poi con quel po’ di ragione che mi rimaneva, guardai per l’ultima volta Ethan e bevvi con gusto. Il sangue mi provocò una forte eccitazione ed esaltazione, ma dopo che ebbi finito mi sentii tremendamente in colpa.

- adesso non puoi più tirarti indietro - mi afferrò la mano, non ero infastidita, anzi ero tranquilla e desiderosa di sangue - vieni, ti porto a cenare -. Mi diede uno strattone e in poco tempo ci ritrovammo fuori da quella proprietà, in mezzo ad un bosco, lì mi fu spiegato cosa cacciare, come farlo e quanta dose dovevo berne.

Mentre io mi dilettavo a uccidere coniglietti selvatici, Ethan si era portato dietro del materiale per riempire delle bottiglie con il sangue, mi spiegò che servivano per il viaggio e anche per offrire da bere a qualche vampiro che veniva in visita ” –cose normali, tranquilla- certo…”.

Quando tornammo in casa, uno strano tipo ci attendeva davanti all’uscio e cominciò a parlare con Ethan mentre io scrutavo attentamente il giardino - aspetta, fammi capire bene: i suoi genitori hanno detto di averla mandata a fare un viaggio?- si accarezzò il mento è continuò - sperano nel ritorno della loro figlia? - e John (così si chiamata lo strano tipo) aggiunse - non so amico mio… so solo che in quella stanza non c’era nessuno a parte i suoi genitori e sua sorella, l’unica persona della sua famiglia ancora viva è la nonna che vive a Bari ed è venuta per porgere le condoglianze… quando l’ho vista, aveva i giorni contati, probabilmente morirà la prossima settimana. In pratica ci hanno coperto il culo e risparmiato un sacco di lavoro per qualche mese... -   “nonna? Coprire il culo? ” mi intromisi -  mi state dicendo che mia nonna sta per morire?! E che non ritornerò mai più dai miei genitori?! - Ethan e John si guardarono ed Ethan spiegò - Nicole, i tuoi genitori avranno paura di… - lo interruppi - paura di cosa? Sono diventata un mostro, vero? -  John si allontanò da noi ed io ero sull’orlo del pianto - no, non sei un mostro piccola… -  si avvicinò per abbracciarmi  - lasciami stare!  - gridai mentre le lacrime mi scendevano libere e respinsi il suo abbraccio- ho bisogno di uno specchio! - corsi verso il primo specchio che vidi -ferma Nicole! – mi disse la voce di Ethan ormai lontana.

Orribile.

Cos’era quello che rifletteva la mia immagine? Un viso da animale dai capelli lunghi con piccoli cenni di lineamenti femminili e sangue ovunque, con canini troppo pronunciati, con occhi troppo infuocati e rossi. Niente colorito mediterraneo, niente occhi castani. Solo un animale che si era impossessato di me. Gridai a squarcia gola, per la paura, per lo sgomento e per la fredda sensazione che provavo guardandomi, toccandomi le braccia e le parti del mio viso sporche di sangue. Caddi per terra e piansi come mai prima d’ora. Quando Ethan mi venne accanto, rimase in silenzio e dopo che ne ebbe abbastanza di vedermi in quello stato mi prese in braccio e mi portò nella camera in cui mi ero svegliata e arrivati mi fece sedere sul letto e si accomodò anche lui. Stavo asciugando le miei ultime lacrime quando si coricò e prese a parlare toccandomi i capelli da dietro - questa non è sicuramente la parte migliore di noi, ma dobbiamo imparare a conviverci se vogliamo continuare a stare con le persone che amiamo. Tutti abbiamo un cuore chi più piccolo chi più grande, tenderemo sempre a proteggere quello che abbiamo e che amiamo. Devi lottare piccola se vuoi rivedere i tuoi genitori, devi lottare per te stessa. Per migliorare-.

 Singhiozzai e presi a parlare - ma mi hai visto anche tu! Sono orribile! Un mostro! Come posso sperare di tornare dai miei genitori se sono cosi?!-  ripresi a piangere e lui obbiettò - io non ti vedo come un mostro. Nessuno qui ti sta giudicando. Ci siamo passati tutti. Abbiamo cercato il modo migliore per non farti soffrire -.

Ed io - tu come ti senti? Sai che gli umani potranno fare più cose di te, essere felici, un giorno sposarsi, avere dei bambini, diventate nonni e morire dopo aver fatto una bella vita. Non ti senti triste? Non vorresti dare tutto quello che hai per avere solo dieci minuti di vita umana? - lo guardavo negli occhi - alcune volte sì. Ma altre assolutamente no. Hai solo visto l’aspetto negativo di essere un vampiro. E come tutte le altre vite umane, quella del vampiro ha i suoi alti e bassi, stanne certa -.

 si alzò, mi diede un bacio nella guancia e uscì rassicurandomi che sarebbe tornato subito.  “stanne certa…” mi alzai dal letto e mi misi a girovagare a vuoto per la camera. Quando entrò, teneva in mano una bacinella con dell’acqua, uno straccio e una veste da notte. Posò la veste sulla poltrona vicino alla porta e con la bacinella in mano mi disse con gentilezza - vieni qua, cosi magari ti do una ripulita al viso- .

 - non ho bisogno del tuo aiuto per pulirmi - gli presi la bacinella di mano e mi diressi verso lo specchio, ma quando ci arrivai, non riuscii a sopportare la mia immagine. Ethan sbuffò e mi afferrò per il braccio facendomi risedere sul letto e cominciò a pulirmi il viso delicatamente, neanche se avesse tra le mani qualcosa d’inestimabile valore. Mi sollevò leggermente il viso con una mano, e con l’altra puliva il liquido rosso che si era ormai indurito e lo lasciai fare. Dopo che ebbe ripulito tutto, mi guardò, fece un sorrisetto e mi disse - adesso si che ci siamo! Ti sei finalmente rilassata… sai, dopo aver mangiato, per far tornare il tuo viso come prima basta che ti rilassi - mi sorrise in modo migliore e posò la bacinella con dentro lo straccio a terra.

- ti ho portato una veste da notte, non è molto bello girovagare per questa casa di notte con un vestito del genere… qualcuno potrebbe esserne infastidito - mi consigliò facendomi l’occhiolino ed io dubbiosa, mentre lui prendeva la bacinella e si dirigeva verso la porta chiesi - chi dovrebbe infastidirsi? - sorrise e rispose - i quadri, naturalmente… - uscì e chiuse la porta dietro di se.

“certo Nicole! Che scema che sei… i quadri si infastidiscono se giri per casa di notte con in dosso un bellissimo vestitino color limone…” sbuffai, controllai con l’udito che fuori non ci fosse più nessuno e velocemente cambiai abito. Era una veste bianca a mezza manica e lunga che copriva anche i piedi nudi. Quindi uscii dalla camera e, sempre a piedi nudi camminai per la casa in cerca di qualcosa o forse di niente. Ero solo curiosa di vedere la residenza in cui avrei vissuto per qualche tempo.

Era tutto buio. Il corridoio era lungo, freddo e spoglio, c’erano porte ovunque e se non fosse stato per il mio forte senso dell’orientamento, mi sarei sicuramente persa.  Sul soffitto ogni tanto spuntava qualche lampadario decorato con cristalli, alcuni erano rotti, altri pieni di polvere o sempre trasandati. “è davvero un peccato” pensai. Voltai l’angolo e sentii delle voci parlare, voci nuove per me che mi incuriosirono per lo strano modo in cui venivano esposti i concetti. Mi misi in ascolto e mi avvicinai sempre di più - oggi signor Da Vinci ha un aspetto molto salutare -, - mille grazie Signor Colombo, anche lei -. Ci fu un secondo di silenzio - ho sentito dire che una donna sia diventata come il signor Cooper, e che sia di una bellezza sovrannaturale -  e mentre io mi facevo sempre più vicina loro si misero a ridere e poi l’altro disse - non vedo l’ora di conoscerla- .  “che strano, ero sicura che le voce provenissero da questa parte del corridoio…” non c’era nessuno, solo due quadri con delle cornici d’oro molto lavorate e sulla tela vi erano raffigurati Leonardo Da Vinci e Cristoforo Colombo “e se fossero stati loro a parlare?” li osservai grattandomi la testa “impossibile”  sorrisi e andai avanti con la mia perlustrazione notturna. - mi perdoni! - mi voltai verso i quadri “sono loro”. Li osservai ancora una volta e poi presi parola -siete voi che parlate?-. Da Vinci rispose -Santa Madre! Lei è davvero molto affascinante! - e Colombo -si, sono concorde con il mio amico, siete una donna davvero affascinante, anche la veste è molto appropriata… -. Per un attimo fui lieta di averla indossata, e imbarazzata di aver ricevuto dei complimenti da due quadri parlanti ringraziai cordialmente e loro mi sorrisero per giunta “umanamente impossibile…” dopo cominciarono a far altre domande - qualche ora fa abbiamo sentito un grido femminile, non è che per caso eravate voi ad urlare?-,

 -come vi chiamate? – ;

 - quanti anni avete? – ;

E ancora - ci mostrate le zanne per favore?- ero confusa, troppe domande pesanti che mi facevano ricordare quanto fossi orribile… Una voce sbucò dal nulla e fece sobbalzare i due grandi uomini della storia - adesso basta importunare questa donna! Abbiate un po’ di ritegno! È spaventata e confusa, non ha bisogno che voi continuiate a farle questi tipi di domande!- “grazie al cielo! Ethan ti sono grata!”  era ancora  con il completo elegante, mi prese per la vita e mi spinse da dove ero arrivata, fino a quando non girammo l’angolo, poi proseguimmo per un lungo tratto fino a quando non lo ringraziai sorridendogli, e lui ricambiò il sorriso come se stesse accettando il ringraziamento. Dopo un altro tragitto sentii in dovere di chiedere scusa - scusami per il vaso… e per avertelo tirato a dosso… - mi guardai le mani - ero arrabbiata… -. Lui continuando a sorridere disse- non preoccuparti - .

Il silenzio calò tra di noi, e per riprendere a parlare introdussi un nuovo discorso - quindi come funzione? Cioè, si dorme di mattina, di pomeriggio o di sera? -. Mi guardò un attimo e poi rispose

- personalmente non dormo mai, ma un vampiro può farlo quando vuole -, - dormiamo nelle bare? –

 - nella camera in cui ti sei svegliata c’era una bara? - domandò lui mettendo fine ai miei dubbi.

- e il sole? Tra qualche ora sarà giorno… credo… - chiesi domandandomi che ore fossero.

Lu serrò le labbra, stava trattenendo una risata in modo molto buffo e bello - secondo me, ti sei vista troppi film - si calmò e poi disse - possiamo uscire anche di giorno scema! C’è chi lo sopporta bene, chi invece fa fatica, ma tu non dovresti avere problemi giacché hai il mio sangue-. Eravamo già arrivati davanti alla mia camera e volevo congedarmi -oh… capisco, bene… io vorrei andare a dormire-. E lui in modo premuroso, sorridendo mi disse - sì, certo -. Aprì la porta ed entrammo.

 - questa è la tua camera? – chiesi curiosa, e lui con un sorriso imbarazzato mi rispose - sì, ma ci entro solo per cambiare vestito ogni tanto - si avvicinò al letto e prese la sua giacca - ah, non sei più arrabbiata con me, vero? - chiese sorridendomi.

Ricambiai il sorriso - no, non lo sono più-.

-bene, domani ti aspetteranno molte cose, buona notte-.

-ok, notte - sorrisi, spensi la luce, chiusi la porta e saltai sul letto.

 

Non riuscivo a prendere sonno, quindi mi alzai e andai a riaccendere la luce, mi avvicinai allo specchio e guardai la mia immagine. Adesso stavo notevolmente meglio, i denti erano tornati al loro posto, ma avevo sempre gli occhi rossi. Non ci feci molta attenzione e scesi con lo sguardo. Ero diventata magra, mi toccai la pancia e le cosce, niente smagliature, niente cellulite, solo un corpo bellissimo che aveva il mio viso. Sorrisi e feci un giro su me stessa.

“bene bene, quindi questa è la camera di Ethan…” il comò era stracolmo di cassetti che volevo aprire, quindi mi avvicinai al primo e lo sfilai: mutande.

Richiusi immediatamente.

“forse è meglio finirla qua” scandalizzata, andai frettolosa verso l’interruttore, spesi e mi misi a dormire.

  
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