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Autore: Dart of Pleasure    17/12/2013    1 recensioni
Fanfiction ambientata all'inizio della terza stagione. E se Alejandro Goya fosse stato assassinato in Italia, sotto gli occhi di un'osservatrice involontaria? E se questa ragazza, inserita nel programma protezione testimoni, scoprisse che anche il più duro dei cuori può sciogliersi al calore natalizio?
Gli amori più grandi, tuttavia, sono sempre un po' insani. Anche se nati sotto il vischio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Casey, Chuck, Nuovo personaggio, Sarah
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ti odio John Casey- gli sussurrò sul petto.

Lui, che stava fissando il soffitto, si girò di scatto, allarmato.

-Ti odio perché quando acciufferete i cattivi ti dimenticherai di me, mentre io non potrò mai farlo. Sei stato il primo in tutti i sensi.

Lui rimase in silenzio, carezzandole i capelli.

-E pensare che solo pochi mesi fa prendevo in giro chiunque dicesse che chi non ha mai amato non ha mai sofferto.

-Non pronunciare frasi avventate. Non puoi sapere cosa significhi amare.

Lei si girò a guardarlo.

-Sei un'adolescente e confondi la passione con l'amore.

-Non sottovalutarmi.

-Non metto in discussione ciò che provi. Sto solo dicendo che non può essere definito amore.

Lei non ribatté: era abbastanza razionale da sapere che aveva ragione. L'amore era un qualcosa che veniva dopo aver conosciuto tutti i difetti dell'altro, dopo averli odiati ed accettati. L'amore, avvolte, sbocciava dopo anni che due persone stavano insieme.

Ma, d'altra parte, lei si sentiva pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di restare accanto a quell'uomo ombroso, divertente a modo suo, e valoroso.

-E comunque non ti dimenticherò.- promise, prima di baciarla tra i capelli.

Il cellulare di Casey squillò.

-Bartowski?

-Apri Casey! Fa' presto, prima che mia sorella ci veda!

-Merda..rivestiti!- le disse prima di sparire dietro la porta.



-Ehi amico, bella capigliatura!- esclamò Chuck, notando i suoi capelli scarmigliati.

-Dov'è Sabrina?- chiese Sarah, guardandosi attorno con circospezione.

-E'..è di sopra.

-Arrivo, arrivo!- urlò lei, correndo giù per le scale.

-Avete fatto la lotta con i cuscini senza invitarmi?- chiese Chuck, vedendo che anche i ricci della ragazza erano in disordine.

Due paia di occhi accusatori si fissarono su Casey.

-No, ecco io..lui..-la ragazza era nel panico, sapeva quanto John tenesse che gli altri non lo scoprissero.

-Le stavo insegnando come soffocare con un cuscino un malintenzionato.- spiegò lui, impassibile.

Chuck e Sarah aggrottarono le sopracciglia:

-Perché?

-Lo ha chiesto lei, io gliel'ho mostrato. Adesso basta, perché siete venuti qui?

-Sempre ospitale!- borbottò il ragazzo.

Sebbene Chuck e Sabrina fossero in disparte, poterono sentire che Casey diceva:

-Non può venire con noi!

-Deve! Gli uomini che hai interrogato hanno detto che il loro ritrovo è al Que Pasa, no? Ci andremo, lei li riconoscerà e li arresteremo.

-Riconoscere i criminali è il lavoro dell'idiota!

-Ma stavolta sembra che non ci siano dati relativi a quest'organizzazione nell'intersect.

-Dannazione!- ruggì lui, a denti stretti.

Sarah era sempre più insospettita.

-Non la prenderanno.- gli disse, guardandolo negli occhi.

-Mi sa che ora iniziano i guai- sussurrò gravemente Chuck alla ragazza.


**


-Colonnello, sarai un capo mafia e dovrai provocare qualcuno affinché gli uomini armati vengano allo scoperto. In questo modo la ragazza potrà indicarci i responsabili dell'attentato. Chuck, tu sarai un..uhm- la Beckman sembrò riflettere.- un ospite guardone.

-Ehi! Io non voglio essere l'ospite guardone!

-Chiudi il becco, Bartowski!- gli disse John, nervoso.

Chuck, notando lo strano atteggiamento dell'amico, rimase in silenzio.

Prima di una missione, solitamente, Casey aveva gli occhi accesi dall'eccitazione e non perdeva occasione per prenderlo in giro mentre, adesso, era teso ed inquieto.

Non che Casey stesse mostrando emozioni in qualche modo, ma il ragazzo lo sentiva. Da troppo tempo lavoravano insieme per non accorgersi di sottigliezze del genere.

Dal canto suo, il colonnello pareva non vedere né sentire nulla. Era arrabbiato.

Quella situazione non avrebbe dovuto sfiorarlo minimamente. Era solo colpa sua se adesso si sentiva coinvolto. Una spia che ha paura è una spia inefficiente o, nella maggior parte dei casi, morta.

Aveva ceduto, ancora stentava a crederci, e aveva sbagliato.

Le ragazze entrarono nella stanza:

-Wow!- esclamò Chuck, spalancando gli occhi.

-Come avrete capito, Sarah è una spogliarellista mentre Sabrina sarà la ragazza del boss.- puntualizzò il generale.-Buon lavoro.- aggiunse, prima di chiudere la connessione.

Sabrina era irriconoscibile: i lunghi ricci erano stati sostituiti da un caschetto di serici capelli neri, aveva un striminzito tubino rosso e neri tacchi vertiginosi.

Sarah cercava di istruire la ragazza sul comportamento da adottare:

-Se devi sorridere fallo in modo provocatorio, sii un po'..-gesticolò come per afferrare le parole-.. volgare. Cammina e muoviti come se volessi essere osservata da tutti e soprattutto NON ARROSSIRE.

Le mise le mani sulle spalle e le sorrise per incoraggiarla:

-So che puoi farcela. Casey sarà sempre accanto a te e sarai collegata a me e Chuck tramite questi- le mostrò degli auricolari.

La ragazza inspirò profondamente.

-Non sarà più difficile di battermi a Need for Speed- le disse Chuck, ammiccando.

-Oh, allora sarà un gioco da ragazzi- gli lanciò un'occhiata di sfida.

-Così mi piaci!- le sorrise entusiasta.

Casey le si avvicinò:

-Lascia stare quest'idiota, tieni a mente le indicazioni di Walker. Fa' qualsiasi cosa ti dica di fare e non agire di impulso.- si rivolse agli altri.-Andiamo.


**


Il Que Pasa era davvero un locale di cattivo gusto, non solo per la presenza di spogliarelliste, e ciò era positivo per Sabrina, che cercava di imitare l'atteggiamento delle donne presenti in sala.

Erano seduti ad un tavolino e non riusciva a guardare Casey in faccia.

-Sei l'amante del boss, non puoi distogliere lo sguardo!-le fece notare mentre inseriva-non senza un certo imbarazzo- una manciata di dollari nel tanga di una ballerina.

-Non potevo guardarti perché mi veniva da ridere.

-Ora non più?- chiese lui, guardandosi intorno.

-No. Sono incazzata- calcò su questa parola- nera.

Doveva essere volgare? Bene.

Si alzò dal suo posto per andare a sedersi a cavalcioni su di lui.

Lui sgranò gli occhi allarmato.

*Ehi, ehi, non state esagerando?* sentì la voce di Chuck nel suo orecchio destro.

*Perfetto Sabrina, era questo che intendevo* intervenne Sarah.

-Sono la puttana del boss, no?- sussurrò prima di baciarlo rabbiosamente.

*Ehm..Sabrina?*

*Zitto, Chuck. Sta facendo un ottimo lavoro**Adesso va nella stanza vicino alla toilette e guarda chi è dentro. Noi siamo qui, non avere paura.*

Lei si staccò lentamente fissandolo. Si alzò e si avviò.

Era contenta di averlo baciato, se fosse andata male..già se fosse andata male.

Lo aveva salutato, ma non avrebbe potuto salutare la sua famiglia ed i suoi amici. Così lontani..avrei dovuto lasciare un biglietto, un messaggio per loro. Ma non lo avrebbero mai ricevuto, la CIA farà in modo che la mia morte passi per un incidente. Espirò, strinse i pugni, ed entrò nella stanza.

-Ma che diavolo..-urlò un uomo seduto ad un tavolo da pocker.

-Dov'è il bagno delle signore?- chiese lei, fingendosi interdetta.

-Ti ci porto io..-propose uno, alzandosi.

Quando si volse verso il suo interlocutore, un brivido la percosse da capo a piedi: quell'uomo aveva sparato per ben due volte ad Alejandro Goya, con un fucile a canna mozza. E l'uomo biondo dietro di lui aveva sparato alle guardie del corpo. Cominciò a sudare freddo ricordando com'era riuscita a scampare alla morte per poco. E adesso era faccia a faccia con lei, con loro.

-Il mio uomo non approverebbe- gli rispose, provando a sorridere in modo sfacciato.

*Sono loro?* chiese Sarah, preoccupata.

-Sì- sussurrò lei senza muovere le labbra, tuttavia fu sentita dai due.

-Sì cosa?- chiesero.

-Sì è proprio ora che io torni al tavolo..- disse avviandosi.

-Ferma! Ha un auricolare, guarda!

Provò a scappare ma fu tutto inutile. Contemporaneamente all'arrivo dei tre amici sentì un oggetto freddo e metallico contro la tempia.

-Gettate la pistola a terra o le sparo!- disse uno, mentre l'altro puntava la pistola contro le tre spie.

I tre posarono le pistole in terra ed il biondo legò i quattro a delle sedie.

L'altro uscì silenziosamente dalla stanza.

-Chuck, ascoltami-iniziò Sabrina.- Quando tutto sarà finito, trova mia madre e dille che ero felice e che..

-Piantala di dire sciocchezze!- ruggì Casey.

-Sono le mie ultime parole, ok?- disse lei stizzita. Sapeva che sarebbe morta, non aveva troppa paura.- devi dire a mia madre che eravamo amici e che non avevo rimpianti e che non si disperi..-la voce le si incrinò.

-Potrai dirgliele tu stessa tutte queste cose. Troveremo un modo.- gli rispose lui, dolcemente.

Sarah, repentinamente, si alzò fracassando la sedia a lei legata sul sequestratore e contemporaneamente Casey gli diede il calcio di grazia, prima di prendere la sua pistola.

-Ecco trovato il modo!- esclamò Chuck, piuttosto perplesso.

-Hanno dimenticato di legarci le gambe, non devono essere spie- commentò Sarah, slegando Sabrina.

Arrivarono altri tre uomini armati ma Casey riuscì a sparargli prima che estraessero le pistole.

-Ragazzi, missione compiuta!- esultò l'intersect.

-Portala a casa, ci pensiamo noi qui- disse John in modo cupo.


**


-Come puoi sopportare tutto questo?- chiese lei tra i singhiozzi.

-Non lo so..- erano sdraiai sul letto e le accarezzava i capelli.

-Come puoi dormire la notte pensando che potrebbero spararle..per lavoro?

-E' anche per questo che ho deciso di diventare una spia. Per restarle accanto sempre e proteggerla..anche se la maggior parte delle volte è lei a salvarmi.

-E Casey..lui ha sparato a quelle persone..così senza pensarci..come si può essere così crudeli?- non riusciva a smettere di piangere. Sapeva fin dall'inizio che era una spia, un'agente federale, ma mai aveva riflettuto su ciò che questo volesse realmente dire.

-Avresti preferito che sparassero a lui?- la voce di Chuck era seria come rare volte.- Loro sono così..praticamente da sempre e noi non possiamo farci proprio niente. Noi non possiamo giudicare le loro scelte perché non possiamo sapere quanto loro costi. Loro sono diversi e per quanto li possiamo amare non riusciremo mai a comprenderli del tutto.

Le parole di Chuck le aprirono un punto di vista diverso.

-Non lo hanno chiesto loro di essere amati..-disse lei, con voce flebile.

-E nemmeno noi lo abbiamo deciso..parlo di proposito al plurale..dobbiamo semplicemente accettarlo.

Quando, all'alba, Sarah e Casey entrarono dalla finestra li trovarono addormentati, abbracciati.

-Finalmente, per lei, è tutto finito- sussurrò la bionda-Mi mancherà- aggiunse, sbirciandolo.

L'occhiata che lui le lanciò di rimando la lasciò esterrefatta: dietro i lineamenti immobili si percepiva la sofferenza.

-Ma se tu..

-No. Non potrebbe mai sopportare una situazione del genere. Deve vivere come una ragazza della sua età, con un suo coetaneo.

-Dovresti chiederlo a lei prima di decidere.

-Non so quale sarebbe la sua risposta. La costringerei a rinunciare ad una vita normale. Ci sono spie che si pentono delle proprie scelte, questa decisione che effetto pensi potrebbe avere su di lei?

-Non è una bambina, ha il diritto di scegliere!

-Oggi ho avuto paura – disse con evidente sforzo.- In vent'anni di onorata carriera non ho mai avuto paura!

-A volte avere qualcosa da perdere è un bene!- esclamò lei, colpita dalle sue stesse parole.

I ragazzi si svegliarono.

-Ehi, cos'è un pigiama party?- chiese Chuck, stordito.

-John!- trillò Sabrina, saltandogli in collo.

Dopo un attimo di esitazione, lui la strinse:

-Andiamo a casa.- e tenendola in braccio, sparirono dietro la porta lasciando i due amici e colleghi a bocca spalancata.

-E' proprio vero che certi miracoli si compiono solo a Natale.- sentenziò il ragazzo.

-Natale?

-Sì, Sarah. Questa è l'alba del 25 Dicembre.- disse voltandosi, indicandole con la mano il cielo grigio-azzurro alle loro spalle.


  
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